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« FEDERICO ( in memoria di....)luigi meneghello   »

Il mondo della cultura è  in luttoè scomparso poche ore fa LUIGI MENEGHELLO

Post n°238 pubblicato il 26 Giugno 2007 da psicologiaforense
 

QUESTA NOTTE, NELLA SUA ABITAZIONE DI THIENE E' MORTO, FORSE IN SEGUITO AD INFARTO, LO SCRITTORE E POETA VICENTINO LUIGI MENEGHELLO, AVEVA 85 ANNI. SOLO QUALCHE GIORNO FA LO AVEVAMO FESTEGGIATO  DOPO IL CONSEGUIMENTO DELLA LAUREA AD ONOREM  PRESSO L'UNIVERSITA' DI PALERMO. ERA, APPARENTEMENTE,  IN PERFETTA FORMA FISICA E LUCIDISSIMO, IRONICO, BRILLANTE COME SEMPRE. 
DA DOMANI SI POTRA' RENDERE OMAGGIO AL MAESTRO  PRESSO IL
MUSEO CASABIANCA - Largo Morandi, 1- 36034 MALO - Italia . Tel. 0445.602474 – fax 0445.584721- info@museocasabianca.com - www.museocasabianca.com

BIOGRAFIA:  LUIGI MENEGHELLO (MALO 1922 - THIENE 2007).  Nato a Malo nel 1922, paese in provincia di Vicenza, Meneghello frequenta il liceo classico "A.Pigafetta" di Vicenza, e si laurea in filosofia presso l'università di Padova; gli studi sono interrotti durante la guerra (tema che, assieme alla resistenza viene ben descritto nel libro I piccoli maestri). Nel 1947 fonda e dirige la cattedra di letteratura italiana presso l'università di Reading in Inghilterra. Dal 1980 divide il suo domicilio tra Reading e Thiene, dove all'inizio del 2000 si trasferisce definitivamente dopo la morte della moglie. La particolare storia di Meneghello è indicativa del personaggio, soprattutto dopo il trasferimento della famiglia da Malo alla città: dopo aver frequentato i primi anni di liceo, Meneghello si ritira perché giudica gli studi "troppo lenti" e finisce da autodidatta gli ultimi due anni in uno (si diploma alla maturità a 16 anni). Dopo l'8 settembre, Meneghello aderisce, assieme ai suoi compagni sbandati, al Partito d'Azione.
La poetica di Meneghello è particolarissima, l'ambiente paesano di Malo funge da fonte ispiratrice per le prime opere come Libera nos a Malo e Pomo Pero, caratterizzate da un linguaggio peculiare, una lingua italiana letteraria contaminata dal dialetto vicentino e da colte citazioni inglesi. Le tematiche si spostano dal racconto dei fatterelli del volgo, dagli episodi familiari indirizzati a cogliere la vena umoristica di una società contadina che oggi si sta estinguendo, ad una storia di guerra, per poi passare infine al periodo inglese (dal Dispatrio).

Un libro straordinario che è ormai diventato un classico della letteratura contemporanea
"Libera nos a malo"
il capolavoro di Luigi Meneghello. UN TESTO CHE CARATTERIZZA E QUALIFICA LA LETTERATURA DEL '900.


Questo libro straordinario, entusiasticamente ammirato fra i lettori più accorti fin dalla sua comparsa nel 1963, è ormai diventato un classico della letteratura contemporanea. E' la presentazione della vita e della cultura di Malo, un paese della provincia vicentina, negli anni Venti e Trenta, ricreata, con un misto di nostalgia affettuosa, di distacco ironico, e di rigorosa intelligenza, dall'autore ormai adulto, che ha sovrapposto alla sua forinazione dialettale l'esperienza degli studi ("assurdamente brillanti") a Vicenza e a Padova, ed ha poi assimilato la cultura inglese, durante gli anni di insegnamento all'Università di Reading.

Attraverso il microcosmo di Malo (e di una infinità di personaggi e di episodi, presentati con una nitidezza e brillantezza di colori che li rende più veri del vero) viene fissata e trasmessa compiutamente al futuro la vicenda di tutta la nostra società, nel breve periodo in cui passa da una statica e secolare civiltà contadina alle forme più avanzate della modernità; la vicenda addirittura di tutto il nostro mondo con le drammatiche fratture che hanno segnato la sua precipitosa evoluzione. Ma è nella scrittura che risiede il fascino più profondo dei libro. Il suo linguaggio riassorbe in sé le linfe vitali del dialetto, la forza dell'italiano popolare, le ricche vene sotterranee degli stilemi di autori particolarmente amati, e si presenta come un idioma al tempo stesso originalissimo e fluente con i ritmi e le cadenze della più pura prosa letteraria italiana. La serietà e l'impegno espressivo si accompagnano all'ironia e al gusto del comico. Attraversando quest'opera, pure intrisa di malinconia, perché l'emergere del nuovo comporta la fine, anche drammatica, dell'antico, il lettore si sorprende spesso a sorridere e a ridere, e al termine del suo viaggio si trova ad aver compiuto un'esperienza vivificante, esilarante, ed indimenticabile.

AGGIORNAMENTO IN TEMPO REALE: APPRENDO IN QUESTO MOMENTO  ( martedì, 26 giugno 2007, ore20.16)  CHE SULLA MORTE DI MENEGHELLO SI SONO ESPRESSI   MAESTRI DELLA LETTERATURA, POETI, ATTORI , ARTISTI, UOMINI DI SCIENZA E DI CULTURA ( PAOLINI, IN PRIMIS, CON UNA TESTIMONIANZA TOCCANTE E COMMOVENTE). POI, OVVIAMENTE IL CAPO DELLO STATO, IL CAPO DEL GOVERNO, VARI MINISTRI, IL PRESIDENTE DELLA REGIONE VENETO, ECC... ALLO STESSO MODO HANNO TRIBUTATO UN OMAGGIO A  " GIGI" RETTORI E PRESIDI DI MOLTE  UNIVERSITA' NON SOLO IN ITALIA, SCRITTORI E POETI DI LINGUA INGLESE, E ANCORA, ANTHONY CHARLES LYNTON BLAIR, DETTO TONY BLAIR ecc...  PER TUTTO QUESTO RINVIO AGLI ARTICOLI CHE SARANNO PUBBLICATI DOMANI (allo stato sono ancora in stampa) sul " GIORNALE DI VICENZA"  e/o sugli articoli di tutti i giornali nazionali a partire dal CORRIERE DELLA SERA, alla STAMPA, a REPUBBLICA, ecc... (MI SCUSO PER LA POCHEZZA DI QUESTO POST) 

