Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
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SERIE: SCHEGGE, PSICOLOGIA, UOMO, DONNA, ADULTO, TU HAI COSCIENZA DI TE?, PSICOANALISI, PSICO-BLOGGER

Post n°4923 pubblicato il 10 Novembre 2010 da psicologiaforense

SCHEGGE DI PSICOLOGIA


DEDICATO AI MIEI AMICI PSICO-BLOGGER

 

CHI NON CONOSCE SE STESSO E' IL POLITECNICO DELL'ESISTENZA: PUO' CONOSCERE TUTTO, MA NON SA NULLA


 

Un uomo adulto dovrebbe essere il risultato di tre nascite: una fisica, una psichica ed una sociale.
La nascita fisica  è l'atto che denominiamo di norma come la nostra nascita.
Dalla psicologia dell'inconscio sappiamo che solo dall'età di circa un anno e mezzo, incominciamo a sentirci come persona distinta. Improvvisamente osserviamo che siamo separati dalla madre e dal resto del mondo, che siamo soli nel senso propriamente detto della parola. E' questa la nascita psichica.
Dopo la "grande paura" della nascita fisica, la nostra nascita psichica è una ulteriore esperienza drammatica: quella della "solitudine".

Più tardi verso i 14 anni ( è il periodo della pubertà) l’ uomo vive finalmente la sua terza nascita: quella sociale.

Tutto ciò premesso, un cenno a parte merita "L'uomo nevrotico " (quasi tutti noi UOMINI E DONNE), Quest'ultimo, infatti, sembra aver "saltato" la sua nascita psichica lasciando per strada la sua capacità di autonomia e di indipendenza, la possibilità di amare in modo maturo, e la coscienza di sè.
(Per coscienza di sè si intende,in questa sede, quella consapevolezza che permette all'uomo di
diventare egli stesso baricentro e padrone della propria vita attraverso i vari stadi di responsabilità verso se stesso, coscienza di sè, fiducia di sè, sicurezza in sè fino ad un sano senso del valore di sè e della propria identità).   

 
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Commenti al Post:
mdardani
mdardani il 10/11/10 alle 20:18 via WEB
ma allora cosa significa "ESSERE"?
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 10/11/10 alle 20:39 via WEB
Essere significa attuare giorno per giorno, attimo dopo attimo, quelle che sono le proprie inutilizzate potenzialità interne. Al contrario dell'esistere passivo che è il vivere solo con le proprie conosciute caratteristiche esterne
(Rispondi)
 
flozanussi
flozanussi il 10/11/10 alle 20:40 via WEB
la conoscenza, secondo me, è accettazione del sè
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 10/11/10 alle 20:46 via WEB
Si può dire anche così. E' importante riconoscere e accettare serenamente il fatto che dentro di noi ci sono naturalmente tendenze di tutti i generi (spesso "ignobili") e che sta a noi usarle per quel che sono: grandi forze a nostra disposizione che noi possiamo trasformare in forze utili e fondamentali, in pietre miliari per il senso del valore di se stessi che sta alla base di una vita sana.
(Rispondi)
 
lapalmieri.pp
lapalmieri.pp il 10/11/10 alle 20:50 via WEB
a volte viene voglia di lasciar perdere tutto, di non cambiare, di adagiarsi, di rinunciare.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 10/11/10 alle 21:03 via WEB
vedi le risposte ai commenti qui sotto
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 10/11/10 alle 21:11 via WEB
non rinunciare o rinviare il tuo processo di cambiamento e la tua ricerca di te stessa. Tutte le volte in cui assumiamo un atteggiamento di rinuncia, vaste zone della nostra personalità vanno inutilizzate e tendono ad atrofizzarsi. Inoltre, ogni rinuncia accresce l'urto delle forze interiori in conflitto tra loro e questo ci fa sentire impotenti, scoraggiati, tristi, infelici, stanchi, insoddisfatti e depressi. Al contrario quando prendiamo una decisione reale ed autonoma ci mettiamo in comunicazione con noi stessi ed utilizziamo la nostra personalità "intera" (gusti, valori, priorità, capacità di giudizio, consapevolezza, energia, positività, ecc...) in un'azione armonica ed integrata.
(Rispondi)
 
lupidisoragna
lupidisoragna il 10/11/10 alle 20:52 via WEB
si prova una grande paura a cambiare
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 10/11/10 alle 20:59 via WEB
fai sempre quello che hai paura di fare
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 10/11/10 alle 21:02 via WEB
non voleva cambiare per la paura di morire; // non è ccambiato e quindi è morto. // non voleva provare a cambiare per paura di morire; // ma una volta cambiato la sua paura è morta //
(Rispondi)
 
