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VAGINA DENTATA, SCIENZA, SESSUOLOGIA, PSICOLOGIA, MONDIALI DI CALCIO, STUPRO, SUDAFRICA, DOLORI, PENE, CHIRURGO

Post n°4376 pubblicato il 23 Giugno 2010 da psicologiaforense

L'INCUBO DEGLI STUPRATORI 

 

Più che un'invenzione del XXI secolo, sembra uno strumento di tortura medievale. L'hanno ribattezzato «il preservativo antistupro» ed è stato ideato da Sonnet Ehlers, dottoressa sudafricana che da decenni aiuta le donne vittime di violenza carnale. Rape-aXe è una membrana di plastica dura che va inserita direttamente nella vagina. Quest’oggetto che assomiglia a un normale condom, ha diverse protuberanze a forma di denti che una volta a contatto con il pene causano dolori indescrivibili agli uomini: il preservativo antistupro non solo non permette di esercitare violenza sul gentil sesso, ma una volta impigliatosi sul membro sessuale maschile (come tanti ami da pesca), può essere asportato solo attraverso un intervento chirurgico. Ciò dovrebbe permettere ai dottori di individuare e denunciare gli stupratori.
Come racconta al sitoweb della Cnn la Ehlers, 30.000 condom antistupro saranno distribuiti gratuitamente alle donne sudafricane durante i campionati del Mondo. Più tardi il prodotto sarà messo in vendita al prezzo base di due dollari.
.... Una volta a contatto con il pene fa male, non permette di urinare e nemmeno di camminare. Se lo stupratore tenta di rimuoverlo, proverà ancora più dolore.

 
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Commenti al Post:
educatrice2
educatrice2 il 23/06/10 alle 18:50 via WEB
la "vagina dentata" fa pensare in termini psicologici e mitologici la donna castratrice, simboleggiata appunto dalla vagina dentata: labbra socchiuse che nascondono denti affilati, pronti ad evirare il pene maschile ed intrappolare la vittima, dopo il piacere. Rimandano a questa immagine simbolica tute le leggende di animali mitici che minacciano l’uomo di inghiottirlo: Giona e la balena, Sigfrido e il Drago, Teseo e il Minotauro, Ercole e l’Idra e così via. “Une femme est un diable”, affermava Mérimée, ma sarebbe sbagliato dire che tutte le donne siano state viste dagli uomini come creature diaboliche.
(Rispondi)
 
 
flozanussi
flozanussi il 23/06/10 alle 18:54 via WEB
sì, fino ad oggi, era così
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 22:11 via WEB
esattamente!
(Rispondi)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Flavio Zabini il 02/05/11 alle 15:19 via WEB
E non mi veniate a dire che quelli come me, preoccupati di un potenziale uso improprio dai questo aggeggio contro uomini innocenti (con le immaginabili conseguenze di traumi fisici, psichici e penali) siano "psicopatici" i descrivano "castratrici psicopatiche inesistenti". Anche voi quando parlate di possibili stupratori descrivete dei totali psicopatici. Anche stuprare una donna non è affatto un atto normale ed implica per chi lo fa una non comune dose di malvagità e violenza (checchè ne dicano le femministe, non certo probabilisticamente riscontrabile nel primo uomo che si può incrociare per via o in disco). Non per questo venite considerate "fantasiose menti malate femminili" se esprimete la vostra comprensibile paura di imbattervi in un uomo simile (fatto magari improbabile ma sempre possibile) e se pretendente, per tali casi, adeguata protezione dalle legge. E allora perchè noi dovremmo essere trattati da "fantasione menti malate maschili" se esprimiamo la preoccupazione di incontrare donne tanto perfide e tanto false da non avvertire l'uomo cui si concedono di aver addosso quella trappola per provocargli in un colpo solo indescrivibili dolori fisici (per le ferite in parti molto intime e molto sensibili che manco permettono di recarsi all'ospedale sulle proprie gambe e potenzialmente portano a deperire sul posto), indelebili traumi mentali (per il fatto di vedersi infliggere tramite la sfera sessuale il massimo immaginabile e temibile della sofferenza fisica e psichica, con il conseguente rischio di non poter mai più sorridere alla vita e al sesso ed accostarsi alle grazie femminili senza rabbrividire), insopportabili umiliazioni pubbliche (per il fatto di dover giustificare una situazione in cui si appare "taggati" come "stupratori"), possibili gogne mediatiche (per la totale mancanza di presunzione di innocenza in certi casi trattati dai media) e terribili vicissitudini giudiziarie (per colpa di recenti decreti contrari al diritto e alla ragione)? Allora io potrei dire che tu, in quanto donna, non sai cosa significhi subire la stronzaggine femminea! Il "fare le stronze" (ormai divenuto costume nei luoghi di divertimento come in quelli di lavoro, negli incontri brevi e occasionali per via o in discoteca come in quelli più lunghi e sentimentali), ovvero trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità , aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, illudere e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo, diffondere disio agli astanti e attrarre a sè (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione, attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità , irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita), usare insomma sugli l'arma della bellezza in maniera per certi versi ancora più malvagia di quanto certi bruti usino sulle donne quella fisica) non è un diritto, è una vera e impunita forma di violenza sessuale psicologica ai nostri danni. Se toccare un culo (o un seno) costa anni di carcere e esclamare un complimento qualche mese, allora il fare le stronze, come ormai costume in ogni luogo e tempo, dalla strada alla discoteca, dalla scuola all'età adulta, suscitando ad arte il disio per poi compiacersi della sua negazione, infliggendo, per vanità, capriccio, interesse economico-sentimentale (autostima) o sadico diletto, tensione emotiva, irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, senso di nullità, frustrazione intima, sofferenza fisica e mentale, inappagamento a volte fino all'ossessione e disagio se ripetuto da sessuale ad esistenziale (con rischio di non riuscire più in futuro a sorridere alla vita e al sesso, né di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita) dovrebbe essere punito con decenni, perchè il danno alla psiche è notevolmente maggiore (e va dalla cosiddetta "anoressia sessuale" al suicidio, da una quasi patologica timidezza al farsi avanti con le ragazze alla completa impossibilità futura a sorridere e volere in tema di corteggiamente in particolare e di "amore" in generale, e quindi anche di "vita" in senso pieno, dal precoce bisogno di prostitute ad un disagio psichico ora celato con l'ironia ed ora pronto ad esplodere in eccessi di aggressività). Il fatto che gli uomini, per obbligo culturale a mostrarsi forti e cavalieri e per plagio psicologico femminista (che li dipinge come carnefici anche quando sono vittime) in genere non lo ammettano non significa non esista. Non è accettabile venga stabilito un diritto per le donne a fare le stronze, poichè per gli uomini (che non valgono umanamente certo di meno e non sono affatto meno sensibili nonostante le apparenze contrarie cui sono stati costretti ed educati nel corso dei secoli dalla società "cavalleresca" e dalle donne) l'essere ridotti a freddo specchio su cui provare l'avvenenza, a pezzi di legno innanzi a cui permettersi di tutto, a burattini da manovrare e poi gettare dopo averlo irriso, il sentirsi insignificanti innanzi a colei che tutti vogliono e tutto può, l'essere attirati solo per esser fatti apparire innanzi a sè e agli altri puro nulla, l'esser trattati come molesti, noiosi o privi di qualità dopo essere stati attratti ad arte, l'esser additati come banali scocciatori dopo essere stati indotti a tentare un approccio, il subire sofferenze fisiche o mentali come conseguenza dell'ingenuo trasporto verso la bellezza, o addirittura il venire scelti fra tanti solo per patire l'inganno più forte, l'illusione più dolorosa, l'umiliazione più profonda, l'esser sollevati per un attimo dalla turba dei disianti, l'essere ingannati da una promessa di paradiso e poi venire sadicamente dichiarati indegni, stupidi e dannati, gettati nell'abisso più profondo della frustrazione sempiterda d'ogni disio, nell'inferno dei patimenti fisici e mentali, nel girone dei senza speranza delle cui pene ridere, e, se l'inganno va anche oltre, l'essere oggetto di perfidie sessuali, tirannie erotiche e sbranamenti economico-sentimentali, provoca almeno alla lunga nella psiche danni paragonabili a quelli subito da chi per un trauma sessuale non può più vivere quella sfera serenamente e felicemente. Se comunemente la si ritiene la violenza psicologica femminile men grave della violenza inversa è solo perchè 1) il pensiero virile detesta introdurre strumenti legislativo su quanto non risulta oggettivamente dimostrabile e chiaro a tutti a priori (ma questa obiezione cade nel momento in cui dall'altra parte la legge viene piegato alla soggettiva sensibilità della presunta vittima e alla "empatia" femminile, permettendo di definire confini fra lecito e illecito a posteriori e secondo parametri personali) 2) siamo per costume antico (ed eroico) abituati a nascondere e negare la realtà di tutto quanto possa far patire un uomo (sentimenti e parole compresi, di qui le apparenti laconicità e insensibilità maschili, in realtà spia dei loro contrari nascosti nel giardino concluso dell'animo) e a misurare il valore di questi proprio da quanto sa sopportare sorridendo persino da una donna (ma anche qui, essendo la morale moderna fondata su compassione e vittimismo e non più su durezza, eroismo e stoicismo, non ha più senso) 3) il pactum sceleris fra due millenni di stupidità cavalleresca e due decenni di demagogia