Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
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« RIFLESSIONE DELLA SERA ,...IL CASO DEL GIORNO, NON ... »

RIFLESSIONE DELLA SERA, IDEE, PENSIERI, OPINIONI, SUGGESTIONI... PER UN NUOVO GIORNO

Post n°8534 pubblicato il 04 Gennaio 2016 da psicologiaforense

Chi potrebbe supporre che una grave malattia del corpo non sia anche una malattia della psiche? O al contrario, che una sofferenza psichica non sia anche una sofferenza del corpo?  Chi potrebbe convincere un malato di cancro che il mondo è rimasto quello di prima, che gli altri hanno lo stesso significato, che, non loro, ma il loro involucro materiale, è minacciato dalla morte?

IL CORPO: LO SPECCHIO A DUE FACCE 

Sto scrivendo. Cerco di raccogliere le idee poi le traduco rapidamente nei segni che traccio sul foglio. Tutto il mio corpo partecipa a questo lavoro, vibra dello stesso sforzo creativo. Coincide con me; mi è tanto vicino che lo percepisco appena, e sempre in modo straordinariamente indistinto. Esprime direttamente la mia tensione comunicativa, i miei significati. Non è lo strumento meccanico destinato a trascrivere i messaggi della mente, né l'involucro opaco che mi racchiude. Ma è il corpo-che-sono, assai più vicino alla sfera dell'essere che a quella dell'avere. Rappresenta il mio esserci, la mia relazione originaria con il mondo e con gli altri.  Non è dunque un semplice possesso, il mio corpo, o almeno non lo considero tale mentre lo vivo e lo agisco. Mi appartiene, naturalmente, so di averlo; ma nulla mi costringe, abitualmente, a concentrarmi su di esso, su questa cosa che ho e della quale, volendo, posso avvertire la materialità. In altri momenti, questa riprende il sopravvento.  Chi potrebbe convincere, anche una soltanto fra i dieci milioni di persone che, ogni anno, scoprono di essere malate di cancro che il mondo è rimasto quello di prima, che gli altri hanno lo stesso significato, che, non loro, ma il loro involucro materiale, è minacciato dalla morte? Chi potrebbe supporre che una grave malattia del corpo non sia anche una malattia della psiche? O al contrario, che una sofferenza psichica non sia anche una sofferenza del corpo, almeno nel senso di corpo-che-sono? In questo senso, il corpo di cui si lamenta il neurastenico non è lo stesso di cui si occupa il medico che lo rassicura affermando che  "non ha niente". L'astenia del depresso, la trasformazione corporea e la persecuzione fisica dello schizofrenico non rivelano forse questa correlazione fondamentale fra il mondo e il corpo? L'orizzonte esistenziale si restringe bruscamente. Il malato è costretto ad essere-per-il-proprio-corpo, entra in un mondo gonfio di sofferenza e di oscure minacce...

 
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Commenti al Post:
ester.mi00
ester.mi00 il 04/01/16 alle 16:13 via WEB
Ci sono moltissime "bugie" sul corpo umano: si può rimanere incastrati durante il sesso? Abbiamo soltanto 5 sensi? Scrocchiare le dita fa male? Barba, capelli, unghie crescono anche dopo la morte, ecc.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 16:31 via WEB
Sì, il corpo questo sconosciuto...
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 16:35 via WEB
...comunque scrocchiare le dita non è educato ma non fa "danni" (artrosi, ecc..). No, barba, capelli e unghie non continuano a crescere dopo la morte
(Rispondi)
 
