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IL CORSIVO:QUESTO BLOG NON FESTEGGIA L'8 MARZO, DONNE, UOMINI, POLITICHE SEPARATE, GLOBALIZZAZIONE, PARI OPPORTUNITA'

Post n°3816 pubblicato il 08 Marzo 2010 da psicologiaforense

IL CORSIVO

IL MONDO E' DELLE DONNE

Non ha più senso nel 2010 (ammesso che ne abbia mai avuto) celebrare l'8 marzo come festa della donna, non solo perché è venuto il momento di superare le politiche separate, ma anche perché in certi lavori ormai sono preferite le donne per la loro maggiore capacità di adattamento ai cambiamenti e alla flessibilità imposta dalla globalizzazione economica: e quindi, paradossalmente, sono gli uomini che cominciano a chiedere tutele di parità. D'altra parte, oggi le donne in Italia e in quasi tutti i Paesi occidentali possono scegliere di fare il soldato e gli uomini ottenere congedi parentali. Certo, non è che nella nostra società non ci sia più discriminazione tra uomini e donne, specialmente ai livelli alti delle professioni e della rappresentanza politica, ma si è capito che le cose sono più complesse. Il problema non è tanto imporre per legge i cambiamenti di costume, ma di evoluzione culturale. Inoltre, le donne sono portatrici di valori diversi da quelli maschili, per cui non è detto che esse, per ottenere successo, debbano inventare come gli uomini. Per arrivare a una società in cui qualsiasi donna in carriera non rinunci a tutta la sua femminilità occorrono regole nuove, occorre cambiare l'organizzazione verticistica delle aziende, gli orari di lavoro, la politica come mera espressione di potere, e c'è pure bisogno di maggiore solidarietà tra le stesse donne.

 
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Commenti al Post:
bibiosa
bibiosa il 08/03/10 alle 01:29 via WEB
COSA C'E' DA FESTEGGIARE? VADE RETRO!
(Rispondi)
 
 
auroraml
auroraml il 08/03/10 alle 01:33 via WEB
per festeggiare dovremmo andare a vedere squallidi e patetici spogliarelli, esattamente come fanno i maschietti? Bisogna imitare l'uomo con la u minuscola?
(Rispondi)
 
 
auroraml
auroraml il 08/03/10 alle 01:39 via WEB
Per chi fosse interessato a conoscere realmente la condizione della donna nel mondo si procuri il saggio edito da Cairo editore «Il libro nero della donna. Violenze, soprusi e diritti negati» a cura di Christine Ockrenty. Troverà di che non festeggiare.
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 08/03/10 alle 01:30 via WEB
LE DONNE BRUCIATE VIVE NELLA FABBRICA DAL PADRONE?
(Rispondi)
 
 
auroraml
auroraml il 08/03/10 alle 01:34 via WEB
O DOVREMMO GRIDARE: "...tremate,tremate.. le streghe son tornate"
(Rispondi)
 
 
 
luiginoluigina
luiginoluigina il 08/03/10 alle 01:57 via WEB
TE LA DO IO LA FESTA DELLE DONNE. Attraverso le tempeste della rivoluzione femminista, della caduta dei Muri, di Internet, i MASCHI hanno continuato ad aggrapparsi al loro ruolo tradizionale di capofamiglia che lavora. Non hanno capito appieno che le donne, specie le giovani d'oggi, vogliono e sanno far coesistere carriera e successo con famiglia e ruolo di genitrice. Il quadro generale lascia poche speranze. Vediamolo: ben più ragazzi che non ragazze (60 su cento) interrompono gli studi. Le donne in media vivono 5 anni più a lungo. Sanno condurre una vita più sana, indulgono meno dei maschi ai malsani piaceri di fumo, alcol e droghe, sono colpite più raramente da infarto o altre malattie cardiovascolari. A scuola e nelle università sono più brave, si applicano con più concentrazione, e con idee più chiare su cosa vogliono fare da grande. Insomma, nell'istruzione, nella salute ma anche quanto a conoscenza della propria identità, i maschi offrono un quadro desolato.
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 08/03/10 alle 01:31 via WEB
INVECE un grande riconoscimento dello Stato va alle donne italiane, giacché esse si pongono come risorsa e come volano della modernizzazione del Paese. Il benessere creato dalla donna che lavora, l'assestamento intorno alla famiglia a doppio reddito ha cambiato la faccia della nazione, soprattutto al Nord. Al Sud, purtroppo, è concentrato il 65 per cento della disoccupazione femminile, sebbene oggi la donna mostri un crescente tasso di preparazione culturale e professionale. Così, per esempio, nel Mezzogiorno aumentano le coppie in cui la donna ha un titolo di studio più elevato del marito; e ciò prefigura, tra l'altro, una diversa capacità di contrattazione all'interno della famiglia.
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 08/03/10 alle 01:37 via WEB
GIUSTISSIMO!!
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 08/03/10 alle 01:37 via WEB
Tra le ricorrenze laiche che affollano il calendario, quella della donna è tra le più fastidiose. La vera festa della donna sarà quando non ci sarà più bisogno di una festa della donna. Ma come tutte le cose inutili, l’8 marzo rimarrà lì in eterno, perché tanto non dà noia a nessuno. Anzi, è l’occasione buona per politici di ogni rango e qualità. Un giorno l’anno possono farsi belli con il gentil sesso e riempirsi la bocca di parole molto politicamente corrette.
(Rispondi)
 