femminista (fa ritenere massimamente grave tutto quanto anche solo lontanamente urta in maniera potenziale e presunta la soggettività femminea, anche il semplice non dare a questa la precedenza in ogni occasione materiale e verbale o il non anticipare/interpretare i suoi desideri/capricci sentimentali, e normale, divertente o appartenente al diritto della donna quanto in pensieri, atti o toccate psicologiche provoca nella vita e nella psiche dell'uomo ferite e danni ben più gravi e spesso anche più tangibili e) consente alle donne di permettersi di tutto davanti all'uomo senza dover temere le reazioni poichè protette dal loro statusi di dame intoccabili al pari della arroganti scimmie sacre del templio di benhares (e qui c'è poco da fare se non distruggere quel tempio dell'idolatria estetico filosofica della figura femminile che sono la cultura ufficiale politicamente corretta e lo stile pubblciitario) Potrei dire che, in quanto donna, non potrai mai capire cosa significhi l'accusa pubblica di violenza sessuale e il carcere da innocente! Solo una persona tanto sfortunata da subire sia il carcere da innocente sia la violenza sessuale potrebbe decidere cosa per lei sia peggio, ma sarebbe comunque soggettivo e dipendente dalle diverse situazioni. In ogni caso, vedere ogni prospettiva di serenità e felicità di vita finire di colpo, assistere impotenti alla distruzione della propria quotidianità e di ogni progetto immediato o futuro, essere esposti alla gogna pubblica dai media e dai conoscenti per qualcosa di orribile (come lo stupro) e di mai commesso, sentirsi come un accusato dall'inquisizione, impossibilitato a difendersi, costretto a tacere o comunque tenuto come degno solo del riso e del disprezzo a priori, sentirsi messo alla berlina come un mostro e preso di mira dal mondo quale capro espiratorio, abbandonato dagli amici, e rinnegato con ribrezzo dai conoscenti, vedersi privato della libertà personale e minacciato di pene esemplari sia giudiziarie (dallo stato e dagli opinionisti) sia dagli altri carcerati, sentirsi insomma improvvisamente solo e senza difese fisiche e psicologiche sapendi di non aver mai fatto nulla di male costituiscono un trauma psicologico (e a volte anche fisico) difficilmente rimarginabile e potenzialmente fatale per le menti e le anime più sensibili. E sono sicuro che è un trauma superiore a quello conseguente a certi fatti, rientranti sotto la vaga e omnicomprensiva definizione di violenza sessuale voluta dalle femministe (e quindi severamente puniti dalla legge), ma non corrispondenti a quanto ogni mondo civile ha da sempre riconosciuto e punito come stupro. Se mi si dice che una mano sul culo produce un trauma paragonabile al finire in carcere da innocenti smetto di dialogare con qualsiasi attivista per i diritti delle donne. E in questo caso (accusa a seguito del tag "antistupro") andiamo oltre: all'accusa falsa si aggiunge il dolore fisico e psichico di una quasi castrazione, momentanea o forse definitiva! Siete voi donne e femministe a non aver diritto a parlare, non certo noi, che difendiamo il nostro diritto (pari al vostro e che voi volete mettere di fatto in pericolo con la commercializzazione di strumenti di tortura chiamati "prevenzione della violenza") alla serenità sessuale e all'integrità fisica e psichica.
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 23/06/10 alle 18:53 via WEB
mi sembra una invenzione meravigliosa: protegge dall'AIDS e da tutte le malattie sessualmente trasmesse, impedisce comunque la gravidanza ( a volte il pene dell'aggressore è sporco di sperma per precedente masturbazione) e inchioda, nel vero senso della parola, il criminale stupratore alle sue responsabilità somministrandogli anche una sonora lezione!
(Rispondi)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Flavio Zabini il 02/05/11 alle 15:05 via WEB
Ma chi vuoi educare? A cosa? Anche al di là del fatto che sono ancora tutte da verificare le conseguenze momentanee o permanenti di questo aggeggio su esseri umani in condizioni reali (giacchè potrebbero sorgere complicazioni, potrebbe non essere possibile farsi raggiungere dai soccorsi ecc.) e che comunque anche soffrire “indescrivibilmente per ore, senza poter né urinare né camminare”, è una tortura davvero medievale non ammissibile in uno stato liberale, questi vostri pensieri non sono compatibili con i principi di uno stato di diritto, per cui la responsabilità penale è personale e l’ingiustizia e la violenza commesse (o lasciate commettere) dallo stato contro anche un solo cittadino incolpevole costituiscono un crimine intollerabile, che non può essere giustificato (o normalmente accettato come possibile) per nessun motivo di “pubblica sicurezza”, “bene comune” o “dignità o protezione della donna”. Nessun (neanche uno) innocente può essere (realmente o potenzialmente) toccato per “compensare” le malefatte dei colpevoli (tanti o pochi che siano). Un sistema di prevenzione del crimine che comporti il rischio concreto di nuocere a cittadini incolpevoli (e tali sono, in generale, tutti, persino gli accusati di violenza, prima che la presunta colpa sia provata al di là di ogni ragionevole dubbio in un regolare processo con riscontri oggettivi e testimonianze terze rispetto all’accusa, e, in particolare, tali sarebbero gli uomini le cui abituali o occasionali amanti omettessero, per motivi variabili dalla ingenua dimenticanza alla vendetta, al sadismo o alla calcolata perfidia, di avvisare della presenza fra le loro gambe di tale “protezione” prima di concedersi loro consensualmente) non è ammissibile in uno stato di diritto, per quanti vantaggio “probabilistici” (in termini di sicurezza) possa portare al resto della popolazione. Sarebbe pari alle proposte leghiste o neocon di mettere in quarantena tutti i musulmani con la motivazione di salvare così milioni di vite dal pericolo terrorista e di nuocere ad assai pochi “innocenti” (comunque sacrificabili per il “benessere e la sicurezza” del “popolo”). Valgono solo all’interno della mitologia matriarcale (e non all’interno del paradigma liberale) considerazioni del genere “milioni di donne salvate dallo stupro valgono più di qualche marito di psiocopatica con il pisello tagliato”. Quantitativamente, non puoi sapere se siano più rilevanti le potenziali vittime femminili salvate dallo stupro o le vittime maschili innocenti di questo sistema antistupro. Non puoi sapere infatti nè quanti stupri eviterà questo aggeggio (potrebbe anche non evitarne nessuno, una volta che gli stupratori adottino tecniche di “esplorazione” o di “sodomizzazione”), nè se quanti stupratori, morsi dal dolore, arriveranno ad uccidere la loro vittima. Non puoi inoltre conoscere neanche se e quante donne “normali” (non necessariamente psicopatiche), una volta permessi dallo stato la vendita (a basso prezzo) e l’utilizzo (senza limitazioni) di questa trappola (molto più facile e immediata dei sanguinari metodi di accanimento contro i genitali maschili fino ad ora conosciuti e agiti solo dalle psicopatiche), la useranno al di là del fine di autodifesa, per capriccio, vendetta arbitraria contro qualcuno, rancore generalizzato contro gli uomini o sadico diletto, pressochè sicure dell’impunità garantita dal poter dire “l’ho fatto per difendermi da una violenza” (con poliziotti, giornalisti e giudici delle indagini preliminari che, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, non osano quasi mai mettere in dubbio la parola accusatrice di una donna contro un uomo, per timore di apparire “maschilisti”): nel caso delle denuncie negli usa, ad esempio, il progressivo estinguersi della presunzione di innocenza e il costante aumentare del divario di pena fra chi è giudicato colpevole di stupro e chi è riconosciuta come calunniatrice ha aumentato la percentuale delle accuse false e strumentali fino al 40%. Qualitativamente, ti basi solo su una visione del mondo in cui la sola donna (e il suo sesso) è fonte di ogni valore e quindi di ogni diritto per affermare che le potenziali vittime maschili innocenti di questo aggeggio valgano meno delle potenziali vittime femminili salvate da possibili stupri, per considerare le sofferenze fisiche e psichiche (per non dire del possibile dramma economico-giudiziario e del trauma del carcere da innocente) dei “mariti di psicopatiche” morsi dalla vagina dentata meno rilevanti rispetto ai traumi, potenzialmente subiti o evitati, dalle “mogli di mariti violenti”, per sostenere doverosa l’introduzione di qualcosa di potenzialmente positivo per le donne e contemporaneamente molto negativo (per possibili i reali e possibili traumi fisici e psicologici) per gli uomini. Ecco dove si esprime la tua prepotenza matriarcale: “questo può portare un vantaggio alle donne? Quindi deve essere assolutamente e immediatamente applicato, anche se comporta un concreto rischio di sofferenza e ingiustizia per gli uomini!” Tu consideri implicitamente gli uomini (e il loro sesso) creature di serie b. Cosa diresti se io rispondessi con il tuo stesso tono canzonatorio (dell’affermazione “milioni divite rovinate valgono meno di un graffietto sul santo pisello?” o di quella “un marito di psicopatica che deve fare un’operazione in più non vale forse milioni di donne salvate?”): “ma perchè milioni di uomini potenzialmente salvati da una castrazione fisica o mentale (temporanea o permanente che sia) devono valere meno di qualche moglie di violento con la passera penetrata una volta di più? Perchè l’integrità fisica e psichica degli uomini non deve essere tutelata solo per non rischiare qualche rapporto sessuale in più non apertamente voluto dalla donna? Che vaginocentriche queste donne per cui sfiorare la loro passera dovrebbe essere più grave del dolore fisico e mentale di una ferita