Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
finchè vita non vi separi
 

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« ATTUALITA', CRONACA, CU...SENSAZIONALE: IL DESIDER... »

RIFLESSIONE DELLA NOTTE: INTERNET, SOLITUDINE, IDEE, PENSIERI, CONSIDERAZIONI, SUGGESTIONI... PER UN NUOVO (E DIVERSO) GIORNO!

Post n°3825 pubblicato il 11 Marzo 2010 da psicologiaforense

 Internet riduce i rapporti umani? La nostra solitudine è figlia della Rete?

 

 

Quando la gente ha accesso a più denaro e più scelte, sembra che spesso scelga di isolarsi di più. Via quindi dal monolocale, via dal letto condiviso con i fratelli, fuori dalla metropolitana……  Perchè? Una parte della risposta è che riserbo e solitudine possono essere molto attraenti e sono spesso condizioni emozionali apparentemente salubri. La gente prova piacere a passare inosservata ed essere lasciata in pace, qualche volta. Io ritengo che questo «qualche volta» sia il punto vitale che si è perso. Riserbo e solitudine, e anche anonimato, sono splendidi quando sono frutto di una scelta. Tendono ad essere terribili quando sono imposti. Allora diventano isolamento, buia solitudine, depressione e progressivo annullamento, e le vendite di Prozac vanno alle stelle. Il problema non è Internet. I suburbi e i lunghi trasferimenti usati per commutarci in auto ai posti di lavoro hanno frammentato le nostre vite e forse ci hanno lasciati troppo separati. È vero che qualcuno è eccessivamente isolato e solo.( Tuttavia io ritengo che alcuni siano stati resi infelici in passato dalle troppe relazioni imposte). Il mio suggerimento è che sia data maggiore attenzione e aiuto alla gente perchè trovi modi piacevoli per stare di nuovo insieme. Aiutandoli inoltre a trovare il tempo per farlo. Anche Ralph Waldo Emerson raccomandava Società e Solitudine. Per progredire emozionalmente la gente ha bisogno di sentirsi voluta, necessaria e giustamente valutata. Il nostro fallimento nell'offrire questa prospettiva a molti cittadini precede di molto la Rete e fare sensazionali quanto prematuri proclami sul danno che Internet rappresenterebbe, ci distrae dall'affrontare le ragioni sociali che ci guidano nella direzione sbagliata . Cerchiamo quindi di non andare a cercare danni immaginari. Il problema vero è chiaro davanti a noi.