 
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>> GRILLO FACCI SOGNARE !!!! su Di palo in frasca...
Ricevuto in data 27/06/07 @ 13:02
C'è bisogno di aria nuova.... e questi politici incapaci che fanno? Propongono come una novità un... (continua)
 
Commenti al Post:
deontologiaetica
deontologiaetica il 26/06/07 alle 20:19 via WEB
Lutto nel mondo delLA CULTURA. LUTTO A CUI MI ASSOCIO per la scomparsa di LUIGI MENEGHELLO uno dei più noti e acclamati SCRITTORI E POETI contemporanei. Ora mancano le parole per dire il mio dolore.
(Rispondi)
 
ctuctp
ctuctp il 26/06/07 alle 20:23 via WEB
QUESTI SONO I MAESTRI DELLA LETTERATURA DEL '900. L'opera del Fogazzaro, del Pascoli e del D'Annunzio segnò l'avvio a esperienze che, legate alle correnti del pensiero e del gusto europei di fine Ottocento, ruppero i rapporti con la tradizione propriamente italiana. Ma di un rinnovamento più profondo e duraturo fu capace all'inizio del XX sec. Benedetto Croce. Sperimentazioni e improvvisazioni furono opera di scrittori quali G. Papini, G. Prezzolini, G.A. Borgese. Futuristi (con F.T. Marinetti) e crepuscolari più di tutti esercitarono siffatta funzione di innovazione. Le personalità più vere fra gli scrittori del primo Novecento risultano a noi G. Gozzano, Dino Campana, Alfredo Panzini, Renato Serra. Allo sperimentalismo del principio del Novecento si opposero negli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale gli scrittori del gruppo della Ronda: V. Cardarelli, E. Cecchi, R. Bacchelli, A. Baldini, B. Barili, L. Montano, N. Savarese. Maestri di una letteratura capace di affrontare i difficili problemi della coscienza moderna e di una poesia fatta di intenso ed essenziale lirismo furono Luigi Pirandello, la cui efficacia si esercitò allora soprattutto attraverso il teatro, Italo Svevo, e tra i poeti Giuseppe Ungaretti, Umberto Saba, Arturo Onofri e Vincenzo Cardarelli. Una nuova stagione per la narrativa cominciò con A. Moravia, C.E. Gadda, E. Vittorini, C. Pavese, V. Brancati, R. Bilenchi, F. Jovine P.A. Quarantotti Gambini, G. Piovene, M. Soldati, G. Dessi, V. Pratolini, I. Silone, T. Landolfi, D. Buzzati; fra le scrittrici, si ricordano A. Banti, A. De Céspedes, G. Manzini. Ma anche più profondo che nella narrativa fu il rinnovamento attuatosi nella lirica con Ungaretti, Saba, Montale. C. Betocchi, S. Quasimodo, S. Solmi, L. Sinisgalli, A. Gatto, M. Luzi, V. Sereni, S. Penna hanno dato vita a una delle più interessanti stagioni della letteratura novecentesca: l'ermetismo. Il dopoguerra ha segnato il passaggio dalla prosa lirica al romanzo. Le opere di C. Levi, Bernari, Calvino, Tomasi di Lampedusa sono permeate di nuovi contenuti politici, sociali e morali. La solitudine dell'uomo viene trattata da G. Bassani e G: Cassola. Negli anni recenti il romanzo si rivolta verso trame più aderenti alla realtà con P. Levi e L. Sciascia e inoltre con N. Ginzburg, Banti, Romano, E. Morante, Buzzati, G. Testori, Mastronardi, Bianciardi, Volponi, G. Morselli, Ledda, Camon, Tomizza, Malerba, Arpino, Eco, Pasolini, Fenoglio, Pratolini. In poesia i versi più limpidi si trovano in: Caproni, Penna, Raboni, Fortini, Roversi, Zanzotto, D. Bellezza, M. Cucchi. Tra i critici letterari più raffinati si annoverano: Contini, Caretti, Getto, Binni, Asor Rosa, Barberi-Squarotti, Pampaloni, Fortini, Magris. LUIGI MENEGHELLO FU UN FULGIDO ESEMPIO DI CREATIVITA' DA CUI PRESERO LE MOSSE MOLTI ALTRI AUTORI FAMOSISSIMI
(Rispondi)
 
ctuctp
ctuctp il 26/06/07 alle 20:26 via WEB
QUI PARLIAMO DI MENEGHELLO LUIGI. Aveva raccontato del suo paese d’origine, Malo, dove era nato nel 1922, in quello che può essere definito senza timore alcuno uno dei capolavori italiani del Novecento, "Libera nos a malo". E questa mattina proprio lì, in terra vicentina, nella sua casa di Thiene, è spirato SENZA RUMORE, DA SOLO, NELLA CASA CHE LO AVEVA VISTO FELICE CON LA MOGLIE FINO A 7 ANNI FA.
(Rispondi)
 
elvia4
elvia4 il 26/06/07 alle 20:28 via WEB
HAI RAGIONE. Da qualche anno, in seguito alla morte della moglie avvenuta nel 2000, lo scrittore si era ritirato nella sua terra, dopo una vita passata all'estero, impegnato nel diffondere la cultura italiana, come in Inghilterra dove, nel 1947, ha fondato e diretto per lungo tempo la cattedra di letteratura italiana presso l'università di Reading.
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 26/06/07 alle 20:29 via WEB
io lo conoscevo solo di nome ....ora leggerò di lui: LIBERA NOS A MALO e PICCOLI MAESTRI
(Rispondi)
 