nelle parti più intime e delicate di un uomo, un danno alle quali è invero peggio di un omicidio!” Non ragiona chi non è d’accordo con te? Perchè poi se io sostengo che lo stato non può concedere a qualunque donna di acquistare uno strumento per castrare con facilità, momentaneamente (come dice l’articolo), o (se sorgono complicazioni) permanentemente qualunque uomo (presunto stupratore o meno) sono “pisellocentrico”, mentre se tu sostieni che, pur di non lasciare impuniti gli stupri, chiunque sfiori una vagina deve (attraverso la commercializzazione legale di questo coso) correre il rischio di subire un dolore inimmaginabile nel corpo e nella mente (con il rischio di castrazione fisica o psichica), non saresti “vaginocentica”? Perchè si deve parlare solo di donne e non di uomini quando l’argomento riguarda oggettivamente entrambi? Non ti rendi conto neanche tu della tua prepotenza matriarcale? Ancora una volta quando si parla di possibili “violenze sulle donne” si dimenticano tutti i principi dello stato di diritto, della ragione e della logica, tutti i diritti umani, da quello all’integrità fisica a quello della presunzione di innocenza, pur di non apparire “anticavallereschi”, di non contraddire i dogmi del femminismo (donna-vittima, uomo carnefice), di non dispiacere alle donne (anche quando esprimono sete di vendetta o di violenza preventiva o comunque irrazionali distruzioni di principi garantisti). Se valgono i diritti umani, non tanto e non solo persino il vero stupratore ha diritto a non venire torturato o castrato, ma soprattutto un solo innocente colpito ingiustamente rende criminale l’intero sistema legale che permette di privarlo della libertà o dell’integrita fisica e psichica. Non si può certo giustificare una possibile tortura contro un uomo incolpevole con l’argomento “quel piccolo rischio verso pochi uomini salva milioni di donne”. Il tuo discorso è del tutto simile a quello di chi, per salvare “milioni di vite di cittadini innocenti” mette in carcere senza difesa, senza processo e senza diritti chiunque sia accusato di terrorismo (come se la gravità di un’accusa potesse fungere da presunzione di colpa). “Cos’è qualche piccola tortura, qualche piccolo carcere senza rispetto dei diritti umani, al confronto di un altro 11 settembre evitato?” E’ un’argomentazione in pieno stile “Bush”: guerra preventiva (o comunque misure contrarie al diritto) contro i “terroristi” che in realtà può colpire chiunque fra gli innocenti. E’ pericolosamente simile a quello giacobino di chi, per “non lasciare senza difesa e senza giustizia” le tante vittime di veri stupri” non esita a sbattere in galera sulla sola parola dell’accusa (anche prima e anche senza riscontri oggettivi o testimonianze terze della presunta violenza) qualunque uomo, giustificando tale stupro del diritto con affermazioni del genere “lo stupro è grave quindi non può mai rimanere impunito”, come se, ad esempio, nei casi non certo meno gravi di omicidio si potesse condannare l’imputato all’ergastolo senza prove certe, pur di non lasciare impunito il crimine, “il trauma della vittima è enorme, quindi nel dubbio non si può mettere fuori lo stupratore”, come se la gravità di un’accusa potesse fungere da presunzione di colpa, o “la maggioranza degli stupri è vera e spesso non denunciata, quindi in caso di denuncia bisogna arrivare celermente e quasi sistematicamente alla condanna”, come se la responsabilità penale non fosse personale e se potessero esistere meccanismi di “compensazione” fra ingiustizie e crimini agiti e subiti da persone diverse). La gravità dal punto di vista umano delle vittime sarà pure uguale, ma dal punto di vista superiore della civiltà non lo è. Un conto sono la violenza, l’ingiustizia e la menzogna agite da singoli criminali (che lo stato non riesce a fermare in tempo o a punire successivamente, nonostante cerchi di riconscerli e perseguirli con gli strumenti delle leggi, dei tribunali, delle polizie), un conto sono atti di violenza, ingiustizia e menzogna (come privare un cittadino della sua libertà sulla base di una accusa falsa o esagerata ad arte o addirittura provocargli ferite fisiche e mentali dolorose e/o permanenti con la giustificazione dell’autodifesa) agiti (o permessi, con l’autorizzazione alla vendita di aggeggi come questo) contro cittadini innocenti da quello stesso stato che dovrebbe invece proprio da essi tutelare.
(Rispondi)
 
flozanussi
flozanussi il 23/06/10 alle 18:55 via WEB
dovrebbero dare un premio a questa creativa e geniale dottoressa
(Rispondi)
 
 
casadei.lisetta
casadei.lisetta il 23/06/10 alle 19:09 via WEB
sì un giusto riconoscimento utile anche per sottolineare e rimarcare il DISVALORE di un reato cosi orrendo
(Rispondi)
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Flavio Zabini il 02/05/11 alle 15:15 via WEB
In uno stato di diritto non è possibile nè vendere senza porto d’armi qualcosa in grado di provocare danni permanenti (in questo caso danni non riparabili senza intervento chirurgico immediato, non sempre possibile data l’impossibilità per l’uomo morso dal preservativo di camminare autonomamente e di avere la lucidità per chiamare i soccorsi) nè vendicarsi personalmente di chi viene giudicato colpevole senza processo. La tua giustificazione “allora si dovrebbe vietare la vendita di tutte le armi improprie” donota ignoranza e malafede. Il porto di armi improprie (tipo una mazza da baseball quando non si va a giocare o un coltello da pesca quando non si va a pesca) è infatti tassativamente proibito. Tu vorresti invece consentire alle donne di andare sempre in giro con quella trappola. Le scarpe a punta sono consentite perchè usualmente servono non per provocare danni permanenti ai genitali, bensì per camminare, ma quel preservativo non avrebbe altra funzione da quella di fare da trappola. Qualcosa il cui unico scopo è provocare danni al prossimo deve essere proibito (o venduto solo con porto d’armi e secondo determinate regole). In uno stato fondato sulla ragione e sulla logica non è possibile trattare da stupratore chi non sia stato giudicato colpevole in un regolare processo, possibilmente con riscontri oggettivi e testimonianze terze rispetto all’accusa, della presunta violenza. Nonostante tu lo voglia opportunisticamente negare, il tuo discorso si fonda sullo stesso principio di chi inneggia alla cacciata o alla persecuzione degli zingari in quanto “la maggior parte di loro delinque” e “non si può per troppo buonismo consentire libertà di rubare o violentare”. Anche tu infatti giustifichi il rischio di colpire pochi (secondo te) innocenti con la necessità di difendere “milioni di donne” dalle violenze di tanti potenziali stupratori. Sei come quelli che dicono: “diamo le armi ai cittadini, diamo a ciascun cittadino la possibilità di difendersi da questi ladruncoli, da questi violentatori, da questi assassini senza dimora”. “Se poi qualcuno sparerà non per autodifesa ma per altri motivi verrà (forse) perserguito. Ma l’imporante è che tutti abbiano le armi per difendersi dagli zingari delinquenti. Se poi qualche zingaro sarà ferito gravemente pur non essendo nè un ladro, nè un violentatore nè un assassino, chissenefrega! Conta poco quantitavimente e ancor meno qualitativamente. Contano di più i milioni di cittadini così protetti da furti, violenze e omicidi!” Passi dalla colpa personale a quella collettiva, dalla punizione personale a posteriori all’intimidazione di punizione generalizzata e a priori, dalla valutazione qualitativa (indiscutibile per uno stato di diritto) di intoccabilità di cittadini incolpevoli a quella quantitativa (peraltro, come dicevo, tutta da dimostrare) del “meglio sacrificarne pochi per salvarne molti”, dalla necessità di tutelare tutti dalla violenza e dall’ingiustizia, tenendo fermo che lo stato non può essere il primo a commettere (o a lasciar commettere) violenza o ingiusizia contro un innocente, all’opportunità di proteggere ad ogni costo la “parte più importante” (per te, le donne) a costo di nuocere a qualcuno dell’altra parte (un po’ come i danni collaterali dei bombardamenti: pur di colpire i “cattivi” si accetta il rischio di distruggere tutto quanto sta da quella parte, case e civili compresi). Non vedo differenza con Hitler che sosteneva, con la motivazione di difendere “milioni di preziosi cittadini tedeschi”, le persecuzioni contro ebrei, zingari e dissidenti, agite a prescindere da colpe e meriti individuali. (ti ricordo che, con la “tua” invenzione, a priori tutti gli uomini rischiano di subire un dolore fisico e mentale indescrivibile, un trauma psichico permanente e una tortura vicina al degenerare in mutilazione). Fra ebrei, zingari e dissidenti vi sono potenziali pericoli per i cittadini o per la nazione (rottura fronte interno, complotti con il nemico ecc.), diceva Hitler? Diamo allo stato la possibilità di perseguirli tutti. Se qualcuno è innocente…chissenefrega. Tu dici: fra chi ha rapporti sessuali con una donna che indossa il preservativo antistupro vi sono tanti potenziali stupratori? Provochiamo in tutti il massimo del dolore fisico, del trauma psichico, del linciaggio giudiziario. Se qualcuno è innocente…..chissenefrega, tanto conta poco numericamente e moralmente….
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 22:14 via WEB
La dottoressa ha raccontato che l'idea del prodotto le è stata suggerita circa quaranta anni fa da una ragazza stuprata in piena notte da uno sconosciuto: «Mi guardò e disse: "Se avessi avuto dei denti nelle parti intime!". Allora le giurai che un giorno avrei sfruttato la sua idea per aiutare le vittime di violenza carnale». La Ehlers assicura che la sua invenzione è sicura e racconta di aver ottenuto l'approvazione di eminenti dottori, ginecologi e psicologi...
