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Post n°4898 pubblicato il 05 Novembre 2010 da psicologiaforense
LA RIFLESSIONE DELLA SERA PSICOPATOLOGIA DELL'AMORE E I... "MALEAMATI" L'amore, sentimento profondo quanto inafferrabile, continua anche in tempi di diffuso pragmatismo ad impegnare la mente con interrogativi incessanti, talvolta ossessivi, strutturati sul tratto di fondamentale ambivalenza che lo caratterizza. Tutti conosciamo bene le opposte sensazioni che un forte innamoramento comporta, corollari di un'esperienza che è tanto desiderata quanto temuta, ma che giammai viene rinnegata, anche nei suoi tratti di sofferenza. Sì, perché star male per amore può essere doloroso ed eroico insieme, deprimente ed esaltante, a testimonianza del fatto che non si rinuncia mai ad amare profondamente, nonostante le smentite, le delusioni e i possibili tradimenti. Sembra proprio che l'essere umano si aggrappi alla passione per sentirsi comunque "vivere", come il bambino al nutrimento materno, fino ad immergersi inconsapevolmente nei vissuti correlati, siano essi sani o patologici. L'amore, infatti, quando diventa ossessione o unico motivo di vita può fare ammalare al pari di qualsiasi altra disfunzione fisica o mentale. Andando a fondo nelle intime sfaccettature correlate alla sofferenza d'amore si registra un senso d'impotenza e di frustrazione, accompagnati da desiderio, delusione, rabbia, dolore. E poi, in coerenza con tutto ciò, un tipico costrutto mentale, che sta alla base di tutti i disagi: il concetto personale di "come dovrebbe essere la relazione", basato sulla percezione dei bisogni individuali. Una sorta di "autoinganno", quindi, innescato da peculiari esigenze personali e complicato da stimolazioni provenienti dai contesti di vita del soggetto, dalle esperienze passate, dalle credenze culturalmente e socialmente determinate. Autoinganno che induce a considerare spontanei il sentimento amoroso e i comportamenti ad esso connessi, trascurando di percepire i condizionamenti sottostanti, tranne la costante del fattore biologico, che rende il "ti amerò per sempre" non solo un legame tra innamorati, ma il filo connettivo di infinite generazioni. Il più sublime degli inganni, quello amoroso, che nasce e si sviluppa lungo un processo di "illusione e delusione", che senza mezze misure sconvolge il soggetto emotivamente e cognitivamente, sino a farlo sembrare affetto da una vera e propria "ideazione delirante". L'innamorato è infatti ossessivamente rivolto con la mente alla persona amata, di cui vorrebbe conoscere tutto ed a cui vorrebbe comunicare tutto: pensieri, bisogni, desideri, fantasie. Tuttavia – avvertono le autrici – l'autoinganno non è in sé negativo, poiché è un processo mentale legato ai sensi che consente di indirizzarsi verso un potenziale partner. Diventa negativo o patologico nel momento in cui, complicato da richieste eccessive, la persona non riesce a gestirlo e vi si aggrappa, facendo convergere in esso tutte le sue aspettative di vita. Il soggetto cioè, ancorato ad un modello ideale di rapporto, cerca più o meno consapevolmente di far quadrare i fatti con l'idea preconcetta della sua mente, cercando di trovare nelle vicende della sua storia sentimentale conferma al modello ideale. Si struttura così una sorta di "profezia", positiva fin tanto che il partner risponde al gioco funzionale, potenzialmente distruttiva quando la realtà emerge, spazzando via i miti che la sostengono. È esperienza comune a molti quella di stare con un partner che non è quello giusto, in attesa di un magico cambiamento che lo renda adatto alle esigenze ed ai desideri personali, e forzare i fatti fino all'inverosimile, fino a negare atteggiamenti e comportamenti che attestano un'inconciliabile diversità. Un po' come cercare di adattare al proprio fisico un abito stretto...
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