ctuctp
ctuctp il 26/06/07 alle 20:30 via WEB
PICCOLI MAESTRI, ESATTO!!!!!!!!!!!!!!
(Rispondi)
 
ctuctp
ctuctp il 26/06/07 alle 20:31 via WEB
I piccoli maestri è un libro di Luigi Meneghello, pubblicato nel 1964. Autobiografico come le altre principali opere dell'autore, questo libro si inserisce tra le più importanti testimonianze della lotta partigiana di Resistenza in Italia. L'opera è un racconto diretto ed in prima persona dell'esperienza partigiana dell'autore, che ricorda con lucidità e semplicità gli avvenimenti senza volontà celebrative o retoriche. Del racconto è stato ricavato un film omonimo (I piccoli maestri, 1998). Il racconto Il giovane autore nel settembre del 1943 è un soldato di leva che, con l'Armistizio di Cassibile, cerca di giungere a casa. Gettate armi e divisa per evitare la cattura, una volta a casa deve ripartire per evitare la nuova leva obbligatoria voluta dalla nuova Repubblica Sociale Italiana: la fuga nei monti, la vita alla macchia nell'altopiano di Asiago lo avvicinano a gruppi armati di recentissima costituzione: i primi partigiani. Meneghello racconta l'esperienza da partigiano, i contrasti interni, le difficoltà ed il senso di inutilità causato dalla scarsa operatività delle formazioni partigiane; al seguito di alcuni successi riesce a scendere con le altre formazioni verso la vallata e nei colli Berici, ritrovandosi così vicino alla casa natale. Successivamente sarà anche incaricato di alcune missioni a Padova, la città dove era studente di filosofia, dove conoscerà anche l'amore.
(Rispondi)
 
adolfodgl5
adolfodgl5 il 26/06/07 alle 20:32 via WEB
AVETE UNA CULTURA INVIDIABILE.............
(Rispondi)
 
ele_1_atica
ele_1_atica il 26/06/07 alle 20:33 via WEB
SI PUo' DIRE DI PIU' .........
(Rispondi)
 
ele_1_atica
ele_1_atica il 26/06/07 alle 20:34 via WEB
La particolare storia di Meneghello è indicativa del personaggio, soprattutto dopo il trasferimento della famiglia da Malo alla città: dopo aver frequentato i primi anni di liceo, Meneghello si ritira perché giudica gli studi "troppo lenti" e finisce da autodidatta gli ultimi due anni in uno, diplomandosi alla maturità a soli 16 anni. La poetica di Meneghello è particolarissima, l'ambiente paesano di Malo funge da fonte ispiratrice per le sue prime opere, come "Libera nos a Malo" e "Pomo Pero", caratterizzate da un linguaggio peculiare, una lingua italiana letteraria contaminata dal dialetto vicentino e da colte citazioni inglesi. Le tematiche si spostano dal racconto dei fatterelli del volgo, dagli episodi familiari indirizzati a cogliere la vena umoristica di una società contadina che oggi si sta estinguendo, ad una storia di guerra, quella raccontata nell’altro suo capolavoro, "I piccoli maestri", per poi passare infine al periodo inglese. Pubblicato nel 1964, "I piccoli maestri" è un libro autobiografico, un po’ come le altre principali opere dell'autore, e si inserisce tra le più importanti testimonianze della lotta partigiana della Resistenza in Italia. Dal racconto, nel quale Meneghello, forte del suo impegno politico e antifascista (dopo l'8 settembre aderì al Partito d'Azione), ricorda la propria esperienza partigiana con lucidità e semplicità e senza volontà celebrative o retoriche, nel 1998 è stato tratto il film omonimo di Daniele Lucchetti.
(Rispondi)
 
doctorlegum
doctorlegum il 26/06/07 alle 20:37 via WEB
NON TI SI PUO' DAR TORTO, ANZI HAI DETTO BENE , PERo' BISOGNA RIBADIRE ( E NON E' MAI ABBASTANZA) che Meneghello è stato uno dei maggiori narratori italiani del Novecento. I suoi romanzi raccontano, dall'interno della vita di provincia e delle campagne, un secolo di storia italiana riletta attraverso le piccole cose e realtà quotidiane. Una scrittura, la sua, che mescola con grazia termini derivati dal dialetto vicentino, dall'italiano (letterario o popolare) e dall'inglese. Meneghello è stato anche autore di numerosi libri di saggistica, che spaziano da argomenti autobiografici (Jura) al panorama letterario contemporaneo (Rivarotta) e di studi sulla tradizione dialettale (Maredè Maredè). Dal suo romanzo Piccoli maestri è stato tratto nel 1997 un film a firma di Daniele Luchetti. Nel 1947 aveva fondato e diretto la cattedra di letteratura italiana all'università di Reading in Inghilterra. Dal 1980 aveva diviso il suo domicilio tra Reading e Thiene, dove a inizio 2000 si era trasferito definitivamente dopo la morte della moglie. Tornando al suo passato, lo scrittore dopo il trasferimento della famiglia dalla provincia alla città aveva frequentato i primi anni di liceo per poi ritirarsi giudicando gli studi "troppo lenti" e finendo da autodidatta gli ultimi due anni in uno (si diploma alla maturità a 16 anni). Dopo l'8 settembre, Meneghello aderì, assieme ai suoi compagni sbandati, al Partito d'Azione. Libera nos a Malo è considerato il suo capolavoro. Già con il titolo gioca con le parole finali del Padre Nostro latino e col nome del suo paese, Malo appunto. Da qui un'opera che tra ironia e linguaggio popolare, che racconta un ritratto di un paese della provincia vicentina, della sua gente e della sua cultura dagli anni Trenta agli anni Sessanta.
(Rispondi)
 