lasuocera0
lasuocera0 il 08/03/10 alle 01:41 via WEB
Domande: Com’era la situazione della donna in Italia prima? Com’è la situazione della donna in Italia oggi? Quali sono i lavori tipici della casalinga? Com’è la situazione della donna meridionale? Ha la donna gli stessi diritti degli uomini? Che cos’è la festa della donna?
(Rispondi)
 
 
estinette
estinette il 08/03/10 alle 02:01 via WEB
Agli uomini si chiedono sempre più spesso qualità femminili: più comunicazione, più capacità di mostrare sentimenti ed emozioni. Meno decisionismo, meno potere. E il maschio va in tilt.
(Rispondi)
 
lasuocera0
lasuocera0 il 08/03/10 alle 01:44 via WEB
ai miei tempi si diceva così: La donna, il sesso debole é nata per fare la casalinga. Prima di tutto la donna deve essere madre, moglie e casalinga. Economicamente dipendente da suo marito non aveva la possibilitá di cambiare la sua vita.
(Rispondi)
 
 
giordana2007
giordana2007 il 08/03/10 alle 01:47 via WEB
ne è passata di acqua sotto i ponti!
(Rispondi)
 
lasuocera0
lasuocera0 il 08/03/10 alle 01:45 via WEB
L'UOMO: é nato per lasciare la casa, e per fare un lavoro extradomestico. Il suo compito è mantenere la sua famiglia. Lui é il capo, il patrone della famiglia e può decidere tutto. La moglie è subordinata.
(Rispondi)
 
 
giordana2007
giordana2007 il 08/03/10 alle 01:51 via WEB
ahahahahah "Tuteliamo gli uomini, poveretti, il nuovo sesso debole"
(Rispondi)
 
 
 
luiginoluigina
luiginoluigina il 08/03/10 alle 01:54 via WEB
E' proprio vero: Povero maschio, stai messo male. Hai perso la guerra dei sessi, almeno nelle società più avanzate. Le donne, in realtà moderne come quella europea ma non solo, ti hanno sorpassato o ti stanno detronizzando in ogni campo. Hanno imparato a conciliare carriera e figli, studiano di più e meglio, hanno un approccio più flessibile con le nuove tecnologie. Fumano e bevono meno, sono più sane, hanno una vita più lunga, è più raro che scelgano il crimine. La situazione degli uomini oggi, in Europa e nelle altre società postindustriali, è talmente drammatica e desolata che rende necessaria una nuova istituzione, una nuova figura: un incaricato governativo o un ombusdman, che si prenda cura delle pari opportunità per gli uomini. I quali ormai, non c'è nulla da fare, sono divenuti il nuovo sesso debole.
(Rispondi)
 
 
 
 
estinette
estinette il 08/03/10 alle 02:02 via WEB
Basta guardarsi attorno per capire quanto hai ragione!
(Rispondi)
 
 
luiginoluigina
luiginoluigina il 08/03/10 alle 01:59 via WEB
L'uomo forte è leggenda macho di ieri, passé. Il maschio di oggi non ha saputo adattarsi a un mondo divenuto più femminile, nel potere ma anche nella cultura e nei costumi.
(Rispondi)
 
estinette
estinette il 08/03/10 alle 02:05 via WEB
E QUESTO E' PER NOI UN DISASTRO. Povero maschio ha perso la guerra tra i sessi e va aiutato. Se non nascerà pian piano l'uomo nuovo, anzi il maschio nuovo, ci perderemo anche NOI : ci mancheranno sempre di più partner affidabili. GIA' SCARSEGGIANO DRAMMATICAMENTE....
(Rispondi)
 
