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Post n°7168 pubblicato il 10 Febbraio 2013 da psicologiaforense
Le testimonianze su bambini allevati da orsi, lupi e altri animali selvatici, mettono in crisi la nostra visione antropocentrica, creando qualche sottile crepa nei nostri principi evolutivi. Osservare le poche immagini di bambini vissuti nella foresta per molto tempo insieme agli animali come il caso di Ramu, il “ragazzo lupo” trovato nei pressi di Lucknow, in India è un modo per ripensare al nostro passato più antico, quando la definizione dell' Homo non era ancora ben fissata.....
INQUIETANTI FIGLI DELLA GIUNGLA ALLEVATI DA ANIMALI
Sono sempre colpita dal ritrovamento di ragazzi “figli della giungla” cresciuti con gli animali nella foresta . Ricordo, qualche anno fa, il “ragazzo selvaggio” che visse 13 anni tra i bufali: era incapace di parlare, si muoveva a balzi e temeva il contatto con l' uomo. È stato letteralmente “catturato” dopo lunghi appostamenti; condotto nel villaggio più vicino, Bouaflè, tra gli sguardi curiosi e atterriti della folla, timorosa della sua “diversità”. Nel 1980 era misteriosamente scomparso, a due anni di età, mentre presso la riva del fiume attendeva la mamma intenta al bucato. Poi più nessuna notizia, lunghe ricerche infruttuose, la donna morta di crepacuore. Sembra una vicenda degna della penna di Kipling, lontana dalla nostra dimensione tecnologica quotidiana. Le testimonianze su bambini allevati da orsi, lupi e altri animali selvatici, mettono in crisi la nostra visione antropocentrica, creando qualche sottile crepa nei nostri principi evolutivi. Dallo studio di Lucien Malson “Les enfants sauvages”, in cui sono raccolti 53 casi di bambini allevati dalle fiere, una delle poche opere di divulgazione sull' argomento, di fatto scaturiscono problemi antropologici e psicologici che vanno al di là del fatto straordinario in sè. Osservare le poche immagini di bambini vissuti nella foresta per molto tempo insieme agli animali come il caso di Ramu, il “ragazzo lupo” trovato nei pressi di Lucknow, in India è un modo per ripensare al nostro passato più antico, quando la definizione dell' Homo non era ancora ben fissata. Davanti a questi casi c' è il rischio che l' osservazione sia attratta dai riverberi del mito, c' è la possibilità che riaffiorino i nomi di Romolo e Remo, Mileto, Neleo, o della generosa lupa capitolina e della divina capra Amaltea... Tutto un patrimonio di tradizioni e di credenze che cerca di trascendere l' atavico archetipo dell' animalità, per donarci ancora l' agognato desiderio del primato.
Commenti al Post:
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bicerusso il 10/02/13 alle 21:45 via WEB
Altri esempi altrettanto inquietanti sono noti nella letteratura antropologica.
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aurelio1944 il 10/02/13 alle 23:39 via WEB
La Lituania, nel XVII secolo, era ancora un Paese remoto e quasi favoloso, di cui ben poco si sapeva nelle città dell'Europa occidentale. In fondo, il suo fiero popolo si era convertito al cristianesimo appena tre secoli prima, dopo strenue lotte che avevano messo a dura prova dei monaci-guerrieri della tempra dei Cavalieri dell'Ordine Teutonico. Immense foreste popolate di cervi, bisonti, alci, linci, lupi, orsi, ricoprivano gran parte del suo territorio, alternandosi alle paludi. E fu appunto in quelle buie foreste che per ben tre volte, nel corso del 1600, vennero catturati niente di meno che dei ragazzi-orso: ragazzi, cioè, che erano stati "adottati" dai possenti plantigradi e che vivevano con loro, si muovevano e si nutrivano come loro; non sapevano parlare né mostravano alcuna attitudine propria della specie umana.
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enzogiagnorio il 10/02/13 alle 21:50 via WEB
Studiando le fonti, si puo' constatare che i casi di bambini vissuti con gli animali sono piu' frequenti dal 1700 in qua, forse perchè fino ad allora casi del GENERE erano ritenuti fenomeni tipici dell' immaginario medievale.
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aurelio1944 il 10/02/13 alle 23:39 via WEB
Il primo caso avvenne nel 1661; si trattava di un ragazzino di circa 12 anni, che si spostava correndo a quattro zampe, non mostrava il minimo barlume d'intelligenza e, ovviamente, non pronunciava una sola parola, esprimendosi solo con grugniti e suoni inarticolati. Ma la cosa veramente strana fu che, poco più di una trentina d'anni dopo, nel 1694, venne trovato un secondo ragazzo-orso, dell'età apparente di una decina d'anni. E non era ancora finita, perché un terzo caso venne scoperto pochi anni dopo, sempre nei fitti boschi di quel Paese, tanto da suscitare, alla fine, il vivo interesse del mondo scientifico europeo.
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ennio.loporcaro il 10/02/13 alle 21:52 via WEB
Lupo, orso e scimmia sono generalmente gli animali che piu' di altri vengono considerati genitori putativi dei bambini selvaggi studiati. Da essi i figli della foresta sembrerebbero aver assimilato le principali caratteristiche di “bestialità “: con intonazioni simboliche che spesso risentono della tradizione mitico religiosa di origine precristiana. Le cronache del XIV secolo ci riferiscono di due casi di ragazzi lupo catturati in Germania, poi gli avvistamenti sembrano spostarsi verso Ovest; in queste zone, fino al XVII secolo, pare che l' animale piu' disposto ad adottare i cuccioli d' uomo fosse l' orso. Poi il territorio privilegiato divenne l' India, che con i suoi 70 casi attualmente noti, continua a essere il paese dove i bambini trovano una dimensione selvatica che pare chiudersi come un bozzolo protettivo intorno alla loro fragile esistenza.
