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Messaggi del 31/08/2009
Post n°2762 pubblicato il 31 Agosto 2009 da psicologiaforense
Internet Attacchi informatici e truffe in aumento
Pieno di trappole il web è a rischio Carte di credito clonate, conti in banca svuotati, dati segreti violati: la minaccia naviga sempre di più in rete. In Italia le frodi telematiche sono i reati che hanno subito il maggiore incremento nel 2007 rispetto al 2008 (+35,9%). Un trend che rispecchia quanto accade a livello mondiale, dove negli ultimi sei mesi gli attacchi informatici sono aumentati del 51%.
Post n°2761 pubblicato il 31 Agosto 2009 da psicologiaforense
Una farfallina racconta la storia delle foreste
Post n°2760 pubblicato il 31 Agosto 2009 da psicologiaforense
CORSIVO Twain, la libertà di parola è solo per i defunti Esprimere pubblicamente ciò che si pensa può avere in genere conseguenze molto nefaste, per questo gli unici che possono far uso impunemente del diritto di libertà di parola sono i morti. È la provocatoria tesi è contenuta in un inedito di Mark Twain (1835-1910), Nel breve saggio – dal titolo "Il privilegio dei morti", scritto nel 1905 l'autore esordisce affermando che «nella tomba si gode del diritto, di cui nessun vivente può fare uso: il diritto di parola». Secondo lo scrittore americano, «ci sono buone ragioni per tenere per sé un'opinione impopolare, poiché esprimerla può costare caro; può provocare la rovina economica ed esporre al pubblico ludibrio. C'è il pericolo di vedere allontanarsi gli amici, essere emarginati dai propri familiari o dalla società e vedere la propria casa evitata da tutti e trasformata in un luogo solitario. Ognuno conserva in seno l'una o l'altra opinione impopolare sulla religione o sulla politica». La ragione che spinge i mortali a far uso delle piccole viltà quotidiane è che «spesso tacciamo perché non siamo disposti a sopportare le gravi conseguenze di un'affermazione impopolare. Nessuno desidera essere odiato, nessuno ambisce a essere emarginato. Il desiderio di nuotare nel senso della corrente consente il successo dei partiti politici». Sulla base di questo stato di cose risulta inevitabile, per lo scrittore, che «la libertà di espressione è il privilegio dei morti, il diritto esclusivo dei morti, che possono affermare apertamente ciò che pensano senza ferire nessuno. Che cosa non verremmo a sapere, se solo potessero parlare!». Quindi Twain tira le somme e conclude: «Fa bene alla mia vecchia anima leggere queste righe e sono consapevole dei dispiaceri che con una pubblicazione arrecherei a me e ai miei. Per questo li lascio in eredità ai posteri. Nella tomba c'è la libertà di parola e i familiari non subiscono danni».
Post n°2759 pubblicato il 31 Agosto 2009 da psicologiaforense
Merita il carcere l'ex moglie che impedisce al marito di trascorrere l'estate col figlio minore come deciso dal giudice Il rifiuto di una madre affidataria di far trascorrere al proprio bambino le vacanze estive col padre, nel periodo stabilito dal giudice, è reato. In particolare, si configura la fattispecie incriminatrice di cui all’articolo 388 del Codice penale: mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Nel caso specifico, di una decisione del giudice civile relativa all’affidamento del figlio minore. Insomma, rischia il carcere l’ex moglie che ostacola gli incontri del marito col figlio anche se giustifica tale condotta con il fatto di evitare un trauma al bambino, restio ad allontanarsi per l’estate dal suo ambiente abituale. Tra i doveri del genitore affidatario, infatti, rientra quello di favorire il rapporto del figlio con l’altro genitore perché entrambe le figure genitoriali sono centrali e determinanti per la crescita equilibrata del minore. Per questi motivi la Cassazione con la sentenza 27995/09 ha confermato la condanna a venti giorni di reclusione, sostituiti con la multa di 760 euro, nei confronti di una donna che aveva rifiutato di far passare al suo bambino l’estate col padre eludendo così l’esecuzione del provvedimento giurisdizionale adottato in sede di separazione personale. Per la sesta sezione penale del Palazzaccio, infatti, non risulta alcuna situazione che rendeva impraticabile l’affidamento, sia pure temporaneo, del minore al padre. Situazione che, peraltro, avrebbe dovuto essere rappresentata tempestivamente dalla donna alla competente autorità giudiziaria per gli opportuni provvedimenti. «Ostacolare gli incontri tra padre e figlio - ha ricordato in chiusura la Cassazione - può avere effetti deleteri sull’equilibrio psicologico e sulla formazione della personalità del secondo» (AGI)
Post n°2758 pubblicato il 31 Agosto 2009 da psicologiaforense
RIFLESSIONE DELLA SERA PERCHE' SUI GIOVANI SI DICONO SEMPRE LE STESSE COSE?
"SIETE TUTTI UNA GENERAZIONE PERDUTA!"
