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Post n°2907 pubblicato il 22 Settembre 2009 da psicologiaforense
POLITICA: LE FABBRICHE DI IDEE CHIUSE SONO QUELLE CHE, A MIO AVVISO, PREOCCUPANO DI PIU'
Centro, destra, sinistra hanno dato purtroppo cattive prove imitandosi nel peggio. Chi ipotizza adesso due centri e domani, chissà, tante destre e tante sinistre, più di quante ce ne siano già, aggiunge confusione in un mondo in cui dovrebbe esserci sempre meno spazio per illusioni taumaturgiche e per velleità restauratrici. Più che nella costruzione di due centri meglio, molto meglio cimentarsi con le cose da fare. Come curare l'economia malata, come rimettere in moto la macchina dello sviluppo, come sconfiggere la corruzione. Chi ha qualche idea, dovunque sia collocato nello scacchiere politico, la metta in circolazione. Le fabbriche dei programmi, così ostentatamente annunciate DA TUTTI nell'ultima campagna elettorale, restano chiuse. Proviamo a riaprirle.
Commenti al Post:
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umberta8080 il 22/09/09 alle 23:06 via WEB
Nessuno si scandalizzi per l'uso improprio della geometria nei disegni degli architetti del nuovo grande centro. Nell'epoca d'oro della politica fondata sui bizantinismi in cui si esercitavano i capicorrente della Dc ebbe notorietà la teoria delle convergenze parallele, una assurdità geometrica applicata con successo alla politica. Anche allora l'obiettivo era quello di fare del centro il luogo in cui si rilasciavano attestati di idoneità ad assumere incarichi di responsabilità e di governo.
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santinazs il 22/09/09 alle 23:16 via WEB
E forse proprio al rito che si celebra negli stadi ogni domenica, all'inizio del primo e del secondo tempo, sembrano ispirarsi i fautori della riscoperta dei bei tempi antichi quando tutto si decideva al centro dello schieramento politico e quando alle ali, quella di destra e anche quella di sinistra, veniva assegnato un ruolo marginale che non poteva incidere nell'andamento
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luiginoluigina il 22/09/09 alle 23:20 via WEB
Il paradosso della crisi attuale sembrerebbe consistere niente affatto nel non saper ascoltare - siamo piuttosto tutti vittime dei sondaggi - ma nel non saper indicare un percorso di speranza, una strada, magari difficile ma in grado di dare un senso anche alle difficoltà del presente
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umberta8080 il 22/09/09 alle 23:07 via WEB
Ora che appare in via d'esaurimento la fase innovativa sperimentata sul finire del secondo millennio e all'inizio del terzo con la destra e la sinistra diventate più grandi e maggiorenni e perciò con qualche diritto a partecipare al governo del Paese, ecco la teoria dei due centri. Centri di tutti gli schieramenti unitevi. Un appello che scuote le fragili fondamenta dell'attuale sistema bipolare e che rilancia il progetto dell'egemonia dei partiti moderati, collocati d'ufficio al di fuori della destra e della sinistra.
Che si tratti, oggi come ieri, di una ben orchestrata manovra per impedire un vero rinnovamento non solo del mondo politico ma anche di quei poteri forti che non rinunciano a tracciare le traiettorie del futuro del Paese, è opinione abbastanza corrente. E però pochi hanno l'ardire di denunciare i punti deboli di una strategia che si fonda su finzioni semantiche e non su robusti programmi.
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santinazs il 22/09/09 alle 23:15 via WEB
P alla al centro. La giocano i professionisti non del calcio ma della politica.
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luiginoluigina il 22/09/09 alle 23:21 via WEB
Se il cuore della crisi politica è nel sistema di potere italiano, che investe tutta la classe dirigente e numerose categorie sociali, all'esplodere della crisi hanno contribuito in maniera non marginale i numerosi passi falsi commessi dalla classe politica.
Della disillusione derivante dal comportamento della sinistra al Governo abbiamo detto. Altri errori non riguardano solo la sinistra.
1) Il bipolarismo all’ultimo sangue. Una delle cause di corruzione degli anni Ottanta, che portò alla prima Tangentopoli, fu il sistema politico “bloccato”: non potendo votare per il PCI che sognava l’Unione Sovietica, molti votavano le forze del “pentapartito” senza preoccuparsi di scegliere gli esponenti più presentabili; si pensava che - in ogni caso - fossero il “meno peggio”. Dall’altra parte, i comunisti sostenevano ad occhi chiusi un Partito che era come una chiesa.
Si disse che questo problema si sarebbe risolto con l’alternanza. Ma così non è accaduto: le nuove maggioranze si alternano, si insultano, ma non si differenziano nell’abitudine ad occupare il potere; e ad aumentare gli spazi di potere pubblico da occupare.
