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LINGUA ITALIANA, PAROLE, EUFEMISMI DA PAURA, DIVERTISSEMENT, PATRIO IDIOMA, SESSO, FARE LA VITA, VENERE CALLIPIGIA,

Post n°4626 pubblicato il 06 Settembre 2010 da psicologiaforense

Cantando con le lucciole sulle note dell'eufemismo

COME SI DICE...

Una parola che è tornata a comparire sui giornali è “lucciola” (l'insetto che girovaga di notte), per prostituta di strada. “Noi siam come le lucciole / viviamo nelle tenebre”: la popolare canzonetta di Bixio-Cherubini la facevano cantare persino le suore nei collegi, ignorando di che si trattasse. È uno dei tanti eufemismi che concerne la sfera del sesso, ricca di queste forme. Le interdizioni variano da momento a momento storico, sociale, culturale. Oggi ad esempio non sono più usate reticenze tipo i puntini di sospensione, con solo indicata la lettera iniziale (“quella donna, una p...”). E suonano antiquati termini generici ed elusivi come “una di quelle” , “fare la vita”, “fare il mestiere”, “una peripatetica”, “una donna di facili costumi”, “una donnina allegra”. Come avrebbero potuto i manuali di storia dell'arte parlare di Venere “dal bel sedere” o “dalle belle chiappe”...! Al massimo un toscano avrebbe detto “dalle belle mele”. Si è preferito usare, con un saputo eufemismo, una parola greca, Venere “callipigia”. Spesso l'eufemismo è anche un fatto di gentilezza, di cortesia. Di un uomo completamente stupido si dice che è “debole di mente”: non a caso “imbecille” in origine voleva dire semplicemente debole, fiacco. Se parlo di un amico i cui affari vanno malissimo preferisco difatti raccontare di lui che “è in gravi difficoltà economiche”. C'è anche l'eufemismo da paura. Per il timore superstizioso di chiamare per nome uno iettatore dico “colui che non si nomina”. L'interdizione da paura ha radici antichissime, deriva dalla concezione sacrale del potere della parola: nominare l'essere temuto vuol dire richiamarlo alla vita, farlo comparire, scatenarne il potere. Erano impronunciabili i nomi di divinità, di demoni, nomi tabù. “Cribbio”, “perdinci”, “perdiana” sono tutti modi per evitare di nominare, in questo caso, il nome di Cristo o di Dio. Gli eufemismi da paura. Esistono nella nostra lingua quasi duecento modi verbali di morire: comincio l'elenco, e non lo completerò, non basterebbe lo spazio a disposizione. A parte i modi popolari (schiattare, crepare, tirare le cuoia, tirare il calzino, lasciarci la ghirba, la pelle), ci sono i dialettali (andare a rincalzare i cavoli, firmare il passaporto ecc.), ci sono i neutri, gli asettici burocratici (defungere, mancare, decedere, trapassare, scomparire), e le attenuazioni del tipo spirare, spegnersi, esalare l'ultimo respiro, passare a miglior vita, passare nel numero dei più, andare al creatore, andare all'altro mondo, rendere l'anima a Dio.

 

 
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Commenti al Post:
recreativeminds
recreativeminds il 06/09/10 alle 12:07 via WEB
concordo. Li usiamo spesso: io ad esempio per gentilezza, senza sarcasmo. Ma talune volte, mi scivola anche per quel verso. Sarò cattivello? mah... di buoni non ne vedo in giro ..e voi?
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 06/09/10 alle 13:47 via WEB
CIAO!!! Grazie delle visita e del commento. Talvolta eufemismi di questo genere sono giustificati.
(Rispondi)
 
 
 
espirin
espirin il 07/09/10 alle 23:39 via WEB
in greco si dice : adess oguarda i radicchi dalla radice... :)
(Rispondi)
 
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