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L'EDITORIALE DELLA NOTTE: CULTURA, PENSIERI, OPINIONI, IDEE, RIFLESSIONI, SUGGESTIONI...... PER UN NUOVO GIORNO

Post n°4192 pubblicato il 15 Maggio 2010 da psicologiaforense

EDITORIALE DELLA NOTTE


© copyright by psicologiaforense, riproduzione riservata


LA CRISI DELL'EUROPA INCOMPIUTA: COMUNQUE VADA E' GIA' STATO UN GRANDE INSUCCESSO

L'EUROPA STA MORENDO?

 


 

IL nome “Europa” comincia in una magia ambigua. Le radici antropologiche del mito di Europa e del toro sembrano affondare nell'enigma turbolento dell'inconscio. Nei graffiti preistorici delle caverne il toro presenta gli attributi di una duplice meraviglia: è il potere minaccioso della generazione sessuale, della maestria erotica, ma al tempo stesso è una vittima, oggetto della caccia e dei riti sacrificali degli uomini. Dev'essere onorato e ucciso, in una dialettica la cui doppiezza sfiora le origini dell'esperienza religiosa in tutto il mondo mediterraneo. Il simbolismo del toro va dal Minotauro di Creta alla religione di Mitra. Guizza in lontananza nell'associazione fra la persona di Mosè e quella di un dio o un demone fornito di corna. Oggi tracce di queste identificazioni si trovano ancora in riti come la corrida e il rodeo. IN REALTA’ non sappiamo praticamente nulla degli inizi del mito……..

La cultura europea, del nuovo millennio, é quella dei musei, degli archivi, dei festival che celebrano antichi capolavori. Chi di noi crede sinceramente che saremo testimoni di un nuovo Dante, di uno Shakespeare del Duemila, di un Mozart redivivo? Ma come potrebbe essere altrimenti? Tra l'agosto 1914 e l'aprile 1945 circa 70 milioni di uomini, donne e bambini sono morti di fame, di guerra, nelle deportazioni, nelle celle di tortura, nei campi di guerra da Madrid a Mosca, dal Baltico al Mediterraneo. Nulla del talento di un Goethe o uno Schubert ha impedito un singolo momento di Auschwitz. Nulla dell'infinita umanità di Pushkin o della compassione di Tolstoj ha fermato l'inesorabilità dei gulag. Gieseking suonava divinamente Debussy a pochi chilometri dalle urla di chi moriva di fame e di botte a Dachau. L'insopportabile intuizione di Walter Benjamin si é dimostrata vera: ai piedi di ogni capolavoro giace il peso della barbarie. Tanta gloria umana é venuta dall'Europa e dalle sue fonti giudaico-ellenico-romane. Ma nel nostro secolo é arrivata la vendetta del disumano. La fanciulla del mito fondante porta una maschera di strega crudele; il toro gentile é diventato un minotauro sanguinario. I guru post-moderni ci dicono che il tempo delle grandi storie é finito. Che non possiamo più raccontare - e tanto meno inventare - storie di quel genere. Se questo é vero, l'Europa non si riprenderà né fiorirà più, in senso autentico, interiore.

 

 

 
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