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ferrarioretta il 10/02/13 alle 22:59 via WEB
Gli animali sono migliori degli umani: accettano i cuccioli d'uomo,non così..sa fare l'uomo
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aurelio1944 il 10/02/13 alle 23:41 via WEB
Il primo a darne notizia al pubblico fu O'Connor, nel 1698; ma la cosa, sul momento, passò relativamente inosservata. La vera disputa sull'enigma antropologico dei "ragazzi selvaggi" e, in particolare, sui ragazzi-orso della Lituania, ebbe inizio quando se ne occupò il filosofo francese Condillac, nel 1746. Il suo interesse, quasi certamente, derivava dal fatto che quei "ragazzi selvaggi" sembravano in grado di dimostrare le tesi centrali del sensismo, ossia che nell'essere umano non esistono idee innate e che egli le viene acquisendo, attraverso l'esperienza, via via che i suoi sensi vengono stimolati dall'educazione e da un ambiente idoneo. Ma, nel caso di quei poveretti, erano venuti loro a mancare sia l'una cosa che l'altra, per cui non erano più stati in condizione di essere rieducati.
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aurelio1944 il 10/02/13 alle 23:42 via WEB
Ad ogni modo, la loro semplice esistenza sembrava già una conferma del fatto che l'uomo naturale, ossia l'uomo allo stato di natura, era una semplice astrazione: lasciato allo stato di natura puro e semplice, l'essere umano non era che un bruto, e nulla sapeva fare se non quello che facevano, guidati dall'istinto, gli animali selvatici con i quali era vissuto e che lo avevano aiutato a sopravvivere. Comunque, una ghiotta pietanza era stata servita sulla tavola dei philosphes dell'età dei Lumi, i quali partivano dall'assioma che il posto eminente raggiunto dall'uomo fra gli esseri viventi non era il frutto di un dono soprannaturale, ma di una opportuna educazione delle facoltà sensibili, intellettive e affettive, che agivano sulla sua natura, partendo da una vera e propria tabula rasa.
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aurelio1944 il 10/02/13 alle 23:42 via WEB
Anche il grande naturalista svedese Carl von Linné, universalmente noto con il nome umanistico di Carlo Linneo e autore della fondamentale classificazione scientifica degli esseri viventi a base binomiale, venne a conoscenza del caso sorprendente dei ragazzi-orso della Lituania e non poté resistere alla tentazione, com'era nella sua mentalità, di fare di quegli sventurati una specie a parte del genere umano, affibbiando loro il nome scientifico di Juvenis Ursinus Lituanus.
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franco. brambilla il 10/02/13 alle 23:27 via WEB
Dal XVIII secolo l' Europa perde la priorità degli avvistamenti, anche in relazione alla diminuzione delle aree “selvatiche”, mentre Africa e Asia si contendono il primato.
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valentinapalladino il 10/02/13 alle 23:36 via WEB
“Les enfants sauvages”
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aurelio1944 il 10/02/13 alle 23:44 via WEB
Né bisogna credere che quello dei ragazzi-orso della Lituania fosse un caso eccezionale ed isolato. Anche se sporadici, casi analoghi erano già stati segnalati, più raramente prima di quella data; mentre, da quel momento in poi, gli avvistamenti e le catture si moltiplicarono in maniera impressionante. L'unica cosa che variava era il genere di animale presso il quale i "ragazzi selvaggi" vivevano, dopo esserne stati adottati, uniformandosi a tutte le sue abitudini; questo dipendeva dalla distribuzione della fauna dei grossi mammiferi europei, a seconda del clima e delle condizioni locali. Così, mentre i ragazzi-orso prevalevano nelle sterminate foreste dell'Europa settentrionale, in quella centrale e meridionale si trattava, per lo più, di ragazzi-lupo; mentre nelle zone aride del Medio Oriente si segnalavano dei ragazzi-gazzella e dei ragazzi-scimmia.
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marinobonasia il 10/02/13 alle 23:46 via WEB
E' incredibilmente affascinante!
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tilliprisco il 10/02/13 alle 23:52 via WEB
Nel 1797, nel bosco di Laucane, nel Tarn, viene scorto un bambino di una decina d'anni, completamente nudo, selvaggio, che non si lascia avvicinare da alcuno. Catturato, riesce a fuggire e per quindici mesi continua ad aggirarsi nei boschi come un animale selvatico. Alla metà di luglio del 1798, tre cacciatori lo scorgono su un albero e lo catturano nuovamente. Il ragazzino, incapace di articolare verbo, viene condotto in un villaggio della zona, ma una settimana dopo fugge per la seconda volta e riprende la via dei boschi. Anche stavolta la sua libertà si prolunga per quindici mesi, fino al 9 gennaio del 1800, allorché si lascia prendere senza opporre resistenza.
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larosatatuata31 il 11/02/13 alle 11:30 via WEB
Molto affascinante come argomento e pure anch'io sono molto presa da questi figli della giungla e sopratutto del loro reinserimento nella nostra societa' civile, guardando come vanno le cose ultimamente secondo il mio modesto parere vivrebbero molto meglio insieme a chi li ha allevati fino al loro ritrovamento. Buona giornata Giuliana
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