Beyazid_II_Ottomano
Beyazid_II_Ottomano il 08/03/10 alle 09:19 via WEB
PER ME INVECE NON E' UN DISASTRO. Quando le cose si sono verificate simili per n volte l'agitata preoccupazione lascia il posto alla freddezza della conoscenza: perchè si conoscono i rimedi. In tutti i periodi di decadenza emerge il substrato umano femmineo (perchè le forze formatrici che hanno formato una civiltà rendendola ciò che è vengono meno e tutto tende a degenerare al piattume primordiale e indifferenziato delle società matriarcali senza classi). Ciò è avvenuto per Babilonia, per l'Egitto, per la Fenicia come per Bisanzio, Venezia, e pure per la Francia pre-rivoluzionaria. Il suo emergere è progressivo e coincidente con lo scomparire (dietro le apparenze di una raffinata Zivilization) di ogni forma superiore (Kultur) e con lo sprofondare della civiltà nel tutto indifferenziato e caotico. Tutto questo ha fine solo quando si tocca il fondo e popoli diversi, barbari, non corrotti, distruggono quanto rimane di quella civiltà e sulle sue rovine e con le sue rovine ne edificano un'altra. Fa parte della tragedia della storia.
(Rispondi)
 
 
estinette
estinette il 08/03/10 alle 20:18 via WEB
Caro BEYAZID ottima la lezione di storia ma io sono una contemporanea e permetterai che viva tragicamente l'assenza di UOMINI... con la "u" maiuscola. La tua sagace spiegazione non mi consola.
(Rispondi)
 
estinette
estinette il 08/03/10 alle 20:19 via WEB
nè immagino fosse tua intenzione consolarmi, ovviamente!
(Rispondi)
 
