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ITALIA CRIMINALE, FAMIGLIE DI SANGUE, DORETTA GRANERIS, ERIKA DE NARDO, DELITTI ITALIANI, CRIMINOLOGIA, PSICOLOGIA FORENSE

Post n°4769 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da psicologiaforense

STORIE, STORIELLE, STORIACCE

Copyright © by Psicologiaforense

 

ERIKA E DORETTA DUE TRAGEDIE
COSI' UGUALI E COSI' DIVERSE

 

Due giorni di ordinaria normalità, di quelli che non ti offrono brividi o motivi particolari d'interesse, un po’ di noia, magari. Venerdì 14 novembre 1975 fu annunciata la fine prossima ventura del dittatore spagnolo, generalissimo Francisco Franco, da un mese in coma; Mercoledì 21 febbraio 2001, Silvio Berlusconi, negò la presenza di un “conflitto di interessi” e gridò al complotto della sinistra. Eppure, quelli, si trasformarono in giorni di straordinaria follia. Nella nebbiosa mattinata novembrina, a Vercelli, una ragazza di 18 anni, Doretta Graneris,(FOTO IN ALTO) massacrò a colpi di pistola la famiglia. Genitori, nonni e fratello tredicenne. Accanto aveva il fidanzato, insieme decisero il colpo della vita, quello che doveva garantir loro denaro e la totale libertà. All'interrogatorio, come avvertì il rischio, rovesciò sul complice tutte le colpe. «E' stato Guido a sparare. Con due pistole». «Anche lei ha fatto fuoco», fu la risposta che fece scoprire la faccia inedita dei protagonisti di «uno dei crimini più efferati della storia criminale italiana». Un quarto di secolo più tardi una donna, Susy Cassini De Nardo, e il figlioletto Gianluca, sono massacrati nella loro casa di Novi Ligure. Lei a coltellate, ferito e annegato nel bagno il ragazzo. Salva Erika, la sorella. Che racconta dell'irruzione di una banda forse di albanesi. Ma la realtà è mille volte peggiore: la colpevole è quella ragazzina non ancora diciassettenne,(FOTO SOTTO) come Doretta aiutata nello scempio dal fidanzato, Omar. Questi drammi ci scaraventano in un mondo che vorremmo estraneo ma che avvertiamo pericolosamente vicino. «Un quarto di secolo», il tempo che separa la due tragedie, ha il gusto di un'espressione suggestiva, ma, forse, senza significato. Quando la follia s'impadronì di Doretta, la  televisione, anzi, le televisioni, avevano appena cominciato quella spietata concorrenza che oggi le porta a frugare fino all'ultima penombra, all'ultima lacrima. Erika ha percorso fino in fondo quella palude e, come unica difesa, le hanno sfumato l'immagine del volto. Ma non sempre. E vien da domandarsi se abbia capito sul serio che cosa ha fatto quando dice:  “So di non essere pazza. Oggi l'unico assilo che ho è l'idea di diventare madre un domani, con quale coraggio potrò esserlo? Mi domando che futuro avrò... Mamma, la mia vita è finita”.

 
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Commenti al Post:
casadei.lisetta
casadei.lisetta il 08/10/10 alle 16:52 via WEB
Questi sono due casi che hanno sconvolto gli italiani con la stessa intensità ma in modo diverso rispetto all'orrore che oggi provano per il dramma di Sarah.
(Rispondi)
 
posturantistress
posturantistress il 08/10/10 alle 16:53 via WEB
Ambedue i casi tragici sono il ..frutto della nostra.. società e del fragile sistema educativo.. penso che una come Erika troverà grandi difficoltà ad essere madre...! Buon fine settimana!
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 08/10/10 alle 17:03 via WEB
Ciao! Purtroppo, sotto una patina di normalità, troverà difficoltà non solo ad essere madre ma anche solo ad "essere".CMQ il papà, con eroica dedizione, l'ha salvata da un futuro devastante. BUONA SERATA!
(Rispondi)
 
