Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
finchè vita non vi separi
 

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umorismo e satira

 

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Messaggi del 03/08/2009

 

ATTUALITA',LIBERTA'& MANIPOLAZIONE GENETICA, ABORTO, EUTANASIA, IBERNAZIONE, NASCITA E MORTE, DELIRIO DI ONNIPOTENZA DELL'UOMO,

Post n°2633 pubblicato il 03 Agosto 2009 da psicologiaforense

E D I T O R I A L E  (UN PO' DIFFICILE): UOMINI,
FATTI, PROBLEMI....

NASCERE, VIVERE E MORIRE OGGI

L’UOMO, UN FASCIO DI...
DOMANDE

L'uomo è un animale incerto.
Nell'animale l'istinto e il mondo, a cui esso si adatta, sono vincolanti.
L' animale è un fascio di risposte. L'uomo è invece un fascio di doman­de. La sua azione non si adatta all'ambiente, lo trasforma.
Cosicché l'uomo non è mai in uno stato di perfetto equili­brio con la natura.
Non lo è nemmeno con la cultura, cioè con tutto ciò che è opera sua. L' ambiente umano è stato fatto dall'uomo: è costituito da azioni umane che si sono per così dire cristal­lizzate in cose. Queste cose obbediscono alla loro legge: leggi non umane ancor più rigorose di quelle della natu­ra ... La logica interna di questo mondo costruito e gover­nato dalla scienza e dalla tecnica ci spinge a pensare e ad agire come se tutti i nostri problemi potessero essere risol­ti dalla scienza e dalla tecnica ...

E’ in causa solamente il postulato implicito, secondo il quale tutto ciò che può essere fatto deve essere fatto. Fab­bricare bombe atomiche, andare alla conquista dello spazio, conservare in vita a livello vegetativo uomini la cui degradazione biolo­gica è irreversibile, e oramai, manipolare l'eredità genetica, correre o volare  alla velocità del suono, niente di tutto ciò costituisce in sè un bene assoluto.

 

 
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ATTUALITA', OMICIDI IN FAMIGLIA, RIFLESSIONI, PENSIERI, SUGGESTIONI,CRIMINOLOGIA, PSICOLOGIA, SOCIOLOGIA

Post n°2632 pubblicato il 03 Agosto 2009 da psicologiaforense

LA RIFLESSIONE

FAMIGLIE DI SANGUE

Non esistono delitti familiari imprevedibili. Chi si prepara a scatenare la sua furia omicida sui propri diretti familiari, sulla moglie, sul marito, sui figli, sui congiunti più stretti o più lontani, lancia, prima di questi letali eventi, una serie di messaggi che, se non vengono accolti e decodificati; se non si tramutano in attenzione, contenimento, soccorso nei confronti della persona che sta male, possono determinare quei drammatici avvenimenti che siamo soliti commentare, in cronaca nera, con grande turbamento ed orrore. La madre che ha ucciso la sua bambina soffocandola, aveva avuto già  problemi psichici. Non era dunque la persona più adatta a seguire DA SOLA, senza il sostegno di altre figure di riferimento familiare o sociale, una bambina di quella età. Una bambina ancora incapace di chiedere aiuto o di esprimere il proprio disagio, la propria paura, la propria angoscia a qualcuno. Quella neonata dipendeva «in toto» dalla madre e, forse, proprio la sua nascita può avere innescato, in lei, i meccanismi distruttivi che l'hanno portata ad eliminare la bambina, a toglierle il respiro di vita che gli aveva dato mettendola al mondo.
Quando, infatti, una donna emotivamente instabile partorisce spesso subentra una crisi depressiva «post-partum». Si tratta, insomma, di una persona «a rischio» che, dovendo affrontare il momento di naturale depressione di tutte le donne che partoriscono, può entrare in uno stato di confusione.
Intorno a questa donna che aveva già dato segni di disagio psichico dovevano pur esserci una serie di persone, dai parenti, al coniuge, agli amici, al medico curante. Poiché io credo che la responsabilità della vita e della crescita di un bambino non siano solo della madre che lo partorisce, ma anche di tutti coloro che, a vario titolo, sono presenti accanto alla madre e al suo bambino. Dove erano allora, i familiari della neonata? Dove erano i nonni? Dove erano gli amici di famiglia, la parentela? Dove era il vicinato quando questa signora ha caricato la sua piccina in macchina e ha iniziato la sua fuga dal mondo e dalla realtà? Perché chi l'ha notata, prima che salisse in auto, girare sotto casa, entrare nei bar, con l'aria di chi ha già perso la strada, di chi si è già inoltrato nel punto oscuro del bosco ove abita l'orco che uccide i bambini, non l'ha fermata per parlarle, per chiederle: «Come stai? Cosa posso fare per te».
A volte, è proprio l'indifferenza degli altri, la loro superficialità; è proprio la paura di coinvolgersi, di guardare in faccia il disagio e di prevenire il pericolo dell'orrore, a determinare un vuoto tale da spingerlo agli atti più inconsulti.

