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Messaggi del 21/05/2010

 

ULTIMISSIMO MINUTO (sono le 20.30): CATTURATE DINO VIVO O MORTO, E' UN PERICOLOSO RICERCATO, ESPELLETELO DALL'ITALIA

Post n°4218 pubblicato il 21 Maggio 2010 da psicologiaforense

NOTIZIE IN ESCLUSIVA: ORSO DINO, IN CODICE M5, PER GLI AMICI " NO GLOBAL"

«L'orso Dino dev'essere catturato vivo o morto»

 

 

L’orso Dino, che da qualche tempo vive sull’Altopiano di Asiago, dovrà essere catturato e allontanato dal territorio nazionale, come un clandestino senza documenti (DINO HA TUTTI I DOCUMENTI BUROCRATICI, VETERINARI, ECC.. IN PERFETTA REGOLA ) oppure ucciso, pur nel rispetto delle norme europee, nazionali e interregionali esistenti (sic! sic!sic!). È questa la decisione assunta POCHI ISTANTI FA  da un vertice tecnico-istituzionale, che si è tenuto oggi, presenti, tra gli altri, l’assessore regionale alla protezione civile e caccia del Veneto Daniele Stival, rappresentanti della prefettura di Vicenza, delle province di Vicenza, Verona e Belluno, amministratori locali, esperti del settore.

SU DINO NON E' STATA ANCORA POSTA UNA TAGLIA MA LO SARA' QUANTO PRIMA........

 

 

 
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STORIE, STORIELLE, STORIACCE: IL CASO CLINICO STRAORDINARIO, PEDOFILIA, PSICHIATRIA, PSICOLOGIA, NEUROLOGIA,

Post n°4217 pubblicato il 21 Maggio 2010 da psicologiaforense

STORIE,STORIELLE,STORIACCE

E' LA PRIMA VOLTA AL  MONDO: TOLTO IL TUMORE AL CERVELLO IL PROF. NON E' PIU' PEDOFILO!

 

Un maestro di scuola di circa 40 anni avvertiva pulsioni sessuali incontrollabili. Aveva provato a frenarsi, ma senza risultati. Quindi si era messo a frequentare i siti di internet specializzati in pedopornografia, aveva iniziato a cercare prostitute, e alla fine si era ritrovato a molestare i suoi stessi allievi. L'uomo, sentiva perfettamente che il suo comportamento era inaccettabile, ma il "principio del piacere" scavalcava ogni tentativo di ritegno. Quando la moglie aveva scoperto la storia, lo aveva denunciato. Un giudice lo aveva condannato per molestie sessuali, lo aveva fatto cacciare da casa, e lo aveva costretto a sottoporsi alle cure tradizionali contro la pedofilia. Per evitare la prigione, l'uomo aveva accettato di frequentare un programma in dodici punti gestito dall'organizzazione Sexaholics Anonymous, allo scopo di riabilitarlo. Ma era stato cacciato dopo pochi giorni, perchè non era riuscito a trattenersi dal fare proposte sessuali alle terapiste, alle compagne di corso e ai loro figli. A quel punto, quindi, era scattata la sentenza per la pena detentiva. La sera prima di finire in carcere, il pedofilo si era presentato in ospedale, dicendo che avvertiva forti dolori alla testa. I medici lo avevano sottoposto  ad un esame di risonanza magnetica, che aveva rivelato la presenza di un tumore grande come un uovo nel lobo destro della corteccia orbifrontale. I neurologi Swerdlow e Burns lo avevano operato, rimuovendo il tumore, e sette mesi dopo i comportamenti pedofili erano completamente spariti: il maestro aveva completato con successo il programma di Sexaholics Anonymous ed era tornato a casa. Dopo alcuni mesi, pero', aveva ricominciato a molestare bimbi. Sentiva ancora dolori alla testa e la risonanza magnetica aveva scoperto una ricrescita del tumore. Era stato operato di nuovo, e di nuovo le pulsioni sessuali incontrollabili erano sparite. La regione cerebrale colpita dalla malattia è quella collegata al giudizio, il controllo degli impulsi e il comportamento sociale, ma non ha grandi effetti sulla salute generale della persona e quindi gli eventuali danni possono passare inosservati. In sostanza, un pedofilo potrebbe avere problemi fisiologici (non necessariamente un tumore o altra patologia grave) nel lobo destro della corteccia orbifrontale, che causano il suo comportamento, e non saperlo La scoperta potrebbe rivoluzionare gli studi sulla pedofilia e favorire nuovi rimedi.

QUESTA LA STORIA. OSSERVO IO CHE “UNA RONDINE NON HA MAI FATTO PRIMAVERA”.

