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Post n°7187 pubblicato il 17 Febbraio 2013 da psicologiaforense
E se proprio la raccomandazione fosse la chiave, o almeno una delle chiavi, per introdurre la meritocrazia nel nostro Paese? La raccomandazione, come l'abbiamo intesa finora in Italia, gode, meritatamente, di una pessima fama. Talora si è tradotta in una lettera anodina di un potente che, gentile eufemismo, «segnala» il nominativo di persona a lui spesso sconosciuta, o quasi, cui viene inviata copia perchè, in caso di successo, entri a far parte della clientela dell'elettorato del raccomandante.....
MI RACCOMANDO.... ![](http://webo.it/wp-content/uploads/2012/12/trovare-lavoro-senza-raccomandazione.jpg)
Qui da noi, il pezzo di carta più utile non è la laurea, ma una bella raccomandazione. La prevalenza della spintarella non è folklore o semplice malcostume: soffoca la meritocrazia, blocca la mobilità sociale e dà fuoco alle polveri della guerra tra generazioni. Però proporre l'abolizione della raccomandazione sarebbe velleitario e forse nemmeno utile. Proviamo, invece, a guardarci intorno; in particolare agli Stati Uniti dove la meritocrazia non è solo retorica. Ormai da decenni, i principali istituti universitari post laurea - quelli che aprono le porte delle grandi carriere, pubbliche e private, americane - annoverano tra i propri strumenti di selezione proprio le raccomandazioni. Ma di che tipo? Oltre a presentare il proprio curriculum, ogni candidato chiede alle tre persone che meglio possono attestare le sue qualità di compilare un questionario prestampato (particolare non insignificante). Le domande sono sempre le stesse. In primo luogo l'ente in questione vuole accertare il livello e la natura della conoscenza che il raccomandante ha del raccomandato. E poi colui che raccomanda dovrà compromettersi per iscritto con un giudizio comparato («collochereste il candidato tra i migliori 5, 10, 20, 30% dei vostri studenti o dipendenti?») delle caratteristiche del candidato. Il trucco, se così si può chiamare, è quello di responsabilizzare il raccomandante. Immagino i sorrisetti cinici che questa apparente ingenuità possa suscitare tra i «furbi» di casa nostra. L'aspetto forse più interessante della raccomandazione americana è che viene conservata agli atti. Dopo qualche anno, con qualche clic di computer sarà semplice correlare le raccomandazioni con le prestazioni dei raccomandati, con un implicito giudizio sul raccomandante. Se il suo protetto avrà dato cattivi risultati, le sue future raccomandazioni potrebbero addirittura diventare baci della morte. D'accordo. L'America non è l'Italia, ma c'è qualcosa da imparare? O no?
Commenti al Post:
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ferrarioretta il 17/02/13 alle 22:27 via WEB
ahahahahah..Bellissimo!!! Eccome se c'è da imparare...
Sai che repulisti? ahahahahah
Bel post!
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martinagiagnorio il 17/02/13 alle 22:38 via WEB
La raccomandazione, anche detta informalmente "spintarella", può essere ulteriormente distinta in raccomandazione a spinta e raccomandazione a scavalco.
Nel caso della raccomandazione a spinta, la procedura di valutazione non è di tipo competitivo. I valutandi, in altre parole, non competono per l'accesso a un bene scarso, quindi non si forma una graduatoria con i partecipanti alla procedura di valutazione. È il caso, ad esempio, degli esami scolastici o universitari. In questo caso, la raccomandazione danneggia il sistema sociale nel suo insieme, ma non presenta "controinteressati" specifici i cui diritti sono lesi.
Nel caso della raccomandazione a scavalco, i valutandi vengono inseriti in una graduatoria, in quanto competono per l'accesso a opportunità di numero limitato (ad esempio l'assunzione in un ente pubblico). In questo caso, la raccomandazione, oltre a danneggiare il sistema sociale sfavorendo la selezione dei più meritevoli e capaci, danneggia direttamente i valutandi non raccomandati.
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maraciccia il 17/02/13 alle 22:28 via WEB
IL clientelismo va combattuto, non la raccomandazione che viene da un curriculum di rispetto, che rispecchia l'impegno, poi certo sul campo bisogna dimostrare che il curriculum risponde al vero. Fanno bene in America, dovremmo dare a chi ha voglia la possibilità di finire prima, e di studiare anche se non ha le possibilità. In Italia non è così. Sempre più classista. A comparti stagni.
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tilliprisco il 17/02/13 alle 22:40 via WEB
Per impedire che chi nasce ricco continui ad arricchirsi, mentre i poveri muoiono poveri.
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ferrarioretta il 17/02/13 alle 22:28 via WEB
BUONASERA GIULIANINA:)))))))))))
Forza che domani..è lunedì..ahahahahah..si ricomincia..
