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« STORIA DI ELIAFIGLI MIEI, FIGLI TUOI..... »

QUANDO L'ORCO E' LEI

Post n°163 pubblicato il 16 Marzo 2007 da psicologiaforense
 

Parlare di donne pedofile non è né comune né semplice, anche perché da sempre alla donna viene associato l'istinto di maternità che esclude, a priori, l'idea dell'abuso sui bambini. Pertanto, quando si parla di pedofilia, nell'immaginario collettivo scatta automaticamente la figura dell'uomo: giovane, di mezza età o anziano, ma pur sempre di sesso maschile. In realtà, la pedofilia colpisce sia uomini, sia donne.
Vi sono diverse tipologie di donne pedofile: la pedofila latente, occasionale, dalla personalità immatura, regressiva, la pedofila aggressiva, la pedofila omosex, ecc. È tuttavia, difficile tracciare un quadro completo e ben delineato di questo fenomeno. La pedofilia femminile, come quella maschile, SPESSISSIMO si cela all'interno delle mura domestiche, tra segreti, sentimenti di amore-odio e rapporti pericolosi.
LA CRONACABaby sitter per adescare bambine! MONICA CHIROLLO arrestata, originaria di Firenze, ma da tempo, formalmente,  residente a Arzachena, di 42 anni, avrebbe commesso reati di pedofilia. La vicenda è stata scoperta dopo la segnalazione fatta da una volontaria che presta assistenza ai ricoverati in un ospedale sardo. Una giovane degente straniera avrebbe manifestato i suoi sospetti sul comportamento della signora  MONICA CHIROLLO e la volontaria ha riferito il fatto ai Carabinieri. QUESTI in poco più di due mesi avrebbero documentato elementi tali da convincere il pubblico ministero Alessandro Pili a chiedere e ottenere l'arresto della donna dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri. MONICA. CHIROLLO  sarebbe entrata in contatto con la bimba straniera, che oggi ha 9 anni, dopo che la madre aveva fatto un appello su una televisione locale: “aiutatemi, devo essere ricoverata in ospedale e non ho nessuno che si possa occupare di mia figlia”. Poche ore dopo la donna, arrestata dai Carabinieri, si era messa in contatto con la famiglia straniera e, sostenendo di essere spinta da spirito filantropico, si era trasferita nel cagliaritano portando cibarie e giocattoli. Tranquillizzata dalle manifestazioni di affetto e dall'apparente filantropia della donna, la madre le aveva affidato la custodia della bimba. I primi sospetti sarebbero nati quando la bambina avrebbe cominciato a manifestare comportamenti inconsueti, rifiutando di farsi aiutare dagli adulti nelle pulizie personali. I Carabinieri avrebbero trovato le prove degli abusi sessuali compiuti dalla donna, grazie a riscontri oggettivi che avrebbero confermato i racconti fatti dalla piccola vittima agli psicologi. Particolarmente importante, ai fini degli sviluppi dell'inchiesta, l'archivio pedopornografico (definito “sconvolgente” anche da Carabinieri che hanno partecipato alle riesumazioni nelle fosse comuni in Kossovo) nel quale sarebbero ritratte le piccole vittime della donna, tutte di età inferiore ai 10 anni. La donna, secondo le risultanze investigative, avrebbe appuntato le sue attenzioni prevalentemente sulle femminucce.
OGGI LE PROVE DETERMINANTI !

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Commenti al Post:
arza1
arza1 il 16/03/07 alle 22:08 via WEB
POST ORIGINALE, SCIENTIFICAMENTE RILEVANTA, perchè sfata stereotipi, pregiudizi e luoghi comuni................
(Rispondi)
 