 
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Commenti al Post:
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:29 via WEB
"Mi sento sola" è una frase, ed un pensiero, che sicuramente è familiare a tutti noi....... (segue)
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:38 via WEB
"Condizione di chi vive solo, in modo permanente o per un lungo periodo, ricercata per acquisire pace interiore o subita per assenza di affetti o appoggi materiali"
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:30 via WEB
Innanzitutto una piccola provocazione. Ma la solitudine è davvero una 'cosa' negativa, a tutti i costi e in ogni circostanza? C'è chi ha paura della solitudine, ma anche chi la cerca... avere paura della solitudine può essere il segno di un disagio interiore, dell'incapacità di bastare a noi stessi?
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:39 via WEB
Chi vola alto è sempre solo!
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:31 via WEB
Per senso di solitudine non si intende la situazione oggettiva in cui si trova chi è privo di compagnia, ma il "sentirsi solo" indipendentemente dalle circostanze esterne. Il senso di solitudine infatti rimanda ad una sensazione di tristezza dolorosa, ad un vissuto strettamente personale: ci si può sentire soli anche quando si è circondati da compagnia e affetto.
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:40 via WEB
C'è un silenzio del cielo prima del temporale, delle foreste prima che si levi il vento, del mare calmo della sera, di quelli che si amano, della nostra anima, poi c'è un silenzio che chiede soltanto di essere ascoltato.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:31 via WEB
La solitudine può tingersi di colori cupi quando è legata alla perdita, all'abbandono, all'isolamento, ed è qui che si nota quanto questo sentimento sia fortemente legato al proprio senso dell'identità. L'identità infatti si struttura sin dalla più tenera età attraverso la paura e l'incertezza dell'abbandono della madre. Ci si spaventa della solitudine proprio perché è sovrapponibile allo stress emotivo da separazione, con quel senso di vuoto e inutilità come se il proprio valore dipendesse dal riconoscimento e dall'accettazione da parte dell'altro.
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:41 via WEB
Perché questo è l'ostacolo, la crosta da rompere: la solitudine dell'uomo - di noi e degli altri.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:32 via WEB
Mentre nella separazione e nell'abbandono il vuoto è determinato realmente dalla perdita della persona cara, nella solitudine questo vuoto sembra non poter mai essere colmato, essendo determinato dall'impossibilità a stabilire contatti profondi e significativi con le persone care. La solitudine però può tingersi anche di colori più vivaci quando rappresenta lo stare con se stessi, quando incoraggia lo sviluppo dell'interiorità e predispone alla creatività, alla nascita del nuovo. E' in questi casi che assume una accezione positiva, quando diventa una scelta, forse sofferta, uno stile di vita che alimenta esperienze con un senso più profondo. Rimanere soli davanti ad una decisione importante a volte diventa necessario per ritrovare un autentico dialogo con i propri bisogni.
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:42 via WEB
Fai in modo che il tuo discorso sia migliore del tuo silenzio o taci.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:32 via WEB
Sentirsi sole all'interno della coppia. Sentirsi isolate, non protette, incomprese dal partner è una delle sensazioni più dure per una donna (vale anche il contrario naturalmente)... La solitudine ha a che fare anche con la paura d'amare. A volte la solitudine diventa una scelta proprio per paura di dover subire un'amara delusione, per il timore di non raggiungere la pienezza di una perfezione armoniosa. Nel rapporto amoroso, almeno per alcuni istanti, è possibile avere la percezione di quella perfezione: quando corpo e mente si congiungono si ha l'impressione di una beatitudine assoluta che altro non è che il ricordo rivissuto del primo rapporto perfetto, quello simbiotico con la mamma per il quale ognuno conserva per tutta la vita una struggente nostalgia.
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:44 via WEB
...Sempre ti ascolto in silenzioso stupore...
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:33 via WEB
Nell'amore di coppia tale nostalgia è identificata come INTIMITA'. L'intimità è compenetrazione di due corpi e di due anime che si cercano e si compensano nelle loro esigenze e nei loro bisogni più viscerali e nascosti. Nel rapporto di coppia solitudine e intimità sono in antagonismo: se c'è solitudine, non può esistere l'intimità. L'intimità annulla la solitudine e sopravvive anche nell'assenza della persona amata. Coloro che prediligono la solitudine possono essere persone molto concentrate su se stesse, che ostentano il loro bisogno di non avere un rapporto con gli altri, oppure persone che si dedicano interamente agli altri, che manifestano una disponibilità che diventa un modo per ottenere gratitudine e per assicurarsi che ci sarà sempre qualcuno che li cerca e li desidera. Dietro la "solitudine forzata" si cela il timore dell'abbandono e la riluttanza a rischiare. Non formo una coppia così non rischio e non ne rimango "scottato".
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:44 via WEB
Proverbio arabo Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa esser solo in mezzo alla folla affacendata.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:34 via WEB