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bicerusso il 17/02/13 alle 22:41 via WEB
In Italia la raccomandazione è una pratica molto diffusa, soprattutto per l'accesso al pubblico impiego, come segnalano molte vicende di cronaca. La trasmissione Mi manda Raitre segnalò molti casi di raccomandazioni a vantaggio di candidati del concorso per titoli e per esami del 2000, rivolto ad aspiranti insegnanti, supplenti in attesa di cattedra e neolaureati. Caso che rimbalzò sui primi titoli del Times e fece il giro del mondo. In quel caso, si parlò soprattutto di regali da parte dei raccomandati a membri delle commissioni esaminatrici, spesso consistenti in pellicce e gioielli.
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ferrarioretta il 17/02/13 alle 22:36 via WEB
Ciao Mara:)))))))))
Stavo rispondendo da me..alla SIGNORA..ahahahahahaha...... svela le mie cose..ahahahahahaha....
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carlomariaguadalupi il 17/02/13 alle 22:43 via WEB
Mi sembra ragionevole la tua provocazione Giuliana. Infatti proviamo a riflettere. A nessuno, neanche al potente di turno, fa piacere far circolare dei falsi o anche solo consigliare per iscritto l'assunzione o l'ammissione di un candidato che, messo alla prova, potrebbe combinare dei disastri. Non è un caso che, in molti nostri concorsi universitari, la commissione decida di mantenere l'anonimato delle votazioni e i giudizi scritti siano assolutamente rituali.
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mariellamuraglia il 17/02/13 alle 22:31 via WEB
Questa forma di raccomandazione non è più tanto di moda
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brunorussolongo il 17/02/13 alle 22:33 via WEB
Secondo una radicata tradizione di studi antropologi il clientelismo è uno dei caratteri costitutivi della realtà del nostro Mezzogiorno. Ad esso viene strettamente connessa l'idea della raccomandazione, cioè di una qualche forma di relazione sociale tesa a forzare le regole, dalle più piccole e innocue richieste di favore, alle gravi forme di sopraffazione.
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franco. brambilla il 17/02/13 alle 22:34 via WEB
TUTTO IL MONDO E' PAESE! A MILANO SI RACCOMANDA COME A PALERMO O PEGGIO
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ferrarioretta il 17/02/13 alle 22:37 via WEB
Al Nord...e dove vai senza raccomandazione????
Il fatto è che ormai,raccomandazione o meno..c'è poco lavoro..
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carmelafilomena il 17/02/13 alle 22:46 via WEB
Ma la raccomandazione è un fatto meridionale? NO! Tutta la vicenda di clientelismo, nepotismo corruzione di questi giorni come le crisi economiche in Italia e nel mondo confermano come la raccomandazione rappresenti ancora un'istituzione decisiva e infame
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aurelio1944 il 17/02/13 alle 23:20 via WEB
Anche lei, poverina, non e' piu' quella di una volta. E c'e' chi, pur di tenerla alla giusta distanza, le cambia l'identita': un freddo «segnalazione», un burocratico «indicazione», un elegante «gestione combinata». I partiti non ci sono quasi piu', la legge elettorale ha abolito i collegi, i parlamentari che non si perdono un battesimo sono eccezioni, pero' lei, anche se si deve scontrare con la modernita', con le lobbies e i lobbisti, resiste e lotta insieme e per noi: la vecchia e cara RACCOMANDAZIONE, italianissima come la pizza e le romanze di Verdi. RACCOMANDAZIONE di governo o di opposizione, ce n'e' (sempre) per tutti.
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dariomuraglia il 17/02/13 alle 22:48 via WEB
le raccomandazioni sono da considerare una vera e propria piaga sociale, che danneggia alle fondamenta il sistema sociale ed economico, incentivando la "fuga dei cervelli", minando la competitività del sistema produttivo, incentivando l'inefficienza, gli sprechi e l'illegalità nella pubblica amministrazione e contribuendo a diffondere un'atmosfera di sfiducia e scarsa propensione al lavoro e allo studio.
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ferrarioretta il 17/02/13 alle 23:44 via WEB
Sono veramente una piaga che danneggia chi veramente merita...
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aurelio1944 il 17/02/13 alle 23:22 via WEB
Pensiamo al povero TROTA Bossi. Cosa fa oggi? Il contadino ma è fallito anche lì. Di assenza di raccomandazioni si muore!
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mauriziomattioni il 18/02/13 alle 07:45 via WEB
L'Italia ha un solo merito..non essere tale...da anni ormai..
buiongiornoo..
maurizio..
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to_revive il 20/02/13 alle 16:55 via WEB
lQuella che lei chiama raccomandazione americana, si chiama "referenza" e non raccomandazione, tradotta direttamente dal termine inglese "referral".
Quando ricevi un referral, la persona che fa il tuo nome (secondo il sistema anglosassone) rischia, perche' se tu sei davvero bravo come dice tutto va bene ma se poi ti riveli una schiappa, chi ha rilasciato il referral fa una gran figuraccia e ci rimette la propria credibilità. Quindi ci si guarda bene dal raccomandare una persona che non si conosce davvero e delle cui capacità non si è sicuri. (Cosa che in Italia non succede, infatti ad essere raccomandati sono proprio i più incapaci).
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