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Post n°4283 pubblicato il 03 Giugno 2010 da psicologiaforense
L'EDITORIALE UN PUBBLICO ACCUSATORE ELETTO DAL POPOLO? NO GRAZIE!
Come tutti sanno, negli Stati Uniti le nomine nella Polizia e nella Magistratura sono elettive, per cui è ipotizzabile che la soluzione immediata di certi delitti dipenda dalla necessità di acquietare l'opinione pubblica e, per essa, il Governatore o chi assegna gli incarichi. In quel sistema, anche i pubblici accusatori vengono nominati ed è inevitabile che taluni nutrano sentimenti di devozione e riconoscenza per chi li ha messi in alto e può ricacciarli nell'anonimato. Se così è mi chiedo se non sia il caso di abbandonare le contrapposizioni politiche, quando bisogna riformare istituzioni delicate, attraverso le quali si tenta di realizzare la giustizia. Il processo «americano» ha già prodotto guasti e storture, che sono sotto gli occhi di tutti. Se anche i pubblici accusatori di casa nostra fossero eletti scenderemmo a livelli sconosciuti e lascio alla fantasia dei lettori di immaginare con quale percentuale di arbitrarietà sarebbe esercitata l'azione penale. Non si tratta, quindi, di accostarsi ai delicati istituti processuali e ordinamentali, con una cultura o un atteggiamento di destra, di centro o di sinistra, ma – nei limiti del possibile – con l'esclusiva propensione alla neutralità riformatrice. Non si tratta di vincere o perdere una battaglia politica, smorfiando la giustizia, sì da renderla irriconoscibile, ma di adeguarla, gettando uno sguardo nel vortice del tempo. Si tratta di capire che la magistratura, in tutte le sue articolazioni, deve restare libera, anche quando insopportabili possano apparire certi errori e, perché no, certe dolose compromissioni. La necessità di rigenerare un sistema, eliminandone le storture con idonei e proporzionati strumenti, non può mai lasciare il passo al tentativo di stravolgerlo. Poiché i principi e le regole sulla giustizia ancor prima che nella Costituzione, dovrebbero essere iscritti nel cuore di ognuno di noi.
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