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Post n°8528 pubblicato il 30 Dicembre 2015 da psicologiaforense
Il mondo, al contrario di quello che si crede, non è lo sfondo anonimo della nostra esistenza, il luogo, uguale per tutti, dove viviamo. Ma fra noi e il mondo c'è un'intima correlazione. Il suo significato si spinge oltre i dati sensibili. In altri termini : ciò che vediamo nelle cose, quanto queste ci dicono, dipende esclusivamente da come siamo. LA COMUNITÀ DEL DISINCANTO
Il mio mondo, i miei progetti, le relazioni umane, i semplici fatti che accadono ogni giorno sono intonati a me stesso, alla mia identità personale, professionale e familiare, al modo di declinarmi in tutto ciò. Una malattia, un lutto, uno scacco professionale possono mutare la fisionomia delle cose. Il lavoro cesserà allora di essere rassicurante, non sarà più lo stimolo per un progresso, ma il simbolo della perdita e del fallimento. Nè parleremo per questo, semplicemente, di una proiezione dei miei sentimenti sulle cose esterne, ma è la mia posizione nel mondo che è mutata, il mio modo-di-essere. I miei progetti fanno parte di me e il loro mutamento è correlativo al mio. Ad esempio, la visione ambientale del depresso, la sua percezione di un mondo squallido e privo di senso, la degradazione delle cose e il declinare del futuro non esprimono forse, meglio di qualunque introspezione, la sua condizione reale? Egli vede il mondo per come è egli stesso; questo è realmente il suo mondo. Il nostro mondo "normale" è diverso, è ancora ricco di agganci, ancora significativo ed aperto all'esperienza. Ma questo confronto non può avere alcun senso per il malato. E nulla ci autorizza a stabilire se le sue percezioni siano più o meno «vere» delle nostre, a trasformare subito in sintomi queste differenze, perdendo di vista il significato intrinseco dei fenomeni che egli esprime.
Commenti al Post:
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B LOGGER il 30/12/15 alle 18:53 via WEB
hai precisato: "OGNI RIFERIMENTO È PURAMENTE CASUALE" però io ci vedo tanti blogger
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psicologiaforense il 30/12/15 alle 18:59 via WEB
La community, il mondo, l'ambiente di vita sono tutti luoghi dell"abitare" umano. E la persona portatrice di disagio la trovi qui come ovunque. Nel mondo, ad esempio, ci sono 350 milioni di persone depresse . E' legittimo credere che nel 2020 la depressione rappresenterà la seconda causa di disabilità lavorativa, anche perché la stretta correlazione tra perdita del lavoro, povertà e malattia è dimostrata scientificamente, con una crescita dello 0,79% del tasso di suicidi per ogni aumento dell'1% nel tasso di disoccupazione.
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psicologiaforense il 30/12/15 alle 19:02 via WEB
Nello specifico dei blogger la community pone in luce molti disturbi di personalità ( soggetti narcisisti, ipocondriaci, istrionici, dipendenti, ecc..) , moltissime sindromi neurotiche e/o ansioso depressive, ecc...
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psicologiaforense il 30/12/15 alle 19:09 via WEB
.... ad esempio risaltano, proprio per la struttura e i fini della community virtuale con i suoi riti e le sue classifiche, le forme della mania (vivacità espressiva, labilità, superficialità nelle argomentazioni, bruschi mutamento dell'umore, ecc... Il maniaco, quando scrive un post lo riempie di righe, lo stipa, lo elabora lunghissimo (perchè il mondo è piccolo per il maniaco) ....
