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Post n°3311 pubblicato il 30 Novembre 2009 da psicologiaforense
RIFLESSIONE DELLA NOTTE LA C U L T U R A AMBIENTALISTA.
A MIO MODO DI VEDERE E' COMPLETAMENTE ERRATO AFFERMARE, COME FANNO TUTTI ALLE SOGLIE DEL 2010, CHE E' IN CRISI L’AMBIENTALISMO, E IN CRISI LA CAPACITA' COMUNICATIVA DEI MESSAGGI AMBIENTALISTI
Infatti, se lo consideriamo come il corpus di proposte serie, scientificamente fondate, che negli ultimi anni i migliori studiosi e ambientalisti hanno prodotto in tutti i campi, dall'economia dell'ambiente all'etica ambientale, dalle tecnologie compatibili alle innovazioni energetiche dobbiamo onestamente dire che su questi fronti non vi è crisi. Anzi, si registrano avanzamenti significativi anche se restano aperte molte questioni sull'applicazione pratica della sostenibilità, sugli indicatori e sui target della sostenibilità. È invece in crisi la capacità comunicativa dei messaggi ambientali, la loro assimilazione da parte del pubblico e la trasformazione dei comportamenti che questi dovrebbero indurre. I messaggi vengono acquisiti a un livello epidermico, non si traducono in consapevolezza vera e, quindi, in azioni responsabili. La crisi è perciò di comunicazione, non di contenuti. Non è forse un caso che questa crisi coincida con una strategia della comunicazione sempre più mirata sulla "SUGGESTIONE DI SUPERFICIE". La cultura ambientale come tutte le culture non può limitarsi alla superficie e ai puri"EFFETTI SPECIALI" della comunicazione. La cultura ambientale è una cultura interdisciplinare, ai confini tra le varie conoscenze, è una cultura fatta di contaminazioni di tante discipline, una cultura sistemica e olistica. Non è facile ragionare in termini sistemici. Non è facile comprendere bene i messaggi ambientali. La visione ambientalista ci sprona a un approccio completamente nuovo alla conoscenza che non segue più la logica lineare di causa ed effetto cui siamo, oserei dire quasi genericamente, strutturati. È veramente necessaria una RIVOLUZIONE nella comunicazione ambientale.
Commenti al Post:
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fmolinari il 30/11/09 alle 23:20 via WEB
ma così la pensi solo tu, secondo me l'ambientalismo è profondamente in crisi tanto è vero che
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fmolinari il 30/11/09 alle 23:20 via WEB
... inquinamento, effetto serra, mutamenti climatici, ecc... minacciano la nostra sopravvivenza o quella dei nostri nipoti
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elvia4 il 01/12/09 alle 01:33 via WEB
questo è chiaro ma psico dice altre cose
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psicologiaforense il 30/11/09 alle 23:23 via WEB
carissimo amico, temo tu confonda cultura con impiego di risorse economiche. La cultura ambientalista ha fatto in questi ultimi anni progressi inimmaginabili ma non è riuscita a comunicare l'urgenza e la assoluta necessità di impiegare ingenti risorse economiche per evitare il disastro ecologico.
(Rispondi)
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elvia4 il 01/12/09 alle 01:35 via WEB
“Il tragico della vita è che tutti hanno le loro ragioni”. Questa celebre battuta, pronunciata da Jean Renoir nel suo capolavoro La regola del gioco, diventa sempre più incombente in questi giorni. E molto, molto pericolosa in questi tempi di connubio simbiotico tra rincorsa al profitto e progresso tecnologico.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 01/12/09 alle 01:31 via WEB
IN questo senso, come ho scritto sopra...:"La visione ambientalista ci sprona a un approccio completamente nuovo alla conoscenza che non segue più la logica lineare di causa ed effetto cui siamo, oserei dire quasi genericamente, strutturati. È veramente necessaria una RIVOLUZIONE nella comunicazione ambientale".
(Rispondi)
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elvia4 il 01/12/09 alle 01:36 via WEB
In questi ultimo periodo chiunque, ascoltando il telegiornale o parlando con i conoscenti, avrà affrontato un problema allo stesso tempo grave ed imponente perché la specie umana riesca a sopravvivere bene anche in futuro: il degrado dell'ambiente.
Ma, a differenza di quanto si possa pensare, non tutti sanno cos'è l'ambiente. La risposta più semplice ed immediata potrebbe essere "La natura" oppure "Il verde che ci circonda", ma in realtà dietro tutto ciò si cela una realtà ben più complessa e della quale l'uomo deve rispettare le regole. L'ambiente è qualcosa che funziona insieme, un organismo, nel quale un singolo intervento locale ha conseguenze sull'intero sistema, poiché i vari elementi sono collegati tra loro da una stretta rete di relazioni; se si rompe questo equilibrio o il sistema viene distrutto o si crea un nuovo equilibrio. Anche l'uomo svolge un ruolo in questa interazione; la qualità della vita è infatti influenzata per buona parte dall'ambiente in cui l'uomo vive e alle caratteristiche che questo ha, adatte o non alla sopravvivenza della specie umana. Spesso gli uomini operano interventi locali che rovinano in modo irreparabile gli ecosistemi.
In questi ultimi due secoli il "progresso" ha influito pesantemente sull'ambiente, modificandolo o alterandolo con conseguenze anche drammatiche per la stessa sopravvivenza della specie umana; si è passati ad un mondo costituito per di più di cemento che di "verde".
Il degrado ambientale, infatti, è strettamente collegato al degrado della vita di tutti gli esseri viventi, uomo compreso. Il problema è complesso, molto più di quanto non sembri a prima vista, poiché fa capo a un duplice squilibrio: quello del rapporto uomo-natura e quello tra popoli avanzati tecnologicamente e popoli arretrati o in via di sviluppo. Fin dalla propria comparsa sulla Terra l'uomo ha segnato profondamente l'ambiente con la sua presenza per creare le condizioni della propria sopravvivenza e del proprio benessere. Per far ciò, ha però disboscato foreste, messo a coltura i terreni, spianato alture, addomesticato e ucciso animali; man mano il "progresso", la scienza, la "tecnologia" gli hanno fornito strumenti sempre più potenti ed efficaci per piegare la natura alle proprie esigenze. Tutto questo ha avuto un prezzo: più sofisticati si facevano gli strumenti del progresso, più alto diveniva il prezzo da pagare, fino alle drammatiche conseguenze che vediamo ogni giorno ai telegiornali e che rischiano di trascinarci in una catastrofe irreversibile.
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luigiarusso il 01/12/09 alle 01:41 via WEB
Le previsioni sul riscaldamento mondiale variano. Nell'ipotesi migliore, se si riducono le emissioni e la capacità naturale della Terra riesce ad assorbire l'aumento del gas ad effetto serra, entro il 2100 la temperatura potrebbe salire di 1°C e, nell'ipotesi peggiore, di 3,5°C.
Questo aumento non sembra drammatico, ma da studi sull'evoluzione in passato del clima sulla Terra si sa che il ritmo di aumento della temperatura è molto rapido. Gli effetti di qualsiasi aumento potrebbero essere gravi a livello mondiale. Non tutte le regioni registrerebbero le stesse variazioni. Alcune potrebbero diventare più calde e trasformarsi in deserti mentre altre - probabilmente le regioni dell'Europa settentrionale - potrebbero diventare molto fredde.
(Rispondi)
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