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Post n°7485 pubblicato il 12 Giugno 2013 da psicologiaforense
il silenzio non è assenza di comunicazione, ma una modalità comunicativa emotivamente molto pregnante; non necessariamente un vuoto, ma spesso un valore, uno spazio per pensare che aiuta a far nascere delle idee: il silenzio è la gestante dei pensieri innovativi....
ASCOLTARE E COMUNICARE
![](http://theswallowkingdom.com/yahoo_site_admin/assets/images/IMG_3432.24041000_std.JPG)
Nella società del rumore, dove molto spesso ha successo chi strepita di più, il silenzio è diventato un bene introvabile, da mercato nero. Ci si dimentica che il silenzio non è assenza di comunicazione, ma una modalità comunicativa emotivamente molto pregnante; non necessariamente un vuoto, ma spesso un valore, uno spazio per pensare che aiuta a far nascere delle idee: il silenzio è la gestante dei pensieri innovativi. Ascoltare è cosa difficilissima perchè: tutti sanno parlare, pochi tacere, pochissimi ascoltare. Così, per farci capire dagli altri dovremmo cercare di essere noi, prima di tutto, a capire gli altri e abituarci a pensare che i principali strumenti del comunicare sono tacere, osservare e ascoltare.
Commenti al Post:
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Marion20 il 12/06/13 alle 16:08 via WEB
Il silenzio è anche lo spazio (e il tempo) che dedichiamo al nostro mondo interiore, la dimensione nella quale l'ascolto e l'osservazione sono incentrati su ciò che abbiamo dentro e su ciò che vorremmo venisse fuori. Esiste quindi una duplice valenza del silenzio: il silenzio come incentivo alla comunicazione, cioè eliminazione del "rumore di fondo" per far sì che il messaggio dell'altro da noi arrivi il più possibile non distorto, e il silenzio interiore, dove noi facciamo parlare la nostra parte più profonda, sia nella dimensione terrena (la coscienza, la parte emotiva, la parte sensitiva) che ultraterrena per chi ci crede (l'anima fa silenzio per incontrare Dio). Questo è quello che penso del silenzio. Ciao Marion
(Rispondi)
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psicologiaforense il 12/06/13 alle 17:23 via WEB
La parola non è un sostituto della sigaretta del chewing gum o del liquorino, cioè non deve servire a stimolare la mucosa orale di chi parla, quanto piuttosto a veicolare dei pensieri.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 12/06/13 alle 17:25 via WEB
CARISSIMA MARION, in un mondo in cui tutti vanno di fretta comunicare veramente vuol dire però anche avere pazienza in uno sforzo di comprensione e avvicinamento reciproco; la buona comunicazione infatti non significa necessariamente capirsi al volo (cosa possibile, ma rara) bensì approssimarsi poco per volta al pensiero altrui. E poi tacere. GRAZIE PER VISITA E COMMENTO:-))
(Rispondi)
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Marion20 il 12/06/13 alle 21:09 via WEB
Grazie a te per aver inserito nel blog questo argomento, che mi sta particolarmente a cuore... ciao buona serata Marion
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aldarusso il 12/06/13 alle 17:45 via WEB
Il problema è di ASCOLTARE e PARLARE CHIARO: bisognerebbe riuscire a spiegare e far capire la teoria della relatività anche a una massaia digiuna di fisica. I discorsi confusi invece non solo non vengono capiti, ma generano sospetto. Meglio quindi poche idee chiare, che molte farraginose. Da evitare le poche idee, ma confuse: servono per le assemblee, non per comunicare. Ricordarsi che ciò che conta, nella comunicazione, non è ciò che voglio dire io, ma ciò che l' altro capisce, quindi devo stare attento non solo a quello che dico, ma soprattutto a cosa arriva all' altro e a cosa, di conseguenza, questo mi risponde: l' organo di chi parla non è la lingua, è l' orecchio. Parlate dunque tenendo conto dell' interlocutore, delle sue aspettative, esigenze, nonchè della sua conoscenza dell' argomento.
(Rispondi)
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pino.scopece il 12/06/13 alle 17:47 via WEB
Ciascuno di noi è più interessato a quello che ci dicono se ne vediamo la significatività immediata o a medio termine per noi. Evitare il più possibile di usare una terminologia troppo tecnica, sofisticata o straniera; ma se proprio non potete farne a meno, se vi scappa la parolina inglese che non ce la fate più a tenerla, abbiate l' accortezza di tradurla immediatamente: vi farete capire da tutti, non metterete a disagio chi non sa la lingua e farete una meritevole opera didattica insegnando un termine nuovo a chi prima non lo conosceva. Esprimere un concetto e una idea per volta magari ripetendo ogni tanto ciò che s' è detto. Fare esempi: quando teorizziamo non sempre ci facciamo capire, ma se esemplifichiamo concretamente ciò che diciamo rendiamo immediatamente palese agli altri il nostro pensiero. Portate e partite dalla vostra esperienza Ma date, e chiedete, precisione: se qualcuno vi parla di un <certo> qualcosa, chiedete di <quale> qualcosa si tratta.
(Rispondi)
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frmango il 12/06/13 alle 17:48 via WEB
personalmente credo che si ascolti sempre meno perchè abbiamo perso l'interesse per l'altro e per il nosto impegno sociale.
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elena.agrì il 12/06/13 alle 17:48 via WEB
Mi riferisco ai commenti precedenti! Anche nel rispondere agli altri non cercare di strafare dicendo più del necessario: è una fonte di confusione, uno spreco di tempo e suscita sospetto.
(Rispondi)
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zanna1999 il 12/06/13 alle 20:06 via WEB
L'immagine che hai scelto per accompagnare la tua riflessione mi piace moltissimo...
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zanna1999 il 12/06/13 alle 20:12 via WEB
I miei silenzi sono spesso esplorazioni interiori o ricerca di un idea originale che mi rigenera e allontana la noia e mi fa evadere dalle solite notizie di qui e satura la rete e la tv...ricerca spesso faticosa che si tramuta in finale deludente in maggior parte...buona serata amica mia :-))
(Rispondi)
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