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 10/11/10 alle 21:03 via WEB
chi è più sciocco: il bambino che ha paura del buio o l'uomo che ha paura della luce?
(Rispondi)
 
clara.limpidissima
clara.limpidissima il 10/11/10 alle 20:53 via WEB
essere consapevoli in realtà cosa significa?
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 10/11/10 alle 20:56 via WEB
la persona consapevole è quella che non rinuncia al mondo ma non se ne lascia travolgere; ovvero che si riserva la libertà di scegliere sia l'astensione degli oggetti del desiderio, sia il loro godimento. Ci si può così ritirare dalle cose o ritornarvi liberamente senza paura di perdercisi.
(Rispondi)
 
Druss5
Druss5 il 10/11/10 alle 23:16 via WEB
"Essere", è colui che serve il prossimo. Perchè a questo serviamo, per questo abbiamo un senso. Non per badare alla nostra incolumità e pace personale, ma per sostenerci reciprocamente crescendo come intera comunità, per il bene di tutti. Possiamo pensare di essere Gioielli unici e ineguagliabili, ma altro non siamo che sassi, ma se fossiamo uniti, potremmo creare una colonna che può collegare il cielo alla terra. Complimenti per la Scheggia. (Mi ha dato un'idea per un'altra storia)
(Rispondi)
 
 
stella112
stella112 il 11/11/10 alle 00:22 via WEB
Come si fa ad aiutare gli altri se non si è forti nella convinzione che NOI SIAMO? E' importante essere consapevoli della nostra forza per poterla offrire agli altri e questa forza si ottiene seguendo anche i consigli dell'autrice del post :-).
(Rispondi)
 
 
 
Druss5
Druss5 il 11/11/10 alle 10:14 via WEB
Ciao :) Credo che non esista un metro, di "forza" sulla quale base, si possa dire quando qualcuno è pronto ad aiutare il prossimo. Lo si fà e basta. Iniziare è la svolta, ma senza attendersi nulla in cambio. Altrimenti vivi con l'amarezza di non ricevere adeguatamente quanto dai. In fondo è l'ultimo sviluppo che si ottiene, nelle tre fasi. Altrimenti a cosa serviamo?
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 12/11/10 alle 14:54 via WEB
CARISSIMA STELLA 112, grazie per visita e commento. Il tuo dictum(sempre saggio) mi fa venire in mente le tante volte in cui ci si imbatte in persone, anche di una certa età, del tutto "inconsapevoli" e non ancora capaci di accettare se stessi e di giocarsi, come possibili carte vincenti, fra i tanti risci della "partita esistenziale".In sommatoria negativa va detto che il "desiderio di aiutare gli altri", molto spesso, altro non è se non un tentativo di conquistarsi una identità fittizia (così dietro alla motivazione altruistica e filantropica si nascondono,frequentemente, motivazioni compensatorie e di autoterapia). Felicissima serata. Giuliana
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 12/11/10 alle 13:25 via WEB
Rispondo a DRUSS 5. Hai ragione però bisogna muovere due considerazioni integrative. La prima. Quasi sempre il modo in cui le persone ci trattano è lo specchio del modo in vui noi trattiamo noi stessi. LA seconda. Quando si è soli e isolati, si ha bisogno di solitudine e la solitudine genera altra solitudine... Ciao e grazie.
(Rispondi)
 
nicoletta17
nicoletta17 il 11/11/10 alle 00:10 via WEB
Non perdo l'occasione e corro subito a ringraziarti di aver lasciato un messaggio.. mi chiedo solo come hai fatto a riesumare quel mio vecchio post?... volevo solo dirti che sei diventata un'icona così familiare che se un giorno non ti vedo mi preoccupo... te lo dico in senso affettivo... ormai ti reputavo un amico silenzoso... buonanotte.
(Rispondi)
 
pippo_217
pippo_217 il 11/11/10 alle 01:44 via WEB
Gratta gratta,tutti noi abbiamo un'impostazione (predefinita ?), attraverso la quale filtriamo i nostri comportamenti e reazioni ai fatti della vita. Mi domando se è genetica, acquisita e modificabile...
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 12/11/10 alle 13:29 via WEB
Carissimo Pippo, c'è in noi una parte che abbiamo ereditato (il carattare) e una parte (la personalità) che si modula e forma attraverso l'ambiente psicologico e fisico in cui viviamo e attraverso il rapporto con i genitori, con il gruppo dei pari, con gli adulti allevanti, con gli insegnanti, ecc...
(Rispondi)
 