ele_1_atica
ele_1_atica il 26/06/07 alle 20:39 via WEB
UNA PERDITA CHE ORBA IL GIA' POVERO MONDO CULTURALE ODIERNO............. Ma è "Libera nos a Malo" il vero capolavoro dello scrittore vicentino. Pubblicato nel 1963, il libro è "un gioco sul pentagramma dialettale", come lo ha definito Francesco Guccini. Fin dal titolo Meneghello gioca con le parole finali del Padre Nostro latino e col nome del suo paese, Malo appunto. Così, in tutta l'opera, emerge con ironia e un linguaggio schietto e popolare, spesso inframmezzato da qualche espressione tipica del dialetto, un ritratto di un paese della provincia vicentina, della sua gente e della sua cultura dagli anni trenta agli anni Sessanta. Meneghello propone in una sorta di rivisitazione autobiografica gli usi, i costumi, le figure tipiche, la vita sociale che ha conosciuto nel corso della sua infanzia e giovinezza nel paese natale con uno stile divertente e piacevole alla lettura che è stato innovativo per la letteratura del ventesimo secolo. Oggi Meneghello si è spento, ma ha lasciato a tutti noi e alle giovani generazioni di lettori e studiosi l’eredità della sua lucidità di critico e della sua passione di animatore culturale.
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agostino88
agostino88 il 26/06/07 alle 20:40 via WEB
UN MONUMENTO DELLA LETTERATURA ITALIANA
(Rispondi)
 
agostino88
agostino88 il 26/06/07 alle 20:42 via WEB
IO VORREI CELEBRARE COSI': Ultimi di aprile 1945, nel vicentino, zona di provenienza dello scrittore Luigi Meneghello. “A Vicenza una delle prime cose cui assistetti di persona fu il discorso ufficiale in Piazza dei Signori. Lo faceva un personaggio illustre, emblema della Resistenza e (mi aspettavo) della sua concretezza e sobrietà”. Sono righe tratte da Bau-sete, opera del 1988 attualmente fuori catalogo in cui Meneghello racconta (con tutto l’agio ironico consentito dai decenni passati) l’immediato avviarsi dell’Italia nel mondo e nel clima del dopoguerra. “La piazza era stracolma – prosegue l’autore, al momento ventitreenne partigiano in armi, reduce da due anni di guerra civile nelle squadre di Giustizia e Libertà –. Udii le prime parole: ‘Quando in cielo s’accende un palpito di stelle…’. Mi venne la pelle d’oca, e andai via. Un palpito di stelle! Allora, mi dicevo, è stato tutto per niente…Ritiro tutto”. E in un certo senso, Meneghello ritirò tutto: scrittore precoce (vinse l’edizione del 1940 del “Giovanissimo Littore”, successo che gli costò anche qualche polemica tra i tardivi entusiasti dell’antifascismo), ben considerato negli ambienti del partito d’Azione, in grado – volendo – di puntare su carriere di prestigio al pari d’altri suoi compagni d’età e d’esperienza, già nel 1947 preferì optare per l’Inghilterra. Un’emigrazione di lusso, da docente d’italianistica all’università di Reading, ma pur sempre un’emigrazione di provincia; percorso forse non diversissimo da quello scelto da alcuni suoi amici e compaesani, diretti chi in Argentina, chi in Sud Africa. “Io ero andato via dall’Italia con una forte dose di veleno polemico contro la vita culturale d’allora – ammetteva Meneghello in un’intervista di cinque anni fa, in occasione del suo ottantesimo compleanno -. Ed è proprio per questa specie di rigetto che quella mia roba (cioè, i suoi scritti, ndr) è nata spontaneamente e completamente avulsa dal contesto italiano. Se c’è un legame è per lo più con la poesia. Anglosassone”.
(Rispondi)
 
adolfodgl5
adolfodgl5 il 26/06/07 alle 20:43 via WEB
E' un commento bellissimo che sembra ( o è) una critica letteraria........... COMPLIMENTI!!!!!
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 26/06/07 alle 20:45 via WEB
IO STUDIO A VERONA E QUI IL PROF. LUIGI MENEGHELLO E' UN EROE INTOCCABILE, UN MITO. MA PERCHE' TUTTO QUESTO?PERCHE' Meneghello non era un cinico, né un vitalista privo di tensioni politiche e sociali. Nelle pagine dei Piccoli maestri, il suo libro sull’esperienza della guerra partigiana, si sente fortissimo lo slancio verso un desiderato rinnovamento dell’Italia. Solo che questo rinnovamento, messo a punto a fronte di un ventennio di retorica mussoliniana, avrebbe dovuto avere i tratti della sobrietà e dell’ironia, dell’etica e della laica serietà. “Eravamo piccoli perfezionisti”, scrive Meneghello, parlando del proprio gruppo d’amici e combattenti per la libertà: e forse già per questo orientati a valori che potevano trovare migliore accoglienza sull’isola della perfida Albione piuttosto che nell’Italia liberata. Se Luigi Meneghello – come ammette il suo amico e critico letterario Franco Marcoaldi – non è mai stato un autore veramente popolare, lo si deve in parte sia alla decisione di vivere in Inghilterra sia alla natura delle sue stesse opere. Difficilmente catalogabile il suo stile: frutto a un tempo di grande competenza linguistica e di un raccontare piano e scherzoso, sembra fatto più per una ristretta cerchia di cultori che per i consensi delle platee letterarie. Sicuramente ha influito anche il suo essere uno scrittore “generazionale”, fortemente rivolto non solo agli anni della propria giovinezza, ma anche alla propria terra e ai suoi usi linguistici. Difficile però non pensare che fra le ragioni via sia anche la scarsa compatibilità della sua “versione” con quella delle tendenze dominanti nell’Italia postguerra: una versione che accennava ironicamente a quello che avrebbe potuto essere, e non è stato, e che per di più raccontava una Resistenza in cui il comico si sovrappone spesso all’eroico, e dove le lodi (da ben diversa posizione politica) della capillarità ed efficienza delle formazioni comuniste durante la guerra di Liberazione vanno di pari passo con la comprensione e il perdono del funzionario fascista, ieri arrogante gerarca oggi spaurito fuggiasco. La morte di Luigi Meneghello, giunta al termine di una lunga vita passata in piena lucidità, potrebbe offrire l’occasione di un dibattito che oltre a toccare la storia letteraria può coinvolgere anche quella politica, o forse culturale, del nostro paese. Il fatto che l’occasione si presenti, ovviamente, non implica venga colta.
(Rispondi)
 