(Rispondi)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Flavio Zabini il 02/05/11 alle 15:14 via WEB
...e a te quello di maschiopentito dell'anno! Tu dai corda a femmine che invocano lo stupro del diritto e giustifica l'introduzione di mezzi per castrare (o minacciare di) fisicamente o psichicamente gli uomini (e non solo gli stupratori, anche se sono questi a venire posti innanzi per primi). La loro perfidia nel cercare di mostrarsi ragionevoli ("sono favorevole all'uso in Africa, in Europa avrei dei dubbi") e moderate ("non ho detto che si dovrebbero tagliare tutti i piselli per evitare gli stupri", "questo aggeggio immobilizza solo momentaneamente, non causa danni permanenti, si toglie con un'operazioncina") e di rinnegare la possibilità di un uso improprio ("solo una psicopatica potrebbe pensare di usarlo per punire il fidanzato fedifrago") fa ritenere probabile che, al contrario delle altre, abbiano capito tutto (di come funzionino sia questi aggeggi sia i meccanismi sociali, legislativi e psicologici di masse di accettazione) e tutto vogliano sfruttare materialmente e moralmente per capovolgere la realtà (accusando poi di ciò gli uomini che osano contraddirle) e giustificare violenza e tirannia femminili (lamentandosi al contempo del "fallocentrismo"). A queste donne si può rispondere in un solo modo (a proposito del rapex): con ironia ariostesca. Perchè aggiungere veleno alle serpi? Perchè aggiungere denti alle coccodrille? Hanno già in quell'ambito (sesso e violenza) anche troppe armi improprie, dalla denuncia falsa (*) alla violenza psicologica (**). (*) Con le attuali leggi sulla cosiddetta violenza sessuale (fatte passare per superamento di un presunto maschilismo che in realtà era soltanto mantenimento della presunzione di innocenza, dell'oggettività del diritto e della proporzionalità della pena anche nei reati riguardanti le donne) chiunque può finire in galere per la sola parola della donna (purchè ritenuta credibile anche con criteri non certo scientifici ma sofistici, ovvero basati non sui fatti ma sulle parole, sulla loro presunta coerenza interna pretesa quale "segno di verità", sulla loro apparente mancanza di astio per l'accusato, sulla loro capacità di mostrarsi circostanziate, consonanti, ricche di particolari, concordi con alcune parziali verità, come appunto ogni bugia ben inventata, sul loro raccontare qualcosa di verosimile, almeno in astratto e preso dunque per attendibile) anche prima ed anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza! Contro la presunzione di innocenza! Per non dire della definizione vaga e omnicomprensiva, potenzialmente includente non solo e non tanto quanto ogni mondo civile ha da sempre riconosciuto e punito come stupro, ma anche e soprattutto tutto ciò di cui a posteriori e secondo i proprio soggettivi parametri una donna può accusare un uomo, a prescindere dall'aver concesso (come nel caso della dipendente che intrattiene una relazione sessuale con il capo per ottenere favori e poi, scontenta dell'accordo o offesa per la sua cessazione, dice di esservi stata costretta) o lasciato credere di concedere (come nel caso della ragazza che prima, magari per la particolare "atmosfera" o per il corteggiamento assiduo, oppure in preda all'ebbrzza dell'alcool o della trasgressione, lascia al fidanzato, oppure ad uno o più coetanei, il godimento delle proprie grazie senza opporsi e poi dice di aver subito violenza) il consenso, anche per fatti le cui effettive gravità e soprattutto realtà sarebbero tutte da dimostrare, anche per qualsiasi atto, gesto, detto, toccata o persino sguardo non abbia in sè nulla di oggettivamente violento nè molesto, ma abbia la sola colpa di esprimere disio naturale per il corpo della donna e di non risultare da questa a posteriori gradito (dalla stessa che però magari lo ha implicitamente indotto, come nel caso del mostrare apprezzamento per le forme e interesse alla conoscenza, o addirittura socialmente preteso, come nel caso del corteggiare)! Contro ogni oggettività del diritto! Per non dire delle pene de facto spropositate (un viaggiatore è stato condannato senza prove a più di un anno per una pacca sul sedere, un industriale è stato condannato, per un presunto stupro di gruppo consistito nell'aver lasciato incontrare sessualmente nella sua barca un amico e una ragazza ubriaca per nulla costretta nè a salire a bordo, nè a bere, nè ad appartarsi, a sei anni, più di quanto sia stato inflitto al poliziotto assassino del tifoso laziale). (**) Se l'istinto dell'uomo è disiare (con la rapidità del fulmine e l'intesità del tuono), seguire (superando le difficoltà, le negazioni e le prove spesso intenzionalmente imposte dalla femmina) e cercare di ottenere (quanto prima e nella più vasta moltitudine possibile di creature femminee apparse davanti agli occhi) la bellezza appena questa si fa sensibile, mentre l'istinto della donna è mostrarsi in ogni dove bella e disiata per attirare tutti e selezionare chi eccelle nelle doti volute, se insomma l'uno per natura e cultura è costretto ad agire per primo mentre l'altra può astutamente e beatamente limitarsi ad indurre ad agire, aspettare e giudicare, e la legge punisce chi fraintende, esagera, o sbaglia (colposamente o dolosamente) nell'atto del farsi avanti, dell'esprimere disio, dell'inseguire, del cercare di ottenere (vincendo, come vogliono tanto la natura quanto le donne nella cosiddetta "conquista", le resistenze di chi vuol essere vinta) e, pur di godere delle grazie corporali, con la sua azione (potenzialmente frutto tanto di vero e proprio intento di sopraffazione quanto di fraintendimento o esagerazione) provoca un trauma fisico e psicologico alla donna, mentre non fa nulla per sanzionare chi (per capriccio, vanità, interesse economico-sentimentale, gratuito sfoggio di preminenza erotica, o addirittura sadico diletto o cosciente volontà di sopraffazione psicosessuale), tramite il disio suscitato ad arte (per poi magari compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche del malcapitato da una premeditata e affinata perfidia, infligga pene degne dell'inferno della negazione dopo la promessa implicita del paradiso della concessione), può comunque, nel semplice mostrarsi (che può generare frustrazione e senso di nullità innanzi a ciò che viene fatto disiare ma non può essere appagato e a chi può avere tutto da tutti ma non può essere raggiunta), nell'attirare e nel respingere (con l'intento di ferire emotivamente, frustrare sessualmente e far sentire vittima della propria onnipotenza l'astante di turno), nell'essere ambigua (per accrescere e desiderabilità e potere), nell'indurre scientemente l'altro a farsi avanti (per poi magari irriderlo, insultarlo, accusarlo di essere uno dei tanti scocciatori, un uomo senza qualità, un animale di cui vendicarsi o un molesto da denunciare, e farlo così soffrire fisicamente, mentalmente, moralmente o legalmente, farlo sentire ridicolo innanzi a sè o agli altri o addirittura giustificare il provocargli poi conseguenze spiacevoli e dolorose per il corpo, la psiche, la rispettabilità sociale, il portafoglio o la fedina penale), a illudersi (secondo le debolezze erotico-sentimentali indotte dalla disparità di desii e da quelle psicologiche), a umiliarsi (facendo il giullare da irridere nel disio, l'attore che recita da dongiovanni per compiacere la vanagloria femminile, il cavalier servente pronto a tutto per la sola speranza, il mendicante alla corte dei miracoli in attesa della sportula amorosa, il freddo specchio su cui misurare l'avvenenza o il pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto) o a fare quanto altrimenti non farebbe (come ad esempio lasciarsi sbranare in senso economico-sentimentale), non con un'azione diretta, ma con una violenza indiretta non per questo meno intenzionale e reale, provocare ferimenti, inganni e fraintendimenti aventi come conseguenza traumi alla di lui vita e alla di lui psiche, è chiaramente a senso unico antimaschile.).
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auroraml
auroraml il 23/06/10 alle 18:56 via WEB
bellissima invenzione però mi residuano dei dubbi:
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auroraml
auroraml il 23/06/10 alle 18:58 via WEB
1. il vile aggressore, il predatore infame come reagirà ( o per meglio dire come si vendicherà) sulla donna?
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casadei.lisetta
casadei.lisetta il 23/06/10 alle 19:02 via WEB
dubbi legittimi. Però in questo caso l'omuncolo con il pene stretto a "tagliola" e con i denti arpionati piantati nella carne subisce uno choch tale che permette alla donna di sottrarsi ad ogni minaccia.
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auroraml
auroraml il 23/06/10 alle 18:59 via WEB
2. in quanto appunto VILE lo stupratore spesso viaggia in branco. Cosa faranno i suoi complici alla vittima?
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casadei.lisetta
casadei.lisetta il 23/06/10 alle 19:07 via WEB
questo del branco è un caso molto più complesso però la vittima, secondo me corre in ogni caso meno rischi con la vagina dentata rispetto all'essere inerme. Se sono pronti ad uccidere lo fanno comunque dopo averti seviziato, invece così forse sono talmente "stupidi" che prima che si rendano conto di cosa sia accaduto al compagno che urla come un ossesso, la vittima ha il tempo per porsi in salvo o reagire opportunamente.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 22:14 via WEB
Tendo a darti ragione Cara Lisetta!
