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PADOVA, VENERDI' SANTO, PASQUA 2010, VIA CRUCIS, CRISTO, DUE LADRONI E UN ASSASSINO, KILLER UNO BIANCA

Post n°3961 pubblicato il 03 Aprile 2010 da psicologiaforense

Ventiquattro morti. Sessanta feriti. Caduti sotto le raffiche della folle violenza di una gang di poliziotti

Padova, il killer dalla Uno Bianca alla Via Crucis

Marino Occhipinti, l'ex poliziotto della mobile di Bologna condannato all'ergastolo per gli omicidi della banda della Uno bianca, ha usufruito di un permesso di uscita dal carcere di Padova per partecipare ad una Via crucis. La manifestazione è stata organizzata da Comunione e liberazione a Sarmeola di Rubano (Padova), nella sede dell'Opera della provvidenza di Sant'Antonio.
Occhipinti, giunto nella struttura religiosa in compagnia di alcuni parenti, ha sorretto la croce durante la processione per un breve tratto, avvicendandosi con alcuni detenuti durante il tragitto esterno della Via Crucis.
L'associazione delle vittime della Uno bianca ha fortemente criticato nei giorni scorsi la decisione del tribunale di sorveglianza della città veneta.
Occhipinti è stato condannato per vari reati tra cui associazione a delinquere, omicidio volontario, rapine ed è in carcere dal 29 novembre 1994.

 
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Commenti al Post:
scoglioisolato
scoglioisolato il 03/04/10 alle 20:24 via WEB
Occhipinti fu l'esecutore materiale di uno degli efferati delitti di cui si macchiò la banda della uno bianca. Dopo quell'omicidio uscì dalla banda, ma pur rimanendo poliziotto non denunciò mai i suoi colleghi che continuavano a compiere stragi. Avrebbe potuto evitare tanti altri morti, ma non lo fece. Anche ammettendo che oggi possa sentire pentimento, non dovrebbe esimersi dal chiedere perdono ai parenti delle vittime apertamente (cosa mai fatta) e soprattutto sarebbe auspicabile che a Dio si rivolgesse con la più grande umiltà, in silenzio e non nell'ostentazione di una Via Crucis e nella provocazione dei parenti delle vittime, la cui reazione è più che comprensibile.
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servoarbitrio
servoarbitrio il 03/04/10 alle 20:54 via WEB
sì, è così
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agostino88
agostino88 il 03/04/10 alle 21:07 via WEB
fa impressione
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deontologiaetica
deontologiaetica il 03/04/10 alle 21:05 via WEB
Marino Occhipinti, 45 anni, ex componente della banda della Uno Bianca, ha partecipato ieri pomeriggio alla Via Crucis all’Opsa di Sarmeola di Rubano. Condannato all’ergastolo per l’omicidio della guardia giurata Carlo Beccari durante l’assalto a un furgone davanti alla Coop di Casalecchio (Bologna), nel febbraio del 1988, e detenuto dal novembre 1994, dopo 16 anni di carcere ha varcato la soglia del Due Palazzi per il primo permesso premio di poche ore.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 03/04/10 alle 20:51 via WEB
Hai proprio ragione!
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servoarbitrio
servoarbitrio il 03/04/10 alle 20:54 via WEB
Con il nome Banda della Uno bianca si definisce un'organizzazione criminale che, a partire dal 1987 e sino all'autunno del 1994, commise 103 azioni criminali [1], provocando la morte di 24 persone ed il ferimento di altre 102 [2]. Il nome deriva dal tipo di auto generalmente utilizzata per le azioni criminali; una Fiat Uno generalmente di colore bianco, che essendo un tipo di veicolo molto diffuso in quegli anni, e data la facilità con la quale si poteva rubare, risultava difficile da individuare per le forze dell'ordine.
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agostino88
agostino88 il 03/04/10 alle 21:09 via WEB
perchè per tutti la mano pesante (fino all'omicidio in carcere) e per questo poliziotto il tappeto rosso?
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psicologiaforense
psicologiaforense il 03/04/10 alle 20:52 via WEB
Ti rispondo con le parole dell'assassino che io stessa ho ascoltato: "...La mediazione non significa “dimenticare” quello che è accaduto L’enorme sofferenza delle vittime è rimasta incollata alla nostra pelle Per questo è importante che chi ha fatto del male conosca il viso, i sentimenti, le angosce delle persone alle quali ha devastato la vita
(Rispondi)
 
