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« IL CASO DEL GIORNO, PER ...LA NOTIZIA CURIOSA DEL G... »

LA STORIA DI GABRIELE FRANCESCO

Post n°7394 pubblicato il 12 Maggio 2013 da psicologiaforense

 
Sono nato a Novara l’11 aprile 2013 e oggi avrei un mese, se fossi ancora vivo. Invece sono morto lo stesso giorno in cui sono nato. 

   GABRIELE FRANCESCO

 

"Mamma e papà mi hanno lasciato solo, sotto un cavalcavia, con indosso pochi stracci e senza un biberon nei paraggi. Ma io non mi permetto di giudicarli. Certo è che noi neonati siamo indifesi: ci buttano dai ponti, ci fanno esplodere sotto le bombe, ci vendono per pochi soldi. Siamo carne da telegiornale. Prima di chiudere gli occhi, mi sono raggomitolato tra i rifiuti per cercare conforto e ho pensato: ma è davvero così brutto questo mondo che sto già per lasciare? Poi mi sono sentito sollevare e sulla nuvola da cui vi scrivo ho visto che la bellezza c’è ancora.

C’è bellezza nel camionista che mi ha trovato e nell’ispettore che mi ha messo questo nome meraviglioso: è importante avere un nome, significa che sei esistito davvero. C’è bellezza nei poliziotti che per il mio funerale hanno fatto una colletta a cui si sono uniti tutti, dai pompieri alle guardie forestali. E c’è, la bellezza, nella ditta di pompe funebri che ha detto «per il funerale non vogliamo un euro», così i soldi sono andati ai volontari che in ospedale aiutano i bimbi malati. Dove sono nato io, metteranno addirittura una targa. Allora non sono nato invano. Mi chiamo Gabriele Francesco, e ci sono ancora".  (Fonte: La Stampa)

NOTA INTEGRATIVA
«La città di Novara ha una nuova stella e un nuovo angelo custode. Si chiama Gabriele Francesco, il cui nome, al tempo stesso, ci ricorda l'arcangelo che annuncia la vita e il santo che si è fatto piccolo con i piccoli e gli ultimi». Ha chiuso così il vicario generale della Diocesi don Fausto Cossalter, ieri pomeriggio in Duomo, il funerale del neonato trovato morto lo scorso 11 aprile tra i rifiuti ad Agognate, abbandonato dalla madre sotto un viadotto dell'autostrada A4. Una cerimonia commuovente, partecipata. Nessuno ha potuto conoscere il bimbo né i suoi familiari, ma in tanti hanno voluto stringersi intorno a quella bara bianca di neanche un metro. Una grande manifestazione d'affetto. «Ti salutiamo con un tenero bacio», ha scritto il vescovo Franco Giulio Brambilla da Roma, dove è in visita dal Papa. E così è stato: una processione interminabile, ieri alla fine della funzione, quella dei presenti per baciare la piccola bara. C'era anche un fiore. Quello deposto dall'assistente della polizia scientifica che per primo è arrivato nel posto in cui i genitori di Gabriele Francesco si sono sbarazzati di lui, lasciandolo morire di fame e stenti.  Dal vicario generale della Diocesi una doppia preghiera: «Ti affidiamo a Dio perché l'unico giorno che hai vissuto su questa terra sotto un ponte delle nostre strade, sia trasformato dall'eternità». Ma «preghiamo anche per i tuoi genitori, per noi e per la città, per tutti quelli che rischiano di compiere gesti di morte, perché non trovano accanto a sé uomini e donne che sanno testimoniare accoglienza, rispetto, amore, vicinanza».

 
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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
bufo.caldarelli il 12/05/13 alle 21:40 via WEB
Sono storie toccanti che destano profonda emozione, e infinita compassione
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vittorio.caputo il 12/05/13 alle 21:47 via WEB
QUALCHE accenno di COMMOZIONE sincera, annegato nel grande mare delle frasi fatte e della pietà ipocrita.
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Utente non iscritto alla Community di Libero
CLARA.GRANDALIANO il 12/05/13 alle 22:04 via WEB
SUCCEDE TROPPO SPESSO: Un neonato avvolto in un canovaccio da cucina e protetto da un sacchetto di plastica blu e' stato trovato ABBANDONATO nel portone di uno stabile. Il bambino, nato da poche ore e con il cordone ombelicale ancora pendente, presentava i primi sintomi di assideramento ed era sporco di sangue. A scoprirlo, verso le 10, 45, e' stata un' anziana inquilina del palazzo, sofferente di cuore, che, pur avendo avuto un malore alla vista del piccolo, e' riuscita ad avvertire i carabinieri. Trasportato all' ospedale, e' stato messo in incubatrice: le sue condizioni non sono gravi. (Ansa )
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Ducadilondra il 12/05/13 alle 22:27 via WEB
L' infanticidio è stato praticato in società che vanno geograficamente da Tahiti alla Groenlandia. Potremmo forse pensare di essere più civili di questi popoli " primitivi". Ma non è facile credere di essere più civili dei migliori moralisti greci o romani. Non erano solo gli spartani a esporre i loro bambini sulla cima di una collina: anche Platone e Aristotele raccomandavano che lo Stato disponesse l' uccisione di bambini indesiderabili.
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Utente non iscritto alla Community di Libero
alessia.ingrosso il 12/05/13 alle 22:36 via WEB
NELLA società umana l'INFANTICIDIO è un crimine di inaudita crudeltà. E quando avviene, pensiamo di essere l'unica specie del regno animale capace di simili azioni. Analizzando invece la lunga lista di specie in cui l'INFANTICIDIO è una strategia di sopravvivenza, si scopre che esiste almeno una specie infanticida in ogni classe.
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diogene51
diogene51 il 12/05/13 alle 23:13 via WEB
Sono storie che nascono nell'emarginazione e nella miseria, almeno qui da noi. Ogni età ha avuto i suoi tabù e le sue efferatezze. Ma noi ora siamo qui.
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ormalibera
ormalibera il 13/05/13 alle 10:35 via WEB
Come si fa a non commuoversi?! a non pensare che gli animali difendono fino alla morte i loro piccoli?! Prima di difendere un embrione bisogna difendere una creatura che viene al mondo. Ed i piccoli sono troppe volte trattati come cose e non esseri viventi.
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maraciccia
maraciccia il 13/05/13 alle 12:46 via WEB
... con tutti i mezzi di comunicazione che ci sono, sembra incredibile possa succedere ancora..gli ospedali son pronti a ricevere questi angeli vivi...perchè succede??
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