casadei.lisetta
casadei.lisetta il 08/10/10 alle 16:56 via WEB
Doretta e il fidanzato entrano sorridenti in casa. La tragedia scoppia pochi minuti dopo. Una strage per odio, ma anche per avere l'eredita': 200 milioni. In pochi minuti esplodono 18 colpi, sparati da una Browning e da una Beretta. Chi spara? Secondo i giudici di primo e secondo grado, di certo Guido Badini e DORETTA GRANERIS: la ragazza spara sicuramente al fratellino che, disperato, cerca di nascondersi sotto il tavolo, con la nonna. Forse lo colpisce, forse no. Ma e' colpevole anche lei "del delitto piu' allucinante e insensato del dopoguerra", come dira' il procuratore capo della Repubblica di Vercelli, Flavio Toninelli. Il primo a cadere sotto i colpi dei fidanzati-killer e' Sergio GRANERIS, poi la moglie e il suocero. Infine, nonna e nipotino.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 08/10/10 alle 17:06 via WEB
ESATTAMENTE. E' successo in Vercelli, Via Caduti dei Lager. Al numero 9 c'era la villa che Sergio GRANERIS, 45 anni, gommista molto conosciuto in città, aveva fatto costruire per la sua famiglia. Quest'ultima era composta dalla moglie, Italia Zambon, 41 anni, e dai figli DORETTA, appena diciottenne, e Paolo, 13 anni. Nella casa vivevano anche i genitori della moglie, Romolo Zambon, 79 anni, e Margherita Baucero, di 76.
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luigiarusso
luigiarusso il 08/10/10 alle 17:16 via WEB
Nella moderna criminologia, oggi parlando del massacro di più persone all'interno di uno stesso nucleo famigliare si direbbe : "MASS MURDERER" ,che letteralmente si potrebbe tradurre come "ASSASSINIO TOTALE".
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casadei.lisetta
casadei.lisetta il 08/10/10 alle 16:58 via WEB
c'è stato un processo drammaticissimo dove Doretta e il fidanzato si accusavano reciprocamente e con accanimento
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psicologiaforense
psicologiaforense il 08/10/10 alle 17:08 via WEB
Sì, gli avvocati di lui e di lei cercano scampo nella semi-infermità, mentre i due imputati si accusano a vicenda sulla responsabilità morale dei delitti. Dunque, GRANERIS succuba di Badini, o viceversa? La sentenza (5 aprile del '78) è salomonica: ergastolo per entrambi.
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luigiarusso
luigiarusso il 08/10/10 alle 17:18 via WEB
processo storico che si studia all'Università ancora oggi
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 08/10/10 alle 17:11 via WEB
Due anni dopo (1980) si va in appello, a Torino. L'avvocato Pretti, di parte civile, porta una prova in piu': 5 tombe disegnate da DORETTA (allieva del liceo artistico) prima del delitto. Il 13 giugno, i due ergastoli sono confermati. La Cassazione conferma tutto l'11 febbraio dell'83. Tuttavia, 10 anni e mezzo dopo, il Tribunale di sorveglianza di Torino assegna a DORETTA (che gia' collaborava con il Gruppo Abele) la semiliberta'.
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servoarbitrio
servoarbitrio il 08/10/10 alle 17:21 via WEB
La giustizia degli uomini,che l'ha condannata, le permette di riprendere a 53 anni, una parvenza di vita normale. Eppure, nelle fredde testimonianze dell'epoca, nella lettura degli atti processuali come della cronaca degli avvenimenti, c'è come un sinistro monito, mai effettivamente raccolto. Il monito di una società che mostrava già la pericolosa tendenza al cedimento verso i falsi miti del possesso, dell'avere ad ogni costo, della mancanza di equilibrio e di valori di riferimento. Un problema quanto mai attuale,oggi, in una società che ha mostrato altri fatti di sangue efferati, e in cui i mass murderer si sono moltiplicati, tragica dimostrazione di come ne la repressione,ne la comprensione del problema, abbiano permesso di porre un punto fermo per evitare il ripetersi di questi fatti tragici. La notizia della liberazione della donna ha scatenato un vespaio di polemiche. Inevitabili. C'è chi si chiede come sia possibile che l'autrice di una strage possa, anche se solo dopo 30 anni, uscire di galera. C'è chi si chiede fino a che punto il perdono sia una cosa giusta. E c'è chi si chiede quale esempio venga dato per scoraggiare il ripetersi in futuro di fatti così tragici. Alla fine, la domanda che resta diventa sempre la stessa. E' il perdono l'arma giusta di una società civile? E' lecito perdonare? Domanda probabilmente senza risposta.
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