 
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Corsivo parte II, crisi della coppia, natura e cultura della relazione amorosa, donne che decidono la separazione,divorzio

Post n°2631 pubblicato il 03 Agosto 2009 da psicologiaforense

CORSIVO (PARTE SECONDA - vedi precedente post-)

CRISI DELLA COPPIA DI
MEZZA ETA'
 


ERA QUASI SEMPRE IL MASCHIO CHE SENTIVA IL BISOGNO, AD UNA CERTA ETA’, DI TROVARSI UNA AMANTE GIOVANE, MANTENENDO IL VINCOLO CONIUGALE........

Sempre di più sono invece, oggi, le donne che decidono,  di vivere da sole a cinquant'anni. Si tratta di donne psicologicamente e socialmente attive che, magari, hanno svolto già lavoro autonomo o dipendente e che si sentono in grado, a 50 anni, di promuovere se stesse, di rischiare di nuovo, di rischiare una nuova vita, avendo già svolto ruoli familiari di mogli e di madri che le mettono a posto con la coscienza.. Fino ad alcuni anni fa, la dipendenza economica oltre che l'atteggiamento sociale, diffusamente penalizzante nei confronti delle donne separate o single, aveva costituito, per molte di queste donne, decise a vivere da sole, un formidabile impedimento.
Le cose però, negli anni, sono cambiate. La donne sono in grado di mantenersi e scoprono quanto dolore, quanta indifferenza, quanta insensibilità maschile hanno dovuto tollerare; quanti compromessi hanno dovuto accettare per essere le uniche nel cuore del loro uomo e quanta fatica, quanto stress, questo ha comportato per loro. E non intendono più mettersi in simili gare. Scoprono se stesse; si prendono cura psicologicamente di sé; rivisitano l'infanzia, l'adolescenza; cercano di dare consistenza a progetti che avevano ma che la vita di coppia non ha consentito loro di sviluppare. Tornano a ricercare lavori e a fare esperienze creative. Molte trovano anche un amore giovane, per ritrovare l'energia di riscoprirsi, di cambiare. L'amore serve anche a questo! Altre, infine, scoprono nei figli nuovi alleati, nuovi amici. E, soprattutto, dichiarano che i loro figli maschi, quelli che loro hanno partorito e allevato, sono ormai «i soli uomini della loro vita. Per sempre». Stiano attenti però i figlioli maschi di queste donne a non farsi sedurre dalla magia di un amore materno che li scopre così uomini e perfetti cavalieri. Sono legami deliziosi, ideali. Edipici. Ma da evitare. Quanto alle single, a 50 anni, c'è poi da dire che le donne, senza dirselo e, a volte, senza saperlo neppure, sono spesso state «single» tutta la vita. Con un marito trasparente, assente, inesistente, accanto. Forse, ora le donne se ne accorgono e, grazie all'indipendenza economica, alla conoscenza e alla riscoperta di sé e del proprio corpo, possono anche vivere senza averlo in casa. Quel marito assente !

 

 
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ATTUALITA', VITA DI COPPIA, SEPARAZIONE, DIVORZIO, LASCIARSI A 50 ANNI, LA CRISI DELLA MEZZA ETA', AMORE,

Post n°2630 pubblicato il 03 Agosto 2009 da psicologiaforense

CORSIVO: LA CRISI DELLA COPPIA (PRIMA PARTE)

Insofferenza ai legami stabili di coppia

CAPELLI GRIGI E SMANIA DI "CAMBIAMENTI, AFFETTIVI, SESSUALI, ESISTENZIALI"

Ci sono vite di coppia così complesse, così difficili e prive di radicamento, che preparano i partners, sempre e comunque, a scegliere, alla fine, la separazione e la solitudine. Ci sono uomini e donne che vivono i rapporti di coppia come esercizi per imparare a distaccarsi dai legami sentimentali, affettivi, vissuti come dipendenze, come repliche di dolorosi copioni familiari infantili, ancora non superati e che impediscono alle persone di accedere a una vita sentimentale e sessuale, adulta. Autonoma. Una vita sentimentale e sessuale per la quale scegliere l'altro è un atto di incontro, l'espressione di una spinta emozionale che integra mente, corpo, immaginario e non una necessità, un bisogno impellente, la riparazione di un danno subito durante l'infanzia, o il riempimento di un vuoto.
Ci sono uomini e donne che, nel pieno della loro vita di adulti, verso i 50 anni, decidono, soprattutto oggi, di dire: «Basta!» ai legami stabili di coppia.

Basta, insomma, vivere con un partner; basta condividere il quotidiano iter della vita con una persona che ti dorme nel letto, ti circola in casa, si coinvolge nei tuoi stress o ti coinvolge nei suoi; sostiene o contrasta i tuoi successi; ha voce in capitolo sui tuoi pasti, i tuoi hobby, le tue letture, i tuoi ritmi di vita e, soprattutto, sui tuoi soldi. O, in genere, sui soldi che mandano avanti il menage, sia che appartengano a uno soltanto dei coniugi o a tutti e due.

SEGUE NEL PROSSIMO POST........

 
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