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Messaggi del 26/07/2010

 

LUTTO NEL MONDO DELLA SCIENZA, MORTO IL COLLEGA E AMICO LUIGI De MARCHI

Post n°4496 pubblicato il 26 Luglio 2010 da psicologiaforense

Addio a De Marchi, padre della psicosociologia italiana

È morto ieri a Roma a 83 anni Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale. Padre della psicosociologia italiana, è stato referente per l'Italia, fondatore e presidente nel Belpaese, di tre importanti scuole di psicoterapia: quella psico-corporea di Wilhelm Reich; quella bioenergetica di Alexander Lowen; quella umanistica di Carl Rogers. Ha inoltre avuto la presidenza onoraria della Società italiana di psicologia politica ed è stato al timone della Società europea di psicologia umanistica in qualità di direttore.
Nato a Brescia il 17 luglio 1937, aveva fondato l'Aied (Associazione italiana per l'educazione demografica) nel 1953, guidandola per più di 20 anni con un impegno particolare nello sviluppo della cultura della contraccezione in Italia. De Marchi è stato poi protagonista nel nostro paese di varie battaglie per i diritti civili riuscendo tra l'altro, nel 1971, con una storica sentenza della Corte Suprema a ottenere la revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anticoncezionale.
Nel dibattito sui delitti in famiglia, De Marchi evidenziò come il nucleo familiare resti il luogo principale in cui avvengono gli omicidi. A suo giudizio il fenomeno «è il frutto del fallimento» della legge 180 sulla salute mentale, la «legge Basaglia». Da qui la richiesta di «una riforma radicale e l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano affatto i vecchi manicomi ma strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa».
De Marchi nel 1984 ha lanciato una nuova teoria della cultura e della nevrosi con il suo libro «Lo shock primario». Nel 1986 ha fondato a Roma l'Istituto di psicologia umanistica esistenziale, che ha diretto fino alla sua morte. È stato anche un politologo e un convinto assertore dei rischi collegati all'esplosione demografica. Tra i recenti interventi di De Marchi l'sos sulla solitudine dei politici. «Anche la politica è un luogo di solitudine - ha detto il presidente onorario della società italiana di psicologia politica -. L'uomo politico, che dovrebbe rappresentare il popolo, in realtà ne è lontano anni luce, anche per via del linguaggio che usa, il politichese, estraneo alle emozioni della vita reale di tutti i giorni. Spesso più si è in alto nella scala del potere, e più si è soli, proprio come accade a molti leader che con i propri compagni di partito hanno un rapporto pedagogico».
De Marchi è l'autore di diversi saggi pubblicati dal 1960 al 2008. Tra questi: Sesso e civiltà, Laterza (1960); Repressione sessuale e oppressione sociale, Sugarco (1964); Perché la Lega, Mondadori (1993); Aids. La grande truffa (con Fabio Franchi) Seam (1996); Il Solista - Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali (2003); Il nuovo pensiero forte - Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio, Spirali 2007; Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore (2008).

 
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EDITORIALE, PARTE SECONDA:FORCA, IMPICCAGIONE, RINVIARE L'ESECUZIONE, TRUCCHI, STRATAGEMMI,PENA DI MORTE,

Post n°4495 pubblicato il 26 Luglio 2010 da psicologiaforense

EDITORIALE, PARTE SECONDA:

STRATAGEMMI......  A UN PASSO DALLA MORTE.
Beffare il boia. Alcuni  trucchi ingegnosi per rinviare l'esecuzione

