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Post n°315 pubblicato il 20 Settembre 2007 da psicologiaforense
DEDICATO AD UN AMICO CHE CI HA LASCIATO.... avvertenza : questo post può, eventualmente interessare solo il CELEBRE PROF. GIUSTO VIRGILIO GIUSTI, (vedi qui, nei blog, GVGIUSTI ) ORDINARIO DI MEDICNA LEGALE, ALL'UNIVERSITA' TOR VERGATA DI ROMA e, FORSE, altri 12 MIEI AMICI CARISSIMI CHE SI DILETTANO DI MEDICINA, PSICHIATRIA, PSICOLOGIA, CRIMINOLOGIA, FILOSOFIA DEL DIRITTO.
Quando, neolaureata, entrai in quella che allora sembrava, a misurar l'affluenza di prole baronale, la più prestigiosa delle cliniche psicoterapeutiche, l'unico maestro che ebbi, immediatamente mi affidò, non senza sgomento mio, un suo psicotico e disse: «Ascoltalo e arrangiati! ». Erano tempi in cui chi conosceva il tedesco, e poteva legger Bleuler, veniva considerato, perciò solo, più psicoterapeuta degli altri e guardato con rispetto ed ammirazione anche quando la sua pratica poteva risolversi nell'affrontare perentoriamente ogni nuovo malato con uno sbrigativo e brutale: «SENTI LE VOCI? ». Per quel primo insegnamento di chi mi volle psicoterapeuta, sia pur senza identità, provo ancora gratitudine, imperocché mi fece sperimentare subito, senza possibilità di mimetizzarsi in «equipe» e spartir responsabilità, la vertigine della follia; e in quanta m'indusse ad apprendere il metodo duale e asimmetrico di conoscenza e di terapia che, ancor più oggi, giudico, a dispetto di mode e civetterie, essenziale ed insostituibile; e l'identità professionale mi costrinse a cercarla autonomamente laddove avrei potuto trovarla: perchè, indipendentemente dai diplomi e dalle certificazioni, mi sentii veramente psicologo solo quando cominciai ad operare efficacemente come psicoterapeuta, e mi sentii veramente psicoterapeuta solo dopo il lungo travaglio psicoanalitico. Senza iattanza e in breve, di quale viatico la psicoanalisi provvede lo psicoterapeuta, tanto da farlo apparire, oltre che intrepido, come illuminato e a volte, paradossalmente e non senza qua1che personale responsabilità, come trasfigurato portatore di misteri? Essa dapprima, rinnovellando la massima antica - MEDICE CURA TE IPSUM! - gl'impartisce una lezione programmatica di umiltà; lo pone quindi nella condizione di conoscere, non come meri, discussi e discutibili concetti ma quali sofferti vissuti istinto di morte, posizione depressiva e lutto; esige poi ed infine la liquidazione di quei residui sogni d'onnipotenza, che abbiamo visto attivare, insieme con tutte le genuine vocazioni terapeutiche, ogni di faciloneria, faziosità, volubilità e doppiezza, ingenuità o soperchieria di pubblici e privati poteri. Se un nucleo aggregante, se un fondamento comune si può rintracciare nell'identità professionale di ogni medico d'oggi come dei precursori più antichi, guaritori e stregoni, questa deve consistere in effetti nella scelta vocazionale di lottare contro la morte: contro la morte fisica totale o parziale - di un organo o di una funzione come spetta al medico del corpo o, secondo quanta compete allo psicoterapeuta, contro la morte dello spirito, quella che, con incisiva parola nostrana, mi piace chiamare mortificazione; mortificazione sempre presente nell'angoscia che paralizza, nella depressione che annienta, nella disperazione che sconvolge fino a saldare, nel suicidio, entrambi i processi distruttivi. L'identità e ovviamente un traguardo e non un trampolino:la si raggiunge emergendo dall'indifferenziato, dall'« oceanico », dal narcisistico verso un'individuazione che impone progressivi concentrici restringimenti e il tramonto, giova ripeterlo, di quell'onnipotenza infantile ch'e implicita nella pretesa stessa di lottare contro la morte. Bisogna cioè che l'entusiasmo e l'attivismo della spinta vocazionale, suscitati peraltro da massicce negazioni dei propri limiti, da confusi desideri di autoaffermazione, da istanze « voyeuristiche » e necrofile , da aspirazioni restaurative megalomaniache, da coazioni manipolatorie, vengano temperati, indirizzati e canalizzati in rapporto con gli oggetti reali di quella vocazione, i nostri pazienti: ci sia