adolfodgl5
adolfodgl5 il 16/03/07 alle 22:09 via WEB
IO NON SAPEVO DI PEDOFILIA FEMMINILE. IL PEDOFILO E' MASCHIO
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 16/03/07 alle 22:12 via WEB
Le donne pedofile sono più rare degli uomini, spesso isolate o affette da qualche forma di squilibrio psichico. Come gli uomini, anche le donne possono creare notevoli disagi psicologici alle loro vittime. Quando una donna obbliga un bambino (o una bambina) a pratiche erotiche o sessuali, gli effetti possono essere devastanti, soprattutto se si tratta della madre. Per un figlio, infatti, la madre è la figura principale di attaccamento. Da lei si attende protezione e rispetto più che da qualsiasi altro adulto. La dinamica dell'atto pedofilo nelle donne ha una particolare connotazione. Il più delle volte questo si verifica perché il loro compagno è un pedofilo e da lui vengono coinvolte; in verità il loro ruolo è quasi sempre marginale. Non è possibile dimenticare quanto avvenne in Belgio alcuni anni fa a Marcinelle. Il serial mostro che sequestrava, seviziava, violentava e uccideva ragazzine aveva una compagna che lo seguiva, l'aiutava, condividendo le sue imprese. Quando in atti delittuosi, quasi sempre di appartenenza maschile, è presente una donna, si può ipotizzare che è stato il legame col suo uomo ad attivare quella che è stata già individuata come prepedofilia.
(Rispondi)
 
