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Post n°3388 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da psicologiaforense
LA RIFLESSIONE DELLA SERA Siamo “in equilibrio” con le nostre malattie. In un certo senso, le amiamo. Guarire è un lusso che non possiamo permetterci.
A guardare le statistiche pare che chi sta male (specialmente i bambini: uno su cinque) sia perché non è amato, o è punito, o ignorato, o sfruttato. Ma quella percentuale di malati-bambini è la stessa che si riscontra (parola dell'attuale ministro) tra gli adulti: dunque, è la società che ammala. I bambini sono come noi, la nostra continuazione: perciò stanno male. Lo scopo della nostra civiltà (di noi europei, noi occidental) non è “avere più salute”, o “avere più felicità”, ma “avere di più”, semplicemente: la salute è uno dei tanti beni che sacrifichiamo per quello scopo. Quarant'anni fa si pensava che questa società ammalante sarebbe entrata in crisi per l'assedio delle società sane, rimaste fuori dal modello occidentale, nevrotico, aggressivo, ossessivo. Sartre diceva ai giovani africani: «Rifiutate il modello europeo». Adorno e tutta la scuola di Francoforte: «La civiltà dei consumi consuma l'uomo». Moravia scappava nel cuore del continente nero più volte all'anno, per «guarire dai mali dell'Europa». E oggi che succede? Gli africani vengono qui da tutto il continente, confessando: «Europa, nostra unica alternativa». Maghrebini e neri corrono qui per «guarire dai mali dell'Africa». Il secondo, terzo e quarto mondo vogliono soltanto una cosa: produrre e consumare come noi. Appena nati i bambini entrano in un ritmo di misurazioni e controlli che sono finalizzati a farli “rendere di più”, prima come bambini, poi come ragazzi, infine come uomini: noi li consideriamo “felici” e “sani” se reggono questo ritmo, e i disturbi e le malattie che il ritmo comporta. Li consideriamo disturbati e bisognosi di cure se escono da questo ritmo, se rifiutano la scuola, o la famiglia, o la religione, o il lavoro, o la casa, insomma anche una sola delle istituzioni che impongono il ritmo e lo mantengono alto, a livello competitivo. I bambini si ammalano perché li amiamo e gli diamo il massimo, e nel massimo c'è tutto questo. Pochi giorni fa, si è letto sui giornali che ci sono in Italia dieci milioni di sofferenti di disturbi nervosi o psichici, cioè trenta-quaranta per scuola, centinaia in una media azienda, migliaia in una grande... e non sono solo figli della nostra civiltà, nati qui, ma anche figli di altre civiltà, venuti qui: entrando nel nuovo ambiente, ne contraggono i virus, le malattie, e si creano gli anticorpi. Son venuti qui apposta per spartire tutto questo: l'oro che cercano (il cibo, la casa) è chiuso nella ganga di queste malattie. Siamo “in equilibrio” con le nostre malattie. In un certo senso, le amiamo. Guarire è un lusso che non possiamo permetterci.
Commenti al Post:
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caterpilarcinzia il 17/12/09 alle 16:45 via WEB
Mi terrorrizza il senso di quanto scrivi... potrebbe anche essere la verità.
Con simpatia
Cinzia
(Rispondi)
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psicologiaforense il 17/12/09 alle 17:08 via WEB
CIAO CATERPILARCINZIA, rispondendo a te integro quanto ho scritto sopra:Nel libro autobiografico “Io, venditore di elefanti” un senegalese racconta la sua vita in Italia: dice che da quando è qui s'è ammalato quattro-cinque volte all'anno, gli hanno tagliato pezzi di stomaco, accorciato l'intestino, curato ulcere, ma non se ne andrà mai, non può vivere senza vedere Milano. Ha fatto in due-tre anni il cammino per il quale noi ci abbiamo messo secoli: creare un mondo tossico, e restare tossico-dipendenti.
(Rispondi)
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bastacontro il 17/12/09 alle 18:19 via WEB
scusa volgarità, molti sanno pecco in tutti i sensi, non ultimo la presunzione; le statistiche vengon strapazzate all'uopo da... quasi tutti; circa le probabilità che potrebber indicar qualche direzione di riferimento molto spesso vengon ignorate, buonproseguimento :)
(Rispondi)
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