Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
finchè vita non vi separi
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Archivio messaggi

 
 << Settembre 2010 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30      
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Contatta l'autore

Nickname: psicologiaforense
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 62
Prov: PD
 

umorismo e satira

 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Archivio messaggi

 
 << Settembre 2010 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30      
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Messaggi del 03/09/2010

 

LA FOTO DEL GIORNO: TUTTO IL MONDO SI INTERROGA,

Post n°4617 pubblicato il 03 Settembre 2010 da psicologiaforense

 

Il ritorno di Castro.

L'ex presidente cubano Fidel Castro ha parlato davanti a migliaia di studenti dalla scalinata dell'Università dell'Avana, la stessa frequentata da giovane, evocando con nostalgia i suoi anni da rivoluzionario. Si tratta del primo comizio pubblico al quale partecipa Castro, 84 anni, vestito di verde oliva, da quando è ritornato alla vita pubblica il 7 luglio dopo quattro anni di assenza per malattia. Come nelle sue altre apparizioni, Fidel ha parlato del rischio di una guerra nucleare tra gli Stati Uniti e l'Iran senza fare alcun accenno sulla situazione interna di Cuba.
IL MONDO SI INTERROGA, E PER PRIMO LO FA OBAMA........

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

LA RIFLESSIONE, CULTURA, PESSIMISMO, FELICITA', PENSIERI, SCETTICISMO,OTTIMISMO, RAGIONE, VITA, FUTURO, BIMBI, EDUCAZIONE,

Post n°4616 pubblicato il 03 Settembre 2010 da psicologiaforense

 LA RIFLESSIONE

In un mondo dominato dalla cultura del pessimismo, si  impedisce anche  il "diritto alla felicità"

 

Può guarire malattie, ma non è un farmaco. Può fare miracoli, ma non è un dio. Può far prosperare nazioni e individui, ma non è danaro, nè petrolio. È invisibile, ma i suoi effetti sono ben evidenti nella storia e nella vita di tutti. Lo conosciamo benissimo, eppure chi non ce l'ha non sa dove andarlo a cercare. Se qualcuno riuscisse a produrlo e a imbottigliarlo, diverrebbe miliardario in una settimana. Ma non si può. Quando, come in questo momento della storia umana, esso scarseggia, si può soltanto rimpiangerlo e domandarsi dove sia finito, e quando tornerà, quell'impalpabile e indispensabile elemento della felicità umana chiamato “ottimismo”. Nel mondo, nel cuore degli individui, in molte società, oggi si registra una grave, debilitante carenza di “ottimismo”, forse più acuta della mancanza di cibo. Contrariamente allo scetticismo dei depressi, al cinismo degli esperti, l'ottimismo è una condizione indispensabile al successo e alla sopravvivenza delle persone come delle società umane. Si può scherzare sul “cuor contento”, si può fare ironia educativa sull'ingenua cicala che trascorre l'estate cantando mentre la formica pessimista immagazzina briciole, ma sono le cicale che fanno camminare la storia, non le formiche.

I messaggi impliciti, quotidiani, che gli adulti trasmettono ai bambini sono messaggi di forte, quasi esclusivo segno pessimistico. Privare i bambini del loro naturale ottimismo è un attentato alla loro salute mentale, grave quanto sarebbe per la loro salute fisica privarli del latte o delle vitamine. Eppure è proprio quello che la imperante “cultura del pessimismo” sta facendo.  Il mondo che noi adulti raccontiamo ai nostri figli attraverso il nostro comportamento e attraverso i mass media è un mondo popolato di nemici, di vittime, di rischi, di violentatori, di mostri pronti a divorarli dietro ogni angolo. Il naturale pessimismo delle madri, che vedono insidie ovunque contro le proprie creature, è divenuta ossessione collettiva. Il mondo intero è una madre che ci intima arcigna di “mettere la maglia di lana”. E in questa orgia di ipocondria (altro sinonimo di pessimismo) si dimentica l'ovvio: che l'umanità in generale non è mai stata tanto sana e longeva come in questo nuovo millennio.

Quanto precede inevitabilmente non può non concludersi con un paradosso ovvero che per uscire dal ciclo del pessimismo non c'è altra via che quella di sforzarsi di essere ottimisti, come il malato deve essere convinto di poter guarire, per guarire, e il prigioniero di essere un giorno liberato, per poter sopravvivere alla prigionia. Una conclusione ovvia, ma sulla quale sono pessimista.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

TESTI&PRETESTI, NEGRITUDINE, ORGOGLIO DI RAZZA, NEGRO, EMOZIONE, RAGIONE, RAZZISMO, ANTIRAZZISMO, NOBEL, WOLE SOYNKA, PAROLE,

Post n°4615 pubblicato il 03 Settembre 2010 da psicologiaforense

TESTI&PRETESTI

NEGRITUDINE. UNA PAROLA PERDUTA?

 

Coniata a Parigi all'inizio degli Anni Trenta la parola “NEGRITUDINE” ha avuto una lunga e contrastata fortuna. Più che l'emblema di un movimento organizzato è stata, per un certo tempo almeno e nella sola area della francofonia, la parola d'ordine di tante e spesso contrastanti forme di orgogliosa assunzione, difesa e illustrazione della condizione di negro. La stessa presa di coscienza “È bello, buono e legittimo essere negro” ha ispirato a Senghor una sorta di concezione metafisica della negritudine e una teoria della ripartizione degli atteggiamenti psichici (“L'emozione è negra, come la ragione è ellenica”) che presentava ogni contrapposizione come il presupposto di una armonica composizione. In chiave marxista, Jean-Paul Sartre ha visto invece la negritudine come antagonismo alla cultura bianca e vi ha individuato una carica esplosiva di razzismo antirazzista che si sarebbe sublimata solo con la dittatura del proletariato. Col tempo - e col mutare delle realtà nazionali e sociali del continente africano - la nozione ha perduto le sue implicazioni politiche. Da qualche decennio appare priva di attualità e ha finito per assumere un blando e generico valore di identificazione culturale. Ha pochi attivi propugnatori e, quel ch'è più significativo, quasi più nessun detrattore. E la battuta con cui l'ha liquidata il Premio Nobel nigeriano Wole Soyinka - “La tigre non proclama la sua tigritudine, salta sulla sua preda”- sembra quasi un epitaffio.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963