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Post n°3819 pubblicato il 08 Marzo 2010 da psicologiaforense
LA RIFLESSIONE DELLA SERA
E IL VECCHIETTO DOVE LO METTO?
La contraddizione occidentale odierna sta nel fatto che da una parte la vita media si è allungata e quindi i vecchi sono diventati più numerosi; mentre dall'altra la loro funzione sociale, la loro dignità si è azzerata. Nessuno rispetta più gli anziani, in una società nella quale si dev'essere sempre giovani, belli, sani, scattanti, in forma e ricchi se ci si vuol considerare successfull ; e dove l'età, il sovrappeso, le malattie, la povertà, sono diventati vizi e difetti da nascondere. E allora il vecchietto si sente perduto: con la sua pensione da fame, circondato com'è da unanime disprezzo o da generalizzata noncuranza, perseguitato dal terrore di una morte che socialmente è scomparsa ma che individualmente è la sovrana di ogni nostra angoscia. Il punto è che, al pari dei ventenni che intervistati alla Tv ti dicono che non sanno che farsene d'una vita ch'è solo noia insensata e allora si fanno di droga, si sballano nella musica demenziale delle discoteche il sabato, corrono di notte a fari spenti oppure si ammazzano di botte allo stadio, la nostra società ha prodotto anche vecchietti dalla vita più lunga ma dal ruolo sociale degradato e incanaglito, dalle prospettive inesistenti, costretti spesso a vivere nella miseria, nella solitudine, in una noia corretta solo dall'angoscia della fine. Come si esce da questa tragedia? Intanto, ridando dignità alla vecchiaia: reimparando a chiamarla col suo nome, a non vergognarsene, a non nasconderla. Reinsegnando ai nostri ragazzi a rispettarla. E restituendo agli anziani interesse e gusto per la vita, magari impegnandoli in qualcosa.
Commenti al Post:
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bibiosa il 08/03/10 alle 21:40 via WEB
DISSONANZA TRA:
CULTURA NON AGGIORNATA
SULL’INVECCHIAMENTO
vecchiaia = malattia (teoria del disimpegno di Cuming e
Henry) si guarda ciò che si perde invecchiando
CONOSCENZE SCIENTIFICHE
SULL’INVECCHIAMENTO
movimento = salute (teoria attività di Havingurst)
oggi si guarda anche a ciò che si acquista invecchiando
(Rispondi)
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auroraml il 08/03/10 alle 21:47 via WEB
fai commenti troppo tecnici per le mie possibilità
(Rispondi)
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bibiosa il 08/03/10 alle 21:41 via WEB
ALCUNI PREGIUDIZI
1. Declino cognitivo,
il cervello non si
rigenera
2. Tutti smemorati
INVECCHIANDO
3. Tutti dementi
4. Tutti depressi
5. Peso per la società
(Rispondi)
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bibiosa il 08/03/10 alle 21:42 via WEB
COSA SUCCEDE NELLE
RESIDENZE PER ANZIANI
Dagli studi della Commissione di Psicologia Gerontologica,
(Ordine Psicologi) con la Cattedra di Psicologia
Gerontologica del Prof. Andreis e dall’esperienza presso il
Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese, si è rilevato che:
L’ANZIANO E’ A RISCHIO DI
PATOLOGIA
L’ OPERATORE E’ A RISCHIO DI
BURN OUT
(Rispondi)
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auroraml il 08/03/10 alle 21:48 via WEB
ti leggo, da profana, ma con grandissimo interesse per la limpidezza delle tue argomentazioni
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emma.61 il 08/03/10 alle 21:55 via WEB
CERTAMENTE IL BURN OUT... cioè l'esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto (helping profession), qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere. Maslach e Leiter (2000) hanno perfezionato le componenti della sindrome attraverso tre dimensioni: deterioramento dell'impegno nei confronti del lavoro, deterioramento delle emozioni originariamente associati al lavoro ed un problema di adattamento tra persona ed il lavoro, a causa dell eccessive richieste di quest'ultimo. In tal senso il burnout diventa una sindrome da stress non più esclusiva delle professioni d'aiuto ma probabile in qualsiasi organizzazione di lavoro.
(Rispondi)
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bibiosa il 08/03/10 alle 21:43 via WEB
QUALE PSICOLOGIA:
esperti della relazione
• Ancora troppi psicologi vogliono copiare i medici
ma:
• Mentre il medico è incaricato di conservare la vita,
lo psicologo è incaricato di conservare la relazione
• Lo psicologo considera il soggetto attivo nel
ricevimento degli stimoli
• La medicina cura la malattia, la parola cura il
malato
lo psicologo è il farmaco della relazione
(Rispondi)
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bibiosa il 08/03/10 alle 21:43 via WEB
Possibili interventi dello psicologo
nella Residenza per Anziani
Con l’ospite: valutazione psicodiagnostica,
sostengo psicologico, riabilitazione psico-
comportamentale
Con gli operatori: partecipazione alla riunione
d’equipe per il PAI, formazione e supervisione
Con le famiglie: consulenza e supporto
(Rispondi)
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bibiosa il 08/03/10 alle 21:44 via WEB
PER PIPPO: Alcune chiavi di lettura e strategie per chi è
interessato a lavorare nelle Residenze per Anziani
Psicologia dell’invecchiamento di Cesa Bianchi
Psicanalisi e Vecchiaia di Le Gouès
Il metodo Validation di Naomi Feil
Psicoterapia della demenza di Florenzano
•
Conoscere la metodologia eterocentrata di Lai
•
Conoscere la metodologia dell’auto e mutuo aiuto
•
Conoscere alcuni tests: MODA, MMSE, GDS, SAT
•
Partecipare alla commissione di psicologia gerontologica
e/o ai gruppi di lavoro dei Punti Informativi
•
Fare esperienza di stage e tirocinio c/o Residenze per
Anziani
(Rispondi)
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auroraml il 08/03/10 alle 21:49 via WEB
PIPPO POTREBBE FORNIRE UN CONTRIBUTO MOLTO SIGNIFICATIVO!!!