adolfodgl5
adolfodgl5 il 16/03/07 alle 22:16 via WEB
GRAZIE PSYCO PER LA CORAGGIOSA DENUNCIA A CUI NOI CI ASSOCIAMO E QUI RIVERSIAMO NEL BLOG QUESTO DOCUMENTO LUNGHISSIMO MA MOLTO SIGNIFICATIVO:IL VOLANTINO: Dal Giornale di Brescia, 15.09.04 : Un amaro volantino, quasi un vademecum per evitare ingiuste accuse di pedofilia. É l’iniziativa di quattro maestre e di un bidello indagati nell’inchiesta su presunti abusi sui bambini, che hanno diffuso un volantino in tutte le scuole materne della città. Questo il testo integrale: «A tutti gli operatori dell’ambito educativo. In considerazione del clima di insostenibile tensione cui è sottoposto il servizio delle Scuole dell’Infanzia in seguito alle note vicende giudiziarie, con riferimento alla caccia alle streghe scatenata dalla denuncia di presunti atti di pedofilia, peraltro inverosimili, che ha avuto per conseguenza una serie di altre denunce e segnalazioni, alcuni degli indagati ritengono doveroso intervenire con il presente documento a tutela dei lavoratori del settore. In particolare si vuole, con il seguente documento, fornire a tutti gli operatori presenti nelle scuole (insegnanti, ausiliari, assistenti ad personam, ecc.) una serie di indicazioni che possano aiutarli a svolgere il proprio lavoro cercando di mettersi al riparo dal pericolo di false accuse. Pur comprendendo che l’attenersi alle indicazioni che di seguito saranno elencate comporterà inevitabilmente l’acuirsi della tensione e una maggiore complicazione nella gestione quotidiana del lavoro, invitiamo a considerare che nessuno di voi può e deve considerarsi immune da un rischio del genere, qualsiasi sia il rapporto o l’atteggiamento adottato verso l’utenza. Ognuno di voi deve proteggersi, o tentare di farlo, da attacchi sempre più indiscriminati. I consigli comportamentali che seguono forse non garantiranno tutti i lavoratori da nuove accuse o denunce, ma probabilmente li potranno aiutare a far fronte a quella che è ormai una vera e propria emergenza. 1) Evitare di parlare ai bambini delle vostre famiglie, dei loro componenti e dei loro connotati (sesso, età, grado di parentela, ecc.). 2) Non fornite alcuna descrizione della vistra abitazione, degli oggetti e arredi in essa contenuti, della sua ubicazione e della sua tipologia. 3) Se possedete animali domestici evitate di menzionarli e di descriverli. 4) Se vi recate al lavoro in automobile, parcheggiatela non troppo vicino alla scuola ed evitate, se possibile, che gli utenti possano vedervi salire e scendere. In ogni caso non descrivetela mai, in particolare non nominate mai marca, modello, colore. 5) Evitate assolutamente di travestire i bambini, ma ancora di più evitate di travestire voi stessi. Nell’attuale situazione riteniamo sia utile rinunciare alla tradizione del Carnevale e del rogo della vecchia. 6) Evitate di oscurare gli ambienti in cui si opera per qualsivoglia motivo. 7) Evitate l’uso di telecamere, apparecchi fotografici, videoregistratori, televisori, proiettori. 8) Evitate di far rappresentare ai bambini personaggi fantastici, anche se legati ai tradizionali universi fiabeschi (Cappuccetto Rosso, Biancaneve, streghe, orchi, lupi, ecc.). 9)Evitate di farli ballare 10) Evitate le uscite. 11)Promuovete al massimo l’autonomia dei bambini quando si recano in bagno e limitate allo stretto indispensabile il vostro intervento. 12) Quando si rende necessario cambiare un bambino, consigliamo di chiamare a casa o sul luogo di lavoro uno dei genitori invitandolo ad intervenire o comunque chiedendo l’autorizzazione ad agire in sua vece. In questa seconda ipotesi stilare un verbale indicando ora, contesto, operatori presenti che non dovranno essere mai meno di due (meglio se tre) e non dovranno essere mai, nelle diverse occasioni, gli stessi. 13) Evitate al massimo il contatto fisico con i bambini: semplici gesti affettuosi (baci, carezze, coccole) possono essere fraintesi. 14) Se notate lividi, ferite di varia entità e natura sui bambini, segnalatelo immediatamente ad un dirigente (Coordinatrici, direttore) senza curarvi delle motivazioni giustificative del bambino. 15) Pretendete che ogni segnalazione da voi fatta sia verbalizzata e che ve ne sia consegnata copia controfirmata. 16) Se un genitore riferisce di malesseri del bambino richiedete immediatamente una sua dichiarazione scritta e firmata. Questo vale sia per i disturbi ricorrenti (stipsi, epistassi, dermatiti, congiuntiviti) sia per quelli episodici (indigestioni, incubi notturni). Conservate le dichiarazioni agli atti della scuola più a lungo possibile. 