Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
finchè vita non vi separi
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Archivio messaggi

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Contatta l'autore

Nickname: psicologiaforense
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 62
Prov: PD
 

umorismo e satira

 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Archivio messaggi

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

 

 
« LA RIFLESSIONE: MEDICINA...LA NOTIZIA CURIOSA: real... »

L'OPINIONE: VITA, MORTE, DOLORE, PIETA', ACCANIMENTO TERAPEUTICO, MEDICINA, FEDE, SCIENZA, VIVERE CON DIGNITA',

Post n°4019 pubblicato il 12 Aprile 2010 da psicologiaforense

L'OPINIONE

copyright, psicologiaforense riproduzione riservata

IL CONFINE DELLA VITA TRA PIETA' E ACCANIMENTO TERAPEUTICO

Sul versante dei gorghi oceanici del dolore, quando non affiora più alcuna forma di orizzonte, è legittimo invocare la barca di Caronte, che ci traghetti laddove a nessuno è dato ritornare. L'«aiutami a morire» di chi soffre è un appello specialissimo, che i difensori della vita a ogni costo non possono ignorare. È vero che la pietà si manifesta «accompagnando» il morente con una assistenza amica, con gli affetti familiari, con il conforto della fede (quando c'è). Ma è anche vero che al cospetto del dolore lacerante anche la più calda affezione e la più forte fede non sortiscono nulla di positivo di ciò che il sofferente vuole con tutto se stesso. E ciò che vuole è uscire Pietà è un sentimento forte, certamente il più nobile dell'umana natura. Essa esprime quel sentire delicato che sa di «pudore», di «timore sacro», di «intangibilità», di «rispetto per la vita». Ma, se sostenere una vita che finisce è pietoso, surrogare una vita che è già spenta è spietato. L'accanimento terapeutico è la parte meno umana della medicina, perché prolungare la vita oltre le sue possibilità significa trasformare la persona in cavia. Significa manipolare la vita, non rispettarla. L'accanimento terapeutico sa d'empietà. Rispettare la vita comporta non solo che non si prosegua al di là dei suoi limiti, ma che la si viva con dignità.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenti al Post:
deontologiaetica
deontologiaetica il 12/04/10 alle 15:12 via WEB
C'è vita laddove l'uomo mantiene viva la coscienza ma, in balia della sofferenza, patisce la sua impotenza, il suo lento e progressivo disfacimento?
(Rispondi)
 
 
agostino88
agostino88 il 12/04/10 alle 15:15 via WEB
Sono interrogativi più che legittimi.
(Rispondi)
 
 
 
emma.61
emma.61 il 12/04/10 alle 15:20 via WEB
Il valore della vita è il valore che le attribuiamo nelle varie stagioni della nostra esistenza.
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 12/04/10 alle 15:13 via WEB
C'è vita umana quando la vita del sofferente, in piena coscienza, è legata interamente all'aiuto degli altri?
(Rispondi)
 
 
casadei.lisetta
casadei.lisetta il 12/04/10 alle 15:16 via WEB
belle domande
(Rispondi)
 
 
 
emma.61
emma.61 il 12/04/10 alle 15:21 via WEB
il processo di morire non è mai lo stesso per tutti
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 12/04/10 alle 15:14 via WEB
Il dolore nella forma acuta non espropria l'umana dignità?
(Rispondi)
 
agostino88
agostino88 il 12/04/10 alle 15:15 via WEB
L'uomo può raggiungere altezze immense nella sopportazione del dolore, ma se il dolore nega l'umanità, l'uomo ha il diritto di essere aiutato a morire e il medico ha il dovere di non negare quanto chiesto.
(Rispondi)
 
 
emma.61
emma.61 il 12/04/10 alle 15:22 via WEB
....in medicina, come in genere nella vita, non si manifestano mai due casi identici, né è mai dato imbattersi in due pazienti affetti dalla medesima malattia. La variabilità individuale è la cifra della medicina: dall'aspetto fisico, per cui non ci sono due corpi e due organi identici e per cui ogni operazione, anche la più semplice, presenta aspetti imprevedibili, all'aspetto psicologico e a quello morale, legati ai diversi approcci alla malattia, alla percezione e sopportazione del dolore.
(Rispondi)
 
casadei.lisetta
casadei.lisetta il 12/04/10 alle 15:17 via WEB
Perfetto Agostino.La pietà del medico, e nel medico dell'intera umanità, nello spegnere una vita degradata non solo è legittima ma è doverosa.
(Rispondi)
 
emma.61
emma.61 il 12/04/10 alle 15:19 via WEB
Legittima e doverosa solo in direzione di chi versa in condizioni di estrema sofferenza: sofferenza insensibile a qualsivoglia terapia del dolore..
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 12/04/10 alle 15:24 via WEB
SI PERO'... Non bisogna dimenticare che l'idea buona è spesso oggetto di manipolazione al punto da tradursi in idea cattiva. La storia insegna. E insegna anche il quotidiano, che difficilmente, a volte, sa cogliere quella giusta linea di demarcazione tra ciò che è «pietà» e ciò che è «cattiva coscienza».
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 12/04/10 alle 15:26 via WEB
Aurora ha messo il dito nella piaga.La dolce morte, pietosa in essenza, può tradursi in una crudele furberia per sgravarsi delle proprie responsabilità di assistenza e di aiuto nei confronti di un congiunto che soffre per malattia o per vecchiaia; se non addirittura in un'arguzia dettata dal desiderio di affrettare i tempi d'appropriazione degli averi di chi sta per cedere la vita. Nell'uno e nell'altro caso siamo al cospetto del più ignobile dei crimini.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 12/04/10 alle 18:01 via WEB
Io concluderei così: Spegnere una vita che di per sé si spegne (o per sgravarsi delle proprie responsabilità oppure per appropriarsi di ciò che stenta ancora ad appartenere) è un atto di viltà che non conosce eguale. E visto che nella storia dell'uomo c'è stato spazio per ogni forma di ignominia, la dolce morte pietosa in essenza, è un bene se è il frutto di concertazione affidata a più punti di vista animati soltanto dalla logica della pietà e della medicina a misura d'uomo.
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963