ester.mi00
ester.mi00 il 04/01/16 alle 16:14 via WEB
Del corpo ci si accorge quando ci tradisce: sta male, ingrassa, ha problemi, non ci piace più, invecchia!
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 16:37 via WEB
Esattamente! Il corpo nemico...
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 16:45 via WEB
Per capirci meglio dovremmo parlare di "fenomenologia antropologica" volta a cogliere l'essenza di ogni manifestazione dell'umano e non soltanto gli aspetti spaziali e temporali della vita. Cosa c'è, per l'uomo, di più primitivo, di più essenziale del fatto stesso di esistere, o, per dire meglio, di esistere nel mondo e con gli altri? Una relazione fondamentale - come vuole Heidegger - ci lega al mondo. Nessuna esistenza può essere separata da questo; esprimendo questo essere «nel» mondo l'unica possibilità umana di attuare progetti e significati.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
B LOGGER il 04/01/16 alle 16:48 via WEB
Però se la mano con cui accarezzi, scrivi, manifesti amicizia, saluti si ammala, tutto cambia!
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 16:53 via WEB
Proprio così! Se mentre scrivo un dolore alla mano richiama la mia attenzione: il segno di un'artrite incipiente. Riaffiora il ricordo della malattia e delle cure trascurate da qualche giorno. Sento la mia mano: non è più "quella-di prima", la solita mano; è un po' più estranea e, osservandola, anche un po' più lontana da me. Prevale il senso dell'avere e ho parlato, per questo, di un "corpo-che-ho". La nostra esperienza del corpo, la più fragile delle esperienze, oscilla, infatti, fra il "corpo che sono" e il "corpo che ho". Così come oscilla, correlativamente, la nostra esperienza del mondo e degli altri.
(Rispondi)
 
job1111
job1111 il 04/01/16 alle 17:01 via WEB
E' intrigante quello che dici il "corpo-che-ho" e il "corpo che sono" , quasi una schizofrenia, uno sdoppiamento.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 17:14 via WEB
Grazie. Come dico nel post il corpo-che-sono è assai più vicino alla sfera dell'essere che a quella dell'avere. Rappresenta il mio esserci, la mia relazione originaria con il mondo e con gli altri. Anche la mano di cui parlo nel precedente commento non somiglia alla mano di cui si occupano gli anatomici. Ma il contatto che essa stabilisce (toccando, accarezzando, stringendo mani, ecc) afferma l'essere insieme degli amici, l'essere "propriamente" insieme; si attua, attraverso questo contatto, una trascendenza rivolta all'altro che ricostituisce l'unità fondamentale del rapporto io-tu.
(Rispondi)
 
camnisi1943
camnisi1943 il 04/01/16 alle 17:09 via WEB
Ciao Giuliana e malgrado io condivida le tue belle idee, qui nessuno se ne frega di porre un rimedio al fenomeno straripante, ciao e lieta serata, Camillo.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 20:00 via WEB
Hai messo il dito nella piaga. Questo però è un problema che si risolve solo se la "base", cioè noi, ce ne interessiamo. Nella fattispecie, c'è chi, ingenerosamente, addebita a Libero la tendenza a premiare in classifica post "sine materia" che demotivano la community. Nella realtà dei fatti Libero non ha alcuna possibilità di procedere con apprezzamenti valutativi su contenuti e commenti dei post nè può esaminare comparativamente i blog o vagliarne qualitativamente i testi
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 20:42 via WEB
Sottolinea CARLO che mi commenta qui sotto: " Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!"
(Rispondi)
 
monellaccio19
monellaccio19 il 04/01/16 alle 17:57 via WEB
Il corpo e la mente? Ciò che avverte uno e ciò che avverte l'altro, si incontrano, si fondono, si coniugano? Ognuno è in grado si seguire la sua strada senza alienare l'altra? Un bel problema, "un bella sostenibile pesantezza dell'avere" come cito all'ingresso del mio blog! Si slegano quando si scrive? Quando si pensa e quando c'è da realizzare concetti su ciò che ci circonda? Sul nostro prossimo e sul bene e il male di cui siamo vittime dirette o indirette? Vasta visione, vaste congetture facili alla mutazione, sempre sottoponibili a verifiche. Se dovessi badare al corpo, ai suoi mali tutti, quelli sotto controllo e quelli fuori controllo, impazzirei e non potrei scrivere serenamente, oppure, maschererei tutto ciò che affligge e aliena il mio spirito in netta contrapposizione con il "male" fisico. Vivo, quindi sono e questo me lo farò bastare. Se poi cogito anche, allora meglio. Buona serata.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 20:05 via WEB
Il tuo commento, intelligente ed approfondito, richiama prepotentemente in causa la cenestesia. Quest'ultima detta anche cenestesi, indica la percezione generale e immediata del proprio corpo, determinata dall'insieme delle sensazioni non sempre coscienti.
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 20:10 via WEB
la consapevolezza del sè somatico da parte del soggetto è data da sensazioni di benessere (associato al vigore o al rilassamento) e di malessere (identificato con tensione e/o stanchezza). Ci sono poi altri casi particolari (cenestopatia) in cui l'individuo lamenta un vissuto di malessere continuo, non associabile ad una specifica parte del corpo, ma generale e diffuso senza alcuna base organica.
(Rispondi)
 