17) Segnalate immediatamente qualsiasi comportamento sessuato del bambino sia ai genitori sia al vostro superiore. Chi ha una conoscenza minima della psicologia dell’età evolutiva sa che alcuni atteggiamenti e/o comportamenti sono da considerarsi assolutamente normali, ma questa considerazione non vale per gran parte dei genitori e, purtroppo, anche per gran parte dei giudici inquirenti e per alcuni psicologi (!). 18) Tenete rigorosamente il diario: anni, mesi, giorni, minuti. Attenersi a queste indicazioni è difficile ed impegnativo e cambierà drasticamente il vostro modo di far scuola, ma è più conveniente che ricevere un’accusa, una denuncia, essere inquisiti o, peggio ancora, incarcerati per atti mai concepiti nè tantomeno attuati». IL NOSTRO COMMENTO – 16.10.04: “Evitare i gesti affettuosi”, “non coccolare i bambini”, “non farli giocare rappresentando fiabe molo note (“Cappuccetto Rosso, Biancaneve)”, “non portarli in gita”: sono solo, in sintesi, alcuni degli allucinanti esempi riportati da 4 maestre ed un bidello attualmente indagati pere abusi sessuali in una scuola materna di Brescia. Premesso che ogni persona ha il doveroso compito di difendersi, vademecum come questi, portano la lotta ala pedofilia indietro di trent’anni. Far passare la pericolosa cultura della paura nei confronti di “normalissimi” atteggiamenti che qualsiasi adulto, educatore o genitore che sia, può e deve avere con un bambino, è una logica di stampo pedofilo. Insilare che il dubbio che basti “accarezzare” un bambino per essere tacciati di pedofilia, significa creare delle cortine fumogene a difesa dei veri pedofili, che possono così operare nella massima tranquillità. Peccato che i bambini bresciani, così come quelli bergamaschi, torinesi, siracusani…non parlino di “carezze” o di gite “fuori porta”, ma di maltrattamenti e violenze così descritte e nei minimi particolari (anche di fronte ad “estranei” – avvocati, psicologi – durante “lunghi ed estenuanti interrogatori”) da non poter essere riportate in questo spazio. Peccato che i trucchi di Carnevale o le maschere, che nel vademecum citato le insegnanti invitano a non utilizzare più, siano in realtà espedienti che qualsiasi pedofilo utilizza per non essere riconosciuto quando, oltre ad abusarli, quei bambini li fotografa e riprende. Per filmini amatoriali che andranno a placare la fame di altri predatori sparsi per il mondo, per un business che solo in Italia, raggiunge i 5mila miliardi delle vecchie lire, all’anno! Ci sono nel mondo, milioni di bambini accuditi da milioni di insegnanti. Che ogni giorno, mi auguro, li educano, li coccolano, li divertono: se fosse vero quanto il volantino vuole denunciare, tutti loro sarebbero vittima della pedofilia. Serve quindi una inversione di marcia. Un impegno che ci porti ad essere al fianco di quelle vittime sulle quali, si abbia il coraggio di dirlo, ci sono stati inequivocabili violenze sessuali: da parte di chi sarà solo la Magistratura a stabilirlo. E nessun gazebo, nessuna marcia, nessuna montagna di vergognose menzogne sotto forma di opuscoli, potrà cambiare quella che è stata una triste e dolorosa pagina di cronaca nera, sicuramente non chiusa, e dalla quale questa società avrà bisogno di molto, moltissimo tempo, prima di potersi riprendere.
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ctuctp
ctuctp il 16/03/07 alle 22:21 via WEB
NOI PARLIAMO SOLO PER DIRETTA COGNIZIONE DI CAUSA: Per poter agire contro la pedofilia femminile bisogna innanzitutto ammettere che si tratta di un fenomeno ancora non adeguatamente studiato, perchè la società e la comunità scientifica hanno sempre cercato di esorcizzare il problema. Occorre, quindi, attivare ricerche serie e pianificate sulla possibilità di prevenzione e di trattamento della pedofila, che può essere evitata solo attraverso un’educazione seria e intelligente. Occorre, poi, cominciare un’opera di sensibilizzazione sociale sul problema, per creare una coscienza collettiva del fenomeno, per mantenere alta la vigilanza, per non far sentire soli coloro che quotidianamente dedicano il loro tempo a questa battaglia, ESATTAMENTE COME NOI................
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educatrice2
educatrice2 il 16/03/07 alle 22:27 via WEB
