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RIFLESSIONI SUL MONDO CONTEMPORANEO IN MENO DI 20 RIGHE, IL VILLAGGIO GLOBALE, SPERANZA, CULTURA, VITA NELL'ERA DI INTERNET

Post n°8630 pubblicato il 20 Aprile 2016 da psicologiaforense

CITTADINI DEL VILLAGGIO GLOBALE

L'immagine chiave che rappresenta il nostro tempo è quella del villaggio globale, il che significa sostanzialmente  l'avvento di una comunità planetaria che vive con una molteplicità di problemi e sperimenta la difficoltà di comprenderli e di profilare possibili vie di soluzione. L'iperspecializzazione scientifica allontana dalla visione d'insieme della realtà, parcellizzandone gli aspetti, e impoverisce il sapere unitario e profondo sul mondo. La diffusione di massa delle tecnologie informatiche prefigura un dominio  della comunicazione e della visualizzazione che espone a nuove e subdole  forme di manipolazione e non sempre consente di distinguere finzione e verità. Tutto ciò conduce a un senso di fragilità, a una generalizzata paura del futuro, e si traduce nella ricerca di certezza mediante la riscoperta delle proprie radici ma anche  attraverso la dilatazione sul qui ed ora che congela gli sforzi e ostacola la capacità di operare scelte a lungo termine, dedicate al futuro. La via da percorrere è quella di un'assunzione di responsabilità intesa come superamento della paura in nome della speranza, come previsione positiva ed esortazione per realizzare  una società  che insegni la "magia della vita".

 
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Commenti al Post:
monellaccio19
monellaccio19 il 20/04/16 alle 12:13 via WEB
Ed è proprio quel "Hic et nunc" che mi fece e mi fa paura tutt'ora. Mi ammalai appena si delineò il villaggio globale, sorgevano le domande a fiotti e intorno a me c'erano persone che avevano tutte le risposte pronte. Ma non mi convincevano, mi accusavano di essere tardo di comprendonio, di essere chiuso al progresso. Invece, io sono aperto a tutto, però devo prima sapere a cosa vado incontro. E' proprio quella incertezza preliminare, quel non conoscere cosa ci fosse sul lato oscuro della rete che mi spaventava. Ma come si possono gestire miliardi di persone che s'incontrano tutti su una piazza vastissima? Chi deterrà il potere di gestire tutto e tutti? Con chi dovrò misurarmi per uscire indenne? Come sarà possibile avere a che fare con miliardi di persone che siano tutte brave persone? I crucci erano questi allora, le domande senza risposte rimanevano tali. Tutti a correre per la grande piazza globale, tutti esaltati per le conquiste, per la cadute delle barriere ecc.ecc. Ma quando mai? Ma come è possibile? Mah, intanto cercavo di capire, volevo essere della partita ma sapendo bene le regole che avrei rispettato. E gli altri? Gli altri avrebbero rispettato le regole? Io oggi sono qua, mi sono adeguato dopo aver capito almeno una parte del funzionamento di questo geniale quanto insostituibile giocattolo, ma ci sono con le mie regole e mi affido al caso sperando che qualcuno che abbia a che fare con me, non abusi, si comporti al mio pari; e resto sempre in attesa di soddisfare la gran parte delle domande curiose che mi ponevo allora, quando la rete come un divoratore insaziabile, si presentò sotto mentite spoglie. Buondì Giuliana.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 13:03 via WEB
Commento magistrale:-)))
(Rispondi)
 
 
dinobarili
dinobarili il 20/04/16 alle 13:25 via WEB
Ciao. Giuliana, niente paura. La vita stessa offre soluzioni adeguate. Basta osservare l'economia. Cambia la società, cambiano i costumi, cambia la morale. L'uomo si adegua. Adeguarsi o scomparire. Meglio adeguarsi. La rete e' la nuova società. Basta saperci lavorare, studiare, capire i nostri limiti e i limiti degli altri. Ed una regola. Guardare avanti, in positivo, con la voglia di vivere. Dino
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 21:46 via WEB
Era stato il canadese Marshall McLuhan a prevedere una rivoluzione informatica già nel libro "Gli strumenti del comunicare" sosteneva che i principali elementi di impatto dei media nelle forme sociali esistenti sono l'accelerazione e lo sconvolgimento. L'accelerazione tende oggi alla totalità e, di conseguenza, a distruggere l'idea di spazio come fattore principale delle organizzazioni sociali.
(Rispondi)
 
