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MONDO GATTO, FELINI, CERTOSINO, GATTO DA MANGIARE, PELLICCIA FOLTA E PREGIATA, DEL CERTOSINO NON SI BUTTA NULLA

Post n°4952 pubblicato il 20 Novembre 2010 da psicologiaforense

FELINI DOMESTICI NASCE UNA RINNOVATA  MODA

Copyright ©. by PSICOLOGIAFORENSE

IL CERTOSINO, GATTO FIERO E DI ROBUSTO APPETITO

 

L'ORIGINE è, tanto per cambiare, dubbia. Nonostante il nome, sembra che i gatti certosini non siano mai stati allevati dai monaci, nè abbiano abitato nelle Certose, e il loro mantello non ricorda il saio anche se i francesi, trattandosi della loro razza felina favorita, hanno tentato di farla risalire ad una certosa situata nei pressi di Parigi. Un'altra ipotesi è quella di gatti blu giunti in Europa al seguito di carovane di nomadi provenienti dalla Russia asiatica, il che spiegherebbe lo sviluppo della loro folta pelliccia, atta ad affrontare il freddo del nord. Si dice anche che il Certosino abbia preso il nome da una stoffa di origine spagnola, chiamata " pile de chartreux", proprio per la caratteristica della tessitura del mantello leggermente lanuginosa, o anche che sia arrivato dalle montagne a nord della Siria in seguito ai commerci aperti dalle Crociate. Già nel Medioevo si hanno notizie di un gatto completamente grigio, chiamato gatto di Malta o gatto di Cipro. Ad ogni modo, per dare ai francesi quello che è dei francesi, è vero che il primo riferimento alla denominazione "chartreux" si trova nel "Dictionnaire Universel du Commerce, d'histoire naturelle et des arts et mètiers" di Savarry Des Bruslon, pubblicato nel 1723. Vi si legge (orrore): "Certosino: nome volgare di un gatto la cui pelliccia è commercializzata dai pellicciai." In seguito il Certosino viene ancora citato nella " Grande Enciclopedia", uscita nel 1753 e quindi nel "Dizionario ragionato universale degli animali" del 1759, con la frase " Chiamano a Parigi gatti certosini quelli che sono interamente di colore cenere." Quindi se la Francia rivendica, per così dire, l'invenzione della razza, deve però anche assumersi la responsabilità di avere, per almeno due secoli (XVIII e XIX), allevato questi splendidi gatti non per i loro bellissimi occhi o il simpatico carattere, ma per la pregiata pelliccia e (secondo orrore) la tenera carne.

 
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