PARLAVO NEL PRECEDENTE POST (VEDI QUI SOTTO) di espedie§€nti in extremis che i condannati escogitano per rimandare l'esecuzione, nell'America ossessionata dalla forca.......
In California, in Arizona, in Texas, tre condannati hanno tentato il suicidio quest'anno, per allungarsi la vita. La legge, nella sua incantevole assurdità, impone che il giustiziando sia in buona salute, al momento della morte e i tre sono stati trasportati all'ospedale, curati e risanati a spese dei contribuenti, prima di essere ammazzati. Non hanno raschiato che pochi mesi all'inevitabile, ma, come disse uno di loro prima di essere giustiziato, . In Texas, lo Stato dove la macchina funziona più speditamente, un giustiziando di colore escogitò lo scorso anno il trucco delle merendine, ingozzandosi come un'oca da ingrasso per aumentare il suo peso e portarlo a quasi 200 chili. Doveva essere ucciso per impiccagione e il boia non riuscì a trovare una corda abbastanza robusta per reggere quel corpo immenso senza che il peso staccasse istantaneamente la testa dalle spalle. Il che è proibito dalla Costituzione che vieta la tortura e le punizioni corporali , come sarebbe una decapitazione. Un anno dopo, il condannato all'ingrasso è ancora vivo e nessuno può obbligarlo, neppure in America, a una cura dimagrante. Lo pesano ogni giorno, ed è arrivato a 220 chili. Resta da vedere se lo ucciderà prima il boia o l'infarto. Non serve più essere, o fingersi, idioti, per sfuggire alla macchina della morte. Sempre nel Texas, un condannato ufficialmente proclamato incapace di intendere e di volere fu messo a morte, nonostante tutti sapessero che era privo di senno. Al momento di consumare il pasto finale, rifiutò il dessert, una fetta di torta al limone. Non ti piace? gli chiese premuroso il direttore. Mi piace moltissimo, rispose serafico il morituro, per questo me la tengo per . Dopo che cosa? s'informò il carceriere. Dopo l'esecuzione. Ma la storia del condannato che si riservava la torta per l'aldilà, dovette ispirare un altro giustiziando, in Alabama, suggerendogli una piccola, patetica via alimentare di fuga. Per la sua ultima cena, ordinò un menu pantagruelico, minestra di pollo e riso, due hamburger, petto di tacchino guarnito, patate dolci, pisellini, formaggi assortiti, vino e una coppetta di fragoline di bosco, quelle piccole, saporite, come disse ai carcerieri. Gli fu servita una porzione di fragoloni commerciali, da supermercato. No, fragoline, insistette lui. Ma le fragoline non si trovano, obiettò il guardiano. Quelle ho chieste e quelle voglio. Il direttore del carcere, che non aveva rimorsi nel mandare un uomo alle sedia elettrica ma non si sarebbe mai perdonato di negargli l'ultima richiesta, lanciò appelli alla radio e alla TV, per trovare le fragoline di bosco. Tre giorni dopo, si presentò una donna al penitenziario, con un cestino di fragoline selvatiche. La notte stessa, , la vecchia sedia a scintille, fece il suo lavoro. Lo stratagemma delle fragoline gli aveva comperato 72 ore di vita. Le donne tentano di farsi mettere incinta - non manca mai nei penitenziari un carceriere disponibile - ma è un privilegio riservato alle condannate giovani. Una giustizianda anziana e non più in età feconda, tentò nello Stato di Washington la collaudata tecnica di Penelope, cucendo una intricata coperta quilt di giorno, che scuciva di notte, ricamata con tutti i nomi dei giustiziati in quell'anno, in ordine alfabetico. Il suo avvocato prese contatto con circoli di donne appassionate di quilting,, di questa tecnica di cucito, creò una piccola lobby femminile per chiedere al governatore rinvii e darle il tempo di finire il suo lavoro, ma anche il direttore del carcere doveva avere letto l'Odissea e si insospettì. Dopo quattro anni di cuci e scuci, disse basta e Penelope fu messa a morte. Fu respinta la sua ultima richiesta, quella di completare almeno la lista alfabetica dei giustiziati negli Stati Uniti, arrivando fino al proprio nome. Forse il boia avrebbe atteso, se lei non si fosse chiamata Martha. E di cognome, Zwycker.

