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« LA FOTO CURIOSA DEL GIORNOULTIMA ORA, OLIMPIADI, L... »

IL CASO DEL GIORNO: MAGIUSTIZIA, IMPUTATI E PROCESSATI SENZA PROVE, BAMBINI TRADITI, ABUSI PSICOLOGICI,

Post n°3726 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da psicologiaforense

Scuola materna  di Rignano Flaminio
Rinviati a giudizio i cinque accusati

Come volevasi dimostrare e come  qui ampiamente anticipato, Il gup di Tivoli, Pierluigi Balestrieri, ha disposto il rinvio a giudizio dei cinque imputati, accusati di essere i responsabili dei presunti abusi sessuali compiuti su almeno ventuno bambini dell’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio. A processo andranno le tre maestre Patrizia Del Meglio, Annalisa Pucci e Silvana Magalotti. Rinviati a giudizio anche la bidella Cristina Lunerti e l’autore tv, marito della Del Meglio, Gianfranco Scancarello. Il processo inizierà il 27 maggio.

COMMENTO:

''Il Gup, dopo i milioni di euro buttati in indagini folli,  non  ha avuto il coraggio di smentire così clamorosamente l'operato della Procura e del suo ufficio.  Il processo che sarà devastante per le famiglie dei bambini e per gli indagati: fra due anni saranno tutti assolti perche' sul nulla non si possono costruire le sentenze di condanna. Cosi' l'avvocato Giosue' Bruno Naso, legale di Silvana Malagotti, una delle maestre indagate nell'inchiesta sul caso Rignano, commenta all'ADNKRONOS la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm di Tivoli per tutti gli indagati.

 
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Commenti al Post:
ele_1_atica
ele_1_atica il 12/02/10 alle 18:59 via WEB
Diavoli pedofili o innocenti?
(Rispondi)
 
 
dottoresottile
dottoresottile il 12/02/10 alle 19:24 via WEB
spesso gente estranea ad ogni fatto inserita nel tritacarne della malagiustizia
(Rispondi)
 
ele_1_atica
ele_1_atica il 12/02/10 alle 19:01 via WEB
CARA PSICO, di pedofilia hai parlato diverse volte. L’attenzione naturalmente era posta sui bambini come possibili vittime di pedofili. C’è però un testo tutto italiano, che si occupa invece degli adulti accusati ingiustamente di pedofilia ed è "Presunto colpevole" del criminologo Luca Steffenoni . Nel suo libro Steffenoni sottolinea come su cinquemila denunce fatte in Italia meno di mille sono considerate credibili e spesso tra queste mille si annidano denunce fatte per dare seguito ad una vendetta personale. La procedura processuale nei casi di pedofilia, spiegava Steffenoni a Vanity Fair tempo fa, è diversa da quella classica: non è il pm che trova le prove per dichiararmi colpevole, ma sono io, l’imputato, a dover fornire quelle della mia innocenza. Si finisce così con l’avere un sacco di presunti colpevoli che non lo sono affatto, ma che scontano poi per tutta la vita un errore giudiziario. Non è necessario infatti finire in carcere per essere puniti a vita: basta anche solo un sospetto e naturalmente nessuno vorrà più avere a che fare con noi. Un testo inquietante da prendere in considerazione.
(Rispondi)
 
 
dottoresottile
dottoresottile il 12/02/10 alle 19:25 via WEB
Il comitato Liberi nella verità è nato a Brescia nel giugno del 2004 a seguito dei clamorosi sviluppi di una indagine giudiziaria per presunti casi di pedofilia iniziata nel gennaio del 2002 e che per progressiva contaminazione portava alla accusa di innumerevoli cittadini bresciani, con l'apertura di due processi e l'idea che la pedofilia rappresentasse un carattere distintivo delle scuole materne bresciane. Gli sviluppi dell'indagine portavano alla messa in accusa di insegnanti e bidelli e infine di tre sacerdoti con il diffuso sospetto di connivenze tra ricchi viziosi, autorità ecclesiastiche e autorità civili, genericamente denominati i 'poteri forti'.
(Rispondi)
 
