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SOSPENSIONE A DIVINIS

Post n°344 pubblicato il 28 Ottobre 2007 da psicologiaforense
 

Così ha funzionato la "ghigliottina ecclesiastica" nel passato applicata a casi ritenuti gravissimi

( nelle foto don Sante Sguotti  e Paola Perego che lo ha spesso  ospitato nel suo programma )
Il girone dei sospesi, come lo chiamerebbe Dante, è piuttosto affollato. Così don Sante si trova in buona compagnia. Perché la ghigliottina ecclesiastica ha funzionato bene nella diocesi di Padova, nel passato recente e in quello remoto. Attenzione, però, a non prendere abbagli. Agli occhi del fedele inesperto, ogni sacerdote privato della facoltà di celebrare sembra in qualche modo sospeso a divinis. Nei fatti, invece, il decreto viene emesso soltanto in casi ritenuti gravi: anzi, gravissimi. Più di frequente ci si limita a provvedimenti simili nella sostanza, non nella forma. Tutti ricordano, dunque, la vicenda di don Ugo Moretto: sacerdote di Padova che dirigeva il Centro televisivo vaticano e gettò per amore una brillante carriera in abito talare. Ma fu lui stesso - come spiegò - a chiedere, nel novembre 2001, la riduzione allo stato laicale con la quale si avviarono le procedure di dispensa dagli obblighi sacerdotali.

Formalmente sospeso con un decreto del vescovo di Padova e poi con un atto congiunto dei vescovi di Fermo e San Benedetto del Tronto, datato 1 maggio 1993, fu invece il religioso sacramentino Rosario Gozzo, colpevole di risultare tra i seguaci del santone Gabriel Basmagi.

All' inizio degli anni Ottanta, anche don Albino Bizzotto ebbe qualche contrasto con la Curia. Al leader dei Beati i costruttori di pace, all'epoca apostrofato prete rosso, si contestava un eccesso di zelo pacifista che ancora oggi lo contraddistingue. È il clima clericale a essere mutato, più che l'energico sacerdote. Don Nello Castello e don Attilio Negrisolo vennero sospesi dal vescovo Girolamo Bortignon, nel dicembre 1959 per un mese e nel febbraio 1960 a tempo indeterminato, in quanto rei di credere a un santo vivente, Padre Pio. Il loro calvario si concluse il 21 aprile 1970, quando una sentenza della Sacra rota romana li riabilitò.

Risale infine all'11 ottobre 1666 la sospensione a divinis inflitta dal vescovo Gregorio Barbarigo a don Pietro Mazzoleni, il parroco di Bigolino (vicariato di Valdobbiadene) che si rifiutava di insegnare la dottrina cristiana. Ma questa è storia. Un'altra storia.

 
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Commenti al Post:
gvgiusti
gvgiusti il 28/10/07 alle 19:57 via WEB
frate Martino era tutt'altra cosa. Bastava chiedere la riduzione allo stato laicale, se voleva sposarsi. O passare a qualche chiesa protestante che lo permetta. I preti sanno bene che non possono sposarsi, e che la Chiesa cattolica perdona il peccato del sesto e nono comportamento, ma non la insubordinazione.
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torospensierato
torospensierato il 28/10/07 alle 20:09 via WEB
il problema di don Sante è che non vuole sposarsi, ma crede che nel corso della vita talare accanto all'amore di Dio ci sia posto per l'amore terreno(di cui ha negato - almeno finora -l'esperienza sessuale) e che tale amore completi l'altro (forse qui c'è bestemmia, visto che Dio, per principio, non può essere completato). Ma a problemi nuove lo Stato Pontificio da sempre la stessa risposta, la ghigliottina.
(Rispondi)
 
 
MacRaiser
MacRaiser il 28/10/07 alle 20:22 via WEB
Ma l'insubordinazione (chiedo) non e' un reato previsto dal codice penale militare?
(Rispondi)
 
 
 
biancorossoeg
biancorossoeg il 28/10/07 alle 22:49 via WEB
l'insubordinazione, infatti, è dei militari, ma un prete oltre che alla castità promette anche obbedienza ai suoi superiori. nessuno ha costretto don sante a diventare prete: prima di diventarlo sapeva quali erano le regole con cui giocava. da parte del vescovo, quindi, atto legittimo e non "ghigliottina".
(Rispondi)
 
 
 
 
MacRaiser
MacRaiser il 28/10/07 alle 23:05 via WEB
Legittimo non equivale affatto a "giusto". Quello di insubordinazione non e' infatti solamente reato tipicamente contestato nell'ambito delle forze armate (i cui membri sono pero' soggetti alle leggi dello stato ed ai suoi poteri), ma sopratutto nei regimi militari ed in genere dittatoriali.
(Rispondi)
 
 
 
 
torospensierato
torospensierato il 29/10/07 alle 20:12 via WEB
non è così biancorosso. come ho detto don sante non si vuole sposare, cosa che in seminario deve essergli stata spiegata con le relative vie d'uscita,(riduzione allo stato laicale ecc.) ma dimostrare che si può amare anche restando un buon prete. La Chiesa non è un S.p.A dove un direttore generale fa le circolari e tutti devono obbedire pena il licenziamento, è una struttura in cui le anime che hanno avuto il dono della chiamata divina devono collaborare per diffondere al meglio la fede, e mi sembra strano che un fratello superiore per amore in Dio (un vescovo)ritenga che una norma "interna" sia superiore al bene della vocazione.
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pippo_217
pippo_217 il 29/10/07 alle 01:07 via WEB
Riuscirà il nostro amico a scalfire le colonne portanti della chiesa ? Lui non sta regalando pesce, sta insegnando agli altri a pescarlo !
(Rispondi)
 
rimescolareilvolga
rimescolareilvolga il 29/10/07 alle 01:12 via WEB
I contrasti di Don Albino risalgono a quando era vice preside al Liceo artistico Pietro Canal; gli fu tolto l'insegnamento, non accettò lo scontro con la curia pur supportato da tutto il corpo insegnate e studentesco; quindi andò a fare il muratore alla CPM, ed in seguito entrò in una cooperativa di servizi ai disabili ed emarginati; in contemporanea "lavorava" per il Comitato del Salvador; e per il comitato della pace in Via Marsilio da Padova; lo "zelo pacifista" era supportato da un impegno ecclesiale di "vivere" tenendo la porta aperta, di casa; ove tutti potessero entrare giorno e notte...o per un piatto di minestra e quattro parole (con quache problemuccio nel dormire visto che ci abitavo anchio ( circa un anno). Ma accettò "l'obbedienza" e quindi il dir messa presso varie parrocchie; cosa che fa tutt'ora...Notte, Mauro
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