 
 
dinobarili
dinobarili il 21/04/16 alle 03:09 via WEB
Ciao. Oggi, con i blog siamo nel cortile e tutti quanti siamo diventati dirimpettai. Allora, ad ognuno il proprio blog, il proprio tablet con il quale comunicare. Comunicare, cioè scrivere. Scrivere i propri pensieri e confrontarci con i nostri simili liberamente, nel modo migliore possibile, cercando di dare una mano. Dino
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 22:00 via WEB
Penso, Carlo, alle tue nipotine, native digitali, e al compito della scuola che è stata già profondamente interessata dalla nuova cultura digitalica e si appresta a vivere, come del resto la società stessa, uno sconvolgimento che qualcuno paragona a quello seguito all'invenzione della stampa. Essa si configura oggi come una comunità di apprendimento nella quale si attuano forme di lavoro spesso di tipo cooperativo (cooperative learning) in base al quale ai componenti del gruppo è richiesta la massima responsabilità nel perseguire gli scopi che si intendono ottenere. Quando in ambito educativo una scuola viene organizzata come gruppo che apprende si determinano condizioni di studio, impegno e ricerca molto diverse dalle tradizionali forme di mediazione didattica basate sulla trasmissione dell'insegnante e sull'ascolto dello studente. La comunità di apprendimento, invece, si caratterizza per essere un luogo in cui i rapporti prevedono: - la disponibilità a negoziare le azioni, il loro significato e il loro scopo all'interno della comunità; - l'idea che le interazioni che i membri stabiliscono fra di loro costituiscono la ragione stessa dell'essere comunità; - lo sforzo di realizzare un repertorio comune di abitudini e codici condivisi, affinché si crei un sistema di credenze, riti, ricordi e aspettative che riflettono la storia delle comunità e la orientano nelle scelte future.
(Rispondi)
 
gabbiano642014
gabbiano642014 il 20/04/16 alle 13:27 via WEB
Buongiorno...Nell'ossimoro da te citato a volte è difficile esprimere una risposta corretta ,un far coesistere un unico organismo di un villaggio nella nostra evoluzione globale. Ritengo che il regime corretto per una comunicazione interculturale è il riconoscimento pratico della cultura. La consapevolezza, ad di fuori della imponenza tecnica, che trova significato e valore nei valori umani .
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 21:49 via WEB
BRAVA! L' evoluzione digitale, se da un lato ha liberato risorse straordinarie e aperto grandissimi spazi comunicativi, dall'altro ha fatto emergere tutti i pericoli che un utilizzo incontrollato di tali mezzi può procurare.
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 21:49 via WEB
I nuovi mezzi, infatti, sono in grado di avvicinare le realtà lontane ma, paradossalmente, allontanare quelle vicine, annullando la stessa idea di spazio e tempo: i nativi digitali stanno mostrando sempre più disinteresse per il passato e sono proiettati sul presente alla ricerca di situazioni sempre nuove, immediatamente fruibili.
(Rispondi)
 
gabbiano642014
gabbiano642014 il 20/04/16 alle 13:30 via WEB
Ti auguro un buon lavoro mia cara cittadina del villaggio globale..Giuliana :)P.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 21:50 via WEB
Felice notte amica carissima:-)))
(Rispondi)
 
gesu_risortoannunz1
gesu_risortoannunz1 il 20/04/16 alle 17:38 via WEB
La pace, la gioia e l'amore di Gesù il Risorto riempia la nostra anima
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 22:11 via WEB
Ricambio affettuosamnente il gradito augurio sperando in una primavera di pace e serenità
(Rispondi)
 