agostino88
agostino88 il 26/06/07 alle 20:46 via WEB
BRAVA ARZA!
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 26/06/07 alle 20:47 via WEB
MI VERGOGNO!!! E' credibikle che io sia l'unica che sa pochissimo di questo, faro della letteratura del 900?
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 26/06/07 alle 20:49 via WEB
VEDI aurora qui a GE come in tutto il Paese si sono okkupati di Lui registi, attori, cantori, cantautori, ecc...
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 26/06/07 alle 20:49 via WEB
MA NON E' PER QUESTO CHE E' FAMOSO
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 26/06/07 alle 20:51 via WEB
io porto il mio umilissimo contributo in base, solo, a quello che so, CHE E' POCHISSIMO: Luigi Meneghello Luigi Meneghello è nato a Malo, Vicenza, nel 1922, è uno dei maggiori narratori italiani del Novecento. I suoi romanzi segnano dall’interno della vita di provincia e delle campagne un secolo di storia italiana, reinterpretata attraverso le piccole cose quotidiane. Peculiare della sua fluidità discorsiva è la sapiente mescolanza di termini derivati dal dialetto vicentino, dall’italiano (letterario o popolare) e dall’inglese. È anche autore di numerosi libri di saggistica, che spaziano da argomenti autobiografici (Jura) al panorama letterario contemporaneo (Rivarotta) e di studi sulla tradizione dialettale (Maredè Maredè). . Dal suo romanzo Piccoli maestri è stato tratto recentemente un film. ©Festivaletteratura Bibliografia sintetica Libera nos a malo, Feltrinelli, 1963 (Rizzoli, 1989) I piccoli maestri, Feltrinelli, 1964 (Mondadori, 1998) Pomo pero, Rizzoli, 1974, (Rizzoli, 1990) Fiori italiani, Rizzoli, 1976 (Mondadori, 1998) L’acqua di Malo, Lubrina, 1986 Il Tremaio. Note sull’interazione tra lingua e dialetto nelle scritture letterarie, Lubrina, 1986 Jura: ricerche sulla natura delle forme scritte, Garzanti, 1987 (Rizzoli 2003) Bau - sète, Rizzoli, 1988 Leda e la schioppa, Moretti & Vitali, 1989 Rivarotta, Moretti & Vitali, 1989 Che fate quel giovane? , Moretti & Vitali, 1990 Maredè Maredè, Moretti & Vitali, 1990 (Rizzoli, 2002) Opere. Vol. 1, Rizzoli, 1993 Il dispatrio, Rizzoli, 1993 Promemoria. Lo sterminio degli Ebrei d’Europa, Il Mulino, 1994 Il turbo e il chiaro, Società Dante Alighieri, 1995 Cosa passava il convento, Imprimitur, 1996 La materia di Reading e altri reperti, Rizzoli, 1997 Le correnti sottopelle, Rizzoli, 1997 Opere. Vol. 2, Rizzoli, 1997 Le carte. Vol. 1: Anni Sessanta, Rizzoli, 1999 Le carte. Vol. 2: Anni Settanta, Rizzoli, 2000 Le carte. Vol. 3: Anni Ottanta, Rizzoli, 2001 Trapianti. Dall'inglese al vicentino, Rizzoli, 2002 Quaggiù nella biosfera. Tre saggi sul lievito poetico delle scritture, Rizzoli, 2004 La materia di Reading e altri reperti. Testo inglese a fronte, Rizzoli, 2005
(Rispondi)
 
diego1930
diego1930 il 26/06/07 alle 20:52 via WEB
non è vero bibiosa che sai poco. Io ti ho letto con interesse, hai operato una sintesi molto efficace
(Rispondi)
 
