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RIFLESSIONE, TESTI E PRETESTI, VITA, CULTURA, NOIA, DIVERTIMENTI, NOBILTA', DOLORE, ACCIDIA, DIO, ESISTENZA

Post n°4971 pubblicato il 24 Novembre 2010 da psicologiaforense

LA RIFLESSIONE


LA NOIA

È FORZA DI GRAVITÀ DELLA VITA?

 

 

Per Pascal l'essere umano che non pensa a Dio è condannato alla noia. Per Kant è una questione di cultura, più si cercano nuovi divertimenti e più si è condannati alla noia. Per Kierkegaard la noia è un segno di nobiltà. Quell'allegrone di Schopenhauer diceva che si può solo vivere «fra il dolore e la noia». E Leopardi non aveva dubbi, fra le due condizioni avrebbe scelto il dolore. In filosofia parlando di noia  si parte dal ko'ros, l'indifferenza greca, dall'accidia del tardo Medioevo alla malinconia rinascimentale e su, su passando per l'Illuminismo, il Romanticismo, Nietzsche e Foucault. Dall'«accidioso fummo» dantesco all'««Aspettando Godot» o al saggio su Proust di Beckett, al Thomas Mann della «Montagna incantata» e alle digressioni sul «senso del tempo»  fino al  sentimento della noia, alla sua pesantezza, al suo essere forza di gravità della vita. In negativo ma anche in positivo, la noia come motore di ricerca verso la novità, come scriveva Holderlin. Per Moravia la noia «potrebbe essere definita un malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina». Forse bisognerebbe ragionare anche sul fatto che la noia è sempre «la mia noia», suggerisce l'autore, e intorno a quel «mia» misurarne le richieste, cercarne la cura.

 
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