Ma cosa accade quando invece la solitudine si annida all'interno di un esistente rapporto di coppia? Quando i coniugi vivono sotto lo stesso tetto ma si rivolgono la parola solo per parlare delle bollette da pagare o dei voti a scuola del figlio? L'intimità lascia il posto all'incomprensione e la crisi segna una convivenza che è fallita o che sta per fallire, ma che si fa fatica a vedere e ad affrontare. Sono tanti i casi in cui si insiste su un percorso coniugale in cui rimane solo rabbia, amarezza e rancore dove tutto viene congelato, reso silente in nome di una dipendenza dall'altro. E' in questi casi che si ha paura della solitudine, che ci si costringe ad indugiare nel malessere e nella insoddisfazione. Mettere in discussione un rapporto di coppia vuol dire inevitabilmente far fronte al dolore della separazione, alla delusione, al senso di fallimento ma soprattutto obbliga a fare i conti con il "saper stare soli". Il saper stare soli è la manifestazione esteriore di un'intima sicurezza che si forma durante l'infanzia attraverso un meccanismo di introiezione di un oggetto d'amore buono (la madre soprattutto). Questa figura interiorizzata diventa quindi parte preponderante dello scenario intimo del soggetto, riproducendo perciò qualcuno su cui si può contare sempre anche quando non è presente. La capacità di stare da soli non è certo facile da raggiungere, la si conquista raramente e dopo molto tempo, dopo aver superato perdite e lutti, dopo aver elaborato una lunga sofferenza.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:34 via WEB
Ci accorgiamo che riusciamo a stare soli quando incontriamo noi stessi, quando prendiamo coscienza del nostro spazio interno che diventa spazio per immaginare, sentire e pensare, dove ci è possibile vivere separati. Diventa necessario allora vivere la solitudine senza doverla subire, senza cioè provare rimpianto o nostalgia per la persona che non è più con noi ma solo gioia nel ricordarla. La nostra storia allora sarà veramente farina del nostro sacco e non si dovrà più dipendere dalla presenza e dall'amore degli altri.
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:46 via WEB
Non occorre che tu esca di casa. Resta al tuo tavolo e ascolta.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:35 via WEB
Lo stesso discorso può valere almeno in parte in ambito familiare. Quante ragazze si sentono sole in casa, in famiglia. Non comunicano, non vogliono o non riescono a farsi capire o a capire i genitori, con tutti i problemi che ne conseguono... Per gli adolescenti, la solitudine è una tappa inevitabile che segna un cammino di crescita. Le ragazze e i ragazzi si trovano ad affrontare nuove tipologie di relazioni affettive che vanno al di fuori del contesto familiare, vivono un grande senso di impotenza e di confusione che derivano dal rendersi conto di non avere alcuna chiarezza su quale sia il "ruolo" di adolescente. Si è alle prese con la sensazione di non "essere più quello di un tempo" e di "non essere ancora quello che dovrebbe essere". Disorientamento, smarrimento quando si è lontani dall'ambiente protetto dalla famiglia e ricerca di comunità di "pari" dove gli altri vivono le stesse sensazioni per accorgersi di non essere diversi, ma uguali agli altri. Questo passaggio non può realizzarsi senza esperienza di solitudine, evitarla sarebbe regredire e ritornare nel rassicurante ambiente familiare oppure isolarsi e convincersi erroneamente di essere autonomo ed adulto a tal punto da poter fare a meno del gruppo dei coetanei. Per un genitore è difficile costruire un canale comunicativo con un figlio adolescente, stare troppo vicini potrebbe significare soffocarli ed invaderli, scegliere una posizione distaccata può voler dire farli sentire abbandonati e lasciati al loro disorientamento.
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:47 via WEB
Ecco come mi raffiguro una vita equilibrata. E' come essere un giocoliere che usa quattro palle chiamate lavoro, famiglia, amici, umore. Be', quella del lavoro è di gomma: se te la lasci sfuggire di mano, rimbalza e ti ritorna. Le altre palle, invece...sono fatte di vetro.
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:48 via WEB
Governare una famiglia è poco meno difficile che governare un regno.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:35 via WEB
La solitudine è vista come un male sociale, un male dei nostri tempi, una delle conseguenze negative del progresso. È davvero così? Davvero una volta non si era o non ci si sentiva soli? Il progresso porta necessariamente alla solitudine? Sempre di più si sceglie in questa nostra società di vivere da soli. Oggi c'è una grande paura del contatto, paura di sentire. Si cerca di riempire il proprio tempo con tante attività, tentando di allontanare la consapevolezza riguardo alla propria esistenza. Per non incontrare la propria solitudine, per non conoscere i propri vuoti, spesso ci si rifugia in situazioni di dipendenza che ancora di più svuotano di valore la vita. Invece di chiedere ed esprimere affetto e amore (o odio e aggressività) molti cadono nelle subdole trappole legate a cibo, alcool, farmaci, sigarette, gioco e shopping compulsivo, lavoro in eccesso. Non trovare il tempo per "essere soli" vuol dire non trovare il tempo per se stessi, scappare da se stessi. Si teme la grande sfida con il tempo: il cambiamento, si ha così paura di tornare indietro, di incontrare il proprio sentimento di abbandono, di confusione, in qualche modo si ha paura di fermarsi. "Non lasciarsi coinvolgere" è la parola d'ordine di ognuno. Il modello culturale vincente è l'avere successo, guadagnare molti soldi, dimostrare cioè agli altri e a se stesso di esistere attraverso l'avere. Chi può dire se un tempo ci si sentisse meno soli? Di certo essere "costretti" a parlare di persona, a guardarsi negli occhi, a leggere o a scrivere lettere reali perché non esistevano televisioni, internet o e-mail educava, se non alla solitudine, all'attesa, al non avere tutto e subito. L'attesa facilita il pensiero che ha bisogno di tempo per sopravvivere.
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:50 via WEB
La convivenza di due solitudini fa sognare una solitudine.
(Rispondi)
 
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 11/03/10 alle 23:50 via WEB
La solitudine, a volte, è la miglior compagna. Non fa mai domande inopportune e spesso da delle risposte.
(Rispondi)
 
luigiarusso
luigiarusso il 11/03/10 alle 23:36 via WEB
Come combattere la solitudine, vera o percepita che sia? Cosa fare per rompere le pareti di vetro al cui interno a volte ci pare di essere imprigionati? Negare la solitudine sarebbe come negare se stessi, per cercare di non soffrire si finirebbe in un "non luogo" che potrebbe allontanarci dalla realtà.
(Rispondi)
 
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