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Messaggi del 17/05/2010
Post n°4200 pubblicato il 17 Maggio 2010 da psicologiaforense
EDITORIALE DELLA NOTTE
Il dominio pornografico..... l'ultima droga. PREFERISCI ESSERE IL FORMICHIERE O IL GIAGUARO?
La pornografia su Internet e il suo impatto sulla mente. Pornografia, sesso e femminismo. Pornografia: analisi ideologica e individuazione del meccanismo di funzionamento.
![](http://images.corriere.it/Media/Foto/2009/01/10/LAP_3.jpg)
Una grande ambiguità è insita nell'analisi sulla pornografia e su chi la pratica. Le femministe da anni combattono questa industria sostenendo che è l'esempio peggiore di mercificazione della donna. Le ballerine nei locali di strip tease, che esibiscono i loro organi sessuali di fronte ai clienti, sarebbero ridotte a puri oggetti del desiderio maschile. E' possibile anche l'interpretazione opposta. Il voyeur, seduto al suo tavolino, sarebbe come un trovatore medievale che deve contemplare e non sfiorare il corpo nudo della castellana, fino a umiliarsi in questo esercizio di autocontrollo. Due conclusioni antitetiche, e altrettanto fasulle, secondo me. Perchè nessuna donna è mai puro oggetto, e nessun uomo totalmente cavalier cortese. Nell'interpretazione del porno c'è in gioco una millenaria e naturale separazione sessuale, un misto di curiosità e frustrazione. Da sempre l'uomo vuole cercare di guardare nel mistero della vita, nell'organo femminile da dove è uscito, per scoprire regolarmente che là dentro non c'è proprio niente in grado di dargli risposte soddisfacenti. Per trovare qualcosa di nuovo nell'ambiguo mondo del porno, si può occhieggiare agli usi degli sherente. In una grande cerimonia, ricca di simbologie, gli indiani sherente si travestono da giaguari e formichieri. Il primo è un animale socievole, che ama gli eccessi, i piaceri della vita, il sesso e il cibo, ma è destinato a morire in fretta. Il secondo è pacifico, lento, solitario, quasi non si nutre nè si accoppia, e sembra vivere in eterno. Il giaguaro è imbattibile, ma muore in fretta; il formichiere è pacioso, ma non muore mai. Chi preferire? Gli indiani sherente si mascherano da giaguari. E' più divertente. Ma anche più realistico. In fondo, se ci pensiamo bene, non c'è scelta. Siamo sulla Terra, non in Paradiso. La nostra vita è divertente, ma limitata. La pornografia, nel modello simbolico che stiamo esaminando , opta invece per il formichiere. Non si comporta come il giaguaro che lotta, conquista le femmine, si riproduce credendo nella forza della seduzione (legata inscindibilmente al pudore e alle censure sociali). No, sceglie di stare isolato, di guardare un sesso virtuale conquistabile senza sforzi, semplicemente visionando una cassetta, sfuggendo all'impulso naturale di cercare la donna per riprodursi e trovare l'eternità nella propria progenie. Al di là delle menzogne, degli schematismi intellettuali, nel trionfo della pornografia moderna si annida il conflitto tra eros e thanatos. In futuro, quando gli uomini capiranno che il sesso non si riduce ai suoi organi e quando le donne si riconcilieranno con questi organi, si apriranno nuovi orizzonti. Io intravedo la possibilità che la pornografia diventi un semplice accessorio della vita quotidiana, più attraente, molto meno volgare e violenta, più aderente ai desideri individuali. Qualcosa come gli scacchi, da giocare con grande gusto a patto che nessuno si metta in testa di essere sul serio un alfiere o una regina.
Post n°4199 pubblicato il 17 Maggio 2010 da psicologiaforense
LA RIFLESSIONE DEL POMERIGGIO Gli anni dell'inquietudine: adolescenti tra dipendenza e libertà.
Sono migliaia gli adolescenti che, ogni anno, si «allontanano volontariamente da casa». Così, oggi, si chiama la “fuga” dei ragazzi dalle loro famiglie. Una fuga che, spesso, nasconde disagi profondi: dei ragazzi stessi, della loro crescita, della loro identità e formazione, o della famiglia e dell'ambiente sociale e culturale dal quale provengono. Dietro la fuga da casa di ragazzi e ragazze, poi, c'è spesso il bisogno di staccarsi, anche in modo duro, netto, traumatico, dalle famiglie d'origine; di segnalare ai genitori un bisogno di autonomia, di indipendenza che nasce dal desiderio di ricercare, di sperimentare in libertà, di conoscere se stessi e gli altri in modo diretto e correndo, magari, anche dei rischi. Si tratta di esigenze spesso normali che, però, i ragazzi sentono essere loro inibite dagli atteggiamenti ansiosi, autoritari, iperprotettivi o semplicemente troppo prudenti dei genitori. A volte, invece, dietro la fuga da casa dei ragazzi ci sono una protesta e una rabbia legate a frustrazioni e aggressioni a violenze e ad abusi vissuti, direttamente o indirettamente in famiglia, a motivo dei comportamenti dei genitori tra loro o con i figli. “Andare a vivere da soli”, per certi ragazzi europei, è normale già a 15-16 anni: rappresenta un momento di “iniziazione” alla vita personale, alle amicizie, alle scelte, alle sfide, ai confronti, agli incontri, ai pericoli della vita. Che dire, dunque? Soltanto che, assai spesso, a 16 anni si è ancora troppo giovani e inesperti per affrontare gli impegni, le difficoltà e le tante libere espressioni della vita. Non è così però, per esempio, per chi è cresciuto male o troppo in fretta; per chi è andato a lavorare già da bambino; non è così per chi è emigrato in un paese non suo. Non è così per chi, in casa ha dovuto misurarsi con problematiche affettive, economiche, di salute dei genitori o dei parenti. Insomma a volte i ragazzi vengono ritenuti troppo piccoli per affrontare difficoltà quando poi invece sono assai spesso gravati di responsabilità fin troppo grandi per loro. Per tutelare, dunque, veramente i bambini e gli adolescenti, è necessario che gli adulti siano veramente loro dei responsabili; coscienti dei loro limiti e delle loro possibilità; alleati tra loro e capaci di stabilire alleanze con chi sa consigliarli quando non riescono a capire o a dialogare con i loro figli. Così, Veronica e Yina, con i loro 15 anni in fuga, non sono come Thelma e Louise! E se per caso pensano di diventarlo, proprio noi adulti dovremo saper ascoltare e comprendere il perché!