lecito usare ancora la bella parola latina, paziente, significativamente ambigua e indicativa della necessita di un preordinato superamento delle reciproche intolleranze. Chi sono infatti i pazienti? Ci si potrebbe servire, come di un'allegoria, del fatto di cronaca che più, credo, ha appassionato gl'italiani della precedente generazione. Voglio riferirmi al dramma di Vermicino, oggetto, si lamentò, di una stentorea, riprovevole e forse un po' ripugnante notificazione. Che eccesso vi fosse non par dubbio, anche se si trattò per certo, e non solo da noi, di una sincera partecipazione corale. Troppo facili dunque quegli sdegni, pur essi corali, qualora si rifletta sul fatto che la situazione del bambino nel pozzo esemplifica metaforicamente fino all'archetipo la posizione esistenziale dell'uomo; dell'uomo che, se « nasce a fatica » ed urlando dal pozzo della natura, e solo per cadere in un altro e più profondo pozzo, in cui inesorabilmente scivolare, continuando ad urlare in varia guisa e poi sempre più piano la sua presenza e la sua identità, fino a perdersi « in pulvere ». Orbene i cosiddetti malati, e forse pure i loro psicoterapeuti, sono quelli fra gli uomini che maggiormente soffrono questa precarietà e meglio sentono come la nostra vita proceda attraverso oppressioni, costrizioni ed affanni, da quella angustia neonatale che, anche etimologicamente, rappresenta il modello sia delle « angine» del corpo sia di ogni ansia e d’ogni psichica angoscia. Possiamo allora immaginare, dentro ognuno dei nostri pazienti, un bambino in condizione non dissimile da quella del povero Alfredino, che grida e non viene udito, si esprime ma non viene compreso, cerca aiuto e però non ne trova. Se l'identità personale di ognuno risulta anche dall'integrazione di quella voce infantile nell'autoconsapevolezza dell'adulto, l'identità professionale dello psicoterapeuta si formerà inevitabilmente alle prese con i pazienti e nel dialogo con le voci flebili e soffocate di quei bambini interni avviliti, attraverso il riconoscimento della comune umanità e dell'unitezza del processo riparativo. Per restare nell'allegoria, quando si cercò di soccorrere il bambino nel pozzo, dopo gl'interventi selvaggi dei primi sprovveduti che - esperienza ben nota agli psicoterapeuti - con i loro maldestri e avventati tentativi compromisero ogni successiva operazione, dopo i clamori e le accuse, si cercò un giovane abbastanza agile e snello, cioè adatto, dotato di esperienza specifica, speleologica, e lo si riconobbe adeguatamente coraggioso, per poi scoprire che a queste qualità, le stesse, guarda caso, che si potrebbero richiedere allo psicoterapeuta, occorreva imparare ad aggiungere la pazienza: la pazienza di sopportare ripetute frustrazioni e il penoso insuccesso finale. Disponibilità, attitudine, esercizio, pazienza concorrerebbero dunque a comporre l'identità professionale dello psicoterapeuta, ma questo per essere pienamente tale, dovrà riassumere le nostre vicende, sedimentare gl'influssi della nostra cultura, comportare il minimo di mutilazioni e il massimo di lutti: di lutti anche per quei padri in ogni senso mediocri da riguardare con la benignità che le persone mature usano con i loro genitori carnali, ancorché cattivi. L'integrazione delle passate esperienze con le ridimensionate aspettative consentirà allora agli psicoterapeuti responsabilizzarsi, di rispondere (questo e in fondo il senso dell’identità) del loro lavoro, in una equilibrata valutazione dei reali doveri e delle reali possibilità.
Commenti al Post:
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 17:04 via WEB
E' un post straordinario da pubblicare e rendere OBBLIGATORIO per tutti i neolaureati in scienze sanitarie ....
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arza1 il 20/09/07 alle 17:06 via WEB
Si tratta insomma di un contributo di alta qualità e di inconsueta ricchezza.
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arza1 il 20/09/07 alle 17:07 via WEB
che va segnalato, EVENTO ECCEZIONALE NEI BLOG, per rigore di analisi, conoscenza dei testi, accurata ricostruzione degli argomenti e originalità dell’interpretazione.
