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Post n°2650 pubblicato il 06 Agosto 2009 da psicologiaforense
L'OPINIONE (vedi precedenti post, in particolare il n. 2637). In un'interessante indagine Eurisko i ricercatori intervistarono mille bambini e i loro genitori, sulle dinamiche familiari e individuarono alcune tipologie di bambini (e relative famiglie), come ad esempio: il «bambino biologico». Un bambino, che nasce in situazioni di «crisi familiari»: o perché la sua famiglia è "disfunzionale" e multiproblematica, o perché i genitori hanno severi problemi socio-economici (nuove e vecchie povertà) e/o non hanno capacità/ allevanti, ecc... (si veda, anche il caso del bimbo NON VOLUTO, nato per "caso", non desiderato...ecc...) Il "bambino solitario". Apparentemente autosufficiente, capace di cucinarsi il pranzo e la cena e di farlo anche per i fratelli; un bambino con le chiavi di casa e i soldi in tasca. Quel bambino sopporta il volontario abbandono con un dolore che, spesso, non si vede. Questo dolore viene, all'improvviso, «messo in scena», quando la rabbia, la paura, e il bisogno di richiamare l'attenzione degli adulti, supera il livello di contenimento e di guardia. Non so se FRANCESCO, di cui si è occupata la cronaca, voleva gettarsi dalla finestra, per esprimere la sofferenza di un distacco dalla madre bruciante, per lui, come una scottatura, avrebbe, poi, veramente compiuto l'atto di autoeliminarsi, per protestare contro il distacco, l'assenza, la mancanza di ascolto degli adulti? Forse, no. Ma altri bambini, però, l'hanno fatto. Ricordo, per tutti, il suicidio, per fortuna soltanto cinematografico, del bambino del film di Roberto Rossellini: «Germania anno zero». Quel bambino non ha più fiducia nel mondo degli adulti; la sua protesta depressiva è estrema; il vuoto, la rabbia, il dolore che sente, lo spingono a cancellarsi per «agire» l'abbandono. Ma, per tornare ad oggi e qui, nel nostro Paese, ci sarebbero, a questo punto, molte domande da fare e alle quali dare una risposta. Ad esempio: «Dov'è la scuola e quale contributo di prevenzione potrebbe dare, se fosse ben organizzata, a tutela di bambini addolorati come il bambino Francesco?» E, ancora: «che fare per formare, sempre di più e meglio, genitori ed educatori al loro compito?». Rispondere a tali interrogativi con immediatezza ed operare con sempre maggiore attenzione affinché la Cultura dell'Infanzia si diffonda sensibilizzando la nostra società, è un «imperativo categorico». Se è vero, come ho sostenuto nel precedente post n....., che quel che oggi veramente minaccia il mondo (come ieri, del resto!), è la generalizzata ignoranza sulle conseguenze, negli adulti, dei traumi, degli abusi, delle violenze, degli abbandoni che essi hanno subito durante l'infanzia.
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