PSICOLOGIAFORENSE ANTICIPI I FATTI. Solo pochi minuti fa le agenzie hanno lanciato: C'e' anche un vasto archivio pedopornografico nella vicenda di pedofilia scoperta dai Carabinieri e nella quale sarebbe coinvolto anche un uomo, che risulta convivente di Monica Chirollo, ma in realta' non avrebbe mai risieduto ad Arzachena, l'uomo abita a Como e su di lui starebbero indagando i militari del locale Comando; su questa parte dell'inchiesta e sull'archivio dell'arrestata, gli investigatori mantengono un assoluto riserbo. ''Sulla vicenda - hanno spiegato i Carabinieri del Comando provinciale di Cagliari - per motivi di riserbo istruttorio possiamo dire pochissimo, forse il 5% di quello che abbiamo accertato. La necessita' di rendere nota la vicenda e il volto della donna accusata di abusi sessuali sui bimbi affidati alle sue cure, nasce dalla certezza che Chirollo, negli ultimi tre anni, ha reiterato il suo comportamento oltre che nella sua casa di Arzachena, dove aveva realizzato una sorta di asilo nido, anche nel cagliaritano, dove e' partita l'inchiesta, e in altre localita'''. L'appello degli investigatori punta anche a mettere in guardia i genitori: ''attenti a chi affidate i vostri figli''. I Carabinieri hanno raccontato che alla scoperta della vicenda si e' arrivati grazie alla sensibilita' di una volontaria dell'assistenza ospedaliera e alle capacita' professionali di due sottufficiali della Compagnia di Iglesias che hanno cominciato gli accertamenti, coinvolgendo successivamente i colleghi del Reparto operativo provinciale. Monica Chirollo sarebbe entrata in contatto con la bimba straniera, che oggi ha 9 anni, dopo che la madre aveva fatto un appello su una televisione locale: ''aiutatemi, devo essere ricoverata in ospedale e non ho nessuno che si possa occupare di mia figlia''. Poche ore dopo Chirollo si era messa in contatto con la famiglia straniera e, sostenendo di essere spinta da spirito filantropico, si era trasferita nel cagliaritano portando cibarie e giocattoli. Tranquillizzata dalle manifestazioni di affetto e dall'apparente filantropia della donna, la madre le aveva affidato la custodia della bimba. I primi sospetti sarebbero nati quando la bambina avrebbe cominciato a manifestare comportamenti inconsueti, rifiutando di farsi aiutare dagli adulti nelle pulizie personali. I Carabinieri avrebbero trovato le prove degli abusi sessuali compiuti da Chirollo, grazie a riscontri oggettivi che avrebbero confermato i racconti fatti dalla piccola vittima agli psicologi. Particolarmente importante, ai fini degli sviluppi dell'inchiesta, l'archivio pedopornografico (definito 'sconvolgente' anche da Carabinieri che hanno partecipato alle riesumazioni nelle fosse comuni in Kossovo) nel quale sarebbero ritratte le piccole vittime della donna, tutte di eta' inferiore ai 10 anni. Chirollo, secondo le risultanze investigative, avrebbe appuntato le sue attenzioni prevalentemente sulle femminucce. La donna e' stata arrestata nella sua casa di Arzachena, in esecuzione di un ordine di custodia cautelare emesso dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Cagliari, e rinchiusa nel carcere ''San Sebastiano'' di Sassari.
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desnudamaia
desnudamaia il 16/03/07 alle 22:31 via WEB
termine pedofilia deriva dal greco pais (fanciullo/a) e filos (amante). Indica l'attrazione sessuale da parte di persone adulte verso i bambini; di diverso significato, ma correlato, il termine pederastia. Nell'accezione più comune, il termine si discosta dal significato prettamente sintattico, termine corretto sarebbe infatti pedomania e viene usato per indicare chi abusa sessualmente di un bambino. Si calcola che il 90% di quanti commettano un atto di abuso verso i bambini, abbia subito un'analoga violenza nell'infanzia. Un dato di questo genere rende difficile legiferare in materia: da un lato evidenzia la gravità del danno subito dal bambino (e quindi della colpa del reo), dall'altro lascia intuire la difficoltà di stabilire capacità di intendere e di volere del reo in quanto è possibile che sia affetto da turbe psichiche (o raptus improvvisi) a causa di violenze subite nell'infanzia. Affermare che nel 90% viene commessa la violenza non è giuridicamente sufficiente a stabilire un nesso causa-effetto fra la violenza subita nell'infanzia e quella commessa, tale da discolpare il reo, ma lascia pensare che si tratti quasi di una sorta di automatismo.
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stella112
stella112 il 19/03/07 alle 15:07 via WEB
Personalmente non sono d'accordo, le vittime di questi abusi spesso lottano perchè non si ripetano verso altri bambini, chi è stato violentato dovrebbe nella maggior parte dei casi violentare? Non penso proprio... Ammetto che qualche caso si possa manifestare ma solo perchè dettato da una personalità quasi inesistente.
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desnudamaia
desnudamaia il 16/03/07 alle 22:32 via WEB
DONNA PEDOFILO E' PEGGIO!!!!
(Rispondi)
 