(Rispondi)
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educatrice2 il 20/09/07 alle 17:08 via WEB
QUI SI PARLA DI VERMICINO.... DI ALFREDINO (nella foto) DI UN DRAMMA CHE HA LETTERALMENTE SCONVOLTO L'ITALIA DA PERTINI IN GIU' .....
(Rispondi)
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educatrice2 il 20/09/07 alle 17:12 via WEB
RICORDATE O, COME ME, AVETE SOLO SENTITO RACCONTARE LA STRAZIANTE STORIA DI QUESTO BAMBINO? L'Italia ha assistito alla tragedia di Alfredino Rampi 12 giugno - 13 giugno 1981
Le telecamere Rai hanno trasmesso in diretta per più di 24 ore, a reti unificate, la tragica vicenda di Alfredino Rampi, un bimbo caduto in un pozzo stretto e profondo, da cui i soccorritori non riuscirono ad estrarlo ancora in vita.
(Rispondi)
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servoarbitrio il 20/09/07 alle 17:13 via WEB
IN TUTTA ITALIA SI MOLTIPLICARONO I RICOVERI IN CLINICHE PSICHIATRICE.........
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 17:17 via WEB
CREDO DI INTERPRETARE IL DESIDERIO DI TUTTI, RICORDANDO ANCHE QUI, IL NOSTRO PIPPONE, CON LA CERTEZZA DI UNA SUA IMMEDIATA GUARIGIONE.
(Rispondi)
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 17:27 via WEB
dedicato a gvgiusti uomo di grandissima cultura ( CITAZIONE DA Montale):
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 17:28 via WEB
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti||| sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.||| Codesto solo possiamo dirti|||
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.|||
E. MONTALE
(Rispondi)
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arza1 il 20/09/07 alle 17:29 via WEB
HAI RAGIONE DEONTOLOGIAETICA!
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arza1 il 20/09/07 alle 17:29 via WEB
QUESTO POST SI PUO' SOLO PUBBLICARE
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arza1 il 20/09/07 alle 17:29 via WEB
IN UN CONTESTO DI ECCELLENZA.
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arza1 il 20/09/07 alle 17:33 via WEB
PSICOLOGIAFORENSE Non ha certo tratto conclusioni enfatiche o sintesi definitive e sistematiche, nè altrimenti poteva essere, considerato il taglio riflessivo, autocritico e interpretativo con cui ha affrontato il problema specifico e il particolare momenta evolutivo dell'identità del TERAPEUTA nei suoi diversi aspetti di impegno professionale.
II merito di aver reso così significativo e centrale il tema trattato va attribuito alla SUA sensibilita, alla SUA capacita ed alla SUA e a LEI esprimo il mio grande riconoscimento.
(Rispondi)
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agostino88 il 20/09/07 alle 17:34 via WEB
ARZA ADESSO CAPISCO PERCHE PRENDI SEMPRE IL MASSIMO CUM LAUDE...........
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dottoresottile il 20/09/07 alle 17:35 via WEB
ECCELLENTE, STRAORDINARIO, SUGGESTIVO ( ad un certo punto mi sono commosso)
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bibiosa il 20/09/07 alle 17:37 via WEB
PERCHE' dai per scontato che PSICO voglia pubblicarlo... è già pubblicato in blog e a disposizione di tutti..........
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bibiosa il 20/09/07 alle 17:38 via WEB
e poi perchè ti rivolgi all'ordinario di cattedra? Pensi che Psico abbia bisogno di un AIUTINO????
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 17:39 via WEB
SE PSICO VOLESSE PUBBLICARE ... io stessa gli farei PONTI D'ORO.....
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educatrice2 il 20/09/07 alle 17:43 via WEB
il problema della IDENTITA' che è come il fiume di eraclito "IN CONTINUO DIVENIRE"
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servoarbitrio il 20/09/07 alle 17:44 via WEB
Bravissima EDU... hai colto il problema essenziale di medici, psicologi, psichiatri, medici legali, ecc.........