eva.dalsasso
eva.dalsasso il 11/11/10 alle 08:48 via WEB
ciao,complimenti per il tuo blog...mi domando se , oltre a tutto quello che hai detto,siamo anche il risultato di quello che c'è scritto nel nostro dna e se è così è possibile cambiare?
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 12/11/10 alle 13:34 via WEB
CARA EVA, guarda la risposta che ho già fornito sopra a PIPPO. Bisogna anche dire: scegli, prendi decisioni, vivi la vita... non farti vivere da lei.
(Rispondi)
 
Hispanico_IR
Hispanico_IR il 11/11/10 alle 09:26 via WEB
Ciao, sono d’accordo con il discorso delle tre nascite: fisica, psichica e sociale. Ma se queste non vengono poi seguite dall’ulteriore accrescimento di ciascuna in modo parallelo o quantomeno in maniera equivalente alle età che tutti noi nella nostra vita attraversiamo, solo li, potremmo veramente affermare di “ESSERE” meno nevrotici, pieni di ansie e paure, autonomi,indipendenti, capaci di amare e anche aiutare il prossimo. Sicuri di noi stessi e consapevoli di ciò che siamo realmente, tutto questo lo insegna la vita di tutti i giorni, le nostre esperienze che, solo vivendole tutte, belle o brutte che siano potremmo diventare padroni di noi stessi e spesso riuscendo a vivere momenti di solitudine raggiungendo solo quello status. Buona giornata
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 12/11/10 alle 13:38 via WEB
CIAO HISPANICO. E' giusto quello che dici. Inoltre divenire un UOMO (leggi vivere con sereno senso di resposabilità in un mondo d'ansia) è un'arte difficile e faticosa, non un processo spontaneo, inconsapevole ed improvvisato.
(Rispondi)
 
chiaroscuro60
chiaroscuro60 il 11/11/10 alle 10:09 via WEB
Sei uno psicologo ? sono d'accordo, semplificando il concetto, il problema è che di persone che vogliano altre nascite oltre a quella fisica ne ho incontrate molto poche, la maggioranza si tiene "occupata" la mente in altri modi, e il potere lavora alacremente per questo... alcuni bene che vada arrivano fino a un certo punto nella ricerca di se stessi, e ci vorrebbe un aiuto specializzato, che non chiedono... la nascita sociale è preclusa da questa società che va verso la disumanizzazione (vedi mio blog)... un milione di visite, number one di Libero ?
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 12/11/10 alle 13:45 via WEB
CIAO CHIAROSCURO, problematiche complesse quelle che qui evochi. L'aiuto specializzato di cui parli è la psicoterapia cioè un "percorso" in cui si trasforma la malattia in salute psichica. Ma il trattamento terapeutico è irto di aporie perchè, come si dice, "si può accompagnare un cavallo all'abbeveratoio ma non lo si può costringere a bere!"
(Rispondi)
 
DolceAmaraMelannas
DolceAmaraMelannas il 11/11/10 alle 14:42 via WEB
Tra le tre nascite...la più importante e dannata è proprio la terza....perchè ci mette in condizione di maturare al punto da poterci riconoscere nell'essenza più intima ed autentica di noi stessi e nel contempo ci fa tristemente rimpiangere di non esserci potuti fermare alle prime due nascite, la terza nascita porta alla coscienza, alle responsabilità, all'identità ma anche al dolore e alle disillusioni. Accipicchia... ^_^ Ti abbraccio forte, Anna.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 12/11/10 alle 13:52 via WEB
CARISSIMA ANNA hai messo il dito nella piaga. C'è veramente il rischio di subire un parto distocico nella terza nascita. E poi uno sopravvive come dici tu. Bisogna avere il coraggio di liberarsi dai legami, dagli affetti, dalle illusioni e dai sogni impossibili a cui si deve rinunciare per crescere.CIAO E GRAZIE!
(Rispondi)
 
michelafridegotto
michelafridegotto il 11/11/10 alle 23:08 via WEB
peccato che siamo condizionati dall'ambiente che spesso ci costruisce delle lenti o filtri per guardare il mondo che ci condizionano .....e ci vuole un lungo lavoro di decostruzione per liberarsi dagli schemi nei quali si rimane imbrigliati.....cmq è auspicabile che prima o dopo nella vita si riesca a nascere....liberandoci dalla nevrosi e dalla coazione a ripetere
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 12/11/10 alle 14:21 via WEB
CARA MICHELA, sì, è così. Vien da dire: non annegare nel mare calmo e traditore dell'abitudine, del conformismo, della routine e della coazione a ripetere. Ma tant'è l'errore di fondo è sempre lo stesso si crede che l'uomo sia come l'ape che non può allontanarsi dal compito che essa ha nell'alveare e nello sciame.
(Rispondi)
 
