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BERLUSCONI E IL MEDICO GEROLAMO CARDANO

Post n°3217 pubblicato il 15 Novembre 2009 da psicologiaforense

RIFLESSIONE DELLA NOTTE

Al tempo dei “grandi vecchi” dell'editoria – i mitici Valentino Bompiani, Giulio Einaudi, Giuseppe Laterza, Arnoldo Mondadori – il pubblico credeva, non senza ragione, che fossero loro personalmente a decidere, quasi d'istinto, quali libri pubblicare. Oggi nell'editoria non ci sono “grandi vecchi”, e le scelte non sono più affidate all'intuito dell'editore, che spesso ignora il contenuto dei libri che pubblica. Credo però che il nostro Presidente del Consiglio, in quanto editore – mi riferisco alla “Silvio Berlusconi editore”, la cui rara e ricercata produzione quasi non appare nel mercato librario italiano; credo, dicevo, che Silvio Berlusconi non ignorasse il contenuto del volume pubblicato dall'editrice che porta il suo nome, apparso qualche anno fa: una densa, e faticosa, opera di Gerolamo Cardano, scritta tra il 1560 e il 1570, di cui presenta, insieme al testo latino, la prima traduzione in lingua italiana: IL PROSSENETA ovvero DELLA PRUDENZA POLITICA .
Titolo allettante: la prudentia , infatti, era per i Romani la virtù politica per eccellenza; e questo spiegherebbe l'attenzione dell'editore, di quell'editore. Ma prima di proseguire, prima di spiegare perché questo trattato non è affatto una guida alla vita politica, mi sembra opportuno dire qualcosa del suo misconosciuto autore, e di quell'aggettivo sostantivato – “prosseneta” – che nel nostro linguaggio significa ormai “mezzano” o “ruffiano”: un personaggio, quindi, tutt'altro che gradevole.

Gerolamo Cardano è un medico pavese, vissuto nel XVI secolo, perseguitato e poi assolto dalla Chiesa cattolica, autore di molte opere scientifiche e filosofiche non proprio “ortodosse”, tra le quali, tanto per dare un'idea della “eccentricità” del personaggio, un ENCOMIUM NERONIS . In quanto al titolo, nella città greca il “prosseneta” era colui che aveva il compito di fornire ospitalità agli stranieri alleati o amici, ma con il volger del tempo, e per motivi inspiegabili, quel termine ha assunto il “laido” significato che ho segnalato. Lascio da parte le ragioni per cui Cardano lo chiama in causa, che discendono dalla sua idea che si opera in maniera assai più efficace servendosi di intermediari piuttosto che in prima persona. Ma di là di questo, ciò che colpisce, e, nel contesto in cui sto discutendo l'opera di Cardano, fa sorridere, è il ritratto del “prosseneta”, perché è quello che un suo nemico politico – o, perché no?, anche un suo amico – potrebbe fornire proprio di Silvio Berlusconi: «Si scelga» – scriveva Cardano – «un uomo attivo, astuto, ingegnoso, cortese, scherzoso [...], efficace nei ragionamenti e nelle argomentazioni, pronto, grandissimo catturatore di occasioni, esercitato in tutti gli affari del genere, che è in fondo la massima dote».
Ma vi sono in questo libro concetti assai meno “leggeri”. Come prima ho detto, il suo titolo sembra evocare la più grande tra le virtù politiche, la prudenza, appunto. In realtà il libro non è, come pure ho accennato, una guida alla politica, ma semmai – e in maniera spesso assai distorta – alla vita “civile” o, meglio “sociale”, ai rapporti inter homines ; e leggendo le indicazioni che fornisce viene il dubbio se forse non sarebbe stato più corretto tradurre “ prudentia ”, con accortezza, abilità, astuzia. Bastano, come esempio, queste parole: «Importante è anche il ruolo rivestito dall'inganno, e il comportamento da cui soprattutto traiamo vantaggi e di cui godiamo è la simulazione». Quest'ultima, proseguiva Cardano, «è necessaria, particolarmente con i più potenti»; e sottolineava che, mentre «la forza è degli animali» e «la sapienza degli dèi», la simulazione è «propria e specifica degli uomini
».

 
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