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servoarbitrio il 20/09/07 alle 17:54 via WEB
Intanto l'identità del terapeuto non rappresenta un'entità fissa, immutabile e compiuta, ne appare costituirsi solo in funzione dei metodi applicati, dei ruoli assunti, delle mete consapevoli da raggiungere o delle strutture ambientali in cui opera la "CURA": la radice più sostanziale della individuazione professionale psichiatrica sembra ritrovarsi nei contenuti più profondi dell'identità personale, nella storia vocazionale individuale e nella conoscenza dei fantasmi che sottendono l'esercizio quotidiano della clinica e il rapporto terapeuta-paziente.
Appare in primo piano, grazie all'ottica psicoanalitica, la natura reciprocamente conflittuale e dilemmatica dell'embricatura e della integrazione del momento introspettivo-personale e di quello tecnico-
professionale. .
(Rispondi)
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auroraml il 20/09/07 alle 17:56 via WEB
Parlate in termini un po' gergali, ma ragionandoci sopra, si capiscono tante cose........
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bibiosa il 20/09/07 alle 17:57 via WEB
POST DA PUBBLICARE...........
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summainiuria il 20/09/07 alle 18:01 via WEB
La terapeuticita di tale integrazione dovrebbe esserne la conseguenza auspicabile, proprio perchè momenta conoscitivo e momenta applicativo non potrebbero prescindere l'uno dall'altro, anche secondo il suggerimento insito nell'etimo comune di «curiosità» e «cura» (Devoto), ma IL POST DI PSICOLOGIAFORENSE ha ampiamente segnalato le difficolta, i limiti, i pericoli e i malintesi di tale "SINTESI" identificatoria.
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summainiuria il 20/09/07 alle 18:04 via WEB
Tutto questa può avere, assieme ad un invito non masochistico alla misura ed alla modestia, una implicita connotazione pedagogica non di rado con sfumature pessimistiche, ma non certo autodenigratorie: come quando si tenti di definire un'identità negativa ("ciò che non siamo, ciò che non vogliamo"), senza però rinunciare a concrete prospettive di evoluzione maturativa; i Iimiti routinari e stagnanti delle operazioni terapeutiche contrapposti alle possibili evoluzioni dei molteplici mezzi disponibili, le latenze ed emergenze conflittuali inerenti l'esercizio TERAPEUTICO di fronte a cognizioni e opzioni critiche ed autoriflessive, le tendenze al protagonismo proteiforme alla seduzione psicopolitica rispetto all'insight operativo delle pressioni sociali ed assistenziali.
(Rispondi)
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servoarbitrio il 20/09/07 alle 18:08 via WEB
INFATTI SEGUENDO IL TUO RAGIONAMENTO SI VIENE A DIRE: la soluzione del contrasto tra onnipotenza e realtà, tra globalità velleitarie o irrigidite di intenti curativi e corrette applicazioni terapeutiche, tra illusioni e consapevolezze professionali insomma, sembra costituire il filo conduttore basilare per il TERAPEUTA, implicando un evolversi ed uno svilupparsi continuativi attraverso rinunce e mutamenti, mediante - come si dice ormai con frasi ben note -l'elaborazione del lutto e la formazione permanente: il «lavoro» sui microlutti e microdepressioni quotidiane può appunto garantire «la capacita di avere un sentimento continuativo di sè attraverso cambiamenti successivi...; e proprio attraverso l'elaborazione e l'assimilazione di questi cambiamenti che l'individuo stabilisce il suo sensa di identita» (Grinberg, 1977).
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agostino88 il 20/09/07 alle 18:10 via WEB
COMMENTI ECCELLENTI, DI GRANDISSIMA LEVATURA SCIENTIFICA
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diego1930 il 20/09/07 alle 18:11 via WEB
LASCIATEMI IL TEMPO DI STUDIARE...
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diego1930 il 20/09/07 alle 18:12 via WEB
CERTO QUELLA VOLTA DI ALFREDINO NEL POZZO fu un trauma che non tutti hanno superato...
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flozanussi il 20/09/07 alle 18:13 via WEB
ARRIVANO I PRIMI "ESPERTI" ed è la fine...
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flozanussi il 20/09/07 alle 18:15 via WEB
OSTRUISCONO IL BUCO, FANNO CADERE FRANE, FANNO IN MODO CHE ALFREDINO SCIVOLI SEMPRE PIU' IN GIU', SEMPRE PIU' IN GIU'....
POI I SOCCORSI VERI. 24 ore di AGONIA, le grida sempre più flebili del bambino, TUTTO IN DIRETTA TV.
