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Post n°8340 pubblicato il 01 Luglio 2015 da psicologiaforense
L'ultima frontiera della discriminazione delle donne in Europa è sottile come la lama di un coltello.In ogni ambito della vita sociale, pubblica o privata, ci esprimiamo comunemente con le parole di una cultura razzista, omofoba e sessista che amplifica la pancia del paese e che nessuna political correctness riesce a debellare. E solo lo specchio della volgarità diffusa o esiste un rapporto circolare per cui parole, pensiero e azione si rafforzano a vicenda?
ZUCCHERO TOSSICO... CRONACHE DI ORDINARIO SESSISMO Questa è una comune bustina di zucchero - che si può trovare in molti locali pubblici del cantone Ticino- sulla quale si legge una frase che nell’intento degli ideatori avrebbe probabilmente dovuto far ridere: "Che differenza c’è tra una donna e il cane? Il prezzo del collare". E' una battuta che ha toccato la sensibilità di molti. E a poco vale che per “par condicio” (del cattivo gusto) si risponda con altre battute tipo : "Che differenza c`è tra un uomo e un delfino? Nessuna, perché tutti dicono che sono intelligenti ma non si è mai potuto verificare..." La questione è che la bustina di zucchero è tutt’altro che innocua, perché veicola e banalizza manifestazioni di sessismo sempre più diffuse e che vanno ben al di là di questo episodio odioso e stupido. Il sessismo non fa mai ridere. Sono parole tossiche che definiscono il contesto in cui viviamo e rivestono un ruolo decisivo nella costruzione delle soggettività individuali e dell'identità collettiva, contribuendo a creare le fondamenta sulle quali erigere situazioni di disparità e di prevaricazione nella vita quotidiana.
Commenti al Post:
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geishaxcaso il 01/07/15 alle 16:28 via WEB
oddio, la battuta è veramente squallida, anche se non gli darei più peso di quello che ha, al limite, se tutte le bustine di zucchero di quella serie hanno scritte di questo tenore contro le donne, certo c'è da pensare, ma se come mi pare di capire le cavolate riguardano tutti i sessi, è solo una barzelletta stupida... le discriminazioni, il sessismo, gli abusi, sono un'altra questione.... buon pomeriggio Giuliana ;)
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mark_marchi il 01/07/15 alle 17:57 via WEB
“Che differenza c’è tra il cervello di un uomo e un guscio di noci”? Niente, perché entrambi sono vuoti”. Qualche volta ci sentiamo dire che va bene fare una battuta sessista se corrisponde alla verità (quale verità?) oppure se è divertente (ma divertente per chi?). Quello di cui alcuni non si rendono conto è che le battute sessiste espongono sempre al ridicolo il genere femminile.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 01/07/15 alle 18:47 via WEB
E' il problema del c.d. "SESSISMO BENEVOLO" perchè cè anche il "SERSSISMO OSTILE"
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psicologiaforense il 01/07/15 alle 18:55 via WEB
E' scientificamente noto che sessismo, omofobia, classismo, razzismo, intolleranza religiosa, ecc., non sono altro che espressioni diverse di una disposizione all’intolleranza presente in misura diversa in ogni individuo.
(Rispondi)
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geishaxcaso il 01/07/15 alle 19:17 via WEB
be' dipende dai punti di vista, per me uno che fa una battuta stupida come quella della bustina di zucchero di Giuliana si espone lui al ridicolo, e vogliamo parlare delle barzellette sui carabinieri poi? daaaaaiiiiii.... ;P
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monellaccio19 il 01/07/15 alle 17:44 via WEB
Ecco perché in casi come questi, penso sempre alla mia storia preferita: "La donna Eva mangiò la mela in quel famoso primordiale posto e dopo circa un quarto d'ora, appena gli passo a tiro di di un guinzaglio lo spaesato Adamo, gli offrì, spinta da un rettile che poi in futuro le insidierà il calcagno, un morso di cotanto prelibato e proibito frutto! Ebbene da allora, dopo tanto tempo trascorso, la donna ha conservato quel quarto d'ora di vantaggio e l'uomo, sempre da allora, non è mai più riuscito a...riagguantarla!!! La storia non è precisa a tal riguardo, ma sai com'è? Spesso la mitologia (OGGI LEGGENDA METROPOLITANA) spesso e volentieri supera ogni credenza.
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psicologiaforense il 01/07/15 alle 19:00 via WEB
Il mio amico A. Simone in un suo libro sul sessismo spiega: " Oggi nessuna agenzia sociale o istituzionale, così come nessuna forma di organizzazione dei saperi e della comunicazione di massa considera secondarie le donne. Sulle donne si organizzano master, corsi di formazione, campagne pubblicitarie e campagne antidiscriminazione. Delle donne si occupano il diritto, l'economia, la criminologia, la politologia, la comunicazione, il marketing etc. Eppure all'interno di queste pratiche e di questi discorsi la donna appare sempre come una "vittima", docile e subalterna, o al contrario come un'erinni dei giorni nostri "maschilizzata", aggressiva, violenta, spregiudicata. L'inclusione delle donne nella vita pubblica, insomma, è l'ultima frontiera del politically corred, ma sicuramente si organizza a partire da forme di produzione dello stigma che trasformano la differenza stessa in mero "differenzialismo", ovvero in un potere in cui le stesse donne vengono "oggettivate" e, contemporaneamente, "desoggettivate". "
(Rispondi)
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psicologiaforense il 01/07/15 alle 19:01 via WEB
(....) Non si tratta, evidentemente, di sostituire il potenziale della differenza con la logica del ritorno all'eguaglianza, né tantomeno con la logica dell'emancipazionismo. Ciò che scompare da questo tipo di narrazioni, semmai, è proprio la complessità, nonché l'eccedenza, ovvero quel bisogno di non sganciare il corpo femminile dalla sua forma di vita, dalla singolarità della sua esperienza, che certo non può ridursi a mero "oggetto" del discorso pubblico o ad un "corpo sociale" identificabile attraverso le ripartizioni identitarie.
(Rispondi)
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claude888 il 01/07/15 alle 17:54 via WEB
L'odiosa tendenza a delegittimare ciò che è femminile e a porlo in una posizione subordinata rispetto alla controparte maschile, infatti, non si avvale certo di leggi o di regolamenti scritti ma, in modo molto più sottile, vive e prospera nelle piccole cose quotidiane, nelle parole e nei gesti di malcelata condiscendenza, negli atteggiamenti paternalistici diffusi ad ogni livello. Il risultato, evidente e impalpabile al tempo stesso, è un attacco all'autostima delle donne e alla loro fiducia in se stesse: lacerazioni che pesano sulla possibilità di una compiuta realizzazione personale.
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maraciccia il 01/07/15 alle 21:44 via WEB
ma neanche zucchero tossico lo chiamerei, proprio niente di dolce...sera Principessa
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VENT_ANNI il 01/07/15 alle 23:17 via WEB
In effetti, la battuta è offensiva, immorale. veramente disgustato! buona notte tony!
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Inviato da: Nuvola_vola
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Inviato da: moltiplicazeri
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