 
servoarbitrio
servoarbitrio il 03/04/10 alle 20:55 via WEB
IL NOSTRO ODIERO EROE: Marino Occhipinti: (Santa Sofia (Italia), 25 febbraio 1965) membro minore della banda, ha però preso parte a un assalto a un furgone della Coop di Castel Maggiore, il 19 febbraio 1988, durante il quale morì una guardia giurata e per questo è stato condannato alla pena dell'ergastolo. Anche lui poliziotto presso la squadra mobile di Bologna, al momento dell'arresto, avvenuto il 29 novembre 1994, era vicesovrintendente della sezione narcotici della Squadra mobile [11].
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agostino88
agostino88 il 03/04/10 alle 21:09 via WEB
è un criminale repugnante!!!
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servoarbitrio
servoarbitrio il 03/04/10 alle 20:56 via WEB
oops: O D I E R N O
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deontologiaetica
deontologiaetica il 03/04/10 alle 21:05 via WEB
delitto Beccari è uno dei 24 omicidi compiuti tra il 1987 ed il 1994 in Emilia Romagna e Marche, dalla banda capeggiata dai fratelli Savi, tutti ex poliziotti della Questura di Bologna. Quella di ieri per Occhipinti è stata un’uscita separata dagli altri cinque detenuti, che come lui hanno ottenuto di seguire la Via Crucis, come lo è stato l'ingresso all’Opera della Provvidenza di Sant’Antonio per la celebrazione, officiata da don Lucio Guzzo, della parrocchia degli Scrovegni, e organizzata da Comunione e Liberazione. E’ giunto a bordo di un’Audi verde che velocemente ha sorpassato la sbarra di entrata del grande complesso ed è arrivata fino agli uffici. Lì Occhipinti ha trovato ad attenderlo i genitori e due fratelli. Dopo un breve colloquio con tutta la famiglia, in una zona appartata dell'Opsa, si è avviato alla grotta situata nel grande parco, di fronte alla quale è iniziata la celebrazione e si sono innalzate le preghiere di tutti i presenti. Poi Occhipinti si è incamminato con la processione, che ha ripercorso le 14 stazioni della salita di Gesù al Calvario, portando anch’egli per un breve tratto la croce, come gli altri detenuti in permesso. Un segno del ravvedimento già manifestato in carcere. Occhipinti, in giacca marrone e camicia azzurra, ha evitato giornalisti e fotografi, mantenendosi lontano da ogni possibile indesiderato colloquio. «Si tratta di un’occasione intima, Occhipinti non vuole rilasciare alcuna dichiarazione, è profondamente addolorato e sofferente», ha detto Nicola Boscoletto, presidente dell’associazione Rebus, che segue i detenuti. Per l’ex poliziotto diventato bandito l’incontro religioso era un momento di raccoglimento personale del suo dialogo con Dio. Dopo aver completato il percorso della Via Crucis, Marino Occhipinti è rientrato nella sua cella al carcere Due Palazzi, dov'è detenuto da alcuni anni e dove è impegnato nella redazione della rivista del carcere Ristretti Orizzonti. Lavora anche nei laboratori di artigianato gestiti dall’associazione Giotto.
(Rispondi)
 
 
 
