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Post n°427 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da psicologiaforense
UNIVERSITA' DI PADOVA
L’ottantacinque per cento del corpo devastato dalle fiamme. Di cui quasi il sessanta per cento con ustioni di terzo grado. Caterina Paglia, la trentenne studentessa in medicina che si è data fuoco nel suo letto in via Cavalotti 83 a PADOVA PRESENTAVA una situazione clinica disperata a cui i medici hanno cercato di far fronte con ogni mezzo. Il fuoco, infatti, le ha divorato gli arti che risultano semi carbonizzati: il calore le ha devastato cute e cartilagini. Tuttavia le altre zone più colpite sono quella toracica e quella facciale. La giovane dopo essersi cosparsa di liquido infiammabile - non si sa ancora se alcol o benzina, anche se è più probabile la prima ipotesi - sul proprio letto dell’appartamento che condivide con altre tre studentesse, ha acceso una fiamma che in pochi attimi ha trasformato il suo corpo in una torcia. Sopraffatta dal dolore, Caterina Paglia non è riuscita a rimanere stesa sul materasso, anch’esso incendiato, ma si è alzata ed è corsa sul pianerottolo dov’è stata soccorsa dai vicini richiamati dalle sue urla che rimbombavano nella tromba delle scale. In quel tragitto, la giovane ha respirato direttamente le lingue di fuoco che le hanno distrutto laringe e intaccato i polmoni che si sono riempiti di fumo, nonostante in pochi minuti sia stata ricoperta con asciugamani bagnati e un plaid in maniera da spegnere le fiamme.
COMMENTO PSICOLOGICO FORENSE Non è riuscita a chiedere aiuto. Ci sono a volte delle situazioni depressive a mano a mano che ci si avvicina alla fine degli studi. Si ha paura di dover tagliare dei legami e di affrontare delle incognite. Ed a volte si tenta di evitare il confronto con l’impatto diretto di una vita indipendente. Le richieste di aiuto possono anche essere troppo deboli per trovare un orecchio attento, anche in una comunità solitamente solidale e accogliente come quella di studenti che convivono. Sicuramente doveva esserci una condizione di forte disagio, forse una situazione depressiva. Purtroppo casi come questo accadono più spesso di quanto ci si aspetta. Caterina doveva essere davvero disperat. E’ il mezzo scelto per tentare il suicidio che lascia ancora perplessi: il fuoco è un elemento dalle molteplici valenze simboliche, un modo per mandare un messaggio. Ma essere bruciati vivi è un’esperienza dolorosa e traumatica, e una laureanda in Medicina non poteva ignorarlo. E’ una modalità crudele, rabbiosa e distruttiva . Il fuoco è stato spesso usato come forma di protesta politica, ma è un po’ anomalo come metodo di suicidio, specialmente per una donna.. La ragazza avrebbe avuto diversi interlocutori a cui chiedere aiuto, a partire dagli amici per finire con i servizi di assistenza psicologica offerti GRATUITAMENTE DA QUESTO ATENEO DI PADOVA. Ma c’è ancora un problema di stigmatizzazione della sofferenza psichica e c’è una forte difficoltà a rivolgersi a questi centri di ascolto. Certo che episodi come questo lasciano proprio un senso di amarezza...
Commenti al Post:
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pippo_217 il 18/12/07 alle 00:23 via WEB
Povera piccola, possibile che il suo disagio fosse così grande da sciegliere un mezzo così radicale, senza scampo, e nessuno a lei vicino ha capito nulla ?
(Rispondi)
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Feng_Huang il 18/12/07 alle 09:08 via WEB
Il grado del dolore interiore può arrivare a superare ogni livello di dolore fisico. Io del fuoco ne ho fatto un simbolo, un simbolo di cambiamento ...ma ho lasciato ke rimanesse solo un simbolo .......forse xkè mi sono aggrappato ai miei sogni ......forse xkè ho prontamente sostituito i sogni scaduti con altri sogni nuovi. La disperazione della stundentessa era tale ke avesse voluto rovinare x sempre la propria vita. In qualke modo ha perso o nn riusciva a vedere più i propri sogni. Recriminare se fosse stato possibile, x le persone ke le erano vicine, ....capire la sua sofferenza .......nn risolve il problema. Quando una persona interiorizza le proprie delusioni nn c'è nulla da fare. Se qualcuno se ne fosse accorto, nn certo sarebbe stato merito suo .....ki ha un problema e vuole essere aiutato lancia sempre dei messaggi di aiuto ....ke il più delle volte nn sono parole dirette .....ma comportamenti ....cambiamenti .....toni della voce ...piccole frasi particolari. Probabilmente la studentessa ha lascito qualke traccia ........purtroppo poco visibile. E' difficile combattere la disperazione a ki nn la vive ....un possibile aiuto è la prevenzione. Quello ke manca nella scuola è l'insegnamento a vivere. Ci vorrebbe ke almeno 1 ora alla settimana (almeno x quelli ke hanno rinunciato all'ora di religione), si insegnassero le tecnicke di comunicazione con gli altri, ad affrontare i problemi, le delusioni, la disperazione, ke niente è x sempre, a vedere sempre nuovi sogni, a nn aspettarsi troppo dalla vita. Caterina, scusaci se nn ti abbiamo capito o nn ti capiremo mai ........i miei auguri più sinceri ke tu possa nonostante tutto trovare un futuro ed aggrapparti a un sogno ke ti faccia volare via la vekkia e nuova disperazione, Feng
(Rispondi)
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bimbayoko il 22/12/07 alle 02:43 via WEB
Tra tanti post interessanti e,come sempre,magistralmente scritti scelgo di commentare questo.Forse per la pietà umana che suscita in me.Mi chiedo perchè cercare di darsi la morte in modo così orrendo,perchè punirsi a questo modo senza nemmeno la certezza e la liberazione della morte...Come sarà possibile aiutare questa povera ragazza dal corpo devastato?Che cosa sarà in grado di fare la scienza medica per aiutarla?Come minimo sarà invalida a vita...Dio mio...Scusa Psic,ero passata per farti gli auguri di Natale ma li riservo ad altro momento,ciò che ho letto mi ha turbata molto.Se hai degli aggiornamenti al riguardo ci terrei a leggerli qui da te.Puoi dirmi in che modo intervengono i medici in casi del genere?Cioè,oltre a trasportare le vittime ad un centro grandi ustionati,cosa è possibile fare?Rabbrividisco...Un abbraccio a te,Martina
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hélène il 30/05/12 alle 22:01 via WEB
Ero la sua inquilina, è la storia non è così semplice per emettere tali ipotesi. ancora oggi penso a lei e tutte le volte che abbiamo parlo a notte fonda che abbiamo condiviso e all'epoca, non ero stata in grado di capire quanto la sua sofferenza era importante.
E stata una tragedia, impossibile da capire, perché per quanto eravamo amiche, non si è minimamente capito che poteva passare ad un tale atto.
Però ha fatto la sua scelta, che rimpiangerò sempre, ma occorre accettarla.
Questa storia mi ha segnato a vita, così come alle altre due ragazze che erano con me in quel appartamento.
(Rispondi)
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