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luigiarusso
luigiarusso il 23/06/10 alle 19:14 via WEB
invenzione "quasi" perfetta, diventa PERFETTA se la abbini ad uno Spray antiaggressione urticante ed accecante. In questo modo l'aggressore si trova con il pene arpionato in più punti e accecato dallo spay. Tutto ciò vale anche per i complici che con una bella e decisa spruzzata negli occhi sono inoffensivi per molti minuti.
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Flavio Zabini il 02/05/11 alle 15:23 via WEB
Perfetta? Sì, vendere questo arnese in barba a presunzione di innocenza e diritto indisponibile alla salute sarebbe la ciliegina sulla torta per stupidità cavalleresca e demagogia femminista imperanti in occidente! Dimostrano assai scarsa "intelligenza psicologica" queste "donne contro la violenza" se non capiscono come almeno parte dell'ostilità generalizzata o latente verso il sesso femminino derivi non da malvagità maschile, ma da umana reazione a tali millenarie pretese (e perfidie) e disparità cavalleresche: il dovere di dare la precedenza alle donne in ogni senso fisico e psicologico, davanti ad una porta come davanti ad una discussione nella quale la soggettiva sensibilità femminile non può essere nemmeno lontanamente sfiorata mentre quella maschile può venire impunemente ferita, irrisa e umiliata, il dovere di comportarsi nel corteggiamento ma anche in ogni atto quotidiano come un vassallo costretto alla corveè per il suo signore senza nulla in cambio, il dover dare tutto in pensiero, parole ed opere per la sola speranza o per un solo sorriso e disporsi a patire sorridendo e ringraziando qualunque insulto, umiliazione ed offesa pur di evitare il minimo o presunto ferimento alla “soggettività femminile” (nonchè tutto quanto sembrerebbe un obbligo imposto dalle donne agli uomini per il proprio individuale e naturale interesse e mascherato per "onore", "civiltà", e addirittura, non c'è limite alla credulità di certi uomini "potere maschile") Sessualmente, poi, alle donne viene riconosciuta la libertà di (s)vestirsi come pare loro (consciamente per moda, capriccio, vanità, interesse economico sentimentale, gratuito sfoggio di preminenza erotica, oppure inconsciamente, poichè dietro il "vestirsi all'occidentale" si cela l'istinto di natura di apparire massimamente belle e disiabili per attrarre quanti più maschi possibile e selezionare fra essi chi eccelle nelle doti volute, presente nel profondo a prescindere dall'intenzione cosciente di conoscere uomini o ricercare con essi rapporti più o meno intimi) mostrando a piacimento le loro grazie, ma all'uomo viene fatto divieto di mirare liberamente quanto mostrato (sono stati recentemente inflitti dieci giorni di carcere ad un passeggero colpevole di aver solo guardato quanto la donna gli poneva innanzi in maniera da questa ritenuta prolungata e fastidiosa), alle donne viene concessa la libertà di esprimere (consciamente o meno) in ogni modo, tempo e luogo il proprio naturale istinto d'esser belle e disiate (chè, come detto, questo vi è dietro il diritto a "vestirsi come le pare" o a "esprimere la propria femminilità") e addirittura di esagerare a piacere nell'illudere, nel suscitare disio e provocare attrazione negli astanti, ma all'uomo non è parimenti permesso di esprimere il suo corrispettivo istinto di disiare al primo sguardo la bellezza, inseguirla e cercare di ottenerla (nemmeno, con le nuove vaghe e omnicomprensive leggi sulle molestie, se le espressioni di esso non mostrano oggettivamente nè violenza nè prepotenza nè prevaricazione nè volontà di costringere, giacchè la sola sensiblità femminile pare far giurisprudenza definendo a posteriori e secondo i propri soggettivi parametri cosa sia il reato), le donne hanno insomma il diritto di mostrare e gli uomini il dovere di non guardare quanto mostrato, le donne il permesso di seguire il proprio comportamento naturale e l'uomo il dovere di reprimere la propria corrispondente della mia natura, le donne il diritto ad essere disinibite e l'uomo il dovere legare a sottoporsi a mille inibizioni, le donne il permesso ad essere ambigue e l'uomo il dovere a risultare "sessualmente corretto" (nel senso stabilito fuori da ogni etica, da ogni logica, da ogni natura e da ogni buon senso dal femminismo pc angloamericano). Per le donne viene addirittura sancito (a costo di distruggere il beneficio del dubbio per chi vien accusato di violenza da una femmina almeno ad principio non certo costretta con la forza a seguirlo) il discutibile diritto ad attrarre, per capriccio, vanità, bisogno d'autostima, aumento del proprio valore economico-sentimentale o gratuito sfoggio di premiennza erotica, chiunque si trovi a tiro anche quando fin da principio non vogliono alcun rapporto con loro, a diffondere pubblicamente disio presso tutti gli astanti e tutti i perfetti sconsciuti che esse non hanno alcuna intenzione di conoscere, ma solo di ingannare, di far sentire nulli di fronte a lei, e di rendere sessualmente frustrati, e addirittura quello di dilettarsi a suscitare disio per poi compiacersi della sua negazione e di come questa, resa al massimo grado beffarda, umiliante e dolorosa da una meditata e intenzionale perfidia, possa far patire nel corpo e nella psiche del "prescelto" pene infernali dopo le promesse implicite di paradiso, provocando con tutto ciò continuamente negli uomini, in maniera assolutamente impunita dalla legge ed anzi da questa istigata, tensione emotiva, ferimento intimo, irrisione al disio, umiliazione pubblcia e privata, sofferenza nel corpo e nella psiche, inappagamento fisico e mentale degenerante alla lunga in ossessione e disagio (se ripetuto) scivolante dal sessuale all'esistenziale. Per gli uomini che siano accusati di aver cagionato il minimo e presunto danno fisico o psicologico ad una donna valgono invece leggi draconiane pronta ad infliggere anni di carcere per una mano morta o a distruggere vite e carriere per una proposta ritenuta "volgare". Che quanto urta la particolare sensibilità femminile (atti, detti, sguardi o toccate) debba essere considerato offensivo, punito dalla legge e giustificante la vendetta più ampia, crudele, dolorosa e soggettiva da parte della donna e quanto invece ferisce (in maniera spesso assai più grave, come si può oggettivamente rilevare dal numero di suicidi cagionati da una donna o, senza arrivare agli estremi, dalla diffusione fra i maschi di problemi come l'anoressia sessuale o il precoce bisogno di prostitute) l'altrettanto particolare (e non già inesistente) sensibilità maschile (ad esempio il comportamento intriso di stronzaggine, divenuto regola nelle femmine moderne, anche quando non usano le mani, e spesso motivato da prepotenza, vanagloria, necessità di autostima o sadismo o comunque volontà di provocare sofferenza emotiva) sia trascurabile, non penalmente rilevante, appartenente alla normalità, alla tollerabilità o comunque al "diritto della donna" e non provocante in sé offesa o umiliazione (anche se è quanto l'uomo prova, di fronte a sé o agli altri, quanto sente come intima ferita nella sessualità e può provocargli traumi, blocchi psicologico e metterlo a disagio emotivo, momentaneo e poi esistenziale) è PURO ARBITRIO di questa ginecocrazia plebea. P.S. A quando la vendita di un aggeggio per vendicarsi di chi "fa la stronza"?
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agostino88
agostino88 il 23/06/10 alle 19:17 via WEB
avete delle belle fantasie sadiche, violente, ritorsive, vendicative nei confronti dello stupratore, quasi un desiderio di "farsi giustizia da sè". Alla violenza rispondete con la violenza e questo di solito innesta un meccanismo circolare perverso che genera ulteriore violenza.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 22:16 via WEB
siamo contro la violenza... ma non inermi!
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primodisette
primodisette il 23/06/10 alle 20:32 via WEB
Non so se entrera' mai in commercio qui da noi, ci sono leggi che addirittura permetto agli stupratori di farla franca, sarebbero capaci a chiedere i danni non solo alla donna violentata, ma anche all'azienda fabbricatrice.... Insomma, buona l'idea, ma... Ciao, amica mia, grazie delle tue tacite visite peraltro gradite... Buona serata. Renato.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 00:22 via WEB
E' vero, ci sono incredibili paradossi. CIAO! Hai un blog che ho apprezzato!
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frabonvi
frabonvi il 23/06/10 alle 20:32 via WEB
Io penso lo vieteranno
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psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 00:20 via WEB
Grazie a Dio c'è ancora una parvenza di libertà in questo Paese. Libertà che, allo stato, consente di indossare alle persone ciò che vogliono dal busto alla cintura di castità, al "preservativo antistupro". CIAO!
(Rispondi)
 
 
 
frabonvi
frabonvi il 24/06/10 alle 00:29 via WEB
non avevo detto nè per fortuna nè purtroppo.. libertà di cosa? Puoi anche comprare una pistola per difesa personale. Ma sparare è un' altra cosa. PURTROPPO penso che l' utilizzatrice si beccherà una denuncia per lesioni.