nina.monamour
nina.monamour il 20/04/16 alle 18:24 via WEB
Ciao Giuliana sono d'accordo con ciò che ha scritto il Carlé, la globalizzazione opera a molti livelli che interagiscono e si rinforzano reciprocamente investendo ogni campo, dall'economico, al sociale, al culturale. Quanto accade in un punto qualsiasi del pianeta è come se accadesse sotto casa, accanto a noi. Ad esempio l'Occidente non potrà più ignorare che i due terzi della popolazione mondiale muoiono di fame, non solo per motivi umanitari, ma anche perché milioni di persone premono alle nostre frontiere, chiedono accoglienza, lavoro e integrazione ponendo nuovi problemi economici. Il resto del mondo bussa alla porta. Intanto i media "le sole notizie sono le cattive notizie" ci comunicano calamità, sciagure e ingiustizie. Tutto ciò aumenta il senso di responsabilità ma, al tempo stesso, può indurre frustrazione. Stare insieme nello stesso ambiente significa stretto contatto con l'altro; il contatto tra razze e culture diverse favorisce la loro "omologazione", ma l'assenza di differenza può risultare alla lunga dannosa. Io ho le mie regole, ma si può dire degli altri? A te la parola.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 21:52 via WEB
Esattamente. L'enorme progresso dei mezzi di riproduzione e di comunicazione abitua a una distanza affettiva tra osservatore e osservato: alimenta costantemente gli occhi con immagini perfette di persone con le quali non si ha niente in comune. Mentre riproduci ininterrottamente distanza, il mass media la sfrutta, inventando nuove visioni scioccanti.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 21:54 via WEB
I rischi e le problematiche che tali mezzi possono comportare, sono evidenti tenendo conto soprattutto della loro pervasività. D'altra parte, i social network hanno progressivamente assunto una grandissima importanza, al punto che sono stati determinanti sia come cassa di risonanza per le rivolte in Nord Africa, sia nella riconferma del presidente Obama alle ultime elezioni americane.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 21:55 via WEB
Si tratta, insomma, di mezzi che stanno riconfigurando la vita stessa dell'uomo, legandola alla rete con una forza comunicativa impensabile sino a ieri. La televisione aveva certamente giocato un ruolo rilevante, ad esempio, in occasione della caduta del Muro di Berlino, ma era inimmaginabile un impatto sull'opinione mondiale pari a quello che la rete ha avuto riportando le vicende dell'Egitto, della Libia, della Siria.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 21:57 via WEB
Siamo certamente all'inizio di una nuova era in cui l'incapacità di accedere a questi nuovi scenari diventerà una discriminante molto forte; in questo senso, le competenze digitali diventeranno gli elementi per esercitare i propri diritti. L'economia immateriale è destinata ad avere uno spazio sempre più rilevante nell'interdipendenza dei rapporti tra i popoli e condizionerà fortemente la politica e l'economia: la rappresentatività di un popolo dovrà fare i conti con un' agorà, una piazza virtuale. Possiamo parlare, in questo senso, di una democrazia blended, caratterizzata da impegni in presenza e da altri che avvengono per via telematica. In ogni caso, si tratta di una straordinaria rivoluzione che influirà certamente sulle offerte di formazione dei prossimi decenni, che non dovranno, però, trascurare la promozione di una cittadinanza attiva e responsabile che consenta un uso corretto di tali nuove opportunità.
(Rispondi)
 
maresogno67
maresogno67 il 20/04/16 alle 22:31 via WEB
magari fosse villaggio globale! è solo virtuale ed il confine è il video!
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 20/04/16 alle 22:36 via WEB
Secondo la definizione di McLuhan: "Per villaggio globale si intende un mondo piccolo, delle dimensioni di un villaggio, all'interno del quale si annullano le distanze fisiche e culturali e dove stili di vita, tradizioni, lingue, etnie sono rese sempre più internazionali".
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diogene51
diogene51 il 20/04/16 alle 23:50 via WEB
Sicuramente la rete può diventare uno strumento di democrazia e di libertà. Non solo della libertà politica, ma di quella libertà che nasce dalla informazione, dalla conoscenza. Io sono portato a vedere questo, della rete. Certo, ci sono i noti pericoli, ma basta guardarsene. Questo la scuola dovrebbe insegnare, non sterili nozioni. I social li frequento il giusto, e cioè poco.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 21/04/16 alle 10:29 via WEB
Proprio così, restano le aporie che ho segnalato sopra: " ... i principali elementi di impatto dei media nelle forme sociali esistenti sono l'accelerazione e lo sconvolgimento. L'accelerazione tende oggi alla totalità e, di conseguenza, a distruggere l'idea di spazio come fattore principale delle organizzazioni sociali. Questa evoluzione, se da un lato ha liberato risorse straordinarie e aperto grandissimi spazi comunicativi, dall'altro ha fatto emergere tutti i pericoli che un utilizzo incontrollato di tali mezzi potrebbe procurare. I nuovi mezzi, infatti, sono in grado di avvicinare le realtà lontane ma, paradossalmente, allontanare quelle vicine, annullando la stessa idea di spazio e tempo: i nativi digitali stanno mostrando sempre più disinteresse per il passato e sono proiettati sul presente alla ricerca di situazioni sempre nuove, immediatamente fruibili. L'enorme progresso dei mezzi di riproduzione e di comunicazione abitua a una distanza affettiva tra osservatore e osservato: alimenta costantemente gli occhi con immagini perfette di persone con le quali non si ha niente in comune. Mentre riproduci ininterrottamente distanza, il mass media la sfrutta, inventando nuove visioni scioccanti."
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 21/04/16 alle 03:11 via WEB
Ciao. Scusa. Ho messo un commento mentre leggevo la tua risposta a Carlo di Bari. Buona notte. Dino
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 21/04/16 alle 10:10 via WEB
Ma figurati! Sono io che faccio cadere le risposte a casaccio. Ma Carlo di Bari mi perdona.
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LA.QUARTA.LUNA
LA.QUARTA.LUNA il 21/04/16 alle 10:06 via WEB
Una globalizzazione che molti hanno visto come la cura di tutti i mali, oggi ne paghiamo le tragiche conseguenze.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 21/04/16 alle 10:11 via WEB
Come scrivo nel post oggi: " La via da percorrere è quella di un'assunzione di responsabilità intesa come superamento della paura in nome della speranza, come previsione positiva ed esortazione per realizzare una società che insegni la "magia della vita".
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