ele_1_atica
ele_1_atica il 16/03/07 alle 22:34 via WEB
COMMENTI DI ECCELLENZA. Non c'è altro da dire................
(Rispondi)
 
settimosacramento
settimosacramento il 16/03/07 alle 22:48 via WEB
OFFRO UN MIO CONTRIBUTO: “La pedofilia è anche donna”. Una frase questa, che scuote le nostre sicurezze più profonde lasciandoci perplessi e attoniti, quasi sbalorditi ed increduli; forse perché al termine “pedofilo” si associa automaticamente la figura di un uomo. In realtà la pedofilia riguarda sia uomini che donne: in Italia, su cento adulti che abusano di bambini, cinque sono donne. La pedofilia al femminile, come quella maschile, può celarsi all’interno delle mura domestiche o “sfamarsi” all’esterno. Ma allora perché non se ne parla? Su questo argomento se ne sa davvero poco e poco è stato scritto in merito: è un tipo di abuso poco studiato e conosciuto. Parlare di donne pedofile non risulta né comune né semplice: è come se questo argomento fosse avvolto da una corazza protettiva costruita, prima fra tutti, dalla società e poi da noi stessi. Esistono, infatti, delle potenti “barriere” nelle coscienze di ciascuno di noi che ostacolano e impediscono il riconoscimento della donna come una potenziale e probabile abusante di bambini. Accostarsi a questa tematica non è molto semplice poiché i dati, di fatto, ci portano a dover ammettere la possibilità che proprio coloro che dovrebbero essere portatrici del rassicurante istinto materno (e quindi difendere, curare e amare la propria prole) si rendano autrici di abuso su minori. Questa “negazione collettiva” è rinforzata dalla presenza di stereotipi che caratterizzano tutte le culture e le società: alla donna continua ad essere attribuito il ruolo del più “debole” attribuendole maggiore sensibilità, orientamento verso funzioni di cura e accudimento, marcata attenzione verso l’affettività e la tenerezza. In alcuni casi, qualora l’abuso da parte di una donna dovesse uscire allo scoperto, esso gode di una valutazione basata sulla credenza che una madre, che ha il compito di proteggere, stia semplicemente prolungando, forse in maniera insolita, ma non colpevole, il suo precedente ruolo protettivo. Cause scatenanti la pedofilia femminile possono essere la separazione, l'abbandono, la perdita o un’esperienza di abuso: tutti eventi che sono stati vissuti in modo traumatico e che, soprattutto, non sono stati elaborati e quindi risolti. Una delle conseguenze più importanti di un trauma non risolto è, in realtà, la coazione a ripeterlo. E’ notevolmente difficile tracciare un quadro esaustivo della pedofilia al femminile, ma si potrebbe iniziare, cercando di fare una prima distinzione tra pedofilia femminile intra-familiare e pedofilia femminile che si manifesta al di fuori delle mura domestiche. Quest’ultima è comparsa, all’incirca, intorno agli anni ’70 quando donne americane e canadesi, per lo più divorziate e vedove, favorite dall'emancipazione economica, hanno iniziato a recarsi verso spiagge lontane alla conquista, soprattutto, dei "beach boys", ma anche delle "beach girls" che potevano farle sentire “regine per una notte” con soli 100 dollari. La pedofilia femminile intra-familiare invece, che si nutre di segreti, rapporti pericolosi, sentimenti di amore e odio, è molto più difficile da identificare e scoprire perché celata spesso dietro gesti di accudimento abituali. Nell'anamnesi di pazienti maschi, molto spesso emergono madri che continuano a fare il bagno a figli adolescenti o che spingono, in assenza del padre, il figlio ormai adulto a dormire nel letto matrimoniale. Nel volume “E se l’orco fosse lei”, Loredana Petrone e Marco Troiano, indicano sei tipologie di pedofilia al femminile: •La pedofila latente - La donna nutre una morbosa attrazione nei confronti dei bambini, ha fantasie erotiche ma non arriva ad agire. Questo perchè, pur avvertendo sin dall’adolescenza la propria attitudine morbosa, le norme morali che le sono state inculcate la rendono consapevole del fatto che le sue pulsioni non sono socialmente accettabili e per questo motivo le nasconde. •La pedofila occasionale - La donna, pur non avendo pesanti distorsioni psicologiche, in situazioni particolari, come ad esempio nel corso di viaggi all’estero, soprattutto in Paesi con un forte tasso di turismo sessuale (come Cuba o la Thailandia), si lascia andare ad esperienze sessuali trasgressive. Si tratta, in genere, di donne di età compresa tra i 40 e i 50 anni, con un livello socio-culturale medio-alto, single o divorziate. •La pedofila immatura - La donna non è mai riuscita a sviluppare normali capacità di rapporto interpersonale con coetanei, manca di una sufficiente maturità nella sfera affettiva ed emotiva e pertanto rivolge le sue attenzioni al bambino, dal quale non si sente minacciata. Questo tipo di pedofila, di solito, non ha comportamenti aggressivi ma di tipo seduttivo e passivo. •La pedofila regressiva - La donna, ad un certo punto della sua vita, inizia ad avvertire un senso di inadeguatezza a convivere con gli stress quotidiani, e questo la porta a regredire nella fase infantile, iniziando così a rivolgere il suo interesse sessuale verso i bambini, sentendosi essa stessa bambina. •La pedofila sadico-aggressiva - La donna manifesta spesso un comportamento schivo e antisociale, trae piacere nel provocare il dolore e, alle volte, la morte della sue piccole vittime. Alla base di questo comportamento distruttivo c’è sempre un background di aggressività, frustrazione ed impotenza, un sentimento di svalutazione di sè e degli altri. •La pedofila omosex - La donna trasferisce su una bambina l’amore che non ha ricevuto dalla mamma. Si identifica con la piccola, vittima delle sue attenzioni, e vede nella bimba ciò che lei stessa era alla sua età ed attraverso l’abuso, non necessariamente invasivo, riesce a colmare le carenze affettive subite. Questa breve trattazione non è nata con l’intento di voler essere esaustiva e far luce sul fenomeno tanto complesso e poco studiato della pedofilia al femminile. Ma il primo passo per riuscir ad illuminare un fenomeno altrimenti sotterrato e tenuto nascosto perché troppo orrendo per essere accettato dalle nostre coscienze è quello di iniziare a scrivere della sua esistenza. Solo così si può pian piano acquistare consapevolezza che esistono tali orrori altrimenti impensati ed è proprio con questa consapevolezza che è possibile accorgersi che in una famiglia, o in un bambino, c’è qualcosa di strano.
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 16/03/07 alle 22:52 via WEB
QUANDO LA PEDOFILIA SI COLORA DI ROSA.............IO NE SO QUALCHE COSA..................
(Rispondi)
 
