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Post n°4577 pubblicato il 21 Agosto 2010 da psicologiaforense

L'Onu: in Pakistan catastrofe come tsunami

Un ragazzino beve in un campo tendato a Sukkur, nella provincia di Sindh. Sono oltre 20 milioni le persone colpite in Pakistan da quella che le Nazioni Unite hanno definito una catastrofe paragonabile al terremoto di Haiti e allo tsunami del 2004. Vista l'ampiezza e la gravità della situazione dopo le alluvioni l'Onu ha lanciato un appello di raccolta fondi per sostenere il lavoro di 5 Ong della propria rete, impegnate fin dai primi giorni dell'emergenza a portare i necessari aiuti alle popolazioni colpite (Ap)

 
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Commenti al Post:
desnudamaia
desnudamaia il 21/08/10 alle 19:21 via WEB
una tragedia inenarrabile che lascia del tutto indifferenti i governi e i potenti del mondo.
(Rispondi)
 
adolfodgl5
adolfodgl5 il 21/08/10 alle 19:43 via WEB
Gli sfollati del Pakistan e la solidarietà dimenticata Milioni di disperati, ma non parte la mobilitazione............... (segue)
(Rispondi)
 
adolfodgl5
adolfodgl5 il 21/08/10 alle 19:44 via WEB
Contrariamente a quanto era successo dopo il terremoto di Haiti o lo tsunami lungo le coste dell’Oceano Indiano, per il Pakistan, colpito dalla più grave sciagura naturale di tutta la sua storia, non ci sono state, infatti, — non in Italia ma neppure nel resto del mondo—mobilitazioni di massa, grandi raccolte di fondi, imponenti spedizioni di aiuti, e tanto meno visite sui luoghi del disastro da parte di politici di grido oppure di star del cinema o della canzone. E quanto è stato messo insieme dalla solidarietà internazionale— centocinquanta milioni di dollari—non r a p p r e s e n t a nemmeno un terzo di quel che, stando alle stime dell’Onu, in realtà servirebbe per porre seriamente rimedio al disastro. Le ciniche regole dell’informazione equiparano— per spazio concesso su giornali e tv —
(Rispondi)
 
adolfodgl5
adolfodgl5 il 21/08/10 alle 19:45 via WEB
....millecinquecento morti lontani a uno o, massimo, due morti vicini, nel proprio Paese o, ancora meglio, nella propria città, perché più o meno così li valuta il pubblico lettore e spettatore. Ma le conseguenze di questa piccola, meschina prassi redazionale possono, purtroppo, essere assai pesanti: perché se la televisione non mostra e rimostra i volti dei disperati e non fa sentire le loro voci, se i giornali non ne raccontano ampiamente e ripetutamente le strazianti peripezie, è difficile che qualcuno, che molti, anzi, si commuovano e si mobilitino. Per cui gli sventurati, i profughi, i senzatetto, i feriti, i malati, gli affamati restano, come ora i pachistani, soli con i loro morti
(Rispondi)
 
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