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Post n°4649 pubblicato il 11 Settembre 2010 da psicologiaforense
La piccola Kampush: 3096 giorni di inferno in una biografia
Picchiata duecento volte a settimana fino a sentirsi «spezzare la spina dorsale», costretta a fare in continuazione le pulizie di casa seminuda, obbligata a dormire ammanettata al suo aguzzino. Natasha Kampush, quattro anni dopo la fuga dalla sua prigione nei pressi di Vienna, racconta per la prima volta il suo «inferno» in un'autobiografia, anticipata dal Daily Mail, in cui ripercorre quei drammatici 3.096 giorni nelle mani di Wolfgang Proklopuil. Natasha fu catturata nel marzo del 1998 a soli dieci anni mentre andava a scuola. Rinchiusa in uno scantinato senza finestre e sottoposta a torture fisiche e mentali, riuscì a fuggire dalla sua prigione nell'agosto del 2006. Proklopuil, 44 anni, si suicidò poco prima dell'arrivo della polizia. Nel libro, che uscirà il prossimo 16 settembre, Natasha racconta i particolari della prigionia e le fissazioni dell'uomo che voleva essere chiamato «Maestro», «Mio signore» e che la costringeva a inginocchiarsi davanti a lui: «Sei la mia schiava», le diceva. Priklopil, ex ingegnere della Siemens, aveva detto a Natasha che i suoi parenti si erano rifiutati di pagare il riscatto: «Sono felici di liberarsi di te», le ripeteva. A 14 anni, per la prima volta, Natasha fu costretta a dormire con il suo carceriere. «Ero paralizzata per la paura: ha legato i miei polsi ai suoi con delle manette di plastica. Non potevo fare alcun rumore, la mia schiena era stata colpita così forte che era diventata blu, mi faceva così male che non riuscivo ad appoggiarmi e le manette mi tagliavano la pelle», racconta. «Non si trattava di sesso, voleva semplicemente qualcosa da coccolare», scrive la ragazza. La Kampush ricorda anche quando Priklopil le faceva la doccia nuda nella vasca: «Mi lavava come un'automobile». Nell'autobiografia, Natasha racconta di essere stata costretta a radersi i capelli e di aver tentato più volte il suicidio.
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