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Messaggi del 10/06/2010

 

EDITORIALE DELLA NOTTE: NON CI RESTA CHE PIANGERE?

Post n°4315 pubblicato il 10 Giugno 2010 da psicologiaforense

L'EDITORIALE DELLA NOTTE

Gli uomini italiani sono i più piagnoni del mondo. Le donne no!


Maschio latino, lacrima facile...


BATTISTI e Mogol non ci hanno poi svelato la soluzione dell'enigma, ovvero se Anna avesse mai visto un uomo piangere. Statisticamente è difficile che non le sia mai capitato: una recente indagine in arrivo dall'Olanda sostiene che, fra ventisette Paesi sondati, proprio l'Italia è quello i cui cittadini maschi hanno più facilmente le lacrime in tasca. Un popolo di Stanlio? Magari. Prigionieri del passato, come Benigni e Troisi in  "Non ci resta che piangere"? Già più verosimile. Decisamente piagnoni e frignoni? A rispondere di sì, finiremmo per singhiozzarci addosso ulteriormente, piangendo sul pianto versato. Proprio perchè l'indagine non pare così inattendibile, converrà al contrario trattenere il magone, e farcela passare cantando "Ho visto un re" di Fo e Jannacci, la canzone dove piangono monarchi, possidenti e prelati. Tutti, tranne i servi della gleba alias villani, consci del loro destino: "sempre allegri dobbiamo stare, che il nostro piangere fa male al re". Non c'è un pianto solo: c'è il baratro di (chiamiamola così) sfiducia, quello in cui sprofondò quel famosissimo giocatore dopo il rigore mancato in mondovisione; ma c'è anche il pianto sportivo di commozione soddisfatta, quello che Luca di Montezemolo ha appena dichiarato di avere negli occhi quando, sempre in mondovisione, la Ferrari, oramai rarissimamente,  vince. La politica insegna poi che le vie di mezzo non mancano: le lacrime di Occhetto al congresso della svolta non erano nè depresse nè trionfali. Quello che si vede più di rado è, casomai, il pianto dell'aver sbagliato proprio tutto e imperdonabilmente. In Ecce Bombo, Glauco Mauri piange, seduto sul marciapiede, dopo che il figlio lo ha fatto scappare di casa. Qualche scena prima, guarda caso, Mauri canta “Voglio Anna” nel dormiveglia. Si torna sempre ad Anna, che forse non ha mai visto uomini piangere, e che probabilmente è belga. Per la famosa indagine, come gli italiani fra i maschi, le belghe sono infatti le donne che piangono di più: e con gli occhi pieni di lacrime non ci si vede più nulla.

 

 
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RIFLESSIONE DELLA SERA: STORIA, MITI, LEGGENDE METROPOLITANE, FAVOLE, RACCONTI FANTASTICI, SIMBOLI, MORTE,

Post n°4314 pubblicato il 10 Giugno 2010 da psicologiaforense

RESTITUIRE DIGNITA' ALL'ULTIMA AVVENTURA DI UN UOMO, LA SUA MORTE.



