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EDITORIALE DELLA NOTTE, DONNE, FEMMINISMO 2010, NUOVI PROFILI FEMMINILI, RIFERIMENTO AL SÉ, DIGNITA' FEMMINILE

Post n°4888 pubblicato il 03 Novembre 2010 da psicologiaforense

EDITORIALE DELLA NOTTE

DONNE: RIFERIMENTO AL SÉ

 


 

Il «protagonismo femminile» nasconde costantemente una sorta di «insidia», di «non detto» che rappresenta la seconda faccia di una medaglia tutta d'oro. Perché – occorre riconoscerlo – l'impegno delle donne nel secolo scorso è da insignire con il più alto dei riconoscimenti per i costi elevati in termini di sofferenze, rinunce, umiliazioni. Superata la fase della «conquista», però, sebbene sempre con qualche riserva mentale, le donne trovano oggi aperti molti valichi che nel passato, anche non molto remoto, erano ad esse preclusi, se non addirittura «proibiti». È il premio per l'impegno, la tenacia e la volontà profusi nel perseguire fondamentali obiettivi di vita che mai avrebbero dovuto essere negati. La lotta per l'acquisizione di una dignità di ruolo, infatti, pare abbia ceduto il posto alla battaglia per l'affermazione dei «contenuti» del ruolo. Le donne, nell'attuale fase storica, sembrano essere toccate da una sorta di «rivoluzione temporale», per il loro doversi destreggiare, perlopiù a tempo pieno, tra le due sfere professionale e familiare, in cui spendono tempo ed energie fino allo spasimo. La dimensione dell'ozio, di cui riviste e dibattiti televisivi proclamano ad alta voce i benefici effetti sull'organismo, sembra essere diventato il nuovo «miraggio» del femminile, un'aspirazione perenne mai o difficilmente attualizzata. Riemergono, così, ataviche differenze con l'uomo, già illusoriamente superate che, all'evidenza dei fatti, si rivelano non completamente risolte. «È il prezzo dell'emancipazione», osservano con... sagacia gli ultimi resistenti baluardi del maschilismo ad oltranza che, mal sopportando la brillante affermazione femminile nel sociale, esprimono tutta la rabbia e l'invidia di cui sono capaci nel «godere» dell'altra faccia della medaglia. Bisogna allora riaffilare le armi per sconfiggere i rimanenti focolai di rivolta? Probabilmente non ne varrebbe la pena, mentre sarebbe più utile per la donna impegnarsi in un'ulteriore lotta per rendere giustizia di alcune sue funzioni nel contesto familiare e sociale. La particolare fisionomia di tale seconda «rivoluzione femminile» non è e non potrebbe essere «rivalsa» sull'uomo, quanto seria volontà di affermazione di sacrosanti diritti che la donna stessa in prima persona ha il compito di rendere attivi, nel proprio quotidiano contesto di vita. «Avere più tempo per sé» non dovrebbe rimanere obiettivo sempre pensato, talvolta perseguito, quasi mai realizzato, quanto ufficiale riconoscimento di una nuova identità del femminile che non accetta di smarrire il bandolo della propria esistenza tra il monotono ripetersi di gesti quotidiani nella realtà domestica e in quella lavorativa. Il tempo che ciascuno dedica a se stesso non è spreco e non può essere furto agli affetti più cari, ma necessario nutrimento per la propria identità. Non identificabile quindi con l'ozio improduttivo, l'esperienza di «essere», nel confronto con la propria intimità, ha un'aspettata valenza creativa e, in quanto tale, è «stasi rigenerativa», libera da sovrastrutture di legami vincolanti e giudizi severi di ben più oziosi spettatori.

Il «riferimento al sé» può essere anche un attimo, una pausa breve, può condensarsi in gesti o pensieri minimi, contenenti però quella valenza rigenerativa che, come una linea di luce, dovrebbe segnare il ritmo vitale e creativo di ogni donna.

 
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