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Post n°6931 pubblicato il 20 Novembre 2012 da psicologiaforense
Secondo un antico mito il filo della vita umana è tessuto, misurato e reciso nell'antro delle Parche, il luogo dell'indisponibile dove persino Zeus, re dell'Olimpo, non esercita alcun potere. UN TEMPO PER VIVERE E UN TEMPO PER MORIRE
Vi sono diversi modi di morire perchè vi sono molti modi di vivere. Morire è infatti l'ultima cosa che si compie vivendo. Già in senso biologico esistono diversi modi di morire (per malattia, di colpo, più o meno ridotti allo stato vegetativo, con maggiore o minore sofferenza fisica ecc.). Ma anche in senso culturale si muore in modi diversi. Quando si è coscienti di morire, il modo in cui muore un cristiano è diverso da quello di un ateo o di chi crede nella reincarnazione. I diversi modi in cui il mondo si presenta agli occhi di chi muore determinano i diversi modi del suo morire. La cultura del nostro tempo pensa ormai che con la morte se ne vada nel nulla tutto ciò che noi siamo. Ci si adopera per differire il più possibile la morte; ma che essa sia l'annullamento dell'uomo è la convinzione comune ai diversi modi in cui l'uomo muore nella civiltà occidentale (che ormai ha conquistato tutte le altre). morire significa andare nel nulla: esser morti significa esser nulla. E questa convinzione determina la forma comune della sofferenza e dell'angoscia che l'uomo occidentale prova vivendo.
Commenti al Post:
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aurelioarmillotta il 20/11/12 alle 17:39 via WEB
Negli ultimi anni, numerose chiese si sono occupate dei problemi etici sollevati dalle recenti possibilità mediche di prolungare la vita, dall'accompagnamento ai morenti alla possibilità di sospendere i trattamenti, dal rifiuto dell'accanimento terapeutico alla discussione sull'eutanasia
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centoladiaferio il 20/11/12 alle 17:48 via WEB
Il percorso della vita si snoda interagendo continuamente con le tecnologie proprie dell'ambiente e del contesto culturale di riferimento. Gli anni scandiscono il procedere di tale percorso, mentre gli eventi che si susseguono manifestano in modo più o meno esplicito i criteri e le scelte che lo guidano e che gli danno senso. Il vivere e il morire fanno parte di tale percorso e le tecnologie contribuiscono a definirne i contenuti sia in termini di qualità che a livello di quantità.
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xconcetta il 20/11/12 alle 17:56 via WEB
BEL POST! Mi sembra utile richiamare l'attenzione sulla circostanza che il significato radicale della parola "nulla" - il significato che, ad esempio, è presente nel concetto cristiano di "creazione dal nulla" - compare solo a un certo punto della storia: quando la filosofia greca incomincia a pensare la differenza infinita tra l'"essere" e il "nulla". Da allora morire significa andare nel nulla. E da allora si è incominciato a morire con la convinzione che almeno il corpo, con la morte, diventa nulla.
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biccarapertosa il 20/11/12 alle 19:30 via WEB
Il fondatore dei Paolini, don Alberione, teneva sulla scrivania un teschio e un mappamondo: il verticale e l'orizzontale della vita.
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romanoscopece il 20/11/12 alle 17:43 via WEB
BISOGNA IMPARARE A MORIRE. Hai ragione tu.
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xconcetta il 20/11/12 alle 17:59 via WEB
Va detto allora che la filosofia greca "inventa" la "nostra" morte - cioè di noi, abitatori dell'Occidente - Ciò non significa che prima della filosofia greca non siano esistiti il morire e la morte. Le fonti storiche ci dicono che anche prima gli uomini invecchiano, perdono le forze, si lamentano, non si alzano più da terra, i loro corpi si decompongono; e anche prima gli uomini sono spezzati, trafitti, schiacciati, bruciati, annegati, e gridano il loro dolore e terrore. Tuttavia prima della filosofia greca il morire, in tutte le sue possibili forme, non è mai stato un morire davanti al nulla, cioè un morire con la convinzione di andare nel nulla e dunque con l'angoscia che l'annullamento produce
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gentilemangiacotti il 20/11/12 alle 17:46 via WEB
Un sepolcro vuoto all'alba di un primo giorno dopo il sabato. All'origine del cristianesimo c'e' questo minuscolo e sconvolgente dato storico, preceduto da profezie che lo annunciavano (ma chi, oggi come allora, ascolta le profezie?) e seguito da apparizioni e messaggi che lo spiegano (ma come dar credito alla parola di alcune donne, la cui testimonianza era giuridicamente irrilevante? E che peso storico possono mai avere, oggi come allora, delle apparizioni?). Eppure da quel sepolcro vuoto, magro segno tangibile dell'avvenuta risurrezione di un certo Gesu' di Nazaret, condannato e crocifisso un paio di giorni prima, ha inizio la fede cristiana, cioe' l'annuncio testimoniato con la vita che Dio ha richiamato dai morti suo Figlio Gesu', il Cristo, il Messia inviato a portare la salvezza nel mondo, a proclamare la riconciliazione tra Dio e l'umanita', ad affermare che la vita e' piu' forte della morte, che la morte non e' l'ultima parola per gli uomini, ma solo un passaggio, una "pasqua", un esodo dalla vita terrena alla vita piena.