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Flavio Zabini il 02/05/11 alle 15:26 via WEB
La libertà per tutte di preparare trappole agli uomini (e non solo ai violentatori, come sarebbe al limite giustificabile), ora non più solo giudiziariamente e psicologicamente, ma addirittura nel senso di traumi fisici e psichici dolorosi e incancellabili? Il fatto che lo stupro sia un reato gravissimo non può giustificare l'utilizzo di mezzi di prevenzione, dissuasione o punizione tali da violare i principi di presunzione di innocenza e di inviolabilità della persona, a prescindere da presunte "statistiche" (tutte peraltro da dimostrare). NON TI PERMETTO DI PARLARE DI VIOLENZE CERTE anche prima e anche senza la dimostrazione oggettiva in un regolare processo: chi viene morso da questo arnese potrebbe essere tanto un vero violentatore quanto l'amante consensuale di una donna troppo distratta o troppo perfida, così come chi viene accusato oggi di violenza sessuale. La gravità di un'accusa non può fungere da presunzione di colpevolezza (anzi, più grave è il reato, più certa deve essere la prova, proprio perchè più gravi sono le conseguenze possibili) e la responsabilità penale è personale (quindi il fatto che milioni di stupri siano veri e gravi non smuove di un millimetro il diritto nel caso singolo e concreto dell'imputato di avere riconosciute le proprie garanzie, di diritto e di salute, almeno fino a quando la sua colpa non è provata al di là di ogni dubbio in un regolare processo, possibilmente con riscontri oggettivi e testimonianze terze rispetto all'accusa). Vergognoso non è il mio commento, ma che chiunque possa andare in galera sulla sola parola dell’accusa, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza (e se apri i giornali questo succede assai più spesso che nei “rari casi delle pazze). Vergognosi sono i tentativi femminili di accostare agli stupratori chi semplicemente sostiene la presunzione di innocenza, la tassatività del diritto, la proporzionalità della pena e la necessità del dolo. Vergognoso è quanto sostengono le associazioni a delinquere di stampo femminista che prendono contributi dallo stato e si spacciano per “difesa della donna”. Quello che dicono è vergognoso. Vergognoso è sostenere implicitamente che denunciare per violenza un innocente per “trarsi da qualche impaccio” (o per vendicarsi di un tradimento) sia una “scemata” tutto sommato tollerabile. Vergognoso è abolire la presunzione di innocenza (e dire: “nel dubbio il violentatore deve finire in carcere e, se per caso innocente, aspettare di poterlo dimostrare”). Vergognoso è non considerare la responsabilità personale (e dire: “poichè la maggioranza degli stupri è vera e non denunciata – fatto tutto da dimostrare n.d.r.- quando c’è una denuncia bisogna procedere subito come i fatti fossero già provati”). Vergognoso è considerare la gravità di un’accusa come un anticipo di colpevolezza (e volere l’abolizione dei domiciliari per chi attende il processo, la condanna sulla sola parola della presunta vittima, con la scusa “lo stupro è grave e non può rimanere impunito”, come se anche in reati massimamente gravi come l’omicidio si potesse condannare qualcuno a decenni di anni di carcere senza prove certe, senza manco l’esistenza di un cadavere). Vergognoso è che chiunque debba temere una denuncia (e quindi anche un ricatto) e una condanna a un anno e un mese (stando al modus operandi del tribunale di Bologna da me segnalato qualche giorno fa) per violenza/molestie se non ha testimoni quando è solo con una donna. Vergognoso è che una palpata al seno possa essere punita più gravemente che una falsa denuncia di stupro. Vergognoso è che si possa condannare un cittadino innocente fino a prova contraria sulla sola parola dell’accusa, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, accettando la testimonianza della presunta vittima come unica fonte di prova (perchè magari coerente, credibile in sé, riscontrabile fino ad un attimo prima del presunto stupro, apparentemente ragionevole, ricca di dettagli e priva di voglia di infierire sull’imputato) con argomentazioni degne dei sofisti (ovvero basate sulle parole e non sui fatti) e dimentiche dell’insegnamento kantiano (l’essere non è un predicato e quindi la differenza fra qualcosa di reale e qualcosa di immaginario non è in una qualche qualità – perfezione, razionalità, ecc.-, ma nel semplice fatto, conoscibile solo per esperienza e mai per speculazione, che una esiste e l’altra no). Vergognoso è parlare di credibilità oggettiva per un racconto che riscontri oggettivi non ha (è vero che molti racconti falsi si possono scoprire come tali per le loro incoerenze ed illogicità, ma è anche vero che chi sa mentire, o ha buoni avvocati che suggeriscono come mentire, può raccontare yna storia oggettivamente credibile in abstracto pur essendo falsa nel caso concreto) e di credibilità soggettiva per chi è parte in causa nel processo (bisognerebbe verificare non solo l’assenza di motivi evidenti di astio, ma anche quella di ogni ipotetico immaginabile motivo non conosciuto – e data la complessità della psiche umana potrebbero essere infiniti-, e non basterebbe, perchè se la presunta vittima è parte civile ha già un eventuale motivo per mentire nell’ottenere il risarcimento e, anche se non lo è, con il fatto stesso di essere l’accusatrice dichiara implicitamente di voler vedere l’imputato condannato e quindi di essere, appunto, “di parte”). Vergognoso è soprattutto sostenere, innanzi a degli innocenti finiti alla gogna mediatica e sociale, con la vita oggettivamente rovinata per sempre sotto ogni punto di vista sentimentale, economico, morale e relazionare, nonché con la psiche e a volte anche il corpo segnati indelebilmente dall’esperienza del carcere, con tutto quanto consegue secondo il codice barbarico dei carcerati per gli accusati di violenza sulle donne, ma anche secondo la mentalità politicamente corretta per cui mettere in dubbio la parola di una donna è già prova di colpa e “seconda violenza” e quindi la terribile sensazione di chi è accusato sapendosi innocente è simile a quella di una vittima della santa inquisizione, che “una falsa denuncia non porta a nulla di male”. Tieni poi presente che se sono ancora relativamente pochi i casi di falsa denuncia, è solo perchè la gente, proprio come te, pensa ancora di vivere in uno stato di diritto in cui servano riscontri oggettivi per parlare di prova. Là dove il femminismo giudiziari è più avanzato, i casi aumentano in proporzione alla differenza di pena fra chi rischia la condanna per stupro e chi la rischia per falsa testimonianza e alla “facilità” a vedere inflitta la condanna (nonchè all’entità e alla rapidità del risarcimento: in Inghilterra c’è già chi denuncia per quel motivo) Tu sarai responsabile se l’Italia diventerà come oggi gli Usa: http://www.carloparlanti.it/ http://questionemaschile.forumfree.it/?t=33518381 http://questionemaschile.forumfree.it/?t=7846045 http://questionemaschile.forumfree.it/?t=8012294 http://questionemaschile.forumfree.it/?t=9090025 Siete delle stupratrici del diritto. Per questo vi dico addio. E per questo forse fra qualche decennio dovrò abbandonare l'occidente che ha dimenticato il Beccaria in nome di stupidità cavalleresca e demagogia femminista!
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jessissima
jessissima il 23/06/10 alle 20:56 via WEB
che notizia! ma sembra più un sistema di vendetta che antistupro... e poi potrebbe diventare un'arma per chi vuole vendicarsi di un tradimento!... ciao. Jessi
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 00:17 via WEB
se uno è così stupido da voler vendicarsi per un tradimento allora trova migliaia di modi per farlo. Si tratta sempre di forme egodistoniche (cioè contro di sè)e di condotte guidate da emozioni negative che vanno superate attraverso l'elaborazione non il passaggio all'atto. CIAO!!
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Flavio Zabini il 02/05/11 alle 14:59 via WEB
Ma che modo d'argomentare è il tuo? All'obiezione di un possibile uso improprio sai rispondere solo che "..l'uso improprio è sbagliato" E grazie! Proprio per questo l'oggetto dovrebbe essere vietato! Tu dici che chi usasse questo preservativo non per autodifesa ma per capriccio, vendetta, rancore o sadismo verrebbe comunque imprigionata. Ma come fa in pratica ad accadere ciò se si parte dal presupposto (alla base del tuo ragionamento a difesa del preservativo) secondo cui sono quantitativamente e qualitativamente più rilevanti le vittime femminili potenzialmente salvate dagli stupri veri rispetto a quelle maschili potenzialmente punite per stupri mai commessi, ed è meglio rischiare che qualche innocente venga ferito dolorosamente o accusato ingiustamente piuttosto che “milioni di donne” restino senza difesa e senza giustizia? Se per te una delle funzioni di questo strumento è “taggare il violentatore”, come fai a distinguere il caso della donna che indossa il preservativo per non essere violentata per strada da quella che invita nel proprio letto l’uomo che vuole ferire, castrare o accusare? Se a priori vedi la donna come vittima e l’uomo come carnefice crederai sempre alla versione della prima (che invocherà l’autodifesa anche quando ha agito per capriccio, vendetta personale, rancore generalizzato o sadico diletto). E gli uomini innnocenti (pochi o molti che siano meriterebbero comunque tutela) non avranno mai nè difesa nè giustizia! Poichè non tutti coloro i quali si congiungono corporalmente ad una donna che non li avvisa di avere indosso quel preservativo dentato sono a priori degli stupratori, quanto tu dici è potenzialmente equivalente alla frase che apparantemente neghi (ma che affermi per scherzo): tutti gli uomini, infatti rischiano di rimanere castrate (momentaneamente o permanentemente) nel corpo o nella psiche (perchè un trauma del genere renderà impossibili avvicinarsi poi naturalmente alle donne)
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ROBERT62VR
ROBERT62VR il 23/06/10 alle 22:02 via WEB
Francamente mi sembra qualcosa di orribile come lo stupro in se' . Pero' alla donne proporrei di fare un pensierino su quante di loro vanno avanti nella vita solo grazie ... alle proprie grazie . A quelle cosa gli diamo ? un pene dentato ? no, vagina o pene dentato , mi sembrano solo aspetti violenti di una societa' violenta .
