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LA RIFLESSIONE DELLA SERA, PENSIERI, OPINIONI, COMMENTI, IDEE, SUGGESTIONI... PER UN NUOVO GIORNO

Post n°5031 pubblicato il 10 Dicembre 2010 da psicologiaforense

LA RIFLESSIONE DELLA SERA

 

CHIESE, MIGRANTI E POVERI

Ridare voce a chi è  emarginato dal sistema

Le Chiese di fronte ai poveri e agli stranieri non possono restare indifferenti, né possono limitare il loro impegno a un ruolo di supplenza di quanto dovrebbe essere svolto dalle istituzioni pubbliche. Per le Chiese la motivazione più autorevole per chiedere la tutela dei diritti dei migranti è costituita dalla Parola, quella della Bibbia. Così: "Non sfruttate né opprimete lo straniero, perché voi stessi siete stati stranieri in Egitto". E ancora:  "Non deviate il corso della giustizia a danno di uno straniero o di un orfano... non dimenticate che anche voi siete stati schiavi in Egitto e il Signore nostro Dio vi ha liberati di là". E, da ultimo, l'invito ad amare lo straniero: "…quando uno straniero si stabilirà nella vostra terra, non opprimitelo; al contrario, dovete amarlo come voi stessi. Ricordatevi che anche voi siete stati stranieri in Egitto".

Si può ritenere che la rimozione di questi e di altri passi biblici sia una delle ragioni per cui l'Europa che vorrebbe richiamarsi alle radici cristiane sta cedendo al nazionalismo e alla xenofobia. Di fronte alla tragica portata del sottosviluppo e alle tante responsabilità accumulate dal ricco Occidente, va certamente ripensata la cooperazione ai programmi di sviluppo, internazionali e, finanche alle organizzazioni non governative. Va avviata una cooperazione che metta al centro le reali esigenze dei popoli e dei poveri della terra, per una più equa distribuzione dei beni della terra e per uno sviluppo eco-sostenibile.

 

 
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Commenti al Post:
clara.limpidissima
clara.limpidissima il 10/12/10 alle 21:16 via WEB
in questo Paese che conosce la xenofobia e il razzismo; che dà voce a un partito della discriminazione legalmente riconosciuto e largamente votato dalle genti che hanno conosciuto in un recente passato l'emigrazione dei loro padri; che guarda con disprezzo ai poveri perché non consumano e non sono quindi funzionali alla legge del mercato e della pubblicità, osannata dalle forze alla guida, con larga maggioranza, dell'economia, della finanza e della politica
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psicologiaforense
psicologiaforense il 10/12/10 alle 21:33 via WEB
sì, infatti le norme in favore dello straniero ( che costituiscano una linea non marginale dell'etica biblica),hanno avuto qui scarsa applicazione nella catechesi e nella prassi
(Rispondi)
 
albatrosx69
albatrosx69 il 10/12/10 alle 21:46 via WEB
Forse colpa dello stato e delle istituzioni che tollerano il lavoro nero, la gente pensa che gli stranieri portano via il lavoro; non è cosi;vengono solo sfruttati perché chi di dovere non controlla e lo stato non da loro dignità fornendo innanzitutto alloggi decenti. Buona serata.
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ScrignoAntico
ScrignoAntico il 11/12/10 alle 00:21 via WEB
Piccola aggiunta in un contesto ben più importante: Stato dei diritti del tutto dovuto porta a questi scenari, troppo diffusi per accomunarli a semplici icone di colori poco chiari. Eppure la storia non è un'opinione ma sono frammenti di tempo dove lo stato dei diritti del tutto dovuto spezza quella storia che forse sarebbe non stupido ricomporla, dove diritti e del tutto dovuto porta in realtà alla negazione della storia e di questi diritti che io stesso ho oggi nelle mie mani, quegli stessi diritti che ho potuto usare a sfruttare per il mio futuro, perché c'è stato qualcuno che ha lavorato costruendo i diritti che ho oggi. Il mio bisnonno che non ho mai conosciuto, con il piccone spezzava la dura roccia per costruire la ferrovia, era la faentina che un giorno mi avrebbe portato verso il mio diritto allo studio, verso il mio diritto all'istruzione, verso il mio futuro... e chissà se si fosse immaginato che il suo prezioso lavoro mi avrebbe dato i miei diritti, concreti e tutt'ora ancora in piedi pronti per darli ad altri giovani, giovani che viaggiano ancora sulla ruggine rocciosa spaccata con la forza del lavoro. Non è un "Fascio", non è la prepotenza della Nazione, non è la Democrazia che si vota o si crede di votare, non è la prepotenza del "Comunismo" come non è il mondo "Libertino" ed "Anarchico", non è il cinismo dell' "Individualismo" o la forza del se, non è il sole dell'avvenire che come promessa restituisce la nebbia di una nuvola alta nel cielo pronta a calare. E' l'abbraccio di un uomo che tende la mano verso il futuro nel quale mi ha trovato, ed è stato il suo lavoro il mio diritto più caro, il mio diritto che ho saputo usare per proiettarmi nel futuro che oggi è il mio presente. Ed è sull'orma di un lavoratore che ho l'obbligo di semplice scelta di restituire e costruire ancora i binari di una ferrovia che tenteranno di abbracciare il futuro che non conoscerò. Così è la costruzione dei diritti in un vero paese fondato sul lavoro come bene più prezioso, così dovrebbe essere la riconoscenza di chi veramente è artefice dei diritti oggi nostri, dove c'è senso di pensare di costruire i binari che devono essere costruiti per permettere ad altri di costruirne altri. Così... il suo lavoro diventa il mio diritto e il mio lavoro diventa il suo diritto per costruire quell'immensa e infinita ferrovia che si chiama "umanità" o storia del mondo.
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fraeduardo
fraeduardo il 11/12/10 alle 20:59 via WEB
Può suonare utopico, ma nessuno è straniero in questo terra. L'altro è u dono venuto in mezzo a noi per far più festosa l'esistenza, e non come mano d'opera a basso costo in funzione della economia e al servizio della logica del profitto. Culturalmente, abbiamo accentuato, dalla modernità in poi, la centralità dell'ego fino a ridurre l'altro, con Fichte, a una identità al negativo: l'altro diventato un puro "non-io". La paura dell'altro ci ha portato all'omologazione, cioè a rapportare l'altro all'io (o al "noi" della logica etnocentrica) o alla sua emarginazione e cancellazione (genocidi e olocausti del Novecento; pulizia etnica in questi ultimi tempi). Il primato dell'io a detrimento dell'altro considerato strumento degli interessi dell'io o pericoloso e nocivo perché mette a rischio la nostra identità di cittadini europei. Ma il primato dell'io o del "noi" etnocentrico ci ha portato all'inferno. E se si ricominciasi invece del polo opposto? Non più dall'egoità, ma dall'alterità? Certo non è mai agevole incorporare una logica diversa, ma forse in questo cambiamento si cela il segreto della nostra sopravvivenza. Anzi direi che potrebbe essere l'unica possibilità di edificare un volto umano. Eccellente Blog. Invita a riflettere e a prendere sul serio la convivenza in tutti i campi. Complimenti!! Da Pescara un cordiale saluto. Pace e bene. Fra Eduardo
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