Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
finchè vita non vi separi
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Contatta l'autore

Nickname: psicologiaforense
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 62
Prov: PD
 

umorismo e satira

 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

 

 
« LE ANIME MORTE DI PRISTINA,SENTENZA DI CASSAZIONE, ... »

RIFLESSIONI, GIOVANI, PENSIERI, SUGGESTIONI, OPINIONI, SOCIOLOGIA, PSICOLOGIA, COSTUME E SOCIETA', NUOVE GENERAZIONI

Post n°2758 pubblicato il 31 Agosto 2009 da psicologiaforense

 RIFLESSIONE DELLA SERA

PERCHE' SUI GIOVANI SI DICONO SEMPRE LE STESSE COSE?

 

"SIETE TUTTI UNA GENERAZIONE PERDUTA!"

 

Molto si è letto, a proposito di giovani, negli ultimi tempi. E altrettanto, di sicuro, si continuerà a leggere. È una questione di cicli biologici. Poco per volta, i giovani invecchiano e sentono il bisogno insopprimibile di interrogarsi - ma soprattutto di rispondersi - sui nuovi giovani che nel frattempo sono venuti al mondo per via del naturale succedersi delle generazioni: e di solito - impossibile non notarlo, di fronte alla perdurante produzione di articoli di fondo o di spalla, di prima o di terza, corsivi, commenti, inchieste, sondaggi e quant'altro - la tendenza è quella, classica, del «che schifo» e del «che ribrezzo», confortati dall'«ai nostri tempi» e dal «come eravamo meglio noi». Con toni ora didattici, ora paternalistici, e quasi sempre più o meno velatamente autocelebrativi, i giovani vengono salvo rare eccezioni descritti non solo come brutti, sporchi e cattivi - cosa che di per sè avrebbe anche un certo fascino, e non soltanto a partire dal Mucchio Selvaggio: basti pensare a certi personaggi di Hansun - ma anche come inetti, idioti, immaturi, ignoranti, infantili, imbecilli, ovviamente senza nè ideali nè valori nè ambizioni nè voglia di lavorare, e mammoni, pecoroni, cafoni: il peggio, insomma, di quanto sfornato finora dall'Umanità. Ma la cosa che colpisce di più al cospetto di tante e tali analisi e tac e radiografie non è il loro terrificante ancorchè prevedibile risultato, bensì la candida dimenticanza di qualsiasi memoria per così dire storica, seppure in senso meramente familiare o autobiografico. Possibile che nessuno tra i non pochi ex giovani esternatori si ricordi di come venti, trenta, quaranta o cinquant'anni orsono venissero dipinti a loro volta i giovani dell'epoca? Chi oggi ha appena passato l'esame cosiddetto di maturità certo non può avere termini di paragone: al massimo può cercare di farsi raccontare qualcosa dai suoi vecchi - qualora questi rammentino -, o forse leggere qualche vecchio libro. Da sempre, infatti, si tira innanzi a forza di conflitti: non esclusivamente balcanici, ma in primo luogo generazionali. Cambiano giusto il paesaggio e gli accessori. I giovani di Fitzgerald - per carità, nulla a che vedere con i coatti: ma grandi consumatori d'assenzio, in mancanza di ecstasy - dovettero sentirsene dire delle belle. Non possedevano ancora il telefonino, però pretendevano già la macchina. Non immaginavano di potersi bucare l'ombelico, però indossavano scandalose calze color carne. Non si dimenavano al rombo della techno, però si sfrenavano a ritmo di charleston. E naturalmente dovevano essere per gli estensori degli articoli e dei corsivi e dei commenti del tempo assai maleducati e privi di ideali e di valori e di ambizioni e di voglia di lavorare, oltre che inetti, immaturi, ignoranti eccetera. Ascoltavano Al Jolson, mica Schoenberg, e per certe loro stravaganze venivano considerati alla stregua di selvaggi. Vista l'epoca, soprattutto le ragazze: che portavano i capelli tagliati alla maschietta, invece che come oggi colorati di blu. Ci pensò Gertrude Stein a coniare in esclusiva la celeberrima sentenza: «Siete tutti una generazione perduta», disse un giorno a Hemingway con evidente disgusto. Si era nel 1925. Il punto però è un altro, in realtà. E cioè che per fortuna i giovani non ci si riconoscono, in ciò che si scrive di loro sui giornali. Perchè «i giovani » non sono «i giovani », ma tanti singoli individui, ciascuno con un nome e una storia magari comuni ma in ogni caso personali.

Leggendo i giornali di questa estate del 2009, pare che i giovani d'oggi siano annoiati, indifferenti, nichilisti, e che non abbiano scopi da raggiungere. Che incapaci di distinguere tra bene e male, in bilico sull'abisso della disperazione, ignorino ogni limite e ogni norma. Be' non c'è granchè di nuovo: delle stesse cose scriveva già Dostoevskij, ne I Demoni. Il titolo è inquietante. Ma il libro è del 1871.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenti al Post:
igina85
igina85 il 31/08/09 alle 19:17 via WEB
verità sacrosanta e scritta in modo piacevolissimo
(Rispondi)
 
pippo_217
pippo_217 il 01/09/09 alle 00:59 via WEB
Dici bene, è classico della gioventù cercare, sperimentare, correre...ecc. tutti lo abbiamo fatto e tutti lo faranno.
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963