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pasquacapobianco il 20/11/12 alle 17:50 via WEB
Solo chi ha una ragione per cui val la pena MORIRE ha anche una ragione per vivere.
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xconcetta il 20/11/12 alle 18:02 via WEB
E' il suggerimento di Rilke - ed è suggerimento prezioso - che "bisogna imparare a morire: ecco in che cosa consiste tutto il vivere".
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gentilemangiacotti il 20/11/12 alle 17:52 via WEB
Si', Pasqua e' annuncio, anche contro ogni malvagia evidenza, che non vi e' piu' alcuna situazione umana senza sbocco, condannata alle tenebre: la risurrezione del Signore spinge il cristiano a render conto della propria speranza nella salvezza universale, a pregare affrettando la venuta del Regno, ad attendere il giorno radioso in cui le lacrime di tutti i sofferenti saranno asciugate. Non la Chiesa soltanto, ma l'umanita' tutta, la creazione intera e' destinataria delle energie che sgorgano incessantemente da quel sepolcro vuoto. La Pasqua apre per tutti l'orizzonte della vita piena, "buona e bella": possa questo grido di vita risuonare al piu' presto anche la' (GAZA, ISRAELE...) dove le potenze di morte stanno sferrando i loro micidiali attacchi!
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maraciccia il 20/11/12 alle 17:58 via WEB
non esiste il Nulla..solo un diverso modo di Essere
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valeriomuraglia il 20/11/12 alle 19:34 via WEB
perchè fai DUE volte lo stesso commento citando Douglas Baker: <La morte non esiste/ La vita è un processo che continua ininterrottamente./ La morte è solo un cambiamento di stato>???
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maraciccia il 20/11/12 alle 19:50 via WEB
perchè fra una cliente e l'altra m'ero distratta!!
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maraciccia il 20/11/12 alle 19:53 via WEB
e non m'importa chi lo abbia pensato!!..secondo me è la fisica che lo prova!!
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xconcetta il 20/11/12 alle 18:03 via WEB
Di più: nessuna cosa o evento, nessuna forma dell'essere può annullarsi. Tutto, nel senso più pieno della parola, è eterno (anche l'invenzione della morte come annullamento). La filosofia dell'Occidente "inventa" la nostra morte perchè "interpreta" come annullamento l'insieme degli eventi terribili (ed esterni) che costituiscono il "morire".
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caiopalumbobiccheri il 20/11/12 alle 18:11 via WEB
il pensiero dell'Occidente vuol salvare dall'annullamento alcuni enti prilegiati - la "mente", l'"anima", "Dio", la "materia", la "storia"; mentre si tratta di comprendere che tutto ciò che esiste è eterno: anche il corpo e la sua storia.
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curziodigiorgio il 20/11/12 alle 18:08 via WEB
Io insisterei sul " tedio" che una vita interminabile procurerebbe.
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rossicurcicolucci il 20/11/12 alle 18:10 via WEB
Un argomento terrifico e affascinante: imparare a vivere per imparare a morire
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maraciccia il 20/11/12 alle 18:21 via WEB
non esiste il Nulla..solo un diverso modo di Essere
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Celestino Fabiano il 20/11/12 alle 22:15 via WEB
"La cultura del nostro tempo pensa ormai che con la morte se ne vada nel nulla tutto ciò che noi siamo". "Che (la morte) sia l'annullamento dell'uomo è la convinzione comune ai diversi modi in cui l'uomo muore nella civiltà occidentale (che ormai ha conquistato tutte le altre). morire significa andare nel nulla: esser morti significa esser nulla".
Queste affermazioni dell'autore di psicologiaforense per me cristiano sono affermazioni prive di fondamento e capaci soltanto di avvilire l'uomo e renderlo cieco,debole e indifeso.
E' da sempre (dalla notte dei tempi), infatti, che l'uomo ha la percezione, esaminando il contesto in cui egli vive, della non finitezza della sua vita all'atto della sua morte fisica. Fin dai tempi antichi, infatti, si è reso conto che oltre all'immanenza dell'essere umano vi è una trascendenza, risolta o intuita nei diversi modi nei diversi momenti storici, ecc.ecc.. Con il crianesimo, poi, l'uomo, ha avuto ed ha tutti i motivi per sapere che questa vita è soltanto un passaggio da uno stato fisico ad un altro non fisico ma esistente.
E nel mondo i credenti a questa mia affermazione - al di là del credo professato) costituiscono la maggioranza assoluta del genere umano.
Certe affermazioni quindi, prima di essere scritte, dovrebbero essere documentate.
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