diego1930
diego1930 il 26/06/07 alle 20:56 via WEB
Nato a Malo, in provincia di Vicenza, nel 1922, dopo la guerra e gli studi di filosofia all'Università di Padova Meneghello si è trasferito in Inghilterra, dove ha insegnato per oltre un trentennio letteratura italiana all'Università di Reading, e dove ha anzi fondato e diretto uno dei dipartimenti di Studi italiani più fiorenti del Regno Unito. Da un paio d'anni è tornato a vivere stabilmente nel Veneto, a Thiene. Oltre a insegnare, Meneghello negli anni tra il 1947 e il 1963 ha tradotto, soprattutto dall'inglese all'italiano (ma anche nell'altra direzione, dall'italiano all'inglese, ad esempio poesie di Montale); ha fatto conoscere ai lettori italiani, con recensioni e resoconti, molti dei più importanti libri inglesi di storia e di letteratura che uscivano allora; ha scritto infine, in inglese, saggi critici sulla letteratura italiana contemporanea. Il suo libro d'esordio nel campo della narrativa, Libera nos a malo (1963), mirabile ritratto di un paese del Vicentino, con il suo dialetto e la sua cultura, è ormai considerato un classico della letteratura italiana del Novecento. Una continuazione e un approfondimento della materia di Malo si ha in Pomo pero. Paralipomeni d'un libro di famiglia (1974). E anni dopo Meneghello completerà il trittico dedicato al suo paese e al suo dialetto con Maredè, maredè (1990). Accanto alla "materia di Malo" Meneghello ha coltivato un altro filone narrativo (che col primo s'intreccia), quello della storia dell'"educazione di un italiano" tra gli anni Venti e la fine degli anni Quaranta del Novecento: I piccoli maestri (1964) è il resoconto antiretorico della sua partecipazione alla Resistenza; Fiori italiani (1976) è uno dei libri più "veri" sulla scuola italiana, dall'asilo all'università; Bau-sète! (1988), diretta continuazione dei Piccoli maestri, racconta gli anni del primo dopoguerra (1945-47) e si conclude con la partenza dell'io narrante e protagonista per l'Inghilterra. All'incontro con la lingua e il mondo culturale inglese sono dedicati in particolare Il dispatrio (1993) e La materia di Reading e altri reperti (1997), volume che contiene anche alcuni saggi critici o di autocommento. Altri due volumi di saggi di carattere letterario sono Jura (1987) e il recentissimo Quaggiù nella biosfera (2004). Un saggio storico, che riprende pagine scritte negli anni Cinquanta, è invece Promemoria. Lo sterminio degli ebrei d'Europa (uscito nel 1994). Non vanno dimenticate altre pubblicazioni più recenti, come Le Carte (3 volumi, 1999-2001), un imponente zibaldone di 1600 pagine che raccoglie pensieri, aforismi, racconti degli anni Sessanta, Settanta, Ottanta, e i Trapianti, straordinarie traduzione in vicentino di testi poetici inglesi molto amati (da Shakespeare a Yeats).
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arza1
arza1 il 26/06/07 alle 20:57 via WEB
DIEGO... sono senza parole
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deontologiaetica
deontologiaetica il 26/06/07 alle 21:00 via WEB
DIEGO ...BRAVISSIMO
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deontologiaetica
deontologiaetica il 26/06/07 alle 21:01 via WEB
un’analisi delle opere di MENEGHELLO, SECONDO ME, SOLO SECONDO ME, QUESTA E' UNA MIA OPINIONE E BASTA..................
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deontologiaetica
deontologiaetica il 26/06/07 alle 21:04 via WEB
il commento sulle opere di MENEGHELLO necessita di alcune precisazioni preliminari. Infatti, tra gli innumerevoli titoli che compongono la bibliografia dello scrittore, la narrativa viene tradizionalmente esaltata dai prodotti di una fecondissima attività di studioso, saggista, e traduttore. Una simile ineludibile precondizione, si crede, dovrà orientare ogni discorso sopra la “riscoperta” di quei preziosi testi dimenticati specialmente di POESIA MENEGHELLO è soprattutto noto, in Italia e all’estero, principalmente per i meriti accademici in ambiti di anglistica, americanistica e romanziere .............. MENEGHELLO ERA MOLTO DI PIU' ERA UNO SCRITTORE GENIALE E INNOVATORE
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desnudamaia
desnudamaia il 26/06/07 alle 21:06 via WEB
io sono piemontese , di Torino, capisco che questa non è una swcusante ma io , impegnata negli esami di stato, Meneghello non lo conosco..........
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desnudamaia
desnudamaia il 26/06/07 alle 21:07 via WEB
dico cinicamente : meglio sia morto ora piuttosto che prima
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desnudamaia
desnudamaia il 26/06/07 alle 21:09 via WEB
altrimenti me lo trovavo nelle tracce dei temi...... ho detto meglio ora, ma per quello che mi riguarda, sarei stata molto più che felice che vivesse almeno altri 100 anni e in buona salute.............
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desnudamaia
desnudamaia il 26/06/07 alle 21:09 via WEB
MI SCUSO SE HO OFFESO QUALCUNO
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dottoresottile
dottoresottile il 26/06/07 alle 21:20 via WEB
ecco il commento del governatore del veneto: Il presidente della giunta regionale del Veneto, Giancarlo Galan, ha espresso in una nota il profondo dolore per la scomparsa dello scrittore. E' morto Luigi Meneghello - scrive il presidente del Veneto - ma è lecito dire che un grande scrittore muore? Dunque, Luigi Meneghello non è morto, perché non può morire uno tra i maggiori scrittori italiani del Ventesimo secolo. Non muore - prosegue - chi ha saputo trasfigurare la lingua veneta in una lingua letteraria densa di umori e di saperi che hanno fatto di questo scrittore un unicum artistico e culturale in senso assoluto". E poi la Resistenza, il Partito d'Azione, il culto per la religione della libertà - sottolinea Galan con commozione - i lunghi anni trascorsi ad insegnare in Inghilterra. Come Regione del Veneto - precisa - abbiamo in vari modi onorato l'arte di Meneghello in questi anni. Su tutto il film documentario voluto dalla Regione e in cui lo scrittore parla di sè, della sua vita, dello scrivere, del suo Veneto, ma dove ciò che emerge di più è la straordinaria riservatezza di un grande signore, che è sempre riuscito a 'nascondersi' usando il sale dell'ironia". Esprimo quindi a nome di tutto il Veneto - conclude - il dolore più forte per la scomparsa dell'uomo Luigi Meneghello, che come scrittore ci ha donato capolavori immortali".