Molto si è letto, a proposito di giovani, negli ultimi tempi. E altrettanto, di sicuro, si continuerà a leggere. È una questione di cicli biologici. Poco per volta, i giovani invecchiano e sentono il bisogno insopprimibile di interrogarsi - ma soprattutto di rispondersi - sui nuovi giovani che nel frattempo sono venuti al mondo per via del naturale succedersi delle generazioni: e di solito - impossibile non notarlo, di fronte alla perdurante produzione di articoli di fondo o di spalla, di prima o di terza, corsivi, commenti, inchieste, sondaggi e quant'altro - la tendenza è quella, classica, del «che schifo» e del «che ribrezzo», confortati dall'«ai nostri tempi» e dal «come eravamo meglio noi». Con toni ora didattici, ora paternalistici, e quasi sempre più o meno velatamente autocelebrativi, i giovani vengono salvo rare eccezioni descritti non solo come brutti, sporchi e cattivi - cosa che di per sè avrebbe anche un certo fascino, e non soltanto a partire dal Mucchio Selvaggio: basti pensare a certi personaggi di Hansun - ma anche come inetti, idioti, immaturi, ignoranti, infantili, imbecilli, ovviamente senza nè ideali nè valori nè ambizioni nè voglia di lavorare, e mammoni, pecoroni, cafoni: il peggio, insomma, di quanto sfornato finora dall'Umanità. Ma la cosa che colpisce di più al cospetto di tante e tali analisi e tac e radiografie non è il loro terrificante ancorchè prevedibile risultato, bensì la candida dimenticanza di qualsiasi memoria per così dire storica, seppure in senso meramente familiare o autobiografico. Possibile che nessuno tra i non pochi ex giovani esternatori si ricordi di come venti, trenta, quaranta o cinquant'anni orsono venissero dipinti a loro volta i giovani dell'epoca? Chi oggi ha appena passato l'esame cosiddetto di maturità certo non può avere termini di paragone: al massimo può cercare di farsi raccontare qualcosa dai suoi vecchi - qualora questi rammentino -, o forse leggere qualche vecchio libro. Da sempre, infatti, si tira innanzi a forza di conflitti: non esclusivamente balcanici, ma in primo luogo generazionali. Cambiano giusto il paesaggio e gli accessori. I giovani di Fitzgerald - per carità, nulla a che vedere con i coatti: ma grandi consumatori d'assenzio, in mancanza di ecstasy - dovettero sentirsene dire delle belle. Non possedevano ancora il telefonino, però pretendevano già la macchina. Non immaginavano di potersi bucare l'ombelico, però indossavano scandalose calze color carne. Non si dimenavano al rombo della techno, però si sfrenavano a ritmo di charleston. E naturalmente dovevano essere per gli estensori degli articoli e dei corsivi e dei commenti del tempo assai maleducati e privi di ideali e di valori e di ambizioni e di voglia di lavorare, oltre che inetti, immaturi, ignoranti eccetera. Ascoltavano Al Jolson, mica Schoenberg, e per certe loro stravaganze venivano considerati alla stregua di selvaggi. Vista l'epoca, soprattutto le ragazze: che portavano i capelli tagliati alla maschietta, invece che come oggi colorati di blu. Ci pensò Gertrude Stein a coniare in esclusiva la celeberrima sentenza: «Siete tutti una generazione perduta», disse un giorno a Hemingway con evidente disgusto. Si era nel 1925. Il punto però è un altro, in realtà. E cioè che per fortuna i giovani non ci si riconoscono, in ciò che si scrive di loro sui giornali. Perchè «i giovani » non sono «i giovani », ma tanti singoli individui, ciascuno con un nome e una storia magari comuni ma in ogni caso personali. Leggendo i giornali di questa estate del 2009, pare che i giovani d'oggi siano annoiati, indifferenti, nichilisti, e che non abbiano scopi da raggiungere. Che incapaci di distinguere tra bene e male, in bilico sull'abisso della disperazione, ignorino ogni limite e ogni norma. Be' non c'è granchè di nuovo: delle stesse cose scriveva già Dostoevskij, ne I Demoni. Il titolo è inquietante. Ma il libro è del 1871.
Post n°2757 pubblicato il 31 Agosto 2009 da psicologiaforense
LA FOTO DEL GIORNO La preghiera.Un musulmano kosovaro prega all'interno della moschea di Pristina (Ap).*********** VEDI: "Le anime morte di Pristina" http://www.repubblica.it/online/fatti/guetta/guetta/guetta.html
Post n°2756 pubblicato il 31 Agosto 2009 da psicologiaforense
CORSIVO BREVE L'AMICIZIA TRA DONNE: UN TEMA NARRATIVO COMPLESSO Da non troppi anni è nata tra le donne un'intesa di natura intellettuale. Oggi ci si trova a lavorare insieme o a fare qualche attività in comune e questo alimenta vene inedite di racconto. Invece, per secoli, ci si è ritrovate solo tra le quattro mura di casa. E la vocazione femminile a far da crocerossina ha fatto scorrere fiumi di letteratura, con le amicizie che si cementano di fronte alle malattie, alle morti. Possibile che la linfa arrivi soprattutto dal dolore? Le donne hanno instaurato rapporti di solidarietà nei momenti più difficili. Invece per gli uomini la complicità è vittoriosa, prelude anche all'affermazione e alla scalata mondana. Nelle donne la complicità non è foriera di grandi successi. Anche Thelma e Louise, nel film omonimo, quando alla fine muoiono, non sono solo due donne in fuga dalla legge, sono le vittime di un'amicizia impossibile.
Post n°2755 pubblicato il 31 Agosto 2009 da psicologiaforense
SECOLI DI BELLEZZA: IL LATO B Il particolare dei glutei de Le Tre Grazie, scolpite dal Canova nel 1812-1816, riprende l'ideale di bellezza occidentale coniato dall'arte classica greca. Venere, infatti, dea della bellezza era anche detta callipigia, cioè "dalle belle natiche". Ma questo è solo un punto di vista, che non troverebbe conforto negli occhi di una tribù africana, i boscimani: per loro la donna deve avere natiche e glutei ipertrofici perché venga scelta come moglie. Nell'islam, invece, il didietro deve essere bianchissimo e abbondante, in modo che rappresenti la purezza della luna e contemporaneamente dia un senso di equilibrio quando le dimensioni della pancia gravida aumentano il volume del ventre (focus).
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49