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PSICOLOGIA, SESSUOLOGIA, PSICOTERAPIE, SESSO, ETA' DELL'UOMO, SOFFERTA RELAZIONE TERAPEUTA-PAZIENTE,

Post n°5063 pubblicato il 20 Dicembre 2010 da psicologiaforense

PASSIONI E SOLITUDINI

(breve sintesi di un contributo della mia amica  Alessandra Graziottin)

Esplorare le proprie possibilità:
l'importanza del "why not"

Ci sono tre età nella vita dell’uomo. La prima è l’età del “why?”, il “perché?” interrogativo. Va dalla nascita ai 5 anni, quando il bambino si interroga continuamente sul mondo che lo circonda arricchendo il propro cervello e il proprio sapere di continue informazioni. Poi inizia l’età luminosa del “why not” (perché no?), l’unica età veramente creativa dell’uomo, dai 5 ai 10 anni, in cui il bambino esplora sempre più possibilità e più risposte, rispetto allo stesso problema. E poi inizia l’età della fine (del cervello e della creatività) quando cominciamo a ripetere “because” , il “perché” assertivo.
Tutto ciò richiama alla mente due tipi di pazienti, che differiscono nettamente nell’approccio alla malattia e alla sua cura. Al primo gruppo appartengono soprattutto giovani pazienti, con una caratteristica precisa: quando analizziamo insieme il loro disagio rispondono con un monolitico e lapidario: “Lo so”. Espressione che, nella sostanza, equivale al restrittivo “because”, nel senso di “Lo so, sono fatto così e non cambio”.
Al secondo gruppo appartengono i pazienti di ogni età, che invece dicono: “Provo a cambiare” (why not?), “Ci provo”, “Mi impegno”, “Voglio proprio venirne fuori”.
Dal punto di vista  terapeutico, quel “Lo so” è  un semaforo rosso, un segnale di allarme su una prognosi più riservata, proprio perché rivela quanto sarà scarso l’impegno personale. Nel caso, per esempio, di sindromi dolorose ginecologiche, la modifica degli stili di vita errati è fondamentale: basti dire che l’eliminazione dalla dieta di cibi cui la persona è intollerante o allergica può da sola ridurre il dolore del 40%, mentre l’eliminazione di abbigliamenti inadeguati può contribuire per un altro 10-20% . Ed ecco il risvolto pratico: le giovani donne che seguono il “why not”, e provano a cambiare tutti i fattori negativi, accelerano la guarigione. Nel caso della vulvodinìa, per esempio, il 32% guarisce completamente in tre mesi (di fronte ad un tempo medio di guarigione di nove).
Così in conclusione, tutti i cultori del “lo so” sprofondano gradualmente nella palude dell’inerzia fisica e mentale. Incapaci o non motivati a mettersi in discussione e a cambiare, scrivono da soli il proprio destino di infelicità, e non solo nella malattia
.

 
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Commenti al Post:
blu_angel33
blu_angel33 il 20/12/10 alle 20:25 via WEB
Ciao molto interessante ;) buona serata.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/12/10 alle 06:17 via WEB
Grazie. Ti faccio un mondo di auguri!
(Rispondi)
 
amorsognando
amorsognando il 21/12/10 alle 09:30 via WEB
Passo per caso, tornero' al piu' presto, questo blog e' quanto di piu'interessante abbia mai visionato. Buona giornata, Rosy
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/12/10 alle 06:21 via WEB
CARISSIMA ROSY, sei veramente gentile. Grazie per visita e commento. A prestissimo e AUGURI SINCERI DI GIOIA E DI SERENITA'
(Rispondi)
 
ambretta2009
ambretta2009 il 21/12/10 alle 20:29 via WEB
Non basta sapere, ma fortemente volere. In qualsiai campo, in qualsiasi situazione, la volontà è la migliore terapia.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/12/10 alle 06:40 via WEB
MIA CARA AMBRETTA, hai messo non solo il dito ma l'intera mano nella piaga perchè se è assolutamente vero che la volontà è una fortissima cura è anche vero che per esprimere la "volontà" bisogna che lo psichismo del soggetto non sia "paralizzato" da paure, ansie, inibizioni emotivo-affettive, nevrosi,depressione ecc... Invece, quando stai male, anche solo fisicamente, la psiche ne risente ed è indebolita dai fattori negativi che ho qui sopra elencato. E questi ultimi azzerano la forza di volontà. In questi casi, a volte, ci soccorre la parente povera della volontà che è l'ostinazione o, altre volte, quel dono prezioso che è la Fede. GRAZIE AMICA MIA PER AVER SOLLEVATO UN PROBLEMA COSI' IMPORTANTE. CIAO! A PRESTO!
(Rispondi)
 
pippo_217
pippo_217 il 24/12/10 alle 00:57 via WEB
Quel "lo so", mi ha colpito, lo dico spesso...
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/12/10 alle 06:16 via WEB
CARISSIMO PIPPO ciascuno di noi si difende come può. Ma anche la frase:“Lo so, sono fatto così e non cambio” a ben guardare è una ulteriore richiesta di aiuto al curante perchè si "faccia carico" del soffrente che in quel momento non è in grado di aiutarsi da solo. UN ABBRACCIO FORTE.
(Rispondi)
 
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