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 26/06/07 alle 21:24 via WEB
io di cosenza so pochissimo. in verità non avevo mai sentito parlare di questo meneghello. Meno che meno a scuola, è un autore ignorato!!! E perchè non lo so, ho letto i commenti sopra ma non sono convinto. il presidente del veneto tale galan , vedo dalle agenzie, dice...... "
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 26/06/07 alle 21:25 via WEB
scusate... dice Galan ( pare sia il governatore del veneto) : " Esprimo quindi a nome di tutto il Veneto il dolore più forte per la scomparsa dell'uomo Luigi Meneghello, che come scrittore ci ha donato capolavori immortali".
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 26/06/07 alle 21:26 via WEB
PARLA DI CAPOLAVORI IMMORTALI..... allora perchè io a scuola non l'ho mai sentito nominare?????
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summainiuria
summainiuria il 26/06/07 alle 21:27 via WEB
CARISSIMO TRAMONTO IL FATTO CHE TU NON LO ABBIA STUDIATO A SCUOLA E' DEL TUTTO ININFLUENTE..........
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 26/06/07 alle 21:28 via WEB
INSINUI CHE LA SCUOLA CALABRESE SIA NON DI SERIE B MA DI SERIE "Z"?????????????
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summainiuria
summainiuria il 26/06/07 alle 21:29 via WEB
ASSOLUTAMENTE NO!!!
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summainiuria
summainiuria il 26/06/07 alle 21:31 via WEB
MA PROPRIO NO!!!!!!!!!GUARDA CHE QUI SI DICE MEGLIO DI COME AVREI POTUTO IO. LA CALABRIA E' LA CULLA DELLA CULTURA........... Fortunato Seminara, conosciuto per lo più come autore di romanzi, ha esaminato della Calabria le condizioni sociali e morali nonché l’atavica miseria dei paesi. Testimonianza di ciò sono 82 articoli pubblicati, dal 1952 al 1980, ne “Il Mondo”, “Il Tempo”, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “Tuttitalia”, “Calabria oggi”, “Il Messaggero”, “La fiera letteraria” e “Il Giornale di Calabria” (1). Nati in occasioni diverse, questi interventi assumono un tono protestatario e di opposizione. Negli articoli sull’emigrazione non c’è una semplice registrazione, ma un’indagine sulle cause e sugli effetti del fenomeno. Dice Seminara: “I nostri lavoratori non trovano ancora in Calabria il pane per i loro figli e sono costretti a portare altrove la loro forza di lavoro. Dalla Calabria fuggono tutti, poveri e ricchi. Fuggono come da una terra maledetta” (2). L’impatto di un calabrese che emigra in città, spesso lontana e diversa per mentalità e per impostazione del modo di vivere, si presenta quasi sempre difficile se pensiamo alla lingua straniera, al misero alloggio, al parco salario e alla mancanza di servizi di assistenza. Aggiunge l’autore: “Abbiamo visto tornare [...] uomini storpiati [...] intossicati [...] senza un’indennità d’infortunio” (3). Gli abitanti della città guardano gli immigrati col malanimo di chi vede arrivare dei concorrenti, pronti ad accettare qualsiasi salario pur di sottrarsi alla fame (4). Nessuno degli emigrati accetta la “vergogna” di ritornare al proprio paese, forse per non ammettere il fallimento del suo sogno di ricchezza (5). Perché qualcosa cambi al Sud, bisognerebbe preparare le condizioni adatte al sorgere di un’attività economica complessa; favorire le colture redditizie (per esempio agrumeti ed oliveti al posto di cereali), la meccanicizzazione, la cooperazione e le bonifiche (6). Oggi, infatti, le proprietà sono lasciate incolte dai giovani che vanno alla ricerca di alti e rapidi guadagni. Le terre abbandonate, dice Seminara, fanno “la stessa impressione che [...] farebbe la vista d’un uomo civile ridotto allo stato selvatico” (7). Aspro, a volte, è il tono con cui il giornalista parla dello Stato il cui intervento è lento ed inefficace in situazioni particolarmente calamitose per la gente calabra quali un terremoto, un’alluvione, un delitto. Della delinquenza, la classe dirigente non considera, secondo il Maropatese, le cause profonde e non cerca di eliminarle; d’altra parte il muro di paura e omertà ostacola l’accesso alla verità (8). Un tema a cui lo scrittore dà largo spazio è poi quello della condizione della donna nelle zone più arretrate del Sud contadino. A qualsiasi classe sociale appartenga, la donna è oppressa ed emarginata (9); suo destino naturale è il matrimonio con un uomo scelto dai genitori. Nella ricostruzione di pezzi di vita vissuta, hanno un certo rilievo quegli individui non collocabili in un ceto stabile, quali il cambiacapelli, il lampionario, la venditrice di fichi d’India: sono figure umili che non subiscono alcuna trasfigurazione mitica (10). Nel raccontare delle raccoglitrici di olive, c’è da parte di Seminara non solo la constatazione delle misere condizioni delle lavoratrici, ma pure la fiducia nelle possibilità di rinnovamento dei metodi di lavoro (11). A volte, probabilmente sotto l’influenza del folklorista R. Lombardi Satriani, il Maropatese esamina, in senso antropologico, la cultura della società calabrese. Riporta le antiche leggende di Scilla e Cariddi e delle cicale mute della zona reggina. Ci presenta vecchie usanze difficili da sradicare, quali l’abitudine dei calabresi a tesaurizzare e nascondere il denaro (12), lo strisciare con la lingua sul pavimento della Chiesa dall’entrata fino ai piedi del Santo per impetrare una grazia (13), il porre un sasso davanti alla porta della donna amata per averla come fidanzata (14). Sono ricordati, infine, i prodigi della Madonna del Rosario che lacrima sangue a Maropati (15) e Natuzza di Paravati che parla con i morti. Seminara, da ragazzo, aveva ricevuto una formazione religiosa nel seminario di Mileto, ma non si capisce, tuttavia, quale sia il suo atteggiamento nei confronti delle manifestazioni terrene del soprannaturale. Certo è, comunque, che queste dovevano incuriosirlo. Partecipò, infatti, al pellegrinaggio a Polsi (16), che nella comunità paesana svolgeva “una funzione di liberazione simbolica e di ricerca di una rassicurazione esistenziale e storica” (17). NOTE (1) Gli articoli si trovano presso la Fondazione F. Seminara di Maropati. (2) M. Sergio, Incontro con Fortunato Seminara, in “La Gazzetta del Sud”, 10.6.1971. (3) F. Seminara, Sul cammino dell’emigrazione, in “Calabria oggi”, 27.12.1972. (4) F. Seminara, Emigranti, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 18.1.1972. (5) F. Seminara, Calabria: miti di ieri e di oggi, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 13.1.1971. (6) F. Seminara, Speranze di