Post n°4198 pubblicato il 17 Maggio 2010 da psicologiaforense
La nuova miss America è musulmana ![](http://www.apcom.net/bin/content_3/TopNews/imgs/C_3_TopNews_88521_foto.jpg)
Occhi scuri, capelli neri, 24 anni, nata nel Michigan, ma di origini libanesi: Rima Fakih è la prima donna di religione islamica a diventare Miss America. La ragazza è stata incoronata domenica sera da Donald Trump al casinò Planet Hollywood di Las Vegas. La candidata, che ha superato le 50 pretendenti al titolo di Miss Usa 2010, rappresentava lo stato del Michigan e non era tra le favorite nel concorso. Rima è entrata nella storia, essendo la prima musulmana e americana a essere eletta la più bella del Paese. Il concorso si svolge ogni anno dal 1952. Entusiata il direttore del comitato arabo-americano contro la discriminazione: «È un momento storico. Dimostra la grandezza dell'America e che ognuno ha una possibilità per farcela». ![](http://images.corriereobjects.it/gallery/Cronache/2010/05_Maggio/missamerica/1/img_1/miss_07_672-458_resize.jpg)
Post n°4197 pubblicato il 17 Maggio 2010 da psicologiaforense
Giappone, primo matrimonio al mondo celebrato da un robot ![](http://www.ilgazzettino.it/FotoGallery_IMG/HIGH/20100516_4520_robo3.jpg)
I-Fairy: è questo il nome del robot che ha celebrato le nozze di una coppia di giapponesi a Tokyo. Lo riferisce la Bbc online, titolando «Una coppia ha detto "I dos" davanti ad un robot», giocando con la formula di rito per il «sì» («yes, I do») ed il nome del leggendario sistema operativo della Microsoft, MS-DOS.
Tomohiro Shibata e Sakoto Inoue hanno deciso di farsi sposare da I-Fairy perché «sono i robot ad averci fatto incontrare».
Entrambi lavorano infatti nell'industria cibernetica giapponese. Il matrimonio è stato celebrato nella sala di un ristorante della capitale giapponese.
Post n°4196 pubblicato il 17 Maggio 2010 da psicologiaforense
RIFLESSIONE DEL MATTINO (segue dal precedente editoriale, VEDI!)
IL PRESIDENTE "DIVERSO"... CI SALVERA'? TEMO DI NO! ![](http://africanink.files.wordpress.com/2009/07/michelle-obama-barack-obama-inauguration-ball.jpg)
Nei manifesti ostili e in numerosi discorsi dell'opposizione e di giornalisti astiosi, Obama appare come un alieno comunista, ma secondo ME è altra la colpa che gli viene imputata: non il socialismo ma il suo essere afro-americano, meticcio, dunque antiamericano (Washington Post 6-8-09). Su Facebook è apparso un sondaggio che chiede se Obama debba o no essere ucciso. Con risposte a scelta tra «sì-no-forse» è «sì, se taglia la sanità». Tutto questo il Presidente nero non l'ignora. Sappiamo che l'ha messo in conto fin dalla candidatura. Ciononostante insiste: nel voler trasformare il proprio paese, nel dire che da una specie di conversione urge ricominciare. Per questo la parola è tanto importante: perchè disturba, scavando. Chi a Oslo ricompensa questa cocciutaggine sembra anche tremare per la sua vita. Chi dice che il premio giunge troppo presto non sa quel che dice e che accade, è cieco alla campagna di odio disseminata negli Stati Uniti. Obama impersona l'America complicata, che diffida di sè. Non la nazione di Bush che si compiace nel parlar perentorio e approssimativo, ma l'America della grande contorta letteratura, della musica, del cinema, che ragiona sottile e resuscita le parole di John Quincy Adams, il segretario di Stato che nel 1821 dice: «L'America non si avventura nel mondo in cerca di mostri da abbattere. Essa auspica la libertà, l'indipendenza di tutti. È campionessa solo della propria libertà, indipendenza. Si batte per grandi cause con la compostezza della sua parola e la benigna simpatia del suo esempio. (...) Potrebbe divenire dittatore del mondo: non sarebbe più padrona del proprio spirito». Obama dice spesso che la sua ascesa è frutto di americani come Reinhold Niebuhr, un autore che stima per aver raccomandato al paese non il messianesimo politico ma l'umile consapevolezza dei propri limiti. Solo una cultura di questo genere poteva permeare le svolte del Presidente. Solo in un'America simile, la discendente di un'adolescente schiava nera stuprata da un padrone bianco poteva divenire first lady degli Stati Uniti. I gesti e la parole possono molto. Creano storie e cammini nuovi. Willy Brandt che il 7 dicembre 1970 cade d'un tratto in ginocchio di fronte al memoriale del ghetto distrutto di Varsavia non aveva ancora riconosciuto la linea Oder-Neisse tra Germania e Polonia. Quel gesto cambiò tutto, prima che lo scabro itinerario cominciasse
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49