 
Beyazid_II_Ottomano
Beyazid_II_Ottomano il 09/03/10 alle 01:41 via WEB
Se ti può consolare anche io vivo tragicamente il non poter essere uomo, specie da quando sono riuscito, dopo un lungo e periglioso percorso di studi (extrascolastici) e letture (proibite, o perlomeno bandite dalla cultura ufficiale) a farmi strada negli spessi strati di nebbia generati dalle grigie idee moderne e ad intravedere chi davvero era (e sarà, perchè la mia concezione del tempo non è lineare) l'uomo. L'immagine che ho intravisto è stata quella colorata e delicata che si può rimirare nei più bei quadri di Monet del suo periodo giapponese. Se, come mostra la festa di oggi (ormai di ieri) l'espressione della donna è la mimosa, quella dell'uomo è infatti il fiore del ciliegio: quanto nasce non per resistere in vita ad ogni costo, ma per donarsi al mondo in bellezza, significato e valore (proprio perchè più raro, più prezioso, più facile a sparire). Avere punti deboli o addirittura essere "delicati" non implica non essere forti, ma, al contrario avere una forza con più valore. Tutto ciò, che elevandosi dal tutto indifferenziato, dal piattume della "stabilità naturale", dal livello infero e comune (le configurazioni di maggior caos, minore energia potenziale, quindi anche minor significato e, direbbero i fisico, maggiore entropia), mostra e possiede in sè valore, bellezza e significato è necessariamente meno stabile, più delicato, più bisognoso di forze protettrici e sostenitrici (a preservare l'opera che la violenza formatrice iniziale ha generato), giacchè, in mancanza di intervento esterno, la degenerazione avviene sempre dall'ordine al caos, dalla situazione meno probabile e quindi più preziosa a quella più comune e quindi di minor senso, dallo stato con maggiore energia potenziale e minore entropia a quello con minore energia potenziale e maggiore entropia, mai al contrario. Ne consegue che essere potenzialmente soggetti a devastazione significa avere qualcosa di prezioso da proteggere. Fra ciò che è prezioso vi è la stessa forza. Solo ciò che è comune e poco significativo è in ogni dove resistente e non delicato, e questo segna la sua parentela con il tutto indistinto del piattume "naturamente stabile". Non di questa natura è la forza. Più è elevato il valore, più compiuta la bellezza, più nobile il significato e più si è soggetti a cadere, ad essere distrutti, ad essere fragili. Solo chi è in alto infatti può cadere. Solo chi è nobile sa sacrificarsi. Solo chi è davvero forte è anche fragile. Sembra un paradosso e non lo è. Ce lo mostra Achille. Chi più di lui ha valore? Chi più di lui affronta la distruzione? Chi più di lui è elevato d'animo? Chi più di lui è disposto a sacrificarsi per una nobile causa (che non è quella di Agamennone)? Chi più di lui è coraggiosi e sprezzante della morte? Chi più di lui è colto dalla morte nel fiore degli anni? Chi più di lui è in alto? Chi più di lui cade? Chi più di lui è forte? Chi più di lui è fragile? A partorire l'erroneo accostamento fra l'essere forti e il mostrare resistenza e non fragilità è la concezione, propria al tipo umano inferiore dell'animale "da gregge" (dominante nei periodi di decadenza) della vita quale conservazione di sè senza altro scopo. In tale prospettiva infera il termine positivo (forza) viene accostato a quanto risulta utile per difendersi dai pericoli e resistere indefinitamente in vita. Da qui discende pure l'esaltazione dell'astuzia, dell'inganno, della perfidia, della "capacità di adattamento" (ovvero della viltà e del compromesso) e di qualsiasi mezzo sia in grado di procurare un vantaggio (ciò che viene chiamato oggi "intelligenza", o "empatia", o "non-violenza"). Chi appartiene al tipo umano superiore dell'animale "da preda", concependo la vita quale continuo superamento e tensione verso l'alto (sia esso un mondo dell'essere esistente e priori cui ascendere secondo le vie dell'azione guerriera e della non azione sapienziale, come vogliono i metafisici, o sia esso un mondo del divenire da creare con volontà di potenza da parte degli uomini grandi, come vorrebbe Nietzsche, in questa sede non conta), sa invece accostare il termine positivo della forza con la disposizione stessa a perire pur di compiere il proprio destino di grandezza, magnificenza e gloria, con l'essere sempre pronti per la bella morte, vale a dire con la fragilità. Questo è chiarito dalla sapienza divina che ritroviamo nell'Iliade: "caro agli dei è chi muore giovane". Quando un uomo non pensa ad altro che a conservare il più a lungo, il più pacificamente e il più piacevolmente possibile quella vita corporale e conservativa data dalla madre, ha già negato ogni significato spirituale e ascendente all'essere padre. Quando un uomo non sa più dire "che importa, a me, della felicità?" è già infelice. Il dramma dell'uomo moderno non è essere infelice, ma vivere in un mondo che ha la felicità individuale come valore, non è il mancare di qualcosa, ma il non avere un'ideale a cui tutto donarsi. Quanto distingue qualitativamente l'aristocratico dal plebeo (o, come scrivi tu, l'Uomo dall'uomo) è infatti proprio la disposizione a spendersi più che a conservarsi, a uccidere più che a tradire (la propria natura), a perire piuttosto che a rinunciare all'impresa, ad affrontare ogni colpa ed ogni dolore pur di compiere la propria opera di grandezza sentita come necessaria, a sacrificare il miglior sè pur di generare oltre in maestà, potenza, grazia e durata, a rischiare la stessa vita pur di affermare i valori che la rendono eternamente bella, nobile e degna di essere vissuta, ad abbandonare la vita dell'io pur di divenire ciò che è in senso più alto, gettandosi incontro al proprio destino con la voluttà e la volontà dell'eroe tragico consapevole nella fine essere sempre una rigenerazione (come insegna la visione sferica del tempo). Ecco perchè la rappresentazione dunque del guerriero, dell'uomo forte par eccellence, dell'uomo capace di vivere grazie alla forza il senso superiore della vita, non può dunque accostarsi a qualcosa di comune e di resistente, come un arbusto o un'erba gramigna capaci di crescere e conservarsi ovunque, tenacemente aggrappati alla terra e alla vita, come un plebeo o un borghese lo sono al loro benessere bovino, ma solo e soltanto a quanto di più bello, nobile, raro, prezioso e per questo anche fragile possa sorgere sulla terra, profumare nell'aria e tendere verso il cielo: il fiore di ciliegio. "Come il fiore di ciliegio è il più bello fra i fiori, così il guerriero è il più bello fra gli uomini". Così, infatti, inizia il Bushido. Buon 9 Marzo.
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Beyazid_II_Ottomano
Beyazid_II_Ottomano il 09/03/10 alle 01:47 via WEB
Che pessima idea è stata cambiare la parola "idea" con "ideale". Ho dimenticato di togliere l'apostrofo ad "un". Gli articoli maschili non possono piangere!
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posturantistress
posturantistress il 10/03/10 alle 22:08 via WEB
Spesso le donne per ottenere successo attuano le peggiori strategie , poi hanno imitato gli uomini nei vizi peggiori, fumo, alcool, droga, ed in politica sono spesso sottomesse al potere maschile, c'è molta strada da fare..ma guardo con simpatia al buono che portano in tutti campi...
(Rispondi)
 