stuntman2
stuntman2 il 17/03/07 alle 10:41 via WEB
Ciao,accidenti paginate di commenti chissà se c'è spazio anche per il mio? Mi raccomando non spingete troppo!!!Sono capitato da te per caso...ti lascio un salutino,so che di solito fa piacere.Buona giornata
(Rispondi)
 
thebonnie
thebonnie il 17/03/07 alle 11:59 via WEB
sono semplicemente senza parole,questa mi mancava!
(Rispondi)
 
perlina1972
perlina1972 il 18/03/07 alle 00:09 via WEB
ecco perché non rinuncerei alla pena capitale!!!!anzi, diventerei peggio di Hitler !!!!
(Rispondi)
 
boccadoro5
boccadoro5 il 18/03/07 alle 02:31 via WEB
Scusate ma non vi siete il problema che tutto sia una colossale bufala!!!!! Vorrei ricordare a tutti che una sentenza é difinitiva solo dopo 3 gradi giudizio.... Il garantismo no vale solo per gli Andreotti o i Sircana... Non vorrete trovarvi qua, fra qualche anno, a chiedere scusa a questa ragazza.....
(Rispondi)
 
boccadoro5
boccadoro5 il 18/03/07 alle 18:01 via WEB
Tempo fa mi é capitato di leggere "..e se l'orco fosse lei" di Loredana Petrone. Pensavo fosse un testo serio ma mi sbagliavo. Si tratta di una serie di considerazioni personali(piuttosto banali) senza alcun criterio scientifico. Il testo ha semplicemente finalità politiche, poiché la Petrone é esponente del MOIGE un'associazione ultracattolica che si pone lo scopo di moralizzare il paese. In questo libro l'autrice arriva ad argomentazioni quasi comiche oltre che risibili; ad esempio arriva a confondere il turismo sessuale praticato con adolescenti molto consenzienti con la pedofilia: evidente lo scopo; incolpare il '68 e la liberazione dei costumi della nascita di una pedofilia al femminile. Quando é vero semmai il contraio; la liberazione della sessualità femminile ha permesso che si parlasse liberamente di sesso e delle sue disfunzioni. Pertanto vi sconsiglio vivamente questo testo bislacco per nulla scientifico, scritto da un'autrice totalmente sconosciuta nella comunità scientifica quando non dileggiata.
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