Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
finchè vita non vi separi
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Contatta l'autore

Nickname: psicologiaforense
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 62
Prov: PD
 

umorismo e satira

 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

 

 
« eruzioni vulcaniche - ge...CURIOSITA' , BLOG, WEB,... »

EDITORIALE DELLA NOTTE, PENSIERI, OPINIONI, RICORDI, IDEE, SUGGESTIONI, COMMENTI......PER UN NUOVO GIORNO

Post n°4025 pubblicato il 12 Aprile 2010 da psicologiaforense

EDITORIALE DELLA NOTTE

copyright,by  psicologiaforense,  riproduzione riservata

MIO RICORDO DI
INDRO MONTANELLI:
Spirito geniale, libero, severo e volubile

Sono 9 anni  che Montanelli è morto. Sul vuoto che ha lasciato tra i suoi lettori difficile aggiungere qualcosa di nuovo al profluvio di articoli scritti dopo la sua scomparsa. Stupirà dunque che aggiunga anche il mio... Oggi se ho un cruccio è quello di non aver conosciuto Montanelli di persona. La verità è che quando potevo farlo attraverso amici comuni, lui era già in là con gli anni. Forzare, oltre una certa soglia anagrafica, una conoscenza rappresenta sempre una violazione d'intimità. Fra l'altro, oltre a tenere a mente un aforisma di Karl Kraus, che piaceva anche a lui: «Molti desiderano ammazzarmi. Molti desiderano fare un'oretta di chiacchiere con me. Dai primi mi difende la legge, dagli altri…. », mi ero accorto, seguendo in televisione le sue interviste con Elkann, che Montanelli aveva con l'età accentuato alcuni tratti della sua ciclotimia. Anche questo mi rendeva più perplessa a fare il passo.

Montanelli era un toscano con tutte le qualità e i limiti di un toscano. Se tra questi ultimi si iscriveva d'ufficio il temperamento, che, quando c'è, come spesso ricordava, è sempre brutto, tra le prime entrava di diritto l'uso raffinato della lingua, che per ogni toscano è un lascito naturale della terra d'origine. Una dote che si ottiene per successione e che bisogna però coltivare per evitare il rischio dell'inaridimento. «L'eredità che abbiamo ricevuto» scriveva Goethe «dobbiamo conquistarla di nuovo per evitare di mandarla in rovina». E Montanelli la riconquistava ogni giorno col suo lavoro. Per lui, “come” si scrive non era meno importante di “quel” che si scrive. Non amava il giornalismo sciatto, sindacalizzato che aveva inondato, dopo il '68, le redazioni dei giornali. Uno dei motivi per cui si legge poco nel nostro paese – affermava spesso attirandosi l'ira dei professori – dipende dalla circostanza che molti giornali, molti libri, specie quelli di storia, sono scritti in un linguaggio involuto.
E ntrato, anche per queste sue asserzioni, in polemica col mondo accademico, a un certo punto della sua vita s'impuntò a dimostrare l'assunto. Si mise insieme a qualche suo collega giornalista, più giovane di lui, a scrivere a quattro mani, sfornando ogni fine d'anno un libro sulla storia d'Italia, dai coloni della Magna Grecia a Berlusconi. Come primo compagno di viaggio scelse Roberto Gervaso. Le vendite toccarono picchi altissimi. Da quelle pagine, ancora profumate d'inchiostro, fluiva chiaro, con i primi refoli dicembrini, il racconto d'Italia. Quei lavori non avevano pretese storiografiche esaustive. Rappresentavano lo scheletro narrativo, che chiunque poteva impolpare, approfondendo un periodo, su testi più specialistici. Come capitava sempre con i suoi articoli, anche i libri si leggevano d'un fiato e non capitava mai a un lettore di arrivare all'ultima pagina stremato dagli sbadigli. Purtroppo succede, Dio se succede. Qualunque cosa scrivesse, il suo stile era di un nitore assoluto, di una scanzonata ironia. Nel Giornale, che rappresentò la sua scommessa quando fu messo alla porta dal Corriere della sera, fu costretto a firmare da direttore. Il ruolo non gli piaceva. O, meglio, gli piaceva (l'adagio siciliano “megghiu cumannàri ca fùttiri” faceva di tanto in tanto capolino nei suoi pezzi, tradendone la vera inclinazione) ma privo delle funzioni formali. Come tanti italiani illustri, da Dante a Campanella, gli piaceva ritagliarsi un ruolo a corte accanto al principe, al re per dispensare consigli, per guidare chi deve guidare. Un'attitudine nobile che in fondo non faceva che accentuare la sua italianità.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963