 
 
michelafridegotto
michelafridegotto il 12/11/10 alle 22:39 via WEB
condivido è importante uscire dal binario o meglio scegliere di stare nel binario pur essendo liberi
(Rispondi)
 
dianavera
dianavera il 13/11/10 alle 15:49 via WEB
Conoscere se stessi è una delle cose difficili perchè il continuo cambiamento del "dentro" e del "fuori" di noi ci mette continuamente alla prova. Per quel che mi riguarda scopro spesso nuovi aspetti del mio carattere e della mia personalità e quindi devo ammettere che non mi conosco sino in fondo. Mi fa piacere aiutare gli altri, mi viene spontaneo, mi piace esser utile ai miei cari ma spesso anche a persone sconosciute. Frutto credo dell'educazione religiosa e fors'anche predisposizione. Amo molto la vita ma la sensibilità eccessiva mi porta a soffrire, una sofferenza morale che riesco a lenire ma non ad eliminare. Hai qualche consiglio per me? Grazie, abbracci.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 14/11/10 alle 19:25 via WEB
Mi sembra che tu sia sulla strada giusta che è quella dell'osservazione dei propri contenuti psichici e della ininterrotta ricerca nel proprio mondo interno ed esterno. Un abbraccio forte.
(Rispondi)
 
Squacchiarella
Squacchiarella il 14/11/10 alle 17:00 via WEB
E i genitori hanno un ruolo impotantissimo in quell che dovrebbero essere la coscienza di sè, la fiducia di sè, la sicurezza disè, un sano senso del Valore di sé e della propria identità...Ma, ancor più, nella nascità sociale...Una delle due ali che dovrebbero fornire al figlio per volare.A mio avviso dovrebbero costruire , con lui, la sua attitudine ad aprirsi all'altro, non so'lo fermandosi all'educazione,al'educazione al saluto...ma anche spronandolo a invitare a casa gli amichetti...Iscrivendolo in palestra, portandolo nelle cartolibrerie dove ci sono attività per bambini,(letture, teatrini, proiezioni di film o cartoni animati adatti alla sua età).Al fine di scoprirne gusti, attitudini, desideri, che non possono essere scoperti restando nel contesto familiare, almeno secondo me.O comunque facendolo uscire almeno un paio di volte alla settimana superando il loro egoismo e la loro pigrizia...Tenendo cioè presenti le esigenze di un essere umano che però non è ancora in grado di essere consapevole di esse, o di esprimerle.
(Rispondi)
 
Squacchiarella
Squacchiarella il 14/11/10 alle 17:24 via WEB
Davvero il carattere è ereditario?Ci sarebbe altro da aggiungere su questo?O no?
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 14/11/10 alle 19:19 via WEB
Carissima Gemma c'è moltissimo da aggiungere. Se si vuole discutere su base scientifica si deve ricordare che il termine "carattere" (che deriva dal greco e letteralmente significa "incisione") assume significati diversi a seconda della "scuola di pensiero" a cui si fa riferimento. Nel caso di specie: a) all'impostazione fenomenologico-intuitiva; b) all'impostazione psicoanalitica; c)alle "varianti psicodinamiche"; d) alle "varianti sociologiche di derivazione psicioanalitica"; e) alle "varianti di derivazioni psichiatrica" e DA ULTIMO 6) agli studi sperimentali sul carattere. Tanto premesso, per alcuni il carattere è determinato più su base ereditaria che su base ambientale per altri, al contrario, le influenze ambientali hanno il sopravvento. Ricerche classiche sui gemelli attribuivano più del 70% delle caratteristiche di temperamento e comportamento al patrimonio genetico. Invece uno studio italiano su 400 gemelli ha documentato che l' ambiente è più importante di quanto si pensasse. In conclusione, quanto pesano i geni? Non lo sappiamo con certezza scientifica.
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