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 00:11 via WEB
Non capisco il nesso tra la varie fattispecie. Buona notte.
(Rispondi)
 
gipsytizzy
gipsytizzy il 23/06/10 alle 22:39 via WEB
Non ho capito....le donne dovrebbero andare in giro con questo arnese? ma quando dovrebbero metterlo?...sempre? ogni mattina prima degli slip....nel caso dovessi essere stuprata... eccoti servito!! Mah ...non mi sembra un buon rimedio....
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 00:08 via WEB
No. E' stato pensato per Paesi dove lo stupro, purtroppo, è molto frequente.
(Rispondi)
 
sugnu_calabrisella
sugnu_calabrisella il 23/06/10 alle 23:06 via WEB
Ciao scusa la mia intrusione:-) oddio visto cosi' al pensiero che deve essere inserito nella vagina mi fa un po' senso;( pero' come invenzione e' decisamente eccezionale..cosi' di certo agli stupratori passera' la voglia di fare quello che non devono fare..e ben gli sta:-) buona serata..Peperoncino:-)))
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 00:05 via WEB
Ciao. Non si avverte, dà molta meno noia di un tampone o di un assorbente o di una coppetta mestruale.
(Rispondi)
 
janeresj
janeresj il 24/06/10 alle 00:02 via WEB
Ciao ti ho vista nel mio blog e così ho pensatpo di venire a spiare il tuo ;-) ho letto il post del preservativo anti stupro io se posso dire la mia non la trovo una buona idea,nel senso che... nel momento in cui un uomo decide di stuprare uan donna puo' anche fermarlo in quel punto .... ma non lo fermera' altrove..... la testa in quel momento non ragiona... e' come un ladro quando va a rubare in casa di qualcuno e non becca un quattrino.... niente di peggio... dunque .. per me.. no al preservativo antistupro... Un saluto ,Desy
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 00:13 via WEB
CIAO! Forse se leggi sopra i commenti delle Amiche: Aurora, Casadei.Lisetta e Luigiarusso trovi qualche risposta. Grazie per la visita.
(Rispondi)
 
atos661
atos661 il 24/06/10 alle 00:52 via WEB
io da maschietto ti dico che ci vuole una bella lametta cosi i depravati prima di abusare di una donna ci pensano 1000 volte un sorriso e una dolce notte Antonio;)
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paolomigliorini0
paolomigliorini0 il 24/06/10 alle 16:55 via WEB
Ciao. Siccome spesso ti vedo tra le visite... Allora ho deciso di fare presenza tra le tue :) Però al proposito di questo "preservativo antistupro" avrei qualche perplessità. Sono un diciannovenne che del mondo ne sa poco, che non è molto sveglio e che a volte sembra quasi stare su di un altro pianeta. Però credo che la Legge Italiana, nel rispetto delle sue stesse norme, credo che non posso assolutamente approvare un rimedio del genere. Figuriamoci: non puoi chiudere in uno sgabuzzino un criminale che ti stà svaligiando la casa, perchè lederesti il suo diritto alla libertà... Figurarsi se ognuno si facesse giustizia da solo in questo modo. Vendetta, ripicca... Per avere ancora più torto? No. Inoltre penso che sia umiliante per la donna stessa che l'indossa. Ma a tal proposito, la questione è soggettiva. Soggettiva come il mio pensiero che sarebbe corretto il suo utilizzo e la sua approvazione. In compenso, da realista dico che se venisse approvato, l'Italia si contraddirebbe perfino nelle sue più piccole smagliature giuridiche.
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scoglioisolato
scoglioisolato il 24/06/10 alle 21:57 via WEB
Come per le aree videosorvegliate si espone un cartello di avviso, così sulla parte anteriore delle mutandine basta un'etichetta con scritto "Portatrice di preservativo anti-stupro", e il gioco è fatto......
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psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 22:11 via WEB
eheheheheheh CIAO SCOGLIO, BUON W.E.
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scoglioisolato
scoglioisolato il 24/06/10 alle 23:50 via WEB
Grazie Psyco, buon fine settimana anche a te!
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psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 22:09 via WEB
Ciao PAOLOMIGLIORINI, in punto di diritto la vittima non commette alcun reato, è passiva, non fa nulla, ha solo indossato dentro se stessa questo "preservativo". (E' come se un ladro entrato in casa tua cadesse dalle scale -perchè tu hai esagerato con la cera- e poi pretendesse di essere risarcito!). INOLTRE, a mio modo di vedere (e per giurisprudenza conforme) la persona che viene vilmente aggredita da un predatore teme per la sua stessa vita (perchè spesso il violentatore uccide, sevizia o ti trasmette l'AIDS, ecc..ecc..) quindi bene fa a difendersi come può e con quello che ha a portata di mano (un bastone, un ombrello, un martello, uno spillone,un cric, ecc.). Si tratta di legittima difesa o di legittima difesa putativa.BUON W.E.
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Flavio Zabini il 02/05/11 alle 14:50 via WEB
Sbagli! Quelli che legittimano l'uso di uno strumento del genere con la "legittima difesa". La legittima difesa prevede eccessi (e ci sono state condanne recenti). Errano poi a dire che la ragazza che indossasse questo preservativo non avrebbe parte nei danni cagionati all'uomo: avrebbe la parte di predisporre la trappola! Sarebbe come sistemare una ghigliottina sulla porta per ferire i ladri! E ciò non sarebbe legale. Sbagliano poi anche tutti gli altri che non ti contestano. Le uniche obiezioni di cui sono stati capaci i maschi pentiti che hanno dialogato con le femmine di questo aggeggo sono consistite nel citare i "rari casi in cui il preservativo potrebbe essere usato da una partner vendicativa". Obiezione debole detta così. In effetti la "partner vendicativa" già adesso potrebbe mordere l'organo nel pompino con danni ben maggiori! Più interessante l'altra parte della frase: "casi rari". "Casi rari" perchè da noi c'è (o c'era fino a poco tempo fa) la presunzione di innocenza, in america ove essa vacilla sono diffusi quanto gli altri. In realtà esiste la malvagità in misura eguale nei due sessi (solo che in un caso è violenza aperta, nell'altro violenza psicologica e menzogna). Se poi certe donne si offendono per il fatto che io calcoli anche il caso di una donna tanto false e perfida (da accusare falsametne di stupro o da usare questo aggeggo antistupro come arma impropria, io mi offendo per il fatto che tu calcoli i casi di uomini tanto violenti e malvagi (da stuprare). Ed esistono entrambi i casi purtroppo! Anzi, negli usa ove la presunzione d'innocenza sta andando a farsi benedire siam in rapporto 1:1 fra i due casi (e comunque la minor rilevanza numerica non è una giustificazione alla mancata prevenzione, dato che proprio l'impensabilità di un crimine può fungere, tramite l'incredulità a priori degli inquirenti, da viatico per l'impunità di chi lo agisce). Se supponiamo tutte le persone buone e oneste non servono nè leggi nè strumenti di difesa. Ma le leggi devono garantire difesa anche nel caso di incontrare persone violente e false. Anche supponendo buoni e onesti gli uomini questi aggeggi non servono: non ci sarebbero gli stupri. Potrei dire: ma come puoi pensare che un uomo arrivi a fare tanto male ad una donna? Eppure succede (da parte di una minoranza di uomini violenti). E allo stesso modo tu dici "come può una donna arrivare a fare tanto male a un uomo immotivatamente? E io rispondo: eppure succede (da parte di una minoranza di donne false). Succede ora con le accuse false di stupro agite per vendetta o ricatto e succederebbe ancor di più con questo aggeggio. Le femmine a favore dello strumento controbattono le ovvie obiezioni sull'arma impropria con la frase "ma allora esistono colpi di karate e stivali a punta che possono provocare molti più danni ai genitali di un uomo, andrebbero vietati anche quelli seguendo l'obiezione dell'arma impropria". Infatti, rispondo io, se una ragazza usa contro di me colpi di karate o scarpe appuntite senza motivo di autodifesa estrema io la posso denunziare. Invece nel caso in figura (preservativo che morde, ferisce e tagga) vengo denunciato io. Ecco la differenza. Se costituisse anche una forma di vendetta per una donna davvero violentata lo ammetterei. Quello che non ammetto è la sua possibilità di essere usato come arma impropria da una donna che invece vuole lei compiere una violenza (fisica, con questo strumento di tortura e di dolore, psicologica, per l'umiliazione, il biasimo sociale, la gogna e la vergogna che ne conseguono per chi ne è vittima senza essere uno stupratore e legale per la denuncia che ne segue quasi automaticamente). Ed ho diritto a temerlo dato che le denuncie false e le vendette arbitrarie da parte femminile esistono (anche se i giornali ne parlano meno delle violenze maschili).
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lisa.friends
lisa.friends il 24/06/10 alle 17:00 via WEB
Solo una donna poteva idearlo e guarda caso africana. E' prodotto da un'azienda cinese ( strano !) dall'inizio dell'anno. Sotto i riflettori in questo periodo in occasione dei Mondiali.Ottimo il rilievo che giustamente gli hai dato !
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psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 21:54 via WEB
Grazie LISA. FELICISSIMA FINE SETTIMANA!