 
Beyazid_II_Ottomano
Beyazid_II_Ottomano il 11/03/10 alle 12:17 via WEB
Se qualcuno sta portando del "buono" al mondo occidentale, sinceramente non se ne vedono gli effetti, dato che ogni forma superiore di civiltà, qui, è in decadimento e dissolvimento: l'arte, la letteratura, la filosofia, la musica, le strutture sociali, quelle degli stati, le identità collettive e organiche chiamate nazioni, i tipi umani differenziati dalla massa ed in grado di conoscere la vita non come conservazione di sè senza altro scopo ma come continuo superamento, ogni concezione comunitaria e anagogica dello stato, e persino la logica, il diritto e l'etica. Sarebbe falso, semplicistico e fuorviante (oltrechè ingiusto) dare la "colpa alle donne": semplicemente il prevalere di esse, in quanto fase estrema della sovversione egalitaria, alla pari della diffusione di un sentimento del vivere individualista ed eudemonico e della dissoluzione di ogni gerarchia (gerarchia significa "potere del sacro", ovvero porre in alto quanto ha più valore, rispetto evidentemente ad un "superamento dell'umano" sentito come necessario e da intendersi non solo e non tanto come "fatto metafisico", quanto come volontà di compiere, di affermare e di far esistere con l'azione, il nobile, il bello, il grande e l'eroico quali emergono da opere etico-spirituali quali la Baghavad Gita, i Poemi Persiani, l'Iliade, l'Eneide), sono effetti della stessa causa. E la causa è tragicamente meta-storica: il venir meno, come forza formatrice e ordinatrice verso l'alto, di quei valori virili e aristocratici (e dico virili, non maschili, in quanto non sono affatto propri per natura alla maggioranza degli uomini, essendo questa, come evidente dalla modernità, propensa per lo più alla nullafacenza, al benessere bovino, o a ciò cui ogni visione matrilineare riduce la virilità, ovvero una ferocia meramente belluina e una brutalità bassamente fallica, bensì di una loro minoranza qualificata che Platone chiamerebbe "aristoi") propri alla Grecia, a Roma, all'India dei Veda e alla Persia Iranica, ovvero ai grandi popoli indoeuropei fondatori di città e civiltà (e ordinatori del Chaos in Kosmos) che Giambattista Vico (l'unico studioso dell'era moderna capace di vedere la storia di là dalle fisime progressiste) capì fondati sul "naturale diritto delle genti eroiche". Capisco che dicendo questo mi pongo come eretico fra voi moderni figli dell'Egalitarismo, dell'Universalismo e dei Diritti Individuali, per cui, onde evitare inutili discussioni (quando il sentimento del mondo da cui sgorgano i ragionamenti è divergente, continuare a discutere è inutile e dannoso, in quanto da premesse di verità diverse, e in questo caso pure indimostrabili, si giunge a verità diverse anche con ragionamenti ugualmente corretti), rispettosamente saluto e me ne vo.
(Rispondi)
 
 
 
Beyazid_II_Ottomano
Beyazid_II_Ottomano il 11/03/10 alle 12:19 via WEB
P.S. Prima di andarmene: l'unica simpatia che ho verso questo effemminato Kali Yuga nasce dalla consapevolezza che più la fine viene accelerata, più si avvicina la rigenerazione. Ricordate Zarathustra: uomo superiore è colui che VUOLE il proprio tramonto, perchè sa che così avrà il nuovo mattino. Addio.
(Rispondi)
 
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