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Messaggi del 25/05/2010

 

LA RIFLESSIONE DELLA NOTTE

Post n°4235 pubblicato il 25 Maggio 2010 da psicologiaforense

UOMINI SENZA....

 

Dice sempre: «Non sono un disabile, é solo che non ho le gambe». E a forza di dirlo ha finito per cambiare la realtà, adeguandola alle sue parole. Oscar Pistorius, biondo, sudafricano, con quel cognome da professore di Harry Potter, ha vent'anni e non é un disabile: é solo che non ha le gambe. Gliele hanno amputate quand'era piccolo e da allora ha cominciato a correre in groppa alle protesi. Sempre più forte, fino a tagliare il traguardo dei 400 metri in 46 secondi e mezzo, tempo da Olimpiadi nella gara di chi le gambe le ha ancora. Le gambe e poco altro, se é vero che sono stati proprio alcuni di questi atleti «normodotati» a chiedere alla federazione mondiale di escludere Pistorius dalle loro corse: le esili grucce al carbonio, rendendo più elastica la sua falcata, lo avvantaggerebbero rispetto ai legittimi possessori di alluci e polpacci. Quanto é più facile commuoversi davanti alla diversità che accettarla, soprattutto quando non ci viene incontro con il ricatto della commiserazione, ma guardandoci sportivamente negli occhi. Eppure l'impari sfida fra il sogno di Pistorius e la grettezza dei suoi avversari contiene anche un risvolto ironico: se dei corridori ubriachi di doping hanno paura di misurarsi con un paio di piedi d'acciaio, significa che per la prima volta sono loro a sentirsi in una posizione di svantaggio. Chissà se accetterebbero di fare cambio. Ma tanto sarebbe Pistorius a rifiutarlo. Specie se di quei tipi, oltre le gambe, fosse costretto a prendersi anche la testa.

 

 
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TESTI E PRETESTI, CULTURA, SCIENZA, GAMBE DELLE DONNE, POESIA, MONTALE, SENSUALITA', ALGORITMI, FASCINO, ORMONI, MODE, ARTE

Post n°4234 pubblicato il 25 Maggio 2010 da psicologiaforense

LE GAMBE DELLE DONNE


 

Una ricerca  ha dimostrato che ogni uomo sbircia almeno otto donne nel corso di una giornata, per due minuti l'una, ovvero sei mesi in un'intera esistenza. L'occhiata galeotta parte dal seno, scivola poi su gambe e sedere. È un istinto irrefrenabile. Che ha spinto culture, religioni, mode da migliaia di anni a esaltare le gambe e velarle, addobbarle e levigarle, venerarle e censurarle. Nell'“Uomo che amava le donne”, il bellissimo film di Truffaut, il protagonista malandato in ospedale ci lascia le penne per inseguire l'ultimo paio di gambe che vede, quelle di un'infermiera: per tutta la vita ha sostenuto che le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia. A proposito di matematica, un serio scienziato ha calcolato la formula delle gambe perfette con un complicato algoritmo che tiene in considerazione misure, circonferenze, lucentezza della pelle. In base al suo teorema, le migliori sono quelle di Jennifer Aniston. Un altro scienziato ha determinato la misura ideale dei tacchi, appendice necessaria quanto le calze alla bellezza d'una gamba. Se le formule funzionassero i personal trainer, i chirurghi plastici, gli ingegneri di collant sarebbero felici. Ma ingabbiare il fascino negli algoritmi è pura follia. Basta scorrere le classifiche per rendersi conto che non ci sono misure, nè proporzioni che tengano. Piacciono sia i trampoli sterminati di Elle Macpherson (1,83 cm), sia quelli più ridotti della Aguilera (20 centimetri più bassa). Le gambe delle donne non si reggono sui numeri (anche se la smorfia del Lotto ha deciso che sono il 77) ma sull'allegra anarchia degli ormoni, delle mode, delle arti. E non c'è bisogno di sfogliare gli annali di “Playboy> >, con la geniale invenzione del paginone centrale, per rendersene conto. Si puo' prendere un libricino meno appariscente. “Le Occasioni” di Montale. Contiene una bellissima poesia d'amore intitolata “Dora Markus”. Nacque da un biglietto spedito nel 1928 da Bobi Bazlen: “A Trieste, loro ospite, un'amica di Gerti, con delle gambe meravigliose. Falle una poesia. Si chiama Dora Markus”. Allego' anche una fotografia, dove s'intravvedono due gambe slanciate, coperte da una gonna che arriva poco sopra il ginocchio, e un paio di scarpe con cinghietto alla caviglia. Montale non conobbe Dora Markus. Ma non scordò mai la fotografia. Quarant'anni dopo la conservava ancora, un po' più sbiadita, senza l'angolo sinistro. Erano gambe magnifiche. Esprimevano la perfezione della bellezza, ma anche l'“irrequietudine” d'un animo femminile, e il male del vivere che sempre si sposa all'amore e al desiderio

 

 
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FERMIAMO LA NOTIZIA

Post n°4233 pubblicato il 25 Maggio 2010 da psicologiaforense

Gregoraci: yacht sequestrato? Il nostro Nathan piange sempre


"Da quando siamo stati costretti ad abbandonare il nostro yacht il piccolo Nathan Falco piange spesso, non è più tranquillo e sereno come prima". Così Elisabetta Gregoraci, in un¹intervista al settimanale ’Diva e donnà, in edicola domani, parla di quello che definisce un "terribile incubo" vissuto dopo il sequestro da parte della Guardia di Finanza dello yacht ’Force Bluè sul quale viveva con il figlio di due mesi e il marito Flavio Briatore. Il sequestro è avvenuto nell’ambito di un’indagine su Briatore per contrabbando e frode fiscale. "Il nostro bambino è quello che ha risentito di più di questa situazione, di questo brusco cambiamento. Da quando siamo usciti dalla clinica di Nizza dove ho partorito, ha vissuto a bordo dello yacht: ora non è più tranquillo e sereno come prima, sente la mancanza della sua cameretta bianca, dei suoi spazi, che lo hanno protetto fin dai primi giorni", conclude Lady Briatore.

 
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