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Post n°8951 pubblicato il 19 Gennaio 2017 da psicologiaforense
Oggi c’è una pillola per ogni sintomo; ma eliminato il disturbo - inteso come campanello d'allarme e non come causa del malessere - permane la cruda realtà di un equilibrio spezzato. Lo psicofarmaco, ad esempio, assopisce la coscienza ma non ricuce la ferita. Perchè allora a un paziente che accusa sintomi di tristezza o di pessimismo dovremmo rispondere "prenda il Prozac", o a un altro che lamenta la paura di interagire col proprio simile (fobia sociale) dovremmo suggerire una pillola contro la timidezza (Cipralex)? Non smetterò mai di stupirmi dinanzi a soluzioni così a basso prezzo, ma posso comprenderne la logica: se scopo primario della medicina è curare, come quello del meccanico è aggiustare, allora bisogna avere a disposizione nel proprio cilindro magico una pillola per ogni occasione. Per fortuna, non sempre è così: esistono ancora medici che sanno come un colloquio o l’”ascolto empatico” del paziente possano fare molto più di un farmaco. E questo perchè l'essere umano non è fatto solo di sinapsi e di formule chimiche, ma possiede anche un'anima - elemento a tutt'oggi inafferrabile per la scienza, ma essenziale per la vita.
Commenti al Post:
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monellaccio19 il 19/01/17 alle 10:05 via WEB
Mi bastano e avanzano le "mie" pillole. Aggiungerne altre non mi sembra proprio il caso, specie se non sono specificatamente indicate per patologie particolari.
Buon giorno Giuliana.
(Rispondi)
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geishaxcaso il 19/01/17 alle 10:37 via WEB
...certo, e magari se uno deve andare ad un funerale può prendere una pillola per la tristezza.... mah..... le medicine è una fortuna che ci siano, ma vanno usate con cautela e in caso di necessità vera, in più direi, bisogna avere sale in zucca.... molti medici anche bravi, hanno ancora la prescrivite acuta e si sentono in dovere di produrre la ricetta ad ogni piè sospinto.... mi raccontano che in paesi come la Svizzera l'assistenza sanitaria pubblica costa un botto, ma copre tutte le necessità, inoltre i medici di famiglia hanno a disposizione nel proprio studio laboratori attrezzati per rivoltare il paziente come un calzino prima di esprimere una diagnosi....
(Rispondi)
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psicologiaforense il 19/01/17 alle 10:39 via WEB
I tuoi sono i c.d. "farmaci salvavita" ma anche questi producono maggiori effetti terapeutici se c'è una positiva relazione tra paziente e curante
(Rispondi)
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diogene51 il 19/01/17 alle 16:32 via WEB
Però a volte l'ottundimento della coscienza può servire. Ci sono casi in cui la persona non ha modo di cambiare la propria situazione sociale (o familiare di cui è parte) e allora non resta che o rassegnarsi all'infelicità oppure, appunto, prendere la pillola antidepressiva. Da noi il medico è spesso frettoloso e la psicoterapia ha un costo che non tutti si possono permettere. E chi accetta di farla, anche a ritmi lunghi, nelle asl è un'eccezione. Certo che per i piccoli malesseri o le depressioni reattive è meglio l'autocoscienza, ma anche questa richiede personalità particolari.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 19/01/17 alle 17:02 via WEB
E' così. Poi bisogna considerare che, almeno qui da noi, l'ordinario di psichiatria più noto fissa gli appuntamenti di 15 minuti in 15 minuti. In 13 minuti capisce il problema in 2 minuti fa la prescrizione....
(Rispondi)
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maraciccia il 19/01/17 alle 19:12 via WEB
il minimo indispensabile sempre, son di quest'idea,..poi si sa, non si può essere sempre allegri, ma guai a essere sempre tristi..
(Rispondi)
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surfinia60 il 20/01/17 alle 09:50 via WEB
I farmaci sono scorciatoie per chi va di fretta e pensa che non abbiano conseguenze. Le dipendenze dovrebbero spaventare, invece. Ma non tutti realizzano che essere schiavi della 'pastiglietta' per gestire la propria vita, equivale a vivere al guinzaglio delle case farmaceutiche per sempre. La cosa che sconvolge poi è che, purtroppo, la cosa sempre più spesso coinvolge anche i bambini
(Rispondi)
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