GIUSTIZIATO DAL BOIA E.... DALLA CALUNNIA

SEI anni  dopo, nessuno é in grado di ricostruire come nacque il mito. Ma lungo le pagine di internet si diffuse una "verità": Fabrizio Quattrocchi (1) morì mostrando “come muore un camerata”, variante sintetica di “come muore un camerata italiano”. La leggenda metropolitana suggestionò e convinse anche la stampa classica.  A mero titolo di esempio, gia’ i primi di giugno del 2004, sul Manifesto, Tommaso Di Francesco scrisse: “Da tempo avremmo dovuto sapere che cosa abbia veramente detto... se ''adesso vi faccio vedere come muore un italiano”, o l'assai più credibile: ''adesso vi faccio vedere come muore un camerata...'' (2). Ci dissero: “Dovete essere orgogliosi di Quattrocchi. É morto da eroe dicendo: vi faccio vedere come muore un italiano”. In quell'aprile del 2004 - quando Quattrocchi venne sequestrato con Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino - si dibatteva con furia dell'intervento armato in Iraq e sull'opportunità che l'Italia lo appoggiasse, se non addirittura vi prendesse parte. Gli ostaggi vennero qualificati come “mercenari”, termine volutamente spregiativo che lasciasse intendere come la guerra, per molti e non soltanto per i più grossi, rappresentasse un affare. (3) Oliviero Beha, nel suo blog, spostò invece l'obiettivo, parlando di “informazione in ostaggio”. Chiedeva la verità sulla coraggiosa frase di commiato, e se casomai fosse stata censurata e modificata per restituire a Quattrocchi (e alla presenza italiana in Iraq) una presentabilità che lui non aveva preteso. Oggi Beha si compiace “di questa verità definitiva, e di tutti i sospetti cancellati”. Ma ben rammenta che “nel giro di poche ore, direi di un giorno e mezzo, ci fu almeno una decina di persone, di quelle informate, che mi garantì di un Quattrocchi morto da camerata. Per fortuna conservai prudenza, e continuai a usare il condizionale. Forse molti furono vittime di una suggestione”. E Quattrocchi fu vittima del boia, e poi del venticello della calunnia.

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(1)

 

Fabrizio Quattrocchi (Genova, 9 maggio 1968Iraq, 14 aprile 2004) è stato un componente italiano di una compagnia militare privata, rapito in Iraq e ucciso durante la prigionia da miliziani del gruppo autoproclamatosi "Falangi Verdi di Maometto", insignito nel marzo 2006 della medaglia d'oro al valor civile alla memoria

(2)

« Quando gli assassini gli stavano puntando la pistola contro, questo ragazzo ha cercato di togliersi il cappuccio e ha gridato: adesso vi faccio vedere come muore un italiano. E lo hanno ucciso. È morto così: da coraggioso, da eroe ». (Franco Frattini, 15 aprile 2004)


(3)

« Fabrizio Quattrocchi è inginocchiato, le mani legate, incappucciato. Dice con voce ferma: "Posso toglierla?" riferito alla kefiah. Qualcuno gli risponde "no". E allora egli tenta di togliersi la benda e pronuncia: "Adesso vi faccio vedere come muore un italiano". Passano secondi e gli sparano da dietro con la pistola. Tre colpi. Due vanno a segno, nella schiena. Quattrocchi cade testa in giù. Lo rigirano, gli tolgono la kefia, mostrano il volto alla telecamera, poi lo buttano dentro una fossa già preparata. "È nemico di Dio, è nemico di Allah", concludono in coro i sequestratori. »(Pino Scaccia, 9 gennaio 2006, descrivendo il filmato dell'uccisione di Fabrizio Quattrocchi)
 
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LA FOTONOTIZIA CURIOSA DEL GIORNO

Post n°4313 pubblicato il 10 Giugno 2010 da psicologiaforense

Australia, snorkelling nudi da record

Un nuovo record per il maggior numero di nuotatori subacquei nudi (salvo maschera e boccaglio) è stato stabilito  nella piccola Magnetic Island, al largo del Queensland in Australia. Vi hanno partecipato 23 persone dei due sessi, di età fra 19 e 60 anni, più altri 10 nuotatori, altrettanto nudi, ma senza maschera. Per un'irregolarità di registrazione però, l'evento non è stato riconosciuto dall'organizzazione del Guinness. Sotto gli occhi di circa 250 sostenitori e curiosi, i partecipanti, fra cui giovani turisti inglesi, irlandesi, spagnoli e neozelandesi, comprese otto ragazze, hanno nuotato per 20 minuti. Si sono però tenuti alla larga da un'area in cui vivono grossi pesci della barriera corallina. "Senza la protezione della muta, non volevano finire in pasto ai pesci", ha detto l'organizzatore Ben Schultz, che gestisce l'ostello turistico dell'isola. L'evento faceva parte delle celebrazioni internazionali per la Giornata mondiale degli oceani che ricorre domani, e aveva lo scopo di diffondere la consapevolezza dei rischi a cui è esposta la grande barriera corallina a causa dell'inquinamento e del riscaldamento globale

 
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