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 20:11 via WEB
sarebbe interessante parlare qui delle "allucinazioni cenestesiche" ma è un discorso che merita un post a sè.
(Rispondi)
 
geishaxcaso
geishaxcaso il 04/01/16 alle 18:50 via WEB
...finché tutto funziona il corpo è un tutt'uno con la nostra mente, nemmeno ce ne rendiamo conto, la mente pensa il corpo agisce, e spesso non serve nemmeno pensare. Come dice Ester quando il corpo sta male ci sentiamo traditi, ma ci rendiamo anche conto di quante cose preziose ci ha dato fin lì senza doverle chiedere, se poi arriva una brutta malattia, o anche solo il sospetto, il corpo diventa un potenziale nemico proviamo paura, ci rendiamo conto che sappiamo quasi niente di lui e pensiamo che il male si è annidato da qualche parte dentro, senza poter fare nulla per controllarlo... una specie di dirottamento....
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 20:15 via WEB
Bravissima. Sono fenomeni che riscontriamo ogni giorno. Inoltre il corpo è lo sfondo di tutti gli eventi psichici
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 05/01/16 alle 00:02 via WEB
VORREI PORRE IN EVIDENZA questo commento di monellaccio19 perchè appena ne ho la possibilità lo voglio approfondire; " monellaccio19 monellaccio19 il 04/01/16 alle 17:25 via WEB. Ecco, qui scatta la standing ovations. Sei una delle poche che con arguzia e spiccata perspicacia, abbia colto le sfumature velate, poco appariscenti ma essenziali del mio modesto lavoro. Te lo dico molto chiaramente mia cara: i miei fedeli lettori sono cambiati da un bel po' di tempo. O non leggono più come prima, oppure non "sanno" più leggere come prima. Una grossa e sostanziale differenza. Io avverto il profondo mutamento e comincio a non divertirmi più. Ossia, se non mi diverto io, come posso pretendere di far sorridere gli amici. Da dove si evince la mia rassegnazione? Dai commenti ovviamente: appiattiti, superficiali e distratti. Grazie Giuliana."
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Babbo babbeo il 04/01/16 alle 19:48 via WEB
Hai letto Galimberti, IL CORPO, Feltrinelli, 1983 (non si trova più). Nel libro G. scrive: bisogna superare il dualismo psicofisico, che separa il corpo dalla mente, guardare all'uomo come un tutto unitario dove la malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a livello psicologico come disagio.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 20:20 via WEB
Ricordo perfettamente questo testo che fornisce una sintesi brillante dei processi di conversione somatica per cui l'ansia eccessiva generata da un conflitto irrisolto si scarica parzialmente su un organo, determinandone disturbi funzionali che nel tempo possono produrre dei danni anche irreversibili.
(Rispondi)
 
Afroditemagica
Afroditemagica il 04/01/16 alle 19:51 via WEB
Psiche e soma sono inscindibili e quindi è facile che un problema correlato ad uno di questi influenzi l'altro. Non esiste una dicotomia, anche se nel passato queste due sfere erano distinte! L'essere umano soffre in entrambi i campi! Se uno ha un dolore cronico anche la sua psiche muterà e viceversa! Il corpo e la mente!! Quale mondi affascinanti e complessi!!! Una lieta serata per te Giuliana!
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 20:23 via WEB
Grazie, buona serata anche a te. E' veramente un argomento affascinante la questione del corpo e della psiche. Ovvero di un approccio olistico all'uomo.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/01/16 alle 20:29 via WEB
I luoghi del superamento di quel dualismo mente / corpo che tu così bene tratti nel tuo commento sono sostanzialmente tre: 1. l'elaborazione dello schema corporeo; 2. la dinamica delle pulsioni; 3. i contenuti della fenomenologia antropologica di cui parlo in questo post
(Rispondi)
 
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