(Rispondi)
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giordana2007 il 20/09/07 alle 18:41 via WEB
credo che sia un esempio vero DI POST DISCUSSO!!!!
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luiginoluigina il 20/09/07 alle 18:44 via WEB
QUESTO MI AFFASCINA IN TE, PSICO cioè il fatto che oltre ad essere una esimia
Scienziata, sei una donna di grande cultura generale, non solo relativa alla psicologia. Per
noi BLOGGERS sei una ventata di aria fresca...... in una blogsfera spesso asfittica
(Rispondi)
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bimbayoko il 20/09/07 alle 18:47 via WEB
Il solo rileggere di quella vicenda rinnova il dolore ma la maestria con cui sondi nelle profondità dell'animo umano non ha pari.Un abbraccio,Yoko
(Rispondi)
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 19:02 via WEB
E' NECESSARIO SVOLGERE OPERAZIONI DI GRANDISSIMA COMPLESSITA' ED ECCEZIONALE DIFFICOLTA'. Questo insieme complesso di operazioni (scegliere e rinunciare, prendere e lasciare, unire e scindere, accostare e staccare) richiama ala mente il lavoro di rammendo e tessitura assieme, necessario per comporre e riparare tessuti di fibre diverse.
E un po', questa immagine, la traduzione artigianale e il laborioso ridimensionamento di un assunto onnipotente e riparativo che probabilmente è all'origine di molte NOSTRE "vocazioni" assistenziali (ricordare i kraepeliniani "speciale amore e non comune inclinazione" alla professione psicoterapeutica), la "legge rischiosa" del mare di Montale:
« esser vasto e diverso/// e insieme fisso///
e svuotarmi così d'ogni lordura///
come tu fai che sbatti sulle sponde/// le inutili macerie del tuo abisso ».///
(Rispondi)
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arza1 il 20/09/07 alle 19:04 via WEB
ANCHE MONTALE... poi la strada è a senso unico verso :
(Rispondi)
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arza1 il 20/09/07 alle 19:05 via WEB
LA SINDROME DEL BURNOUT TRA GLI OPERATORI DELLA SANITÀ
(Rispondi)
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summainiuria il 20/09/07 alle 19:06 via WEB
PERO' LA SINTESI DI DEONTO E' ESTREMAMENTE INTELLIGENTE E PROFONDA..... PERCHE':
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summainiuria il 20/09/07 alle 19:08 via WEB
Paradossalmente, il riehiamo all'unita della MEDICINA PER L'ANIMA puo compiersi proprio attraverso un cammino interposto tra la molteplicità e la diversita dei suoi componenti, COSI' come la costanza dell'identita richiede un assetto dinamico che vede identità e cambiamento come aspetti complementari e non antitetici, sapendo che nessuna identita professionale è raggiungibile se non si inserisce in una identità personale consapevole dei propri limiti e delle risorse affettive personali.
(Rispondi)
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elvia4 il 20/09/07 alle 19:15 via WEB
ESTREMAMENTE AFFASCINANTE ANCHE SE UN PO' DIFFICILE... perchè l'identità del curante è una bella cosa... ma quella del paziente....???
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estinette il 20/09/07 alle 19:16 via WEB
QUASI AUTOBIOGRAFICA . CARA PSICO:
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estinette il 20/09/07 alle 19:17 via WEB
sei una Autrice con la vocazione del bestseller....
(Rispondi)
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luiginoluigina il 20/09/07 alle 19:33 via WEB
cara ELVIA l'identità del paziente è quella di tutti noi nella sua definizione. Ovvero è il senso del proprio essere CONTINUO attraverso il tempo, e DISTINTO, come entità, da tutte le altre!
(Rispondi)
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arza1 il 20/09/07 alle 19:38 via WEB
A GUARTARE GLI ABORTI DEGLI ALTRI POST" PIU' DISCUSSI" E' DIFFICILE NON PROVARE UN FORTE SENSO DI DISAGIO E DI REPUGNANZA
(Rispondi)
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luigiarusso il 20/09/07 alle 19:39 via WEB
I POS PIU "DISCUSSI" AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH
(Rispondi)
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luigiarusso il 20/09/07 alle 19:41 via WEB
COME DEFINIRESTE I POST PIU' (DISCUSSI) IN QUESTO MOMENTO
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luigiarusso il 20/09/07 alle 19:45 via WEB
I NANO BLOG!!!! penosi, pietosi, meschini, miserevoli, sciagurati, bui, desolati, disgraziati, spiacevoli, bassi, ignobili,ridicoli,sconsolanti..... ecc.....