 
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EDITORIALE (PRIMA PARTE): STORIE, STORIELLE, STORIACCE, STRATAGEMMI, SEDIA ELETTRICA, TRUCCHI, RINVIARE ESECUZIONE CAPITALE

Post n°4494 pubblicato il 26 Luglio 2010 da psicologiaforense

EDITORIALE (PRIMA PARTE)

STRATAGEMMI... A UN PASSO DALLA MORTE.
Beffare il boia.
Alcuni  trucchi ingegnosi per rinviare l'esecuzione

 

 

A un passo dalla sedia elettrica, con l'ultima cena già piantata sullo stomaco, Larry Lonchar, il condannato a morte, ebbe l'idea folgorante. <Reverendo - disse al prete che gli leggeva i salmi dell'agonia - voglio donare i miei organi, cuore, polmoni, reni, cornee, tutto, quando sarò morto>. Bravo figliolo, rispose il prete, riferirò ma ora vai, vai. Eh no, vai niente, intervenne l'avvocato, che aveva capito al volo, l'esecuzione deve essere sospesa immediatamente. Il corteo si fermò davanti alla porta dell'ascensore per il patibolo. Il prete interruppe la lettura dei salmi, il direttore del carcere afferrò il telefono che lo collegava al governatore dello Stato e l'avvocato spiegò la nuova situazione. Qui, nello Stato della Georgia, il mio cliente sta per essere giustiziato sulla sedia elettrica, che letteralmente brucia i condannati, arrostendo gli organi interni. Dunque, la sua volontà di donare i resti alla medicina non può essere rispettata, perchè gli organi sarebbero inutilizzabili. Si deve giustiziarlo con la iniezione letale, ma il tribunale lo ha condannato alla sedia elettrica. Dunque, la sentenza va riveduta. Il governatore dovette acconsentire. Il prete ripose il libro delle preghiere. Il governatore sbuffò, Larry Lonchar, triplice omicida e reo confesso fu riportato nella sua cella nel braccio della morte a digerire l'ultime cena e ad aspettare che la Corte Suprema della Georgia prendesse in esame il suo caso. Non riuscirà a evitare la forca. Ma per ora, vive. È dunque vero quel che i condannati a morte hanno sempre detto, che la vista della forca schiarisce la mente in maniera prodigiosa. Che il cigolio dell'ascensore per il patibolo scuote le meningi anche di semideficienti, come Larry Lonchar era stato classificato dallo psicologo del penitenziario, e fa scattare nei cervelli più ottusi le idee della disperazione, gli stratagemmi dell'undicesima ora, per allontanare il boia. Il benefattore della Georgia, il triplice assassino (ammazzò un uomo e due donne dopo l'obbligatoria violenza carnale) che dice di voler restituire la vita a qualche malato dopo averla tolta a qualche sano, è soltanto uno dei caso in una serie ormai lunga, e bizzarra, di espedienti in extremis che i condannati escogitano per rimandare l'esecuzione, nell'America ossessionata dalla forca.

 
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cultura, arte moderna, biro art, curiosità, iperrealismo, juan francisco casas, pittura

Post n°4493 pubblicato il 26 Luglio 2010 da psicologiaforense

La foto? Te la faccio con la bic

Fare le foto con la macchina fotografica? Banale, lo fanno tutti. Molto più originale, e difficile, è farle utilizzando... una bic. É quello che deve aver pensato Juan Francisco Casas, artista spagnolo di 33 anni che realizza ritratti incredibilmente simili a fotografie solo con una penna a sfera blu.
La precisione dei dettagli è sbalorditiva: e infatti la tecnica  di Juan Casas è riconducibile alla corrente artistica chiamata iperrealismo, o realismo fotografico.
Il lavoro di Francisco prende spunto da ritratti fotografici che lui stesso realizza e che poi  riproduce su carta utilizzando esclusivamente penne Bic. Per ogni pannello ne utilizza 4 o 5. E si tratta di opere gigantesche, alte anche più di due metri. Per portarle a termine impiega fino a due settimane.
In una recente intervista ha dichiarato "Ho cominciato per gioco: volevo realizzare qualcosa di così realistico che sembrasse una fotografia. E volevo crearlo con uno strumento che tutti possono avere in tasca: la Biro. Non credo che qualcuno lo abbia mai fatto prima".


 
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