 
 
tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 12/02/10 alle 20:40 via WEB
INFANZIA E GIUSTIZIA Minori, abusi e processi «Servono nuove regole»
(Rispondi)
 
 
bibiosa
bibiosa il 12/02/10 alle 20:29 via WEB
è un caso che farà storia come la "COLONNA INFAME"
(Rispondi)
 
ele_1_atica
ele_1_atica il 12/02/10 alle 19:04 via WEB
Giustizia o telenovela? La domanda s'aggiunge al dibattito sul più clamoroso errore giudiziario della recente storia francese. Gli animi si scaldano. Come accadde in Belgio nel periodo 1996-97 a seguito del caso Dutroux (il massacro degli innocenti da parte di un pedofilo), i lavori della commissione parlamentare d'inchiesta francese sul caso di Outreau (nella cittadina settentrionale alcune persone sono state incarcerate per mesi per una storia di presunta pedofilia e poi completamente scagionate in appello)
(Rispondi)
 
 
dottoresottile
dottoresottile il 12/02/10 alle 19:25 via WEB
VEDI IL COMITATO LIBERI NELLA VERITA'
(Rispondi)
 
ele_1_atica
ele_1_atica il 12/02/10 alle 19:05 via WEB
Il caso McMartin Il processo più sensazionale celebrato in USA e riguardante un caso clamoroso di falsi abusi sui minori fu quello contro i proprietari e gli insegnanti della scuola materna McMartin di Manhattan Beach, California. Fu il più lungo processo penale della storia statunitense (6 anni, dal 1983 al 1989), oltreché il più costoso ($15.000.000 spesi dallo stato di California), e si concluse con la piena assoluzione degli imputati.
(Rispondi)
 
 
dottoresottile
dottoresottile il 12/02/10 alle 19:26 via WEB
Un clamoroso caso di errore di indagine dunque, nato dal disagio di alcune madri, proiettato sulle figlie in età di asilo, con il sostegno di psicologhe esperte di abusi a cui hanno fatto seguito arresti, arresti domiciliari, apertura di processi, e prime ingiuste condanne. A questo si aggiunge la campagna di odio organizzata dall'associazione Prometeo con il sostegno di parti politiche moralizzatrici che hanno esercitato pressioni sulla stessa magistratura. Il Comitato si è dunque costituito con il desiderio di contrastare democraticamente e in modo non violento questa clamorosa caccia alle streghe. Il caso bresciano ha una portata unica e resterà negli annali storici come una prova di come le emozioni non debbano mai prendere il posto della ragione e come la nostra società rischi ad ogni momento di piombare nei vicoli bui del fanatismo. La caratteristica particolare del Comitato, che raccoglie ormai un numero consistente di cittadini consapevoli, è quella di conoscere perfettamente, in modo analitico e documentato, la realtà dei fatti e di essere in grado di dimostralo a chiunque, apertamente. L'intenzione non è solo quella di difendere le persone innocenti condannate, ma anche quella di liberare le famiglie e i bambini in particolare, da un vero e proprio incubo. Molti di questi bambini, a due tre anni di distanza, sono ancora oggi sotto cura come se avessero subito veramente degli abusi; sappiamo anche con certezza che alcuni genitori stanno ancora oggi interrogando i loro bambini e sospettano ovunque la presenza di organizzazioni pedofile. Per questo è riduttivo e irrazionale definirci come innocentisti. Tramite il Centro documentazione falsi abusi sui minori è possibile contattare il Comitato Liberi nella Verità
(Rispondi)
 
 
bibiosa
bibiosa il 12/02/10 alle 20:30 via WEB
qui non abbiamo speso io te e gli altri italiani 15 milioni di dollari... MA CI SIAMO ANDATI MOLTO VICINO... I CONTI SI FANNO ALLA FINE
(Rispondi)
 