(Rispondi)
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 19:52 via WEB
NAUSEANTI , REPELLENTI, RIBUTTANTI, RIPUGNANTI, SCHIFOSI, STOMACHEVOLI, DISGUSTOSI ( guardate e valutate voi stessi nei post piu' "DISCUSSI" )
(Rispondi)
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gvgiusti il 20/09/07 alle 19:57 via WEB
Il punto centrale, e Psico l'ha scritto, è che la storia di Alfredino rappresenta una allegoria. Ripartite da qui.
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arza1 il 20/09/07 alle 20:48 via WEB
GVGIUSTI SEI GRANDE!
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dottoresottile il 20/09/07 alle 20:56 via WEB
GVG L'ALLEGORIA DEL BAMBINO NEL POZZO ( cioè ciascuno di noi) E' FORMIDABILE ... ma tu non pensi che si debba prendere in considerazione anche il TITOLO che PSICO ha apposto laddove scrive IL TERAPEUTA E I SUOI PERTURBANTI????
(Rispondi)
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alias1973 il 20/09/07 alle 20:39 via WEB
Complimenti, qualcosa di impegnato e impegnativo. Ginnastica neuronale. Un saluto, Ali.
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arza1 il 20/09/07 alle 20:50 via WEB
x GVGIUSTI : " AH, DOVE SONO ANDATI|||QUEI CELEBRI MAESTRI|||CHE SAPEVANO TANTO?|||( da" Il maestro di cappella" di D. CIMAROSA) TU HAI AVUTO TUTTI MAESTRI STRAORDINARI!! E TU STESSO SEI UN MAESTRO DI ECCELLENZA!!
(Rispondi)
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 21:17 via WEB
GVG SE PENSI : AL PERTURBANTE E AL SUO MEDICO, ALL'IDENTITA' E AL SUO CONTRARIO L'ALIENAZIONE.. ALLA " PRECARIETA'" DEL MEDICO, ALLA CRISI DI IDENTITA' STORICA E ATTUALE DEL TERAPEUTA, all'identità in particolare del "MEDICO DELL'ANIMA" come dice PSICO... e alle sue ambivalenze tra ACCOGLIERE e AGIRE ... forse convieni che si può utilmente pensare ad altra categoria, ad altra PERTURBANTE...
(Rispondi)
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 21:19 via WEB
mi riferisco A QUESTO ILLUMINANTE PASSO DI "ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE".
(Rispondi)
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 21:22 via WEB
ALICE DOMANDO': « MI DIRESTI, PER FAVORE, CHE DIREZIONE DOVREI PRENDERE? » « DIPENDE PIU' CHE ALTRO DA DOVE VUOI ANDARE », DISSE IL GATTO. « NON MI INTERESSA TANTO DOVE ... », DISSE ALICE. « ALLORA NON HA IMPORTANZA CHE DIREZIONE PRENDI », DISSE IL GATTO. « MI BASTA ARRIVARE DA QUALCHE PARTE », SOGGIUNSE ALICE PER CHIARIRE IL SUO PENSIERO. « OH, MA QUESTO LO FARAI SENZ'ALTRO - DISSE IL GATTO - BASTA CHE CAMMINI ABBASTANZA A LUNGO ». ALICE AMMISE CHE CIO' ERA INNEGABILE, PER CUI PROVO' A FARE UN'ALTRA DOMANDA: «CHE RAZZA DI GENTE ABITA QUI ATTORNO? » « DA QUELLA PARTE - DISSE IL GATTO E AGITO' LA ZAMPA DESTRA - ABITA UN CAPPELLAIO E DA QUELLA - E AGITO' LA ZAMPA SINISTRA - ABITA UNA LEPRE MARZOLINA. VAI PURE A FAR VISITA A CHI VUOI, SONO MATTI TUTTI E DUE ». « MA IO NON VOGLIO ANDARE TRA I MATTI », FECE NOTARE ALICE. « OH, NON NE PUOI FARE A MENO - DISSE IL GATTO - QUI SIAMO TUTTI MATTI, IO SONO MATTO, TU SEI MATTA ». « COME FAI A SAPERE CHE IO SONO MATTA?» DISSE ALICE. «LO DEVI ESSERE PER FORZA - RISPOSE IL GATTO - ALTRIMENTI NON SARESTI VENUTA QUI ».