Calabria, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 27.11.1963. (7) [s.n.a.], Caro scrittore ci spieghi il suo libro..., in “Quotidiano Scuola”, 16.4.1981. (8) F. Seminara, Il processo, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 15.1.1978. (9) F. Seminara, La donna nella società calabrese, in “Il Giornale di Calabria”, 21.10.1976. (10)F.Seminara, Personaggi, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 6.10.1964. (11)F.Seminara, Oliveti, in “Il Tempo”, 8.6.1959. (12)F.Seminara, Calabria antica e nuova, in “Il Giornale di Calabria”, 9.3.1975. (13)F.Seminara, Antiche usanze, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 12.11.1977. (14)F.Seminara, Il sasso davanti alla porta, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 2.2.1969. (15)F.Seminara, Il prodigio, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 12.11.1977. (16)F.Seminara, Pellegrinaggio, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 7.10.1963. (17)L.Lombardi Satriani-M.Meligrana, Un villaggio nella memoria, Gangemi Ed., 1987,p.31.
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estinette
estinette il 26/06/07 alle 21:34 via WEB
SUMMAINIURIA SEI UN AVVOCATO DOCUMENTATISSIMO!!!! BRAVO!!! ANCH'IO AMO LA CALABRIA, OVVIAMENTE, X LA SUA CULTURA, PER LA SUA GENTE, PER I POSTI INCONTAMINATI, PER LA BELLEZZA SELVAGGIA DI ALCUNE SUE ZONE E ............... P E R I L S U O M A R E
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estinette
estinette il 26/06/07 alle 21:48 via WEB
MARE DI CALABRIA... UN SOGNO CHE DIVENTA REALTA'. QUESTO IL MIO PARERE: Mediterraneo da scoprire. In tre sole parole è il fascino della Calabria, un lembo di terra per certi versi inesplorato e così variegato per morfologia e cultura da apparire ricco di contraddizioni quanto affascinante e misterioso. Un avamposto slanciato verso le coste del continente africano nel cuore di un mare testimone delle origini delle più antiche civiltà. E delle vestigia di quelle civiltà che della Calabria fecero il loro porto naturale d'approdo, sono ricche non soltanto le coste, ma anche le città ed i paesi dell'interno. È bella la Calabria, per il suo succedersi di paesaggi diversi e contrastanti: aspre montagne coprono la maggior parte del territorio, mentre frastagliate scogliere adornano il mare di orli di schiuma ineguali e spiagge bianchissime richiamano alla mente miti e leggende di naufraghi eroi. E la gente qui somiglia alla terra, ruvida e schietta, serena e sincera, di una ospitalità vera, di una cordialità senza orpelli. La Calabria si sveglia oggi da un lungo torpore schiudendosi come un fiore al mattino ed offrendo le meraviglie dei suoi boschi, il fascino dei suoi mari, le stupefacenti testimonianze del suo illustre passato ad un turismo moderno, che non riproduca i guasti ambientali che altrove ha causato. Una rete autostradale e ferroviaria capillare, aeroporti efficienti e strutture ricettive adeguate concorrono all'intento della Regione Calabria di rendere più accessibile a tutti una vacanza indimenticabile alla scoperta degli splendori di una regione antica nel cuore del mediterraneo.
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estinette
estinette il 26/06/07 alle 21:50 via WEB
HO PARLATO COME UNA GUIDA TURISTICA.... MA E' IL MIO AMORE PER LA CALABRIA.... ( scusate se sono andata fuori tema, scusate!scusate!)
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educatrice2
educatrice2 il 26/06/07 alle 21:52 via WEB
RITORNIAMO A MENEGHELLO NEL GIORNO DELLA SUA SCOMPARSA.... alle vacanze in calabria penseremo dopo.
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educatrice2
educatrice2 il 26/06/07 alle 21:52 via WEB
PERCHE' QUESTA SERA PIANGIAMO LA MORTE DI QUESTO UOMO?
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educatrice2
educatrice2 il 26/06/07 alle 21:53 via WEB
pensate alla orribile guerra partigiana
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educatrice2
educatrice2 il 26/06/07 alle 22:04 via WEB
un partigiano aspetta con il fucile spianato, finalmente arrivano due tedeschi, E finalmente può ucciderne almeno uno... mira, si sistema meglio nella sua postazione... mira nuovamente.... ha scelto il suo bersaglio. E' il momento! Ucciderà un infame nazista e poi scomparirà nei boschi. L'odiato nemico si sposta di poco, raggiunge il ciglio della strada e minge.......... . Come si fa ad uccidere il "mostr"o che diventato un uomo come tutti gli altri e sta pisciando? Il partigiano non se la sente più e non spara. Il tedesco se ne va indenne............... QUESTO UN PICCOLISSIMO EPISODIO CHE MENEGHELLO RACCONTA IN MODO MAGISTRALE ( non come ho fatto io che ho distrutto la trama narrativa) Anche in questi piccoli cammei MENEGHELLO ha dimostrato di essere uno degli scrittori più rappresentativi del '900. AGGIUNGEREI INOLTRE:
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educatrice2
educatrice2 il 26/06/07 alle 22:06 via WEB
DICEVO. AGGIUNGEREI INOLTRE: Lo stile della sua prosa è spoglio e disadorno ma estramamente suggestivo e avvolgente, le parole volutamente povere e comuni per concentrarsi sulla costruzione del periodo con una sintassi elaborata ma comprensibile a tutti. Ogni proposizione della sua prosa corrisponde a singole osservazioni psicologiche che si incastrano in un montaggio perfetto fino ad affermare uno stato d'animo particolare. Il suo è uno stile esclusivamente da narratore che non si compiace di effetti lirici ma si affida esclusivamente allo svolgersi del periodo. Nelle opere più tarde la sua prosa diventa sempre più scarna legata ad una struttura dialogica che rende più evidente il monologo interiore come è tipico della grande narrativa del novecento.
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gvgiusti
gvgiusti il 26/06/07 alle 22:06 via WEB
Libera nos a malo è stato uno dei primissimi libri innovativi nella mia terra. Lo piangiamo perchè era parte di noi. Con lui muore qualcosa che ci appartiene. Requiescat in pace.
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igina85
igina85 il 26/06/07 alle 22:07 via WEB
FANTASTICO EDU+GVGIUSTI!!!!!!!!!!
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pippo_217
pippo_217 il 26/06/07 alle 23:35 via WEB
Ciao Gigi, ad maiora !
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animedeserte
animedeserte il 27/06/07 alle 09:55 via WEB
è morto, ma per chi lo ha letto e rilegge o lo leggerà resterà vivo x sempre,ciao anna
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