Il vero problema, allora, non stava tanto nella mancanza di alternanza, quanto nel meccanismo che induce a vedere nell’avversario politico il “nemico”: per scongiurarne l'avvento bisogna piegarsi alla logica del “meno peggio”. Con l’attuale bipolarismo, vediamo schierate due grandi armate il cui collante propagandistico è la volontà di fermare il “pericolo comunista” o il “pericolo berlusconiano”. Il confronto all’ultimo sangue richiede di imbarcare anche le forze estreme (con le quali non è possibile governare) e di “chiudere un occhio” sulla mancanza di democraticità dei partiti, sulla scarsa presentabilità di molti personaggi, ecc.
Per superare questo stallo, serve un “bipolarismo ragionato” e moderato, in cui il confronto sia sui valori, sui programmi, sugli strumenti concreti per realizzarli.
2) Le Riforme mancate. Recidere gli intrecci tra interessi privilegiati, governare i cambiamenti veloci della società postindustriale, richiede un sistema istituzionale capace - al tempo stesso - di ridurre l'invadenza pubblica e garantire rapidità e certezza delle decisioni.
Un sistema incapace di risolvere i problemi crea scontento, incoraggia l'arte di "arrangiarsi", rende impossibile al cittadino giudicare l'operato di chi governa.
In Italia è mancato il coraggio di fare una Grande Riforma. L'ultima occasione sprecata è stata quella della riforma costituzionale approvata dal centro-destra nel 2005, e bocciata dal referendum popolare del 2006. La volontà del popolo è sovrana, ma ricordiamo che il risultato di quel referendum fu dettato dalla tenace propaganda della sinistra, che - in vista delle elezioni - non intendeva accreditare il centrodestra di un successo riformista. La miopia di un interesse contingente ha portato a rigettare riforme che oggi la stessa sinistra (Veltroni) invoca.
A questa miopia si aggiunge un dato strutturale: se il centro-destra si è adagiato nel sistema di potere (confidando che il pungolo della Riforma gli desse la forza per cambiare comportamenti), la sinistra ritiene in larga parte che questo assetto sociale sia da conservare: con la presenza importante dello Stato, con la "concertazione" in cui non sono individuabili le responsabilità di nessuno.
3) Il flirt con gli estremismi. L'antipolitica non è un'invenzione di Grillo, ma aveva avuto precedenti non lontani. Precedenti nati dalla caduta delle ideologie (ma anche dal vuoto degli ideali), e che la politica non ha saputo affrontare. Anziché rispondere alla domanda di buona politica, spesso si è ceduto alla tentazione di soffiare sul fuoco di questi estremismi, illudendosi che tale fuoco potesse bruciare solo gli avversari, che l'appoggio agli agitatori suscitasse la loro simpatia, che questi fenomeni siano destinati a sgonfiarsi senza conseguenze.
Pensiamo al giustizialismo di Tangentopoli, espresso da coloro che non chiedevano giustizia, ma intendevano usare la scorciatoia della galera per eliminare gli avversari politici (cavalcato da sinistra, da destra, dai poteri economici); oggi D'Alema e Fassino parlano di giustizia che perde credibilità... Pensiamo alle proteste spesso fuori le righe e antisistema della Lega Nord. Al fiancheggiamento di anarchici e centri sociali da parte dell'estrema sinistra. Alla retorica un po' bolsa di Berlusconi contro "il teatrino della politica". Ai "girotondini" di Moretti blanditi dalla dirigenza DS.
Quando si cavalca la tigre per farsela amica, c'è il rischio di esserne sbranati...
La nostra analisi dovrebbe concludersi con l’invito ai cittadini, a tutti noi, ad evitare l’altalena tra passività rassegnata e sfoghi rabbiosi ed improduttivi. Dovremmo formulare l’invito a seguire con attenzione lo scenario politico, ad individuare i personaggi credibili, a spendere anche energie per sostenerli.
Utilizziamo il condizionale perché, in concreto, non siamo molto ottimisti. I personaggi politici seri ci sono, ma ci sembrano pochi, in ombra, privi di seguito; a volte, forse, privi di coraggio.
Anche nella “società civile” coraggio e consapevolezza ci sembrano scarsi.
Al pessimismo della ragione speriamo di poter sostituire l’ottimismo della volontà.
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luceinfame il 22/09/09 alle 23:25 via WEB
Chi volete che vi legga LUIGINOLUIGINA, ed è un vero peccato perchè avete riportato un pensiero lucido e condivisibilissimo!
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danielezanchettin il 23/09/09 alle 23:23 via WEB
Riguardo alla politica ormai ne sono state dette e ridette di tutti i tipi e colori che non so più cosa aggiungere. Mi guardo attorno e trovo solo confusione, rabbia e rassegnazione ma non cambiamento e nessuna volontà nel promuoverlo.
Da oltre 15 anni ormai siamo governati dalle stesse persone e continuiamo a eleggerle senza la minima obiezione incuranti dei miglioramenti che non avvengono e di una politica tesa sempre più al gossip e alla polemica che ai programmi e al bilancio dello Stato. E' una spirale che si allarga sempre di più verso lo sfacelo ma che non si riesce (per il momento) a renderla reversibile. Che fare?
Daniele
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