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monellaccio19 il 30/12/15 alle 19:16 via WEB
Appunto, tutti noi ci disegniamo un modo nostro in relazione al nostre essere e al nostro stare in salute. Sono tanti gli stati d'animo che forniscono i dati e i dettagli per il nostro mondo "privato" e ovviamente, i mondi non saranno mai uguali tra loro per concezioni e aspettative. Ecco, io sono uno di quelli che può disegnare un mondo al giorno sempre diverso, ma egoisticamente non mi preoccupo di come possa essere il mondo degli altri, rispetto colui che ha problemi di ogni genere e se procede a modo suo, ha tutte le sue buone ragioni. Non mi interesso al suo mondo, ma cerco di essere a lui vicino e a capire quale possa essere la migliore condizione di vita reale che vorrebbe. Ecco, questo è un modo per stare con gli altri, rispettando il suo disegno di mondo e nello stesso tempo aiutandolo nel bisogno.
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psicologiaforense il 30/12/15 alle 19:26 via WEB
Grazie CARLO:-))) Condivido il tuo "dictum". Incontro, dialogo, partecipazione, presenza: ecco i termini che esprimono la nostra relazione con gli altri, l'implicazione reciproca della nostra esistenza con le altre esistenze.
“L'esserci ha il modo di essere dell'esserci-con-l'altro”, dice Heidegger. O per dirlo in altre parole, l'esistenza è coesistenza e quest'ultima è un aspetto strutturale essenziale dell'esistenza stessa.
L'incontro dunque presuppone la presenza dell'altro, di un "compagno nel mondo" o meglio di un "compagno verso il mondo"; rivela l'altro, non come semplice oggetto, ma come esistenza, cioè come sorgente di senso e di significato.
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LINO il 30/12/15 alle 22:01 via WEB
Una risposta articolata e interessante
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psicologiaforense il 30/12/15 alle 19:30 via WEB
....
i significati degli altri sono anche i miei: il mio mondo non è esclusivamente il mio né il tuo è soltanto il tuo: ma il mondo dell'esistenza è il nostro mondo comune. Per questo parlo dell'incontro come fondamento di ogni relazione umana e della mia stessa soggettività.
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psicologiaforense il 30/12/15 alle 19:31 via WEB
.... Però bisogna fare attenzione, come tu mi insegni, al fatto che condividere, spartire con gli altri un oggetto, un post, un'emozione, se pure ci coinvolge, rimane estraneo all'io e al tu, alla nostra possibilità più profonda di essere veramente noi stessi.
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psicologiaforense il 30/12/15 alle 19:32 via WEB
Soltanto l'amore e l'amicizia, esprimono una autentica partecipazione, una fusione dell'io e del tu, completa o parziale.
Nel modo di essere dell'amore, l'io si riconosce e si sente se stesso nell'essere insieme con l'altro; resta fedele a se stesso nell'altro. Nel noi, nella fusione completa, l'io si rivela in pieno, tocca il suo fondo, prova I'esperienza dell'espansione e dell'accrescimento continuo.
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cas.li il 30/12/15 alle 22:06 via WEB
Un post condotto con un linguaggio semplice ed esplicativo, sulle relazioni fra gli individui che hanno luogo, non solo nella vita quotidiana, in famiglia, sul luogo di lavoro, allo stadio, in strada, in un'aula scolastica, ecc. , ma anche qui, nel virtuale
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geishaxcaso il 31/12/15 alle 12:52 via WEB
Il mio prof di progettazione diceva che noi vediamo le cose attraverso i nostri "filtri mentali" costituiti in pratica dalla nostra esperienza di vita...
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Marion20 il 01/01/16 alle 22:58 via WEB
Ciao Giuliana buon anno! Ciò che noi vediamo nel mondo è legato a ciò che noi proiettiamo della nostra mente e delle nostre emozioni sulla realtà. Questo è vero, per molti versi. A volte ci chiediamo se effettivamente esiste una realtà indipendente dalla nostra percezione della realtà stessa, e soprattutto se ha senso considerare una realtà indipendente e quasi "opposta" rispetto alla nostra percezione. Che cosa conta infatti in ció che viviamo, quello che noi soggettivamente viviamo o quello che esiste indipendentemente da noi? È un bellissimo tema! Ciao a presto Marion
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