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Armanarman2
Armanarman2 il 24/06/10 alle 21:38 via WEB
ben gli sta allo strupatore questo arnese da tortura medievale,il problema sta se alla donna una volta inserito non sente anche lei del male,mi sembra che dal tuo post non viene citato
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psicologiaforense
psicologiaforense il 24/06/10 alle 21:53 via WEB
Ho già risposto sopra a SUGNU-CALABRISELLA: "Non si avverte, dà molta meno noia di un tampone o di un assorbente o di una coppetta mestruale".
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Flavio Zabini il 02/05/11 alle 14:48 via WEB
Proprio perchè ho a cuore lo stato di diritto mi preoccupo del possibile uso improprio di queste armi così come di quello di certe leggi che (sull'onda emotiva di fatti più o meno veri, più o meno gravi, più o meno effettivamente numeroso, più o meno giornalisticamente amplificati) per compiacere stupidità cavalleresca e demagogia femminista riducono o dimenticano la presunzione di innocenza. Dicono che l'invenzione è geniale? Ingegno? perversione. Di geniale esisteva già la cintura di castità: protettiva e non invasiva (basta tenere la chiave al sicuro e non perderla chiave). Non mi piace il vostro sragionare secondo cui chi è oggetto delle accuse o delle vendette di una donna è già di per sè colpevole e meritevole di pena massima. Tutto va provato secondo le regole dello stato di diritto e tutto deve essere valutato caso per caso, tutto deve prima essere messo in dubbio per dire se è vero sicuramente. Tagga lo stupratore? Diciamo il presunto stupratore, o il certo amante di una donna distratta che se lo è dimenticato prima del rapporto, o la vittima di una sadica/squilibrata che ha acconsnetito al rapporto ben sapendo la trappola che sarebbe scattata. Idea geniale? idea idiota: la cintura di castità è più efficacie e meno invasiva (previene pemetrazioni e non fa danni). Se non sei sadica, se proprio devi girare con qualcosa addosso usa la buona vecchia cintura di castità. Il problema infatti è che questo può essere usato anche non come forma di difesa ma anche come arma impropria da chi (per i più perversi motivi) non avverte l'amante occasionale di avere questo aggeggio addosso (e poi magari racconta di essere stata aggredita). Non è grave tanto che ci sia qualcuna capaca di volerlo fare: è grave che lo possa fare impunemente! Dubbia la sua utilità per le vere vittime (basta che si diffodna la notizia e il violento userebbe prima un manico di scopa), possibile il suo uso come arma impropria da parte di vittime sedicentiti tali solo a posteriori, certo il suo effetto peggiorativo sul rapporto fra i generi, sull'approccio all'altro sesso dei ragazzi, già sin troppo intimoriti dalla disparità naturale di desii senza compensazione, indisposti dalla sopravvalutazione estetico-filosoifca della figura femminile (nata nel medioevo e portata al parossismo dalla cultura pc), resi insicuri o incattiviti (umiliati e quindi indotti a divenire per reazione violenti e ostili alle donne) dalla propaganda mediatica che (specie attraverso i filmetti americani) li dipinge o come giullari/imbecilli da irridere perpetuamente nel disio e oltre o come violenti a priori da punire nella maniera più vasta, doloros e perfida possibile. Come un altro mezzo di autodifesa? Tutti i metodi da te elencati prevengono l'aggressione, non provocano (almeno non di regola) danni irrimediabili e nemmeno necessità di interventi chirurgici e sono volti a mettere in fuga l'aggressore procurando il minimo di danni e soprattutto non permettendogli nemmano di sfiorare la possibile vittima. Qua invece si lascia all'aggressore la possibilità di compiere una buona metà della sua violenza e poi ci si accanisce su di lui con una trappola degna del medioevo (che dunque non è affatto volta a prevenire la violenza ma a punire senza processo l'ancora presunto violentatore). Bisogna infatti considerare come, una vola che armi improprie siano date in mano a cittadine comuni (le quali, come tutte le persone della terra, possono essere a vario grado pacifiche o violente, oneste o false, corrette o perfide, o comunque possono sbagliare) queste possano essere usate anche al di fuori dello stretto contesto dell'autodifesa "estrema" per cui sono vendute e contro persone diverse da veri o presunti violentatori, ad esempio in litigi o vendette personali contro qualcuno, o comunque per rancore o sadico diletto contro persone incolpevoli di qualsivoglia "tentato o riuscito stupro". (che potrebbero con questo sistema addirittura essere automaticamente denunziate o addirittura condannate da innocenti solo perchè questo aggeggio vuole presentarsi di per sè come "prova" dello stupro). Lo spray al peperoncino è meno invasivo e permette di non essere manco toccate dall'aggressore la cintura di castità è meno invasiva e non permette di essere penetrate affatto. Se si sceglie questo, che è massimamente invasivo e agisce solo (con dubbia effiacia) ad aggressione già in atto significa che lo spirito di vendetta ed il gusto sadico prevalgono sul senso di prevenzione e sulla ragione. Vi sono infatti anche i casi di uso improprio dell'arma ecco perchè essa non deve procurare danni gravi o irreversibili. Non tutti quelli che sono accusati di stupro sono davvero stupratori. Non tutti coloro che subiscono le ritorsioni femminili hanno davvero tentato di usare violenza. A volte sono semplicemente accusati di fatti inesistenti, o esagerati ad arte, per tutti i più inconcepibili e perversi motivi: dalla vendetta arbitraria al diletto sadico, dal patologico bisogno di attenzione al calcolo razionale su quanto convenga (materialmente e moralmente) ad una donna fare la vittima, dal ricatto al gratuito sfoggio di preminenza sociale nell'esser creduta a priori mentre l'altra parte è tenuta a tacere e se parla trattata da degna del riso o del disprezzo a priori. Mi fanno ridere quelle che prima dichiarano “non si può combattere la violenza con un'altra violenza” e poi in piena contraddizione aggiungono “ma quando si tratta di violenza contro le donne tutto è lecito”. Possiamo discutere mille volte sul concetto di violenza applicato alla politica, all'etica, alla storia, sulla valenza negativa a senso unico attribuita al termine dal cristianesimo ecc, ma se parliamo di diritto penale, uno stato di diritto non prevede pene corporali né tantomeno la pena di morte, e non si può far eccezione “per cavalleria” (a meno appunto di non violare il principio di uguaglianza innanzi alla legge ammettendo la donna appartenere ad una categoria di “gemme rare e preziose da difendere e proteggere ad ogni costo, anche a quello della ragione e del diritto). Mi fanno invece adirare coloro i quali insinuano apertamente che chi è contrario a questi “metodi medievali” (o, altrove a “decreti” contrari all'oggettività del diritto ed alla presunzione di innocenza”) vogliano “difendere gli stupratori”. Io difendo semplicemente il diritto di ogni cittadino (che potrei essere io così come i miei contestatori) a non essere trattato da stupratore prima che la presunta violenza sia chiaramente dimostrata al di là di ogni dubbio in un regolare processo con prove certe e oggettive. Difendo il sacrosanto principio secondo cui anche un solo innocente punito ingiustamente costituisce per lo stato un fatto infinitamente più intollerabile di mille colpevoli impuniti (poiché, agendo in prima persona una violenza ingiusta contro un innocente, farebbe il contrario di ciò per cui è nato, ovvero proteggere i cittadini dall'ingiustizia e dall'arbitrio). Provo invece solo pena per coloro i quali (qui, come in altri casi) contrastano i miei dubbi (sulla liceità di uno strumento di tortura siffatto, o in genere sulla possibilità che il cosiddetto stupratore non sia davvero tale e sulla conseguente necessità di prudenza nel giudicare e nell'infliggere la pena) con una abusata mozione degli affetti del genere: "se fosse tua madre, o tua sorella o tua figlia ad essere violentata, metteresti da parte il tuo garantismo". Se fossi parimenti scorretto nell'argomentare, replicherei (non senza ragione): "e se fosse tuo figlio, o tuo fratello o tuo padre o il tuo fidanzato a finire da innocente alla gogna mediatica e sociale, con la vita oggettivamente rovinata per sempre sotto ogni punto di vista sentimentale, economico, morale e relazionare, nonché con la psiche e a volte anche il corpo segnati indelebilmente dall'esperienza del carcere, con tutto quanto consegue secondo il codice barbarico dei carcerati per gli accusati di violenza sulle donne, ma anche secondo la mentalità politicamente corretta per cui mettere in dubbio la parola di una donna è già prova di colpa e "seconda violenza" e quindi la terribile sensazione di chi è accuasato sapendosi innocente è simile a quella di una vittima della santa inquisizione, metteresti da parte la tua cavalleria veteromaschilista o la tua demagogia femminista". Questo ragionare su piani emotivi e quasi di vendetta personale, o comunque irrazionali e soggettivi, è però l'esatto contrario del ragionamento necessario ad una giustizia vera, la quale non può prescindere dai criteri di razionalità, oggettività e sereno distacco dai fatti (ecco perché il giudice deve sempre sentirsi terzo rispetto agli eventi ed essere libero da condizionamenti in un senso o nell'altro: in caso contrario si tratta di vendetta di una parte o di difesa ad oltranza dell'altra, come avviene appunti presso le tribù regolate da codici di vendetta o presso i talebani amanti della giustizia sommaria). Se ci si abbandonasse al trasporto emotivo (pur umanamente comprensibile) e all'empatia si finirebbe per lasciar linciare dalla folla i primi accusati, senza difesa né processo e per lasciare libero chi suscita all'esterno simpatia o pietà anche se magari è un vero delinquente.
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