 

 
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LA RIFLESSIONE DEL POMERIGGIO, ABUSI SESSUALI, PEDOFILIA, INCESTO, VIOLENZE, CAPPUCCETTO ROSSO, PELLE D'ASINO

Post n°4216 pubblicato il 21 Maggio 2010 da psicologiaforense

LA RIFLESSIONE DEL POMERIGGIO


FIABE, STORIE, FANTASIE...
E DRAMMATICHE REALTA': "CAPPUCCETTO ROSSO"
E "PELLE D'ASINO"


ABUSI SESSUALI, PEDOFILIA, PRETOFILIA, INCESTO

 


Sappiamo da tempo che le fiabe, mentre in apparenza raccontano storie di re, di principesse e di figli di re, in realtà trasmettono messaggi che agiscono sull'inconscio dei bambini (e anche degli adulti che le raccontano), e li aiutano a superare i loro problemi, ed i conflitti che possono riguardare il rapporto dei bambini con se stessi, con i fratelli, con i genitori. Detto questo, ci sono due fiabe, Cappuccetto Rosso e Pelle d'asino,  che diffondono messaggi  del tutto particolari anzi, sono veri e propri avvertimenti. Tanto che, in questi ultimi anni, la storia della bambina vestita di rosso che incontra il lupo cattivo che se la mangia, è stata spesso usata e divulgata anche nelle scuole, in altre nazioni e in Italia, come monito ai bambini perchè non si fidassero degli sconosciuti: come metafora per metterli specificatamente in guardia contro violentatori e abusatori sessuali. Sono persino nati alcuni Centri che si chiamano proprio «Cappuccetto Rosso», e che si prefiggono di salvaguardare i più piccini dai cattivi lupi che vorrebbero abusare di loro. Al contrario, non risulta che, per proteggre i bambini, ci si sia serviti della fiaba di Pelle d'asino, che racconta una storia simile ma molto più grave: qui è infatti un padre che, adducendo giustificazioni speciose, vorrebbe commettere l'incesto con la propria figlia adolescente. Si può capire che in casa possa risultare difficile raccontare questa storia ai bambini. Ma perchè non si utilizza ad esempio nelle scuola la storia di Pelle d'asino, e perchè non sono nati dei Centri che si chiamano «Pelle d'asino», e che si ripromettono di difendere i figli, bambini e adolescenti (soprattutto le femmine) dagli abusi sessuali intrafamiliari? Il discorso su queste fiabe consente in realtà di introdurre due considerazioni: la prima è che per troppo tempo non si è avuto il coraggio di parlare e dire (come si incomincia a fare soltanto oggi) che circa il 90% degli abusi sessuali avvengono in famiglia, a opera di parenti molto stretti, in primo luogo il padre, poi i fratelli e gli zii, ma anche i nonni e le nonne, e persino le madri (queste ultime poi, hanno anche il grave torto di non impedire la violenza, e non denunciare il padre abusatore). La seconda considerazione è che proprio questa fiaba conferma, se mai ve ne fosse bisogno, che gli abusi sessuali intrafamiliari non sono fatti che accadono soltanto oggi, ma sono sempre avvenuti (la fiaba è stata pubblicata da Perrault nel 1697), e che accadono spesso anche nelle migliori famiglie: non a caso il padre incestuoso della fiaba Pelle d'asino è addirittura il re di un grande e ricco paese. Ciò che è cambiato negli ultimi tempi è che i bambini hanno finalmente la possibilità di parlare, e soprattutto che c'è oggi qualcuno disposto a prestar loro fiducia. Il prossimo passo sarà quello di rendersi conto che i bambini non appartengono ai genitori nel senso che essi possano farne quello che vogliono, neppure se sono re e se dichiarano di comportarsi in quel modo per amore, come il re della fiaba di Pelle d'asino. Che forse, sarebbe il caso di leggere o raccontare, e discutere nelle scuole, ma anche ai genitori. Senza accusare nessuno, beninteso, ma tanto così, a scopo preventivo.

 

 
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antropologia , comportamento , danze rituali , maschere, nuova irlanda, riti funebri, tradizioni, costume. società

Post n°4215 pubblicato il 21 Maggio 2010 da psicologiaforense

L'alba dei morti viventi


L'uomo che vedete deve aver subito un lutto recente. Nel suo paese, l'isola di Nuova Irlanda, in Papua Nuova Guinea, i cari scomparsi non si commemorano lapidi e corone di fiori. Ma con maschere di legno intagliate a mano, chiamate malagan (nella foto). Per ogni parente o amico scomparso gli uomini del posto realizzano una maschera dai tratti antropomorfi, animaleschi (serpenti, coccodrilli, maiali, cani, pesci) o simbolici (Sole, Luna). E all'alba di un giorno concordato, tutto il villaggio si ritrova in riva al mare per danzare e mostrare pubblicamente il risultato di tanto lavoro: tra un ballo e l'altro le maschere vengono radunate in un edificio, la "casa dei malagan", e sfoggiate con orgoglio davanti all'intera comunità.

 
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