 
tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 12/02/10 alle 20:40 via WEB
I bambini ci guardano. A casa, a scuola e nelle aule di tribunale. Per questo è necessario trovare canali di comunicazione giusti, soprattutto quando dalla loro voce si ricostruiscono drammi pesanti e presunti reati: orrori come la pedofilia, la violenza, lo stupro. Spesso la testimonianza dei più piccoli ha un peso non indifferente anche nelle cause civili di separazione e divorzio. Come fare uscire tutta la verità? Come evitare manipolazioni o forzature, garantendo nel contempo che il minore non subisca dei traumi psicologici?
(Rispondi)
 
 
tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 12/02/10 alle 20:41 via WEB
LO DICO GRIDANDO CON TUTTO IL FIATO CHE HO:
(Rispondi)
 
maurizio.baccilieri
maurizio.baccilieri il 12/02/10 alle 20:11 via WEB
sono terrorrizzato!!! con dei giudici simili a piede libero non mi sento affatto tranquillo
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bibiosa
bibiosa il 12/02/10 alle 20:34 via WEB
CARO MAURIZIO... sapessi da quanto non mi sento tranquilla io. ERO ANCORA "BAMBINA" CON IL CASO ENZO TORTORA... pentiti pagati con sesso, ostriche e champagne dallo Stato(i pm napoletani)in caserma dei CC (qualcono dice anche coca). RICORDI: PANDICO, MELLUSO, ecc..
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 12/02/10 alle 20:35 via WEB
dimenticavo, riduzione pena, carcere-albergo, favori sessuali e non, privilegi, soldi per loro e i rispettivi familiari, tutto pur di incastrare quel CRIMINALE DI ENZO TORTORA.
(Rispondi)
 
 
tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 12/02/10 alle 20:42 via WEB
Ciò che si vuole scongiurare è quello che viene definito un meccanismo di «contagio dichiarativo»: una versione fornita parzialmente viene ingigantita e riportata in altro modo a una seconda fonte, che a sua volta la rielabora finendo per confondere le acque e per agitare nuovi fantasmi. Ma non c’è poi la possibilità che, proprio per evitare uno scenario da «caccia alle streghe», si accrediti l’idea di un giro di vite destinato a rendere più difficile l’emersione di casi in cui gli «orchi» esistono davvero? La risposta che si riceve, a domanda, è che proprio partendo da un «buon ascolto» del minore, fatto da veri e propri specialisti, è possibile garantire al meglio sia gli obiettivi dell’accusa che quelli della difesa. Ai bambini, insomma, si può decidere anche di non credere, a patto che dall’altra parte ci siano adulti in grado di avere occhi e orecchie capaci di accogliere le loro storie, i loro silenzi e i loro fantasmi.
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 12/02/10 alle 20:36 via WEB
I GIUDICI CHE HANNO CONDANNATO E I PM SONO STATI SUBITO PROMOSSI, TUTTI!
(Rispondi)
 
 
tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 12/02/10 alle 20:43 via WEB
BIBI, IL CASIO ENZO TORTORA. « Io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti e sono troppi; sarò qui, resterò qui anche per loro. » (Enzo Tortora, 20 febbraio 1987[1]) Enzo Tortora Enzo Tortora (Genova, 30 novembre 1928 – Milano, 18 maggio 1988) è stato un giornalista, conduttore radiofonico, conduttore televisivo e politico italiano. È stato deputato per il Partito Radicale al Parlamento Europeo, candidatura arrivatagli in segno di sostegno per una clamorosa vicenda giudiziaria dalla quale è uscito completamente riabilitato pochi mesi prima di morire.
(Rispondi)
 
tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 12/02/10 alle 20:47 via WEB
SARO' LUNGHISSIMO MA VOGLIO RICHIAMARE ALLA MEMORIA DI TUTTI L'INFAMIA DEL CASO ENZO TORTORA, UNA IMPRONTA DI SANGUE INNOCENTE CHE GRAVA SU DI NOI E CHE RICADRA' SUI NOSTRI FIGLI... ECCO LA STORIA INFAME:
(Rispondi)
 
tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 12/02/10 alle 20:47 via WEB
L'attività lavorativa di Tortora prosegue fino al 1982 in RAI con programmi quali Portobello e L'altra campana (1980) e su Antenna 3 Lombardia; durante quell'anno passa a Retequattro per condurre Cipria. Conduce infine con Pippo Baudo alcune puntate della rubrica Italia parla. La carriera di Tortora viene bruscamente interrotta il 17 giugno 1983, quando viene arrestato con l'accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico dalla Procura di Napoli. Le accuse si basano sulle dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso detto "Gianni il bello", Pasquale Barra, noto come assassino di galeotti quand'era detenuto e per aver tagliato la gola, squarciato il petto e addentato il cuore di Francis Turatello, uno dei vertici della malavita milanese; infine altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra Organizzata, tra cui Michelangelo D'Agostino pluriomicida, detto "Killer dei cento giorni", accusano Tortora. A queste accuse si aggiungeranno quelle, rivelatesi anch'esse in seguito false, del pittore Giuseppe Margutti, già pregiudicato per truffa e calunnia, e di sua moglie Rosalba Castellini, i quali dichiareranno di aver visto Tortora spacciare droga negli studi di Antenna 3. L'accusa si basa, di fatto, unicamente su di un'agendina trovata nell'abitazione di un camorrista con su scritto a penna un nome che appare essere, all'inizio, quello di Tortora, con a fianco un numero di telefono; nome che, a una perizia calligrafica, risulterà non essere il suo, bensì quello di tale Tortona. Nemmeno il recapito telefonico risulterà appartenere al presentatore. Si stabilirà, per giunta, che l'unico contatto avuto da Tortora con Giovanni Pandico fu a motivo di alcuni centrini provenienti dal carcere in cui era detenuto lo stesso Pandico, centrini che erano stati indirizzati al presentatore perché venissero venduti all'asta del programma Portobello. La redazione di Portobello, oberata di materiale inviatole da tutta Italia, smarrisce i centrini ed Enzo Tortora scrive una lettera di scuse a Pandico. La vicenda si conclude poi con un assegno di rimborso del valore di 800.000 lire. In Pandico, schizofrenico e paranoico, crescono sentimenti di vendetta verso Tortora. Inizia a scrivergli delle lettere, che pian piano assumono carattere intimidatorio con scopo di estorsione. Il presentatore sconta sette mesi di carcere - ottenendo tre colloqui con i magistrati inquirenti Lucio Di Pietro e Felice Di Persia - e continua la sua detenzione agli arresti domiciliari per motivi di salute. Nella sua autobiografia, relativamente al suo periodo carcerario, racconterà di un suo sogno in cui assieme ai suoi compagni di cella diviene ladro di appartamenti. Nel giugno del 1984 Enzo Tortora viene eletto deputato al Parlamento Europeo nelle liste del Partito Radicale, che ne sosterrà le battaglie giudiziarie. Il 17 settembre 1985 Tortora viene condannato a dieci anni di carcere, principalmente grazie alle accuse di altri pentiti. Il 9 dicembre 1985 il Parlamento Europeo respinge all'unanimità la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'eurodeputato Enzo Tortora per oltraggio a magistrato in udienza. I fatti contestati sono relativi all'udienza del processo alla N.C.O. del 26 aprile 1985, in occasione della quale il pubblico ministero Diego Marmo afferma[2]: « Il suo cliente è diventato deputato con i voti della camorra! » accusa dinanzi alla quale Tortora grida[2]: « È un'indecenza! » Nella motivazione della decisione del P.E. si legge tra l'altro: « Il fatto che un organo della magistratura voglia incriminare un deputato del Parlamento per aver protestato contro un'offesa commessa nei confronti suoi, dei suoi elettori e, in ultima analisi, del Parlamento del quale fa parte, non fa pensare soltanto al «fumus persecutionis»: in questo caso vi è più che un sospetto, vi è la certezza che, all'origine dell'azione penale, si