(Rispondi)
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gvgiusti il 20/09/07 alle 21:43 via WEB
Scusatemi se intervengo ancora. Il post è assolutamente soggettivo, ed indicativo di un percorso. Rileggetevi la poesia di Jacopone da Todi. Ripensate al VOSTRO percorso di vita. Poi andate al mio blog a vedere il mio ultimo commento. E poi postate una piccola barzelletta, tanto per sorridere un poco. Domani sarà un altro giorno.
(Rispondi)
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arza1 il 20/09/07 alle 22:16 via WEB
GRAZIE PER LA STIMOLANTE DISCUSSIONE, BUONA NOTTE A TUTTI.
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bibiosa il 20/09/07 alle 22:17 via WEB
dopo tutto questo ci vuole il tempo per ....
(Rispondi)
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educatrice2 il 20/09/07 alle 22:18 via WEB
GVG HA RAGIONE, il bandolo della matassa sta qui: " Ci si potrebbe servire, come di un'allegoria, del fatto di cronaca che più, credo, ha appassionato gl'italiani della precedente generazione. Voglio riferirmi al dramma di Vermicino, oggetto, si lamentò, di una stentorea, riprovevole e forse un po' ripugnante notificazione.
Che eccesso vi fosse non par dubbio, anche se si trattò per certo, e non solo da noi, di una sincera partecipazione corale. Troppo facili dunque quegli sdegni, pur essi corali, qualora si rifletta sul fatto che la situazione del bambino nel pozzo esemplifica metaforicamente fino all'archetipo la posizione esistenziale dell'uomo; dell'uomo che, se « nasce a fatica » ed urlando dal pozzo della natura, e solo per cadere in un altro e più profondo pozzo, in cui inesorabilmente scivolare, continuando ad urlare in varia guisa e poi sempre più piano la sua presenza e la sua identità, fino a perdersi « in pulvere ». Orbene i cosiddetti malati, e forse pure i loro psicoterapeuti, sono quelli fra gli uomini che maggiormente soffrono questa precarietà e meglio sentono come la nostra vita proceda attraverso oppressioni, costrizioni ed affanni, da quella angustia neonatale che, anche etimologicamente, rappresenta il modello sia delle « angine» del corpo sia di ogni ansia e d’ogni psichica angoscia. Possiamo allora immaginare, dentro ognuno dei nostri pazienti, un bambino in condizione non dissimile da quella del povero Alfredino, che grida e non viene udito, si esprime ma non viene compreso, cerca aiuto e però non ne trova"
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educatrice2 il 20/09/07 alle 22:19 via WEB
PSICO HAI GENIALMENTE SCRITTO QUESTA INTERPRETAZIONE ALLEGORICA DI UN FATTO CHE SCONVOLSE E TRAVOLSE L'ITALIA...
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auroraml il 20/09/07 alle 22:20 via WEB
VI LEGGO CON AMMIRAZIONE... anch'io come BIBI devo "ELABORARE" ... a lungo!
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deontologiaetica il 20/09/07 alle 22:22 via WEB
DISCUSSIONE VIVACE, NON FACILE, ARTICOLATA, COMPRENSIVA DEI PUNTI NEVRALGICI TRATTATI DA PSICO E SPECIALMENTE...
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educatrice2 il 20/09/07 alle 22:23 via WEB
SI' una discussione con FIOCCHI E CONTROFIOCCHI... GRAZIE PSICO!
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summainiuria il 20/09/07 alle 22:24 via WEB
L'identità del professionista che "PRESTA AIUTO", mancanza di identità ...
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summainiuria il 20/09/07 alle 22:26 via WEB
= SINDORME DI BERNOUT ( con rapporti e relazioni sempre più difficili....)
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summainiuria il 20/09/07 alle 22:26 via WEB
NON SO SE LA SINDROME DI BURNOUT COLPISCA ANCHE GLI AVVOCATI....
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Filottete3 il 20/09/07 alle 23:53 via WEB
Ricordo Alfredino. Non sapevo della sindrome.
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49