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bibiosa il 08/03/10 alle 21:45 via WEB
SCUSATE HO MONOPOLIZZATO I COMMENTI, MA E' IL MIO ATTUALE CAMPO D'AZIONE!
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auroraml il 08/03/10 alle 21:50 via WEB
non ti scusare, ci hai illuminato
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emma.61 il 08/03/10 alle 21:58 via WEB
Il burnout interessa educatori, medici di base, insegnanti, poliziotti, poliziotti penitenziari, vigili del fuoco, carabinieri, sacerdoti e religiosi (in particolare se in missione), infermieri, operatori assistenziali, tecnici di radiologia medica, psicologi, psichiatri, avvocati, assistenti sociali, fisioterapisti, anestesisti, medici ospedalieri, studenti di medicina, responsabili e addetti a servizi di prevenzione e protezione, personale della protezione civile, operatori del volontariato, infermieri, ricercatori ecc. Queste figure sono caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress personale e quello della persona aiutata.
Ne consegue che, se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato ("burnout" in inglese significa proprio "bruciarsi"). In tali condizioni può anche succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche delle persone a cui badano, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la loro. Caratteristici del burnout sono anche l'esaurimento emozionale, la depersonalizzazione, un atteggiamento spesso improntato al cinismo e un sentimento di ridotta auto-realizzazione. Il soggetto tende a sfuggire l'ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi. L'abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono elevati nei soggetti affetti da burnout.
Per misurare il burnout ci sono diverse scale ma è da ricordare la scala di Maslach: un questionario di 22 items, ossia domande, atti a stabilire se nell'individuo sono attive dinamiche psicofisiche che rientrano nel burnout. A ogni domanda il soggetto interessato deve rispondere inserendo un valore da 0 a 6 per indicare intensità e frequenza con cui si verificano le sensazioni descritte nella domanda stessa.
La prevalenza della sindrome nelle varie professioni non è ancora stata chiaramente definita, ma sembra essere piuttosto elevata tra operatori sanitari quali medici e infermieri (ad esempio, secondo un recente studio olandese in Psychological Reports, non meno del 40% dei medici di base andrebbe incontro ad elevati livelli di burnout), insegnanti e poliziotti.
(Rispondi)
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emma.61 il 08/03/10 alle 22:01 via WEB
credo che il ruolo del BURNOUT (sindrome di BORNOUT) sia l'elemento e la causa di quasi tutti i problemi con chi soffre e con gli anziani in generale. E' tutto qui. I CURANTI E I PARENTI "SCOPPIANO".
(Rispondi)
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Praj il 09/03/10 alle 13:22 via WEB
Vorrei rilevare solo ciò che potrebbe riguardare la responsabilità degli uomini divenuti anziani in questo discorso sul rispetto. E' chiaro che do per scontato che il rispetto andrebbe dato a chiunque. Agli anziani in particolar modo: per le loro condizioni di fragilità e debolezza fisica e per mille altri validi motivi. Ma a parte questo, che mi sembrerebbe ovvio e di minimo dovere, vorrei sottolineare uno degli aspetti di fondo che, a mio avviso, è alla base di questo triste e spiacevole fenomeno. Un importante interrogativo, a mio parere, è questo: non è che forse i giovani d’oggi non rispettano sostanzialmente gli anziani perché questi non offrono, in generale, motivi per cui il rispetto sia sincero? Se lo sono davvero guadagnato il rispetto reale, dovuto alla stima profonda e ammirazione?
Se lo sono meritato con qualcosa che va oltre il mero fatto anagrafico, o dovuto a conformismo educativo, norme etico-morali riferite a valori tradizionali, o semplicemente dettato da riconoscenza opportunistica per essere stai allevati e mantenuti... o forse anche viziati? Con questa domanda, apparentemente scandalosa per il luogo comune, gli anziani si dovrebbero confrontare per non essere sgomenti dinnanzi alla penosa situazione che si trovano a subire.
Perché ciò che serve è un vero rispetto, non formale, un rispetto dovuto all’esperienza di un vissuto significativo, che può essere d’esempio e insegnamento, pur nella diversità dei tempi che mutano.
Un vissuto... e ora una presenza equilibrata e cosciente le quali facciano sorgere naturalmente il riconoscimento di trovarsi di fronte ad una fonte di saggezza, di conoscenza e memoria insostituibile a cui far riferimento. Mai da sprecare o sottovalutare. Solo in questo caso diviene un fatto spontaneo e interessante l’ascolto di chi ha preziosa esperienza da donare. I giovani avrebbero bisogno di tantissimi anziani autorevoli di questo genere. Sarebbero meno disorientati o persi. Avrebbero delle guide che li aiuterebbero a non smarrirsi nei meandri di questa caotica quanto confusa società. Ma, purtroppo, per essere anziani di quel tipo, bisognava avere maturato una certa consapevolezza durante la vita. Cosa che spesso non è stata fatta. Mentre in altre culture, con ben altre basi che quelle consumistiche e edonistiche, non succede questa mancanza di rispetto. anzi, è redarguita quanto non c'è.
E ogni cosa non succede per caso. Ciò che si semina... si raccoglie.
Un sorriso :-)
(Rispondi)
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posturantistress il 10/03/10 alle 22:14 via WEB
Concordo..è una questione educativa, il rispetto dell'anziano va insegnato sin dalla scuola materna e dalla famiglia ai propri figli nella tenera età , ma le famiglie oggi, dove sono...??
(Rispondi)
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