agostino88
agostino88 il 03/04/10 alle 21:11 via WEB
L'Associazione delle vittime: «Non possiamo tollerarlo» Banda della Uno Bianca, permesso a uno dei killer per la Via Crucis Marino Occhipinti, da 15 anni in carcere, ha ottenuto cinque ore di libertà per partecipare alla processione
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deontologiaetica
deontologiaetica il 03/04/10 alle 21:06 via WEB
Un permesso, quello concesso al componente della banda della Uno Bianca, che ha sollevato le proteste dell’associazione dei parenti delle vittime, presieduta da Rosanna Zecchi. La portavoce dei familiari dei 24 caduti - ma la banda nelle sue oltre cento azioni criminali provocò anche oltre cento feriti - ha definito intollerabile la concessione perché nonostante si fosse defilato dalla banda, con il suo silenzio ha permesso che fossero spezzate molte vite. Occhipinti si dissociò dai fratelli Savi e dagli altri componenti della Uno Bianca - Pietro Gigliotta e Luca Vallicelli, già scarcerati - dopo il primo omicidio, quello della guardia giurata Carlo Beccari. Il padre Luigi, ormai settantatreenne, ha fatto sentire la propria voce per ribadire che a Occhipinti non dovevano essere concesse nemmeno queste poche ore che lo hanno visto presente alla funzione religiosa. Un permesso che potrebbe essere solo il primo di una serie, perché il Tribunale di Sorveglianza ha constatato che per il detenuto sussistono tutti i requisiti previsti dalla legge in materia per concedere i permessi premio.
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agostino88
agostino88 il 03/04/10 alle 21:13 via WEB
STORICAMENTE: Quella della banda della Uno Bianca è una storia da incubo che vide implicati un gruppo di poliziotti, un gruppo criminale, guidato da Fabio Savi, che entrò in azione nel 1987 e che seminò il panico in tutta l'Emilia Romagna. Armati, senza scrupoli, assaltano supermercati, banche, caselli autostradali e distributori di benzina. Atti criminali che si accompagnano sempre a sparatorie e morti. Il primo 'colpo' lo realizzano nel 1987 a Casalecchio sul Reno in un supermercato. Qui non rubano niente ma solo perché un furgone blindato aveva già portato via l'incasso della giornata. Uccidono però due carabinieri di 22 anni e feriscono tre persone. Le rapine si succedono una dopo l'altra, almeno una decina. Dal 1990 bersaglio dei banditi della 'Uno Bianca' diventano anche gli abitanti di campi nomadi (23 dicembre 1990) e gli immigrati nordafricani (18 agosto 1991). Tra i fatti di sangue più gravi compiuti dai fratelli Savi e dai loro complici c'è quello della strage avvenuta al Pilastro, un quartiere popolare di Bologna, dove il 4 gennaio 1991 tre carabinieri in servizio di pattuglia vennero uccisi a sangue freddo. I componenti di questa banda sono per la maggior parte poliziotti in servizio a Bologna: Roberto, Fabio e Alberto Savi , ora condannati all'ergastolo, Pietro Gugliotta, condannato a 15 anni, e Marino Occhipinti, anche lui all'ergastolo. Luca Vallicelli, condannato per fatti marginali, ha patteggiato la pena. Gli uomini della Uno Bianca sembrano invincibili, le loro azioni sono studiate nei minimi particolari e le vie di fuga sono collaudate da anni d'esperienza. Ma ad osservare le loro azioni ci sono due poliziotti riminesi. Si chiamano Luciano Baglioni e Pietro Costanza. Nel novembre del 1994, la svolta. I due agenti imboccano la pista giusta e si mettono sulle tracce degli assassini. Ripercorrono date e orari delle rapine e degli omicidi, controllano tutte le descrizioni e gli identikit realizzati in anni di testimonianze. Se le indagini ufficiali sembrano concentrarsi sulla malavita locale e su quella che ha legami con la Sicilia, Baglioni e Costanza continuano un'indagine parallela che si basa su un sospetto: i componenti della 'Uno Bianca' potrebbero essere dei poliziotti. Una supposizione che si basa sul fatto che i killer sparano troppo bene, conoscono strade e vie di fuga, riescono sempre a fuggire eludendo i posti di blocco. È la mattina del 3 novembre 1994. Baglioni e Costanza sono davanti a una banca di San Giustina, in provincia di Rimini. Davanti a loro, parcheggiata, c'è una Uno Bianca con la targa quasi illeggibile. All'interno c'è un uomo alto. Si tratta di Fabio Savi che si trova lì per fare un sopralluogo, preambolo di un ennesimo colpo programmato dalla banda. Baglioni e Costanza iniziano a seguirlo, lo pedinano e lo seguono fino a Torriana dove Savi abita in una palazzina al numero 29 di Piazza della Libertà. Da lì riescono a risalire ai componenti della banda. I loro telefoni vengono messi sotto controllo e così si scopre chi è a muovere i fili. I Savi vengono catturati insieme ai loro complici. Confessano, poi ritrattano. Al termine di quattro processi i Tribunali di Rimini, Pesaro e Bologna li condannano all'ergastolo il 6 marzo 1996.
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agostino88
agostino88 il 03/04/10 alle 21:16 via WEB
mi è sembrato un contributo doveroso visto che molti nostri amici non erano ancora nati o giovanissimi quando si perpetrò questa sanguinosa e incompresibile strage operata da una scheggia impazzita di poliziotti delle volanti.
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agostino88
agostino88 il 03/04/10 alle 21:16 via WEB
QUELLI CHE ARRIVANO SE CHIAMI IL 113!
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