collochi l'intenzione di nuocere all'uomo e all'uomo politico. » Il 31 dicembre 1985 si dimette da europarlamentare e, rinunciando all'immunità parlamentare, resta agli arresti domiciliari. Il 15 settembre 1986 Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla Corte d'Appello di Napoli e i giudici smontano in tre parti le accuse rivolte dai camorristi, per i quali inizia un processo per calunnia: secondo i giudici, infatti, gli accusatori del presentatore - quelli legati a clan camorristici - hanno dichiarato il falso allo scopo di ottenere una riduzione della loro pena. Altri, invece, non legati all'ambiente carcerario, avevano il fine di trarre pubblicità dalla vicenda: era, questo, il caso del pittore Giuseppe Margutti, il quale mirava ad acquisire notorietà per vendere i propri quadri. Così, in una intervista concessa al programma La Storia siamo noi, in una puntata dedicata specificamente al caso Tortora, il giudice Michele Morello racconta il suo lavoro d'indagine che ha portato all'assoluzione del popolare conduttore televisivo: « Per capire bene come era andata la faccenda, ricostruimmo il processo in ordine cronologico: partimmo dalla prima dichiarazione fino all'ultima e ci rendemmo conto che queste dichiarazioni arrivavano in maniera un po' sospetta. In base a ciò che aveva detto quello di prima, si accodava poi la dichiarazione dell'altro, che stava assieme alla caserma di Napoli. Andammo a caccia di altri riscontri in Appello, facemmo circa un centinaio di accertamenti: di alcuni non trovammo riscontri, di altri trovammo addirittura riscontri a favore dell'imputato. Anche i giudici, del resto, soffrono di simpatie e antipatie... E Tortora, in aula, fece di tutto per dimostrarsi antipatico, ricusando i giudici napoletani perché non si fidava di loro e concludendo la sua difesa con una frase pungente: «Io grido: “Sono innocente”. Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi.» » Enzo Tortora torna in televisione il 20 febbraio del 1987, quando ricomincia con il suo Portobello. Il ritorno in video è toccante, il pubblico in studio lo accoglie con una lunga standing ovation. Tortora, leggermente invecchiato e fisicamente molto provato dalla terribile vicenda passata, con evidente commozione pronuncia serenamente la famosa frase: « Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi; sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta. » L'accoglienza del pubblico non è tuttavia plenaria. Sono in molti a dubitare dell'innocenza del conduttore che, a loro parere, si sarebbe avvalso della notorietà e dell'elezione a parlamentare europeo per scagionarsi. Una trasmissione di Giuliano Ferrara, "Il testimone" del 1988, documenta per la prima volta la vicenda giudiziaria di Tortora, chiarendo l'infondatezza degli indizi che indussero gli inquirenti al suo arresto. Tortora sarà assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione il 17 giugno 1987, a quattro anni esatti dal suo arresto. Il caso Tortora porterà, in quello stesso anno, al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati: in quella consultazione voterà il 65% degli aventi diritto, l'80% dei quali si esprimerà per l'estensione della responsabilità civile anche ai giudici. Alcuna azione penale, indagine di approfondimento venne mai avviata né alcun procedimento disciplinare verrà mai promosso davanti al Consiglio Superiore della Magistratura a carico dei pubblici ministeri napoletani, che proseguiranno le proprie carriere, senza ricevere censure per il loro operato nel caso Tortora.
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posturantistress
posturantistress il 14/02/10 alle 16:07 via WEB
penso anch'io che alcuni GUP non hanno il coraggio di approfondire.. uno degli imputati voleva essere sentito ..e gli è stata rifiutata l'opportunità, è più facile il rinvio a giudizio..poi si